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UE e USA, "Nemici" di Turchia e Russia


Eshin
Famed Member
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UE E USA “NEMICI” COMUNI PER RUSSIA E TURCHIA

di Gianandrea Gaiani

11 agosto 2016, pubblicato in Analisi Mondo

Le divergenze tra Mosca e Ankara restano definite, soprattutto rispetto al conflitto siriano, ma le due ore di faccia a faccia tra Recep Tayyp Erdogan e Vladimir Putin a San Pietroburgo hanno probabilmente aperto una nuova era non solo per le relazioni bilaterali ma anche per la collocazione strategica della Turchia.
Solo pochi mesi or sono russi e turchi sembravano sull’orlo della guerra in seguito all’abbattimento di un bombardiere Sukhoi Su-24 lungo il confine siriano, ma l’espressione “mio caro amico” rivolta ieri da Erdogan a Putin la dice lunga su come sia cambiato rapidamente lo scenario.
Dopo il fallito golpe militare Erdogan ha pragmaticamente dovuto ammettere di non avere più amici in Occidente: a differenza di Mosca, americani ed europei hanno infatti atteso la vittoria dei lealisti per condannare blandamente il tentativo di colpo di Stato militare.
Anche la brutalità ostentata delle rappresaglie effettuate da Erdogan nelle settimane successive, con migliaia di arresti, 60 mila dipendente pubblici rimossi e l’ostentato ripristino della pena di morte “se il popolo lo vorrà”, indicano chiaramente la volontà turca di provocare l’Europa mostrando un disprezzo nei suoi confronti che potrebbe presto tradursi i nuove ondate migratorie sulla ritta balcanica.
L’opportunità di offrire un appiglio a una Turchia in crisi con i suoi storici alleati è stata colta con scaltrezza da Putin, che ha parecchi sassolini da togliersi dalle scarpe nei rapporti con gli USA e la Ue tra minacce militari e sanzioni economiche.
Per Mosca inserire la Turchia in un nuovo asse di alleanza che include anche l’Iran significherebbe strapparla al suo tradizionale ruolo di baluardo dell’Occidente tra il Mediterraneo Orientale, il Mar Nero e il Medio Oriente. Sul piano militare la Turchia del post golpe è già oggi fuori dalla NATO non solo per la piega che ha preso la già debole democrazia turca ma anche perchè non c’è più alcun fiducia da parte dei turchi nei confronti degli alleati.
La “defezione” turca inoltre esporrebbe ulteriormente la Grecia, già alle corde sul piano economico grazie alle “cure” imposte da Bruxelles e Fondo monetario internazionale, “invasa” da migranti e profughi e da tempo corteggiata da Mosca.
Anche se non dovesse esserci a breve termine un’uscita formale di Ankara dall’Alleanza Atlantica l’affidabilità turca pare comunque compromessa con tutte le potenziali conseguenze per la sicurezza e l’intelligence NATO e la base statunitense di Incirlik nei cui bunker sono conservate 50 bombe nucleari B-61-11.
“Io e il mio caro amico signor presidente abbiamo una posizione comune, la volontà di mostrare al resto del mondo che agiremo come Paesi amici” ha detto ieri Erdogan nella prima visita all’estero dopo il tentato golpe. Un dettaglio che rafforza le voci su una soffiata dell’intelligence russo che avrebbe intercettato le comunicazioni dei golpisti e avvertito Erdogan.
La circostanza è stata naturalmente smentita da Ankara ma che i rapporti russo-turchi abbiano oggi anche una inaspettata valenza militare è stato confermato dallo stesso Erdogan che ha precisato l’intenzione “promuovere la cooperazione nel settore dell’industria della difesa”.
Un aspetto strategico di grande rilevanza e che preoccupa la Nato, considerato che Ankara si è sempre rivolta in Occidente per le acquisizioni di armi e sta portando avanti un ambizioso programma autarchico che dovrebbe rendere l’industria della difesa nazionale autonoma dalle importazioni entro il 2023.
Washington guarda inoltre con preoccupazione al diktat di Ankara che chiede la consegna di Fetullah Gulen (nella foto sotto), considerato l’ispiratore e il regista del fallito golpe di metà luglio, altrimenti “sacrificheranno le relazioni on la Turchia” come ha detto il ministro della Giustizia Bekir Bozdag.
Non meno strategico il peso del rinnovo del progetto Turkish Stream, il gasdotto che porterà energia russa in Turchia (e probabilmente anche in Grecia) bloccato dopo l’abbattimento del Sukhoi.
“Sin dall’inizio abbiamo considerato il Turkish Stream non un’alternativa al South Stream (che doveva portare il gas russo direttamente in Europa passando dalla Bulgaria, progetto cancellato dopo le sanzioni Ue – ndr), ma un’opportunità per espandere la nostra cooperazione nell’area del gas da fornire all’Europa e alla Turchia”, ha dichiarato Putin precisando che la ripresa delle relazioni con Ankara sarà graduale nel “difficile lavoro per rianimare la cooperazione economica”.
Il summit è stato volutamente improntato, da ambo le parti, a mostrare al mondo un’intesa bilaterale con il duplice obiettivo di irritare Usa e Ue e rassicurare quanti in Russia guardano con diffidenza ad Erdogan.
Anche per questa ragione al tema più scottante che divide Ankara e Mosca, il conflitto siriano, è stata dedicata una riunione separata con i due presidenti, i ministri degli Esteri, Serghei Lavrov e Mevlut Cavusoglu e i capi dei servizi d’intelligence.
Mosca ha posto in rinnovo parlamentare la missione militare in Siria il cui dispiegamento sembra essere perenne e non temporaneo, come chiesto da Damasco.
Ankara continua a sostenere i ribelli islamisti dell’Esercito della Conquista che crollerebbero senza i rifornimenti arabi e turchi che affluiscono dal confine turco.
Persino la posizione comune tra Mosca e Ankara di “voler combattere il terrorismo” assume sfumature diverse considerato per Erdogan i “terroristi” sono anche i curdi e le forze di Damasco mentre per Putin lo sono tutti i gruppi jihadisti inclusi quelli sostenuti dalla Turchia.
Nonostante divergenze che appaiono insormontabili russi e turchi sono oggi i veri arbitri di quel conflitto: senza di loro nessuna intesa reggerebbe mentre un accordo bilaterale sulla crisi siriana spiazzerebbe le monarchie arabe del Golfo che guardano con sospetto l’avvicinamento di Erdogan all’asse con Russia e Iran: una svolta che rivoluzionerebbe gli equilibri strategici del Medio Oriente.

http://www.analisidifesa.it/2016/08/ue-usa-nemici-comuni-per-russia-e-ucraina/


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annibale51
Prominent Member
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La cosa che mi stupisce di più di questa vicenda è l' IPOCRISIA dell' Occidente. Prima gli "amici" alleati tentano di fare fuori Erdogan, poi non gli chiedono scusa infine vogliono che continui a fare secondo i loro comodi e che perdoni i nemici interni...così sono pronti al prossimo putsh! ...i turchi?!...mamma li turchi?! E' evidente che in Occidente vi è qualche rotellina fuori posto.


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Matt-e-Tatty
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Da questa storia si evince la genialità della politica estera russa. Dopo tanti anni di buio, con una Russia alla disfatta, si sono rimessi in piedi e sono di nuovo in grado di difendersi. Nessuno si fida più degli americani, sono talmente spregiudicati che sono riusciti a fare l'impossibile, come mettere assieme russi e turchi.
Se riusciranno ad arrivare al 2020 indenni non ci sarà più trippa per gatti, blinderanno tutta l'Asia. Il capolavoro è se riescono a tirare dentro l'india nello SCO, diventerebbe un Game Over.


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PietroGE
Famed Member
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L'analisi è molto buona e bilanciata perché non nasconde la fragilità di questa alleanza Turchia-Russia. I Paesi "amici" non esistono, esistono Paesi che hanno interessi comuni e la Russia e la Turchia hanno alcuni interessi più o meno comuni e altri in contrapposizione. E non c'è solo la Siria a dividerli.
La Turchia si sta avviando a diventare una repubblica islamica, un copia sunnita di quello che è oggi l'Iran. Non credo che questo possa far piacere ai russi che hanno i loro problemi con l'islamismo del Caucaso.
Dal punto di vista tattico la mossa di Putin serve a mettere in crisi l'apparato strategico occidentale, cercando, più che altro, di trarre qualche vantaggio da una situazione nella quale la Turchia da sola si sta allontanando dall'occidente.
La Turchia però ha mire di influenza nelle repubbliche asiatiche di etnia turcofona, quelle che prima facevano parte dell'URSS.
Quanto tutto questo sia favorevole, nel lungo periodo, ai russi, è da vedere.


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neroscuro2014
Eminent Member
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Da questa storia si evince la genialità della politica estera russa. Dopo tanti anni di buio, con una Russia alla disfatta, si sono rimessi in piedi e sono di nuovo in grado di difendersi. Nessuno si fida più degli americani, sono talmente spregiudicati che sono riusciti a fare l'impossibile, come mettere assieme russi e turchi.
Se riusciranno ad arrivare al 2020 indenni non ci sarà più trippa per gatti, blinderanno tutta l'Asia. Il capolavoro è se riescono a tirare dentro l'india nello SCO, diventerebbe un Game Over.

Ci vuole poco a passare per aquile, quando gli altri sono polli. Da quanto tempo è che qui diciamo queste cose? Quando abbiamo visto la brutta piega presa dall'Occidente che prima racconta menzogne per ingannare gli altri e finisce per essere l'unico che crede alle proprie balle? Tra i 10 e i 15 anni fa mi pare. Non credo che tra di noi si nascondano dei capi di stato, ma nemmeno dei portaborse di portaborse. Ergo, il livello attuale è molto molto basso. Per quei coglioni di elitari che pensavano di gestire tutto è quasi arrivato il momento di capire di aver segato il classico ramo sul quale si sono seduti. La situazione è in rapida evoluzione: due pilastri della politica estera U.S.A (UE e NATO) si stanno sgretolando. È una magra consolazione perché noi, comunque, cadremo con loro.


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Stodler
Famed Member
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Gli ultimi tre commenti mi fanno ben sperare. Finalmente si ha con ragionevolezza capito che le cose sono complesse e che il discorso amici nemici o il nemico del mio nemico è mio amico vale poco, non che non abbia valore, ma meglio non asolutizzare.
Non condivido tutto, perchè secondo me la NATO è ben lungi dallo sgretolarsi e gli interessi di Russia India Cina e Turchia confliggono non poco. Quindi bisogna capire come cambierà la politica estera USA, se cambierà ovviamente.


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