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Una provocazione per invitare a riflettere: l'Abisso

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GioCo
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Se noi vagassimo come ombre grige dentro una palude maleodorante e inquinata con il cielo perennemente coperto da pensanti nubi, rumori inquietanti e ancestrali e la compagnia di esseri che se ci scorgono aggrediscono con il risultato che se ci va bene ne usciamo molto peggio di come già stiamo. Se noi vagassimo (dicevo) senza meta, senza un posto dove stare, senza relazioni che siano migliori della solitudine con i nostri simili (che sembrano aver perso tutta la loro compassione) quali residue possibilità di rimanere fisicamente e mentalmente sani avremmo? Direi molto basse o comunque molto minori che se vivessimo in una ricca foresta tropicale (pur con tutte le bestie velenose che ci stanno dentro) o un felice paesello di montagna o anche solo nella serena aperta campagna prima della rivoluzione industriale e della bioingegneria.
Nessuno in quelle condizioni può convincere se stesso o qualcun altro che facendo del moto, cercando acqua e cibo migliori, trovando rifugio in luoghi meno brutti, conforto tra scampoli umani e forzando il pensiero verso cose felici, può coerentemente mantenersi sano a lungo, fuori dal rifiuto di accettare la condizione disgraziata e miserabile in cui si giace. No? Rifiuto che può funzionare solo per la parte cosciente, non per quella incosciente. Quindi può funzionare ma solo fino a un certo punto.
Sopra ogni ragionevole dubbio il mondo futuro che ci si dischiude, cioè quello che stiamo realizzando adesso con il nostro attivo contributo, si avvicina agli scenari descritti, anche se possiamo prevedibilmente immaginare che si realizzino un pochino più variabili nell'aspetto, l'inospitalità sarà di certo la costante lungo tutto l'arco terraqueo e di superficie.
C'è un però. In alcuni specifici luoghi puntuali, molto circoscritti, la vita in questo scenario è ancora discretamente gradevole o meglio, sopportabile. Non certo come nel felice paesello di montagna ma comunque anni luce dall'essere ombre nella palude.
Possiamo immaginarci costruzioni, come delle specie di castelli, templi o comunque "paradisi" (dove qui si intende solo luoghi circoscritti e recintati riservati a eletti, non necessariamente quindi sacri in senso religioso) sufficientemente isolati dal contesto inospitale e che però da dentro sembrano disneyland. All'interno le persone sono serene, allegre, conservano rapporti tra loro dignitosi, hanno accesso sicuro ad acqua e cibo mediamente buoni, possono condurre una vita tutto sommato ancora decente, ad esempio hanno ancora la possibilità di ridere quando desiderano. Sanno che appena fuori dai confini del loro habitat è l'inferno e non ci tengono minimamente ad andare a curiosare le “cose” che stanno fuori. Ritengono che chiunque o qualunque cosa sia intrappolato oltre gli spazi leciti (legalmente permessi) noti e riconosciuti, sia disumano e che la repellenza che rappresenta sia la dimostrazione della disumanità intrinseca che lo abita. Ritengono che rimanere in questo dogma sia vitale per la loro sicurezza ed è esattamente così, non hanno torto.

A me viene da riflettere che questo quadro può essere descritto in una parola: l'inferno. Non perché sia diviso tra buoni e cattivi, ma perché spacca in due l'umanità. C'è l'umanità esclusa e quella inclusa ed entrambe sono una sola cosa. Solo che la prima non sa di essere tra gli esclusi e la seconda non sa cosa sta escludendo. Più questo scenario si cristallizza nel tempo e la memoria di un passato differente vissuto viene perduta, più l'umanità perde identità e diventa l'una bestia e l'altra demone, perché entrambe sono condannate pariteticamente a perdere completamente le residue vestigia della propria umanità che sono inscritte solo nella reciproca compassione a prescindere dal costo che quella compassione chiederebbe all'una o all'altra.
In questo caso possiamo scegliere se perdere il corpo e la mente o l'anima. L'una nel golgota dell'abisso che consuma da fuori, l'altra nella salvezza dei sensi che consumerà dall'interno.
Naturalemente è solo uno scenario di fantasia e non è detto si realizzi. Personalemente non penso che sia lecito credere che si realizzerà di sicuro, solo che la direzione intrapresa ora dall'umanità nel complesso (oltre ogni ragionevole dubbio) è quella.


