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Tuor: la resurrezione di Silvio Berlusconi


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La resurrezione di Silvio Berlusconi
Il ritorno del leader di Forza Italia è la conferma della crisi della politica nell’era della globalizzazione

di Alfonso Tuor - 6 dicembre 2017

Il ritorno al centro della scena politica italiana di Silvio Berlusconi è un sintomo della crisi della rappresentanza politica nella maggior parte dei Paesi occidentali. Infatti l’Europa e gli Stati Uniti stanno uscendo da una profonda crisi economica che però sta sfociando in un profondo cambiamento del panorama politico, come nella Francia di Macron, che ha visto la disfatta dei partiti tradizionali, in una vera e propria guerra civile istituzionale, come negli Stati Uniti di Donald Trump, oppure in una sorprendente instabilità politica, come nella Germania di Angela Merkel, dove verranno avviati nei prossimi giorni difficili negoziati tra la CDU di Angela Merkel, i cugini bavaresi della CSU, da una parte, e i socialdemocratici della SPD, dall’altra, per la formazione di una nuova Grosse Koalition. La situazione non è migliore in Gran Bretagna, dove la sopravvivenza del Governo di Theresa May dipende dall’appoggio degli unionisti dell’Irlanda del Nord che si stanno opponendo ad una proposta di accordo con l’Unione europea per sbloccare i negoziati sulla Brexit. L’instabilità politica più pericolosa è quella che comunque si prospetta in Italia. Infatti i cittadini italiani verranno chiamati nei primi mesi dell’anno prossimo a rinnovare il Parlamento e – stando ai sondaggi – i tre grandi gruppi politici (coalizione di centro-destra, Movimento 5 Stelle e Partito democratico) non riusciranno ad avere una maggioranza per formare un Governo. Addirittura, sempre secondo i sondaggi, non vi saranno nemmeno i numeri sufficienti per un Governo sostenuto da un’intesa tra Forza Italia di Silvio Berlusconi e i democratici di Matteo Renzi. La prospettiva sembra dunque quella di nuove elezioni oppure di un Governo tecnico o del Presidente. In questa sede non vogliamo speculare su quanto succederà, ma, dato che l’Italia ha spesso anticipato fenomeni politici che poi si sono manifestati anche in altri Paesi, valutare il panorama politico che sta emergendo.

La sorpresa maggiore è sicuramente rappresentata dalla “resurrezione” di Silvio Berlusconi. Alcuni diranno che il leader di Forza Italia è sempre rimasto al centro della scena politica e che, dunque, è sbagliato parlare di resurrezione. Questa lettura appare riduttiva. Silvio Berlusconi è infatti non solo riuscito a lasciarsi alle spalle le disavventure giudiziarie e le sconfitte politiche, ma ad essere oggi il leader politico più rassicurante non solo per una parte di elettorato italiano, ma anche da parte di alcuni poteri forti europei, come il Partito popolare europeo, dominato da una Angela Merkel che lo aveva apertamente osteggiato, da banchieri, industriali e anche dagli ambienti che fanno capo alla Banca centrale europea di Mario Draghi. A questo risultato hanno sicuramente contribuito le doti anche trasformistiche di Silvio Berlusconi, ma pure la disperazione di chi conta in Europa. La nuova ascesa di Berlusconi è indubbiamente l’altra faccia della medaglia della disastrosa leadership di Matteo Renzi. Infatti quello che doveva essere il precursore di Emmanuel Macron, il candidato creato in laboratorio dai poteri forti europei, si è infatti bruciato nel giro di pochi anni. Dopo un inizio folgorante la stella di Renzi si è man mano sbiadita fino ad essere rigettata da una gran parte dell’elettorato anche di sinistra. Il percorso di Matteo Renzi è risultato simile a quello di Mario Monti, il tecnico chiamato a salvare l’Italia dal disastro economico.

L’alternarsi delle fortune di Berlusconi e di Renzi è sicuramente dovuto alla gravità della crisi di un’economia italiana, il cui PIL non è ancora ritornato ai livelli di dieci anni fa e dove la disoccupazione rimane altissima e quella giovanile raggiunge il 35%. Ma è dovuto soprattutto al fatto che la contrapposizione tra destra e sinistra, che esiste ancora, deve essere declinata in modo diverso tenendo conto degli effetti della globalizzazione e dei forti flussi migratori. Tenendo in considerazione questi aspetti si scopre che la “resurrezione” di Berlusconi non è tanto dovuta ad un rilancio di Forza Italia, ma all’alleanza con la Lega di Salvini e con i Fratelli d’Italia della Meloni. In pratica, la coalizione di centro-destra attraverso queste due formazioni politiche raccoglie il rancore, come lo ha definito l’Istat, di molti italiani. Dall’altra parte la caduta di Renzi è proprio dovuta a politiche che hanno alienato i consensi di quell’elettorato di sinistra che oggi si rifugia nell’astensionismo, nel voto al Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo oppure ancora nel voto a Liberi e uguali che ha raccolto i fuoriusciti dal Partito democratico.

Due sono le conclusioni di queste considerazioni. Le élite non hanno più un partito di riferimento, come è accaduto anche in Francia dove grazie al sistema elettorale a due turni il successo di Macron non è stato un voto a favore dell’attuale inquilino dell’Eliseo quanto un no ad una presidenza di Marine Le Pen. La seconda considerazione è che il voto che viene arbitrariamente definito populista e che è in realtà contrario alla globalizzazione e all’attuale gestione della politica economica italiana ed europea potrebbe sfiorare la metà dell’elettorato, come accadde nel primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Insomma anche dall’Italia potrebbe giungere un altro segnale di allarme per l’establishment economico e finanziario che determina le sorti del mondo e che non riesce più ad avere forze politiche di riferimento.


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