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Università-La superiorità della casta baronale ebraica


licia
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Qualcuno si era domandato, tra le molte altre cose, come sia possibile che una minoranza etnica come quella ebraica in Italia riesca a "produrre" un numero percentuamente così elevato di docenti universitari (circa 162 solo nella università di Roma, vedi www.1blog.ilcannocchiale.it per LEGGERE altre considerazioni su questa lobby) intellettuali e un numero incalcolabile di giornalisti, opinionisti presenti sui principali media italiani.
Il curioso si era domandato se per caso questa anomalia fosse in realtà dettata dalla prassi clientelare tipica italiana con la quale vengono assegnate posizioni di rilievo all'interno delle Istituzioni pubbliche ed in particolar modo nelle Università italiane.
Questa opinione verte quindi fondamentalmente sulla certezza personale che la presenza di questa alta percentuale di professori ebrei era dovuta essenzialmente alla gestione clientelare, politica e familiare per l'assegnazione delle cattedre nelle università e non corrispondesse esattamente a criteri meritocratici fondati sul rilievo di una effettiva capacità scientifica ed intellettuale di qiesti docenti.
Leggendo l'articolo sotto riportato pubblicato sull'Occidentale e da una giornalista ebrea, risulta quindi evidente che l'accusa di antisemitismo, rivolta verso l'autore di queste opinioni che si è trasformata in una denuncia penale per istigazione all'odio razziale ed in quanto tale, fondata sulla diffusione di idee fondate sulla superiorità genetica e razziale è stata determinata dal fatto che l'autore inquisito abbia negato e non riconosciuti validi alcuni tratti caratteristici della genetica ebraica ed in quanto tali anche presenti nel DNA di questi docenti.
L'autore di questa lista è stato accusato di istigazione all'odio razziale ed antisemitismo perchè ha negato e dubitato che gli ebrei siano geneticamente superiori come essi stessi affermano.
Negare questa superiorità intellettuale degli ebrei è quindi un atteggiamento antisemita che si esprime nella non accettazione di alcuni aspetti di qesta cultura.
Sempre per definire ed identificare l'attegiamento antisemita che l'opinione pubblica deve evitare di assumere è opportuno prendere in considerazione le dichiarazioni dello storico/intellettuale ebreo Piero Melograni che non esita a diffondere sulle reti televisive pubbliche le idee fondate sulla superiorità culturale ed intellettuale di Israele rispetto agli stati confinanti.
Lo storico ebreo dichiara infatti che "non è possibile non ammettere la superiorità culturale di Israele rispetto agli stati del medio Oriente" e quindi negare questa superiorità è evidentemente un chiaro atteggiamento antisemita.

l'ARTICOLO DELL'OCCIDENTALE

TITOLO :Ecco perché è realistico parlare della superiorità del genio ebraico

Il dibattito in corso negli ultimi anni negli Stati Uniti sulla superiorità dell’intelligenza ebraica e le recenti posizioni di alcuni genetisti e scienziati sociali analizzate con cura da Alia K. Nardini non sono stravaganze di un gruppo di accademici esaltati. Charles Murray non è considerato un ciarlatano negli Stati Uniti, ma un prestigioso scienziato sociale. Al lettore italiano il dibattito sul Jewish Genius può apparire antisemita, vagamente nazista, ma non agli americani, i quali credono nelle differenze genetiche, come nel caso dell’omosessualità, e hanno una profonda ammirazione per gli ebrei. Da noi, quando si è scoperto che molti teorici neocon di Bush, a cominciare dal più importante, Irving Kristol, erano ebrei si è subito iniziato a parlare di complotto ebraico. In realtà, i più autorevoli cervelli neocon sono ebrei per la semplice ragione per la quale sono ebrei anche i più importanti pensatori democratici. Questo perché sono ebrei la grande maggioranza degli intellettuali, degli accademici delle università più prestigiose, degli scienziati che vincono i Nobel, degli editorialisti più famosi, dei giornalisti più noti, senza contare i migliori registi e attori di Hollywood.

I Kristol, informa il Times, sono una famiglia potentissima: Irving Kristol, nato nel 1920, consigliere di Bush, è il padrino dei neocon e la moglie, Gertrude Himmelfarb, nata nel 1922, teorica del ritorno ai valori vittoriani, è attualmente la guru di Gordon Brown, oltre a essere la regina dei neocon di Bush. Il figlio William è soprannominato “il cervello di Dan Quayle”, perché era capo dello staff dello scialbo vicepresidente di Bush senior. Il “cervello di Dan Quayle” è ora il direttore del Weekly Standard e il presidente del più importante think tank neocon. Lo stesso vale per i democratici, i cui migliori cervelli sono ebrei.

Con una tale supremazia è abbastanza comprensibile che uno scienziato sociale ebreo americano parli di genio ebraico. Non è neppure anomalo che Charles Murray parli degli ebