Una rete per negare...
 
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Una rete per negare la rete


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Cosa ci vuole a negare la realtà? Un attimo. Basta girare lo sguardo e vale se ti trovi in periodo di guerra, magari nell'Italia o nella Germania del 1940, ma anche adesso. Ora, qui, nella supposta "civilità" del bene che ha vinto.

Ma quando neghi la realtà, qualsiasi realtà, non ha importanza quale, quando la neghi essa non è solo obbligatoriamente la condanna che siamo forzati a riconsiderare, ma si carica di tutto l'astio che ha comportato il suo essere negata.

Se la Arent ci ha parlato della banalità del male mentre considerava l'insipienza del minuscolo Eichmann finalmente portato sul banco degli imputati a rispondere per tutto un movimento politico, capo burocratico di una gerarchia nazista che era stata concepita per essere efficiente, come solo un sistema sociale teutonico riesce, nel bene come più spesso nella caparbietà nell'escludere la realtà (non era infatti tedesco quel Kant che metteva sul banco degli imputati la "realtà" come oggettiva nella sua monolitica opera più nota? Non fa lo stesso forse quel movimento neo-pagano della new-age quando usa a sproposito la teoria quantistica?)  allora io vi dico che la Arent ha visto solo quello che voleva vedere.

Il male si nasconde bene dentro le pieghe della realtà, in quella evidenza evidente che tante volte ho indicato e che però, nonostante questo, rimane nascosta, anche adesso. Se vi dovessi chiedere ad esempio qual'è l'evidenza evidente che state escludendo "qui e ora", nemmeno con un ottimo allentamento potrete pretendere da Voi la risposta pronta. La mente lavora infatti apposta attivamente per escludere, poggia il suo meccanismo primario sull'esclusione e in "presa diretta e continua", non solo di tanto in tanto. In altre parole la mente ci è nemica, ma non è in sé sbagliata o da combattere. Sarebbe sciocco come segare il ramo in cui siamo seduti. Per poter spezzare l'incantesimo della mente che mente bisogna sempre tenere presente il suo funzionamento e di conseguenza rovesciarlo. Ma per farlo ci vuole tanta pazienza e tanto allentamento. Non si può lasciare che tutto vada a posto da solo. Io credo fermamente che lo spettacolare meccanismo biologico che è il nostro corpo sia stato creato e inventato da noi, magari in un altra vita o in un altro luogo, anche fisicamente parlando. Non importa. Sono profondamente convinto che la teoria degli antichi astronauti sia valida quando quella creazionista di un Dio buono che in sette giorni ha realizzato tutto oppure come le credenze dei nativi australiani che ci raccontano del mondo del sogno da cui provengono i creatori. Tutto questo singnifica solo per me che io sono un progetto che ho concepito da me in un tempo che non posso ricordare. Ma in questo progetto le declinazioni nella pratica, non sono importanti. Che siano a un certo punto intervenuti degli alieni per plasmare i nostri patrimoni genetici secondo la loro agenda, se sono intervenuti degli alieni, è parte di questo disegno. Lo sarebbe a prescindere.

Io non so se è vero, non ho mai da dare verità. Mi fermo prima. Per me qualcosa è interessante se è coerente. Oggi finalmente sento che le persone iniziano a parlare di coerenza. Dopo vent'anni di lotte, inizia a circolare questo meme. Come l'altro mio cavallo di battaglia, quello della neo-surrealtà che dipende dal primo: se non c'è coerenza, non è la verità che salta, ma la coerenza che viene prima e rende possibile la sua indagine logica. Ci sono altri concetti che faticano a divenire virali, infrastruttura ad esempio, oppure quello della dimensione virtuale. Anche di quello ho scritto molte volte, ma è più difficile coglierne il senso profondamente inquitante, soprattutto perché è radicato nella nostra quotidianità a un livello che ormai è percepito come vitale. E' un male, ma attaccarlo ora fa scattare la minaccia di un Male infinitamente superiore. In effetti non è vero ma è inutile ribadirlo perché nella neo-surrealtà ogni argomento di verità diventa opinione ed è attaccato con ostentata insistenza dall'inquisizione che sostiene la neo-surrealtà con la psicopatia. Perché a dominare sono le emozioni e le nostre emozioni sono totalmente uscite fuori dal nostro controllo per un preciso disegno voluto e perseguito con implacabile ostinazione, quella propria del Male. Noi siamo tutti assunti e viaggiamo spediti verso la possessione tecnica obbligatoria universale. Perché i padroni che ci guidano sono tutti posseduti e quindi non possono che volere per noi "filantropicamente" lo stesso destino. Per il nostro bene naturalmente, ma senza chiedercelo perché non siamo "abbastanza maturi" (cioè posseduti) per accettare un orrore del genere. Quindi veniamo addestrati a rilsciare emozioni negative, non importa quali, tanto tendono tutte a portare l'attenzione lontano da quello che ci succede. Più resistiamo, più diventa orrenda la realtà che ci circonda senza soluzione di continuità e perché a dominare è l'Oscurità.

In questo contesto, lavorando nelle associazioni, sento di continuo parlare di rete. Rete sociale, si intende. Ma la rete non doveva essere "condizione naturale dell'Uomo"? Io tremo ogni volta che si parla di qualcosa, perché significa che è stata nagata. Chi vuole amore lo nega, chi vuole benessere lo nega, chi vuole pace la nega. Il meccanismo è perverso e strutturale non si sfugge e più si insiste, più si nega. Ecco perché i combattenti per la libertà diventano i primi negarla e si fanno rete, funzionale a chi nega la libertà. La rete diventa allora quella del tecno-ragno, appiccicosa e buona per mostri come Schelob, il gingantesco ragno tolkeniano, oppure meglio ancora come l'apparente aracnide mutaforma Ygramul le molte, personaggio chiave della Storia Infinita, ma solo nel romanzo scritto. 

Ecco allora che la rete, diventa un filo spinato che ci circonda. Lo abbiamo messo noi per contenere le nostre stesse "pulsioni" incontrollate, come i timori e i desideri. La rosa che vi rimane impigliata non rende più bella questa nuova rete. Quella vecchia però è andata e adesso ci vuole la nuova fantastica rete. Quella che occorre per questa miserabile marea di disperazione che presto, molto presto, calcherà la scena di quest'altra nuova notte dell'animo umano.


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