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TI: sostiene De Bortoli, editorialista del CdT


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A colloquio con l'ex direttore del Corriere della Sera, oggi editorialista per il Corriere del Ticino
De Bortoli: "Svizzera esempio di democrazia per l'UE"

di Mattia Sacchi - 20 settembre 2015

Chissa' a Muzzano (*) che colpo avranno avuto alcuni giornalisti, alla scoperta che Ferruccio De Bortoli avrebbe collaborato con il Corriere del Ticino. Una delle grandi firme del giornalismo europeo, con opinioni molto lucide e critiche sulle politiche italiane e sullo scenario socioeconomico internazionale, e' infatti approdata sul quotidiano ticinese, poche settimane dopo il suo addio al Corriere della Sera, per il quale e' stato direttore per 12 anni, intervallati da quattro anni alla direzione de Il Sole 24 Ore. Un ridimensionamento o l'inizio di una nuova avventura in una realta' simile alla sua idea di societa' civile, come in qualche modo si e' intuito sin dai suoi primi contributi?

Direttore De Bortoli, che effetto fa passare dal "Corrierone" al "Corrierino"?
Sono due grandi giornali di due paesi diversi, con alle spalle storie di grande prestigio. Rappresentano bene il loro mondo e una certa idea dei loro paesi. Per me quindi non e' stato assolutamente un passaggio complicato e sin dal primo momento sono stato accolto molto bene. Il Corriere del Ticino e' un giornale dalla grande tradizione, simile a quella del giornale di provenienza, con una grande apertura e rispetto per le opinioni. Sono due testate che rappresentano il meglio della tradizione giornalistica europea.

Questo per il Ticino, e per la Svizzera in generale, e' un periodo di campagna elettorale: ha avuto modo di farsi un'idea sulla politica locale? Devo ammettere che sto ancora studiando... Sono nel pieno del mio personale "praticantato ticinese": magari ci rivediamo al termine di questo periodo per discuterne!

Sara' fatto! Quali sono comunque le sue prime impressioni sul Ticino, visto da occhio esterno?
Per la mia vicinanza, sia per ragioni personali che professionali, al Ticino riconosco che sia una perla di civilta' in Europa dalla quale dobbiamo imparare e confrontarci. E' necessario che le relazioni con la Lombardia, dove vivo, siano migliorate: oggi si discute troppo spesso di ragioni finanziarie e poco delle ragioni culturali e della tradizione che ci legano. Io guardo il Ticino con grande rispetto, soprattutto per la sua tradizione neutralista e della prova continua della democrazia e della sua funzione.

In Italia, quindi a pochi chilometri, rischiamo di non avere piu' una democrazia a causa della nuova riforma del Senato e del Parlamento: gli italiani rischiano di non poter piu' scegliere i propri rappresentanti.

In Svizzera, per fortuna, c'e' ancora rispetto per l'opinione del cittadino. L'Europa rischia di cambiare la propria pelle, una societa' multiculturale che non e' piu' in grado di conservare le proprie leggi: il Ticino e' quindi un esempio per salvaguardare la propria democrazia, senza vedere le istituzioni deperire perche' il cittadino non conta piu' nulla.

Proprio sulla democrazia ha dedicato il primo editoriale nella sua avventura al CdT.
Ho voluto affrontare il tema non soltanto inteso come democrazia diretta, quindi possibilita' del cittadino di votare su una determinata cosa. Ma usandola anche come spunto per interrogarci sulla societa' multimediale, dove tutti possono esprimere la loro opinione senza per questo rispettare quella altrui, e quanto proprio la democrazia conti ancora nella gestione di societa' complesse come la nostra. Se noi guardiamo l'attuale composizione del G20, possiamo notare come le democrazie ormai siano una minoranza.

Cosi' come il trend demografico, che lascia intuire come gli europei a breve saranno una minoranza. Dovremo avere quindi il coraggio di difendere le nostre istituzioni democratiche e la nostra idea di civilta', evitando che l'individualismo sfrenato, favorito dalla rete, intacchi l'unita' delle nostre comunita', alla base di una societa' che si fonda su scuola e formazione e sulla consapevolezza della propria storia.

Ha parlato di multiculturalita' e di immigrazione: cosa ne pensa delle attuali politiche di accoglienza e del dibattito che hanno scatenato?
Se fossimo tutti piu' adulti e responsabili considereremmo il tema degli immigrati politicamente neutro, sul quale non ci si puo' dividere. Siamo una societa' solidale, non lasciamo morire le persone, ma d'altra parte non dobbiamo cadere nella trappola della solidarieta' e mostrare il nostro continente come una porta aperta quando sappiamo benissimo che non possiamo accogliere tutti. Si cominci a gestire in maniera corretta le quote, in modo da permettere anche una migliore integrazione.

L'effetto aspirapolvere dovuto alla decisione del governo tedesco di sospendere Schengen ha poi messo in luce un altro problema che si sottaceva: non solo affluiscono profughi ma anche coloro che vogliono migliorare la propria situazione economica. Comprensibile dal punto di vista umano, ma dobbiamo essere governati dalla ragione, non dai sentimenti.

Il meglio e' sempre nemico del bene. Secondo lei quindi l'Italia ha sbagliato?
Non credo che l'Italia abbia sbagliato. E' stata per anni l'avamposto dell'immigrazione nella sordita' degli altri paesi. La colpa e' di Dublino, che ha costretto l'Italia a una gestione degli immigrati destinata inevitabilmente a collassare.

Ho visto tanti volontari, tante persone mettersi a disposizione per garantire la salvezza di tante vite umane. Una grande dimostrazione di umanita' che si e' pero' scontrata con la gestione complessiva dei migranti: la legge Bossi-Fini e' ormai superata e le ultime decisioni europee dimostrano che i problemi denunciati dall'Italia erano fondati.

In tutto questo, si fanno ancora piu' evidenti gli errori drammatici di Stati Uniti e Francia, che hanno fatto abbattere il regime di Gheddafi. Deprecabile, ma che almeno garantiva stabilita' a un paese oggi nel caos.

In questo contesto non si puo' ignorare la situazione siriana. Stiamo assistendo a una terribile guerra interna all'Islam. Ma finche' i paesi occidentali avranno come alleati paesi come Arabia Saudita e Qatar, con posizioni ambigue, sistemi feudali non piu' difendibili e che forse addirittura finanziano i terroristi, non potremo mai vincere la guerra.

Intanto la Turchia sembra piu' occupata a combattere in maniera sanguinosa i curdi: mi domando, se il governo turco fosse stato piu' responsabile oggi ci troveremmo nella stessa situazione?

Vista la situazione internazionale e come e' stata affrontata, ha ancora senso l'Unione Europea?
L'Europa deve ritrovare le ragioni che l'hanno portata, dopo un lungo percorso di integrazione, all'Unione. Ma per fare questo bisogna saper condividere anche gli aspetti piu' drammatici dell'attualita', come la sicurezza. Non solo i debiti, peraltro senza emettere adeguati strumenti finanziari condivisi.

Il fallimento dell'Europa avrebbe costi inenarrabili, non possiamo dimenticarcelo. Come non possiamo dimenticare che l'Unione Europea ha il merito di aver garantito al continente il piu' lungo periodo di pace della sua storia.

La Svizzera deve rimanere fuori dall'Unione Europea o entrare, come alcuni auspicano?
Credo che prima di tutto la Svizzera debba rimanere fedele alla propria missione neutrale. Inevitabilmente, vista la sua posizione, deve trattare con l'Europa, anche se con il referendum del 9 febbraio non sara' facile trovare il bandolo della matassa tra il rispetto della volonta' popolare e le richieste di Bruxelles. Ad ogni modo, UE o meno, la Svizzera ha solo che da guadagnare in un'Europa e in un Euro sta
bile, mentre ha tutto da perdere nel disordine della globalizzazione. In qualche modo deve quindi sperare nella stabilita' dell'Unione Europea, magari dando il suo esempio di buona amministrazione e di grande civilta', ribadita anche nelle sedi internazionali: non dimentichiamo che il prossimo segretario generale dell'ONU sara' europeo, in un momento storico dove la Cina per la prima volta governera' il G20. Il ruolo della Svizzera sara' quindi fondamentale per una scelta che, a seconda della bonta', potrebbe dare all'ONU nuove ragioni della propria esistenza.

Tornando alla politica nazionale italiana, lei ha sempre avuto un occhio critico sui governi che si sono succeduti in questi anni. Cosa ne pensa di Renzi?
Sicuramente e' un abile comunicatore e alcune delle sue riforme utili, come il Jobs Act, hanno cambiato il paradigma della societa' italiana, rafforzato da un ringiovanimento della classe politica del paese. Quella parvenza di ripresa dell'Italia credo pero' sia dovuta piu' a condizioni esterne, vedi il crollo del petrolio e il quantitative easing varato dalla Bce, che a una reale riforma economica interna, tanto che infatti il debito continua a non calare.

Per quanto riguarda le modalita' con cui Renzi gestisce il potere continuo invece a mantenere le mie riserve: come detto in precedenza, le riforme istituzionali indeboliscono la democrazia, con una legge elettorale sbagliata cucita su di lui. Non stupiamoci poi se la gente non va a votare.

Matteo Salvini sara' il vero avversario di Renzi, proponendosi come leader del centrodestra?
Salvini e' una persona che sa parlare alla pancia dei cittadini. Ha rivoluzionato la Lega, che oggi non ha nulla a che vedere con quella di Bossi, avvicinandosi alla visione della destra della Le Pen e abbandonando i vecchi vessilli. Oggi rappresenta la risposta di centro destra alle paure del paese occupandosi di problemi reali, anche se con soluzioni a mio parere sbagliate e poco razionali. Indubbio pero' che la sua comunicazione funziona molto e ad oggi sembra il profilo piu' indicato per essere l'avversario designato di Renzi.

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(*) sede del Corriere del Ticino


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