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Mario Draghi ha scaricato Renzi?
Matteo Renzi è diventato un ostacolo per le sue recenti posizioni contro Bruxelles ed inutile poiché ha perso popolarità
di Alfonso Tuor - 8 marzo 2017
Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, sembra il vero regista della rovinosa caduta di Matteo Renzi. Dopo aver ignorato per settimane le rivelazioni del Fatto quotidiano di Marco Travaglio sull’interesse del babbo di Renzi e dei fidatissimo ministro dello sport, Luca Lotti, all’improvviso i grandi quotidiani italiani, le radio e le televisioni hanno dato ampio rilievo alle vicende che ruotano attorno alla Centrale di acquisti statale Consip. Perché questo improvviso interesse a questo nuovo scandalo italiano? E soprattutto come mai editorialisti di Repubblica, come Ezio Mauro, e del Corriere della Sera e degli altri grandi quotidiani che avevano fatto da megafono all’ex Presidente del Consiglio si sono all’improvviso messi a criticarne anche la politica arrivando a concludere che non è adatto a guidare l’Italia? Come mai sempre all’improvviso il numero della maggiore banca italiana Intesa San Paolo che è sempre stata il potere forte dietro Matteo Renzi ne prende le distanze? Come mai Cesare Romiti dichiara al Corriere della Sera che con Renzi l’Italia va a sbattere? Tutti questi repentini voltafaccia hanno una spiegazione che bisogna però rintracciare a Francoforte.
Tutto si intreccia con la crisi dell’euro e del processo di integrazione europea e pure con la riunione di domani della Bce in cui la banca centrale annuncerà che continuerà a stampare ogni mese 60 miliardi di euro per acquistare obbligazioni pubbliche e private in barba ad un’inflazione che sta rialzando la testa e che preoccupa soprattutto la Germania. Per non tirarla per le lunghe, la successione dei fatti è la seguente. Angela Merkel parla di un’Europa a più velocità. La dichiarazione della cancelliera tedesca viene interpretata come un avvertimento di Berlino sul futuro dell’euro, a tal punto da costringere Mario Draghi a ripetere solennemente per ben due volte davanti al Parlamento europeo che l’euro è irrevocabile. L’irritazione di Berlino su una politica monetaria considerata troppo lassista e le crescenti fibrillazioni tedesche nei confronti della moneta unica costringono Mario Draghi a recarsi a Berlino ad incontrare Angela Merkel. Al termine del colloquio non viene fornito alcuna informazione, ma è facile immaginare quali siano state le rimostranze della Merkel: la politica monetaria attuale della Bce non ci sta bene e non si può continuare con un’Unione monetaria in cui un Paese fondamentale come l’Italia non rispetta le regole, che ha sottoscritto, non lavora per diminuire il proprio debito pubblico, non vuole fare la manovra correttiva voluta da Bruxelles, non fa le riforme strutturali di cui necessita il Paese e per di più ha un leader politico, come Matteo Renzi, che si scaglia un giorno sì e l’altro pure contro la Germania. In questo modo non si può andare avanti. E’ facile immaginare anche le risposte di Mario Draghi: un ridimensionamento del piano di acquisto di titoli (il famoso QE) metterebbe in fibrillazione i mercati dei capitali, provocando un aumento dei tassi di interesse soprattutto nei Paesi deboli con il pericolo di aprire una nuova crisi dell’euro, di cui l’Italia sarebbe sicuramente una protagonista. Quanto a Matteo Renzi ci penso io. Da quel momento sono cominciati i guai di Matteo Renzi. Mario Draghi mette in movimento l’ex Presidente Giorgio Napolitano, che ospita a casa sua la riunione in cui si decide la candidatura del ministro Andrea Orlando alla segreteria del Partito Democratico e mette pure in movimento altri uomini di riferimento che fanno sì che in un battibaleno è passato dall’uomo della provvidenza a una minaccia per il futuro dell’Italia. Il destino politico di Matteo Renzi sembra dunque segnato: per gli uomini di Mario Draghi non deve nemmeno riprendere la guida del Partito che deve andare ad Andrea Orlando che sarà affiancato da Gentiloni o da un altro esponente del PD alla guida del Governo. Ma riuscirà questo gioco? E soprattutto che conseguenze avrà per il futuro dell’Italia?
La rottamazione di Matteo Renzi è già pressoché conclusa e l’Italia non ha da dolersene. Il dopo Renzi è invece completamente aperto, poiché non dipende tanto dai giochi di potere, ma dal voto dei cittadini che dovranno esprimersi al più tardi nel mese di febbraio dell’anno prossimo. E oramai sembra chiaro che non vi sarà una nuova legge elettorale, ma al massimo un premio di maggioranza per le coalizioni. La previsione appare semplice: vincerà il movimento di Beppe Grillo, che è riuscito a superare la macchina del fango lanciata contro la nuova Giunta di Roma, ma sarà molto difficile (per non dire impossibile) formare un Governo. Insomma, l’Italia sembra incamminarsi sul sentiero già percorso dalla Grecia ed essere il Paese che provocherà la frantumazione dell’euro. Uno sbocco doloroso e costoso, ma che è l’unica reale possibilità per il Paese di uscire da un declino economico decennale.
Insomma i giochi di potere delle élites europee ancora una volta non funzioneranno, come sta accadendo anche in Francia, dove la costruzione a tavolino della candidatura del beniamino della finanza europea Emmanuel Macron è destinata a spianare la strada a Marine Le Pen. Un rilancio dell’Europa non sembra all’orizzonte. Invece sembra prossimo l’acuirsi della crisi del processo di integrazione europea.