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Truman
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Il quadro che fornisci mi ricorda in alcuni punti "I monasteri del terzo millennio" di Pallante, il quale fornisce un approccio più ottimistico.
Lo hai letto?
(La prima versione è il capitolo finale di un suo saggio, in seguito è diventato un libro a sé. Del primo dovrei avere il testo da qualche parte).


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searcher
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be a me sembra uno scenario gia in atto,sopratutto per la prima parte della tua riflessione.
nella parte in cui invece vedresti l'ipotesi di una umanità esclusa e "recintata" anche qui secondo me e' più reale di quanto uno possa ipotizzare,mi e' tornato in mente un film che consiglierei di vedere,qui sotto il trailer

https://www.youtube.com/watch?v=wjHw-oc6BYs

ma dubiterei che anche questi cosiddetti "privilegiati" poi vivano tanto meglio degli altri..lo sconquasso alla fine travolge tutti senza fare eccezioni,come del resto mi sembra fai notare tu stesso.
l'inferno che mano a mano si configura all'esterno e' proprio l'effetto che ha la sua causa nella perdita progressiva dell'anima al "nostro" interno

per chi nutre ancora dubbi,qui sotto potrebbe avere le idee ancora più chiare:

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/regnotempi.pdf

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/crisi.pdf


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searcher
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qui il film completo!

https://www.youtube.com/watch?v=JTd58rjx7m0


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Più che l'abisso mi sembra abbia descritto il ritratto in grandangolo di Dorian Gray. GioCo. 👿


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Rasna
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Bella proposta GioCo. Ciò che mi viene in mente, la cosa forse più triste, è che coloro che si aggirano nell'ombra non avranno memoria dei "fasti" del passato perchè ogni cosa sarà razionalizzata nell'ottica del nuovo corso e la memoria cancellata. Si riterranno fortunati se scamperanno alle continue aggressioni e assorbiranno il golgota come normalità di vita.
Dall'altro punto di vista, coloro che vivono nell'isola felice si abitueranno alla tranquillità, perdendo la memoria della sofferenza e della necessità ma, come giustamente dici, si consumeranno dall'interno come un crogiolo che piano piano perde consistenza finché la sostanza che arde al suo interno lo abbia consumato e reso inutile.

L'umanità forse non merita la salvezza, persa com'è nel proprio egoismo e ottusità.


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The_Essay
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Una provocazione per invitare a riflettere: l'Abisso
cut.....

Interessante la tematica del post!
A mio modesto avviso:
è doveroso" affrontare l'abisso!
Ad esempio ponendo sulle due creste del burrone un tronco[metaforico],
tanto per fare un esempio!
Non vedrei le due realtà che avete descritto come dei compartimenti
stagni,ma come le facce della stessa medaglia!
Bye,Bye The Essay


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The Essay.
Sbaglio o lei non conosce il ritratto di Dorian Gray?


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The_Essay
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The Essay.
Sbaglio o lei non conosce il ritratto di Dorian Gray?

Buona sera,
Gentile signora!
I tempi della lettura della letteratura mi ricordano la giovinezza.
La mia indole mi ha spinto alla saggistica!
Comunque da certe rimembranze affiora il seguente:
« La vita morale dell'uomo è il materiale dell'artista,
ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto. »
Oscar Wilde, dalla Prefazione a «Il ritratto di Dorian Gray»
Bye,Bye The Essay


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GioCo
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Il quadro che fornisci mi ricorda in alcuni punti "I monasteri del terzo millennio" di Pallante, il quale fornisce un approccio più ottimistico.
Lo hai letto?
(La prima versione è il capitolo finale di un suo saggio, in seguito è diventato un libro a sé. Del primo dovrei avere il testo da qualche parte).

No, di Pallante ho letto solo qualcosa sulla descrescita. Anche se è vero che il quadro presentato è una mescola di differenti fonti, esoteriche, umanistiche e scientifiche. Non le ho indicate perché non lo ritenevo sensato per l'esercizio di immaginazione che chiedevo. Sto conducendo una vasta ricerca sull'argomento da diverso tempo e l'ispirazione nello specifico l'ho tratta dai lavori di Chico Xavier noto medium e spiritista brasiliano e in particolare dalle sue descrizioni dell'Umbral.


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Rosanna
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Come sempre GioCo ci allieta con le sue epifanie visionarie, con i suoi scenari distopici, quasi fossimo su un fumetto di Frank Miller, dove un cupo e degradato futuro si anima di androidi replicanti, vertiginosi inseguimenti, incidenti abissali ed un'ambigua spectre che domina il mondo. Sembra di vivere a Sin City, dove in un contrasto di bianchi e neri, emergono le crude vicende di una città cupa e violenta ricca di peccatori e di gente senza scrupoli.

Dove il noir diventa una voragine di oscurità, dove appaiono cadaveri putrefatti, nei sottoscala dei vicoli nascosti, per di più ricoperti di lattine accartocciate di coca. Ma il pensiero rimanda anche alle profezie di Bauman, turisti e vagabondi sono le due sfere sociali globalizzate, il turista è l'eroe del globale, si muove quando e come vuole, viaggia in business class, si sente completamente libero e gode della sua gioia. Il vagabondo invece è legato al locale, ma è costretto a muoversi per estrema necessità, che mette e rischio la sua stessa vita.

La lotta di classe risente della divisione degli spazi, chi si è separato dallo spazio reale, come il capitale finanziario, è diventato irresponsabile, e prende le distanze dalla sacralità del capitalismo moderno. I capitalisti postmoderni garantiscono la mobilità delle loro risorse, ormai liquide, e non devono più fronteggiare muri solidi, duri, resistenti , in quanto ora sono i popoli traditi ad ergere muri sempre più spessi, intorno alla città, dentro la città, tra un quartiere e l'altro, per preservarla da possibili attacchi dei vagabondi che avanzano furiosi, pretendendo quello che spetta loro.

E qui, attraverso le riflessioni di Foucault, il gioco dello stato nel controllo dell’ordine pubblico si manifesta nel controllo degli spazi, anche con la reclusione. Infatti uno dei maggiori problemi negli Stati Uniti, l’emblema più maturo della globalizzazione, è proprio quello relativo alle prigioni.

Quando in "The road" in seguito ad una catastrofe apocalittica globale , la Terra è diventata un freddo deserto abitato da pochi sopravvissuti, allora nascono bande di cannibali e criminali, disposti a tutto pur di sopravvivere.


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« La vita morale dell'uomo è il materiale dell'artista,
ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto. »
Oscar Wilde, dalla Prefazione a «Il ritratto di Dorian Gray»
Bye,Bye The Essay

GioCo ha descritto due facce della stessa realtà o meglio una il riflesso dell'altra in uno specchio deformante,
Pinocchio vedeva crescere il proprio naso se ammirava la sua immagine, ma era proprio vero che il naso si allungava od era semplicemente la sua visione?
Dorian Gray era conforme al suo ritratto oppure lui si vedeva così?
R. Steiner sostiene che in ognuno di noi c'è un potenziale santo od il potenziale assassino della madre.
In questo stallo c'è chi vede il M5* come un astro e chi lo vede come una latrina, qual è l'abisso?
Qual è la morale?
Qual è l'arte?


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The_Essay
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« La vita morale dell'uomo è il materiale dell'artista,
ma la moralità dell'arte consiste nell'uso perfetto di uno strumento imperfetto. »
Oscar Wilde, dalla Prefazione a «Il ritratto di Dorian Gray»
Bye,Bye The Essay

GioCo ha descritto due facce della stessa realtà o meglio una il riflesso dell'altra in uno specchio deformante,
Pinocchio vedeva crescere il proprio naso se ammirava la sua immagine, ma era proprio vero che il naso si allungava od era semplicemente la sua visione?
Dorian Gray era conforme al suo ritratto oppure lui si vedeva così?
R. Steiner sostiene che in ognuno di noi c'è un potenziale santo od il potenziale assassino della madre.
In questo stallo c'è chi vede il M5* come un astro e chi lo vede come una latrina, qual è l'abisso?
Qual è la morale?
Qual è l'arte?

Quale è l'arte?
E' quella letteraria
Quale è la morale?
legga: è la vita morale dell'uomo...

Tenga conto che la vita Oscar W.
la intende come una opera d'arte.Quindi se devo prendere per buono il suo commento rispetto al titolo del post,va aggiunto che:
Interpretare la vita( come fa Oscar W.) come una esperienza estetica, a mio modesto avviso(di The Essay) è un errore,perchè sono poche le vite
(siamo sicuri pure per le poche?) alle quali possiamo attribuire tale connotazione.
Quindi se devo interpretare il suo giudizio(di Gaia) devo continuare dicendo che:
vedere la vita alla stregua dell'arte o di un'opera d'arte, porta a due conseguenze:
a.da un lato la ricerca ossessiva del piacere(leggasi dell'edonismo)
b.dall'altra ad uno stile di vita materialista,fuori dalle righe,
fuore dalle regole,dissoluto e disnibito che si allontana
dal senso del sacro,dalla morale(qualunque essa sia),fino el crimine
nella fattispecie di Dorian Gray.
Bye,Bye The Essay

Sul m5***** basta leggere quello che trova su CDC e si ricrede


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Famed Member
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Sono spiaciuta di averle presentato l'esatto contrario del mio pensiero, The_Essay, d'altronde è il rischio che si corre usando la metafora.
Della persona O. Wilde non sono particolarmente interessata, viceversa del ritratto di D. Gray. Questo "racconto" contiene due chiavi di lettura: l'essoterica che probabilmente è quella da lei usata e l'esoterica da me frequentata.
Se si guardano le proiezioni delle ombre cinesi si è molto lontani dalla realtà.
L'arte che intendevo non è quella letteraria ma la deuteroscopia.
La vita morale dell'uomo, a cui lei si riferisce è a me totalmente oscura, tanto più quella dell'artista dal momento che si è fatto strame della semantica, non a caso le avevo indicato l'assunto di Steiner e la fiaba di Pinocchio.
Mi permetta di stendere un velo pietoso sul M5*, niente di più lontano dal mio orizzonte cognitivo, congerie del tutto e del suo contrario, vissuto da improvvisati, raffazzonati e affettati, alfieri di una coscienza satanica.
Il loro massimo esponente è un individuo che si è macchiato di pluri-omicidio colposo che custodisce una pesante valenza karmica.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Ad ognuno il suo!


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The_Essay
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Sono spiaciuta di averle presentato l'esatto contrario del mio pensiero, The_Essay, d'altronde è il rischio che si corre usando la metafora.
Della persona O. Wilde non sono particolarmente interessata, viceversa del ritratto di D. Gray. Questo "racconto" contiene due chiavi di lettura: l'essoterica che probabilmente è quella da lei usata e l'esoterica da me frequentata.
Se si guardano le proiezioni delle ombre cinesi si è molto lontani dalla realtà.
L'arte che intendevo non è quella letteraria ma la deuteroscopia.
La vita morale dell'uomo, a cui lei si riferisce è a me totalmente oscura, tanto più quella dell'artista dal momento che si è fatto strame della semantica, non a caso le avevo indicato l'assunto di Steiner e la fiaba di Pinocchio.
Mi permetta di stendere un velo pietoso sul M5*, niente di più lontano dal mio orizzonte cognitivo, congerie del tutto e del suo contrario, vissuto da improvvisati, raffazzonati e affettati, alfieri di una coscienza satanica.
Il loro massimo esponente è un individuo che si è macchiato di pluri-omicidio colposo che custodisce una pesante valenza karmica.
Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.
Ad ognuno il suo!

Gentile Gaia,vorrei avere un trecento persone(scriventi articoli e commenti) nel blog CDC del suo livello e potrebbe partire "la rivoluzione culturale in Italia" già domattina.
La lascio con un discorso essoterico(vedo che la sa lunga sulla materia),
IL BURRONE (leggiamo abisso per stare in tema):
Un monaco si lamentò con il suo maestro perché non riusciva a raggiungere il satori.
"La colpa è tua" gli rispose il maestro.
"In che cosa sbaglio? Che cosa mi manca?" domandò l'allievo.
"Vieni con me, e te lo mostrerò."
Il maestro chiamò un altro discepolo, che era cieco, e tutt'e tre si recarono sulla montagna, in un punto in cui uno stretto tronco era stato gettato su un burrone.
"Attraversa!" disse il maestro al primo monaco.
Il poveretto guardò il fondo del burrone, il debole tronco e rispose: "Non posso: ho paura".
Allora il maestro si rivolse al discepolo cieco e gli diede lo stesso ordine.
Il monaco attraversò senza esitare il burrone.
"Hai capito?" domandò il maestro al primo monaco.
Bye,Bye The Essay


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