Tra le acrobazie ec...
 
Notifiche
Cancella tutti

Tra le acrobazie economiche e di propaganda


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2205
Topic starter  

Venti di guerra soffiano sempre più decisi da Est sui propositi dei negletti, venti che vorrebbero fare pagare al mondo l'inettitudine dei pochi. Il bullo minaccia ma non attacca se non si sente costretto, quindi deve prima sentirsi costretto e costruisce la sua propria costrizione: deve autoconvincersi che ha ragione.

Sfortunatamente decenni di vittorie alle spalle sostengono la ragione che la politica del bullo ha funzionato, bene e in profondità; basta guardare come funziona tutt'oggi in quei paesi dove la repressione del dissenso, il malaffare e lo spreco si sono perfettamente integrati al "modello democratico", per generare una sorta di "new deal" della tenebra, tanto tenace quanto efficace, tanto evidente quanto ineluttabile.

Sempre più lo sforzo di versare le colpe di una gestione scritteriata della propria esistenza, saranno facilmente riversate ovunque tranne che allo specchio, il mattino quando ci laviamo la faccia. Come i fatti dell'Ucraina, dobbiamo sapere che i massacri erano giusti oppure propaganda russa, ma solo perchè siano giustificati quelli che ancora sono da compiere. Come al terno all'otto, uno vincerà, certamente, ma gli altri? Per gli altri niente. E' una politica della "tolleranza zero" che si produce dentro la promessa della "libertà totale", basta sapere chi ha il permesso di fare quello che vuole e chi invece non ha il permesso nemmeno di esistere, chi ha spazio e chi non ce l'ha, chi ha futuro e chi invece deve strisciare nella polvere e nel silenzio per guadagnare un giorno, forse meno, figuriamoci sapersi "uguale agli altri".

"Altri", questo pronome indefinito che ha già in se tutto il carico sibillino del dispotismo feroce e spietato che le nostre stolide paure allattano; noi e loro, loro e noi, pronomi di confine che non tracciano però mai con certezza questi dannati confini se non per chi se ne riempie ogni volta la bocca. Quindi dovremo sempre dire "loro" chi? Eppoi, "noi" chi? Perché tra i vari "loro" e "noi" ci sono gli "altri", le abili ombre e le loro mascotte, viscidi come lumache ti scappano via sempre dalle mani, più svelti del sapone nella doccia di un penitenziario ... e tu sai cosa significa in quel caso che "altri" ne profitteranno.

Ma allora perché ogni volta che siamo qui a strapparci i capelli per dire che "noi" non sopportiamo "loro", qualunque sia il confine che si vuole mendicare con questi generici pronomi, ci perdiamo sempre di vista quelli, "altri" che ne profitteranno, pur quando le loro fisiche presenze si fanno sentire con dolore lancinante, dietro i nostri orifizi? Come gli avvoltoi paiono avere pazienza infinita, come le iene paiono non pentirsi di nulla, come i ratti corrono veloci, come le blatte sembrano innumerevoli e resistenti persino alle radiazioni. Sono sempre lì, stampati come mummie nei nostri orizzonti mediatici, conformati, impomatati, profumati, sorridenti, invidiati, imitati, dal successo inossidabile che pare meglio quando fanno peggio, sembrano spalmati alla perfezione sullo sfondo delle previsioni future, già pronti e adattati. Che curiosa faccenda.

L'attuale modello economico ci dona queste prodezze da circo e forse le acrobazie che abbiamo visto fin'ora non sono che la punta dell'iceberg, perchè più andremo avanti più la coltivata noncuranza con cui gonfiamo perbenismo e stupidità (lo stupido non sa d'essere tale) saldamente insieme, più verremo privati delle risposte ai bisogni reali, sostiuite da falsità e sciocchezza. Sanità, cibo, aria, istruzione, casa, ma persino più banalmente l'affetto, la fantasia, la creatività, sono già spietatamente sotto un bombardamento a tappeto nucleare che sfrutta le armi di manipolazione della coscienza sempre più intrusive e devastanti.

Lo scenario che abbiamo interiore somiglia sempre più a quei posti di cui la TV ci rimepie gli occhi, come Palmira, Falluja, Taiz (Yemen) ma la lista si allunga ed ogni città colpita è un altro gruppo dei nostri neuroni che diventa macerie, un altro infarto per il cuore nel corpo del collasso occidentale.

Noi tutti (e nessuno mi venga a dire che non è vero) vogliamo che il cadavere a noi caro della democrazia, del lavoro fordista, della famiglia felice, torni a vivere. Ma il corpo della democrazia è infetto e se si rialzerà in piedi la gioia di vederlo "vivo" durerà quanto quella per una persona cara diventata Zombie: il tempo di vedere che l'unica sua intenzione è sbranare, senza nessuna traccia di umanità residua.
Non so quando realizzeremo che il sistema così com'è fa molto più che "crescere all'infinito in un sistema finito", divora crescendo ogni traccia di umanità ed è solo quando l'avrà esaurita che si fermerà.


Citazione
Condividi: