TI: gira la giostra
 
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Da: www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/49151/verso-un-altro-giro-di-giostra.html

Verso un altro giro di giostra

di Giovanni Galli - 17 agosto 2011

La griglia di partenza delle prossime elezioni federali è ormai completa.

Chi con largo anticipo rispetto ai tempi canonici, chi con qualche inattesa difficoltà, i partiti hanno fatto i compiti e ora sono pronti a depositare le liste, in funzione di una tornata che, dopo il terremoto politico di aprile, potrebbe riservare altre clamorose sorprese.

Passando in rassegna le scelte dei diversi schieramenti, si possono trarre alcune indicazioni sulle dinamiche interne e sul tipo di corsa che si prospetta. A cominciare dall’alleanza fra Lega e UDC (Unione Democratica di Centro), decisa a riaffermare il primato conquistato alle cantonali. I presidenti Giuliano Bignasca e Pierre Rusconi puntano alla posta piena, con l’elezione di tre consiglieri nazionali (di cui un democentrista) e del candidato comune per gli Stati. Se il punto di riferimento sono i risultati ottenuti dalle due formazioni in aprile per il Gran Consiglio, l’obiettivo dei tre seggi alla Camera bassa è alla portata. Il PLRT li ottenne quattro anni fa con il 25,4% dei voti, contro il 28,3% di Lega e UDC quest’anno. In questo caso, però, bisogna vedere se sarà anche il partito di Rusconi o solo quello di Bignasca a trarre vantaggio dalla congiunzione elettorale. A parte l’esordio, nel 1991, la Lega non ha mai brillato alle federali. Tutto dipenderà da quanto, eventualmente, il movimento perderà rispetto ad aprile e da quanto l’UDC guadagnerà. E, in seconda battuta, dalla tenuta del loro principale avversario, il PLRT.

La Lega non ha messo in campo una lista di battaglia. La concorrenza interna non dovrebbe impensierire l’uscente Lorenzo Quadri, mentre Roberta Pantani punterà ad essere la prima leghista a Berna.
L’UDC, invece, presenta grosso modo le stesse persone di quattro anni fa. Ha lasciato credere fino all’ultimo che stesse preparando una mossa a sorpresa, degna dell’occasione di finalmente conquistare un seggio a Berna. Ma di fronte al dilemma se integrare nella lista i transfughi illustri di altri partiti o premiare gli aderenti della prima ora, ha optato per la seconda via. Dopotutto, nel 2007, l’UDC aveva ottenuto con le sue sole gambe l’8,6%. Per Rusconi, l’opzione casalinga costituisce un rischio rispetto alla posta in gioco, ma al tempo stesso di un’opportunità per dimostrare autosufficienza.

La convergenza di Lega e UDC su Sergio Morisoli può costituire una buona mossa nell’ottica di accaparrarsi i consensi di un elettorato d’area deluso e alla ricerca di un nuovo approdo. Ma la politica non è una scienza esatta: 1+1 non fa necessariamente 2. Per Morisoli il cambio di casacca avvenuto in tempi così rapidi potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Molto, se non tutto, dipenderà dalle dinamiche della campagna elettorale e dalle eventuali intese fra blocchi (un ticket di centrodestra e uno di centrosinistra come nel 2007) per la conquista dei due seggi in palio. Resta da vedere anche che cosa farà la destra liberale in rotta con il partito. Per ora non è salita su nessun treno, ma si sta riorganizzando e tra qualche settimana scoprirà le sue carte.

Se Lega e UDC possono permettersi di giocare in attacco, per il PLRT (Partito Liberale Radicale Ticinese) e il PS (Partito Socialista) quella di ottobre sarà una difesa con le unghie e con i denti dell’acquisito. Il terzo seggio liberale-radicale, per dirla con un eufemismo, è traballante. Il PLRT l’aveva scampata quattro anni fa grazie alla mancata congiunzione fra Lega e UDC, ma ora che le due formazioni si sono alleate e che il partito di Gianora si è ulteriormente indebolito (il crollo alle cantonali, diversamente dalle federali del 1999, non è stato un incidente di percorso), il mantenimento della maggioranza relativa appare assai improbabile. Probabile invece una riedizione del confronto diretto fra l’uscente Ignazio Cassis e l’expresidente del partito Giovanni Merlini per la conquista del secondo seggio alle spalle di Fulvio Pelli. Per il partito, la battaglia più dura sarà piuttosto sul fronte degli Stati, dove l’uscita di scena di Dick Marty rischia di complicare un’operazione già di per sé non facile. Lo stesso Fabio Abate, candidato alla successione di Marty e reduce da tre legislature al Nazionale, ancora prima della discesa in campo di Morisoli aveva previsto una corsa alla Camera alta «non dura, ma durissima». Il deputato locarnese ha dalla sua un vantaggio di posizione e una lunga esperienza a Berna. Ma nella prospettiva di un corsa sul filo dei voti, per il PLRT sarà fondamentale anche avere una linea chiara ed evitare passi falsi che gli facciano perdere consensi.

Pure il PS rischia grosso. Reduci da una controprestazione in aprile e tuttora privi di una vera leadership, i socialisti vedono il loro secondo seggio insidiato da Lega-UDC e dai Verdi, che hanno seccasmente rifiutato la congiunzione. Date le circostanze, la lista per il Consiglio nazionale appare tutt’altro che irresistibile. Un’eventuale congiunzione con l’estrema sinistra non basterà ai dirigenti socialisti di dormire fra due guanciali. Oltretutto, c’è ancora la variabile degli Stati. Dopo la rinuncia di Patrizia Pesenti e aver respinto le «avances» dello scalpitante Franco Cavalli, il partito è ancora alla ricerca di una personalità in grado di competere con gli altri candidati. Le difficoltà ad individuarla sono eloquenti.

Dal canto loro, i Verdi cercheranno di sfruttare il momento favorevole, forti del 7,6% dei voti ottenuti a livello cantonale in aprile. Le federali (senza Savoia in corsa) saranno un test importantissimo per saggiare il loro effettivo radicamento politico.

Fra chi gioca in attacco e chi arroccato in difesa, il PPD (Partito Popolare Democratico) si trova in una posizione intermedia. Non potendo nutrire speranze di aumentare la sua rappresentanza a Berna, deve solo cercare di tenere le posizioni. La battaglia sarà più interna che altro, perché la sostituzione dei due consiglieri nazionali partenti vedrà il confronto diretto fra Fabio Regazzi, l’ex presidente Fabio Bacchetta-Cattori (entrambi locarnesi) e Monica Duca Widmer, con il segretario cantonale Marco Romano in veste di outsider. Quanto agli Stati, la rielezione di Filippo Lombardi non sembra in pericolo. L’incognita, per ora, è la strategia, a sapere se il «senatore» uscente farà corsa individuale o farà parte di un ticket con Morisoli, come auspicato dai vertici di Lega e UDC. Un’opzione di fronte alla quale il presidente Giovanni Jelmini ieri, tra le righe, è sembrato possibilista.


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