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too big to fail


vic
 vic
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Da: www.cdt.ch/commenti-cdt/editoriale/42963/memoria-rinfrescata-ai-dimentichi.html

Memoria rinfrescata ai dimentichi

di Moreno Bernasconi - 21 aprile 2011

Con il piano «Too big to fail», il Governo svizzero vuole premunirsi nell’eventualità di una prossima crisi finanziaria mondiale. Lo fa nell’interesse dei cittadini di questo Paese, memore di quanto è accaduto nei giorni concitati del 2008, in cui UBS ha oggettivamente rischiato per un pelo di fare la fine di Lehman Brothers. Con tutte le conseguenze devastanti che ciò avrebbe avuto per l’economia elvetica: per centinaia di aziende e amministrazioni pubbliche legate sistemicamente a UBS e decine di migliaia di posti di lavoro che rischiavano di andare in fumo.

Il Governo svizzero fa bene a non dimenticare e a tirare la lezione.
Proprio quello che UBS non sembra purtroppo intenzionata a fare, a giudicare dalla neppur velata minaccia dei suoi vertici, di voler partire all’estero qualora il piano previsto dal CF fosse approvato. Tenere presente e ricordare all’UBS quanto accaduto, è necessario non per spirito di acrimoniosa e ideologica rivalsa (sentimento che sembra animare taluni partiti), ma per chiarire i fatti e impedire che si riproducano.

I fatti sono questi. Il 16 ottobre 2008 Governo e Banca nazionale svizzera hanno salvato UBS dal fallimento. La soluzione era pronta (e di questo dobbiamo essere davvero grati alla BNS) e ha potuto essere attivata tempestivamente come richiedeva la situazione di emergenza. La Confederazione ha concesso un prestito di 6 miliardi di franchi per rafforzare la base di fondi propri della grande banca, mentre la Banca nazionale svizzera ha permesso all’UBS di trasferire in un fondo speciale titoli tossici generati dalla crisi dei mutui per un totale di 62 miliardi di franchi. Se è vero che il prestito è stato rimborsato con gli interessi (12,5%, vale a dire 700 milioni di franchi all’anno entrati nelle casse statali), dei 62 miliardi a copertura dei titoli tossici 12 miliardi sono ancora sul gobbo della BNS.

È bene ricordare anche le pesanti conseguenze che ha avuto per la Svizzera la crisi fra UBS e il fisco americano per la cui soluzione il Governo e il Parlamento hanno dovuto ingoiare il rospo di un accordo che ha innescato il processo di un progressivo indebolimento del segreto bancario elvetico.

I dirigenti del grande istituto bancario sembrano aver perso la memoria. A poco più di due anni da una crisi senza precedenti, danno ad intendere che potrebbero girare le spalle al Paese che li ha salvati, qualora fosse accettato il piano «Too big to fail» varato dal Governo elvetico (in alcuni ambienti politici si ritiene che abbiano già deciso di farlo e che cerchino l’espediente per partire). Lo facciano se vogliono. Gli interlocutori ai quali devono rendere conto sono diversi da quelli cui devono rendere conto il Consiglio federale e il Parlamento svizzeri.

Il Governo di questo Paese non può non tener presente il rischio sistemico oggettivo che rappresenta il fatto che i bilanci sommati di UBS e Credit Suisse sono pari a 5 volte il PIL svizzero. Una proporzione estrema che chiede quindi estremi rimedi.

La Svizzera non è più papista del Papa quando applica parametri molto più alti di quelli (già elevati) previsti dal regolamento internazionale di Basilea III. Tiene conto semplicemente del contesto specifico nazionale, diverso da quello delle altre grandi piazze finanziarie mondiali.

Oswald Grübel vuole veramente girare le spalle alla Svizzera? L’attuale presidente del Consiglio di Amministrazione di UBS Kaspar Villiger è d’accordo? Oso sperare che dopo gli avvenimenti del 2008 un ex Consigliere federale non voglia farsene un baffo della lettera S che – benché in sordina da anni ormai – ricorda ai dirigenti il nome di chi li ha salvati.

Qualche altro ricordo dovrebbe pur avercelo anche Villiger. Fu lui a scucire due miliardi dei contribuenti svizzeri per cercare (inutilmente) di salvare Swissair dopo una telefonata fallimentare a un certo Marcel Ospel, durante la quale il dirigente di UBS gli comunicò freddamente che non avrebbe sborsato un centesimo... per salvare la compagnia aerea nazionale.

Ogni commento è superfluo.


Citazione
Truman
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@vic: non ho capito se il titolo del post, con una "o" di troppo, è un gioco di parole o un errore ortografico.


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vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
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corretto, e mi scuso per tutti gli errori di battuta che capitano sempre e per misteriosi motivi psicologici sfuggono alla rilettura

😉


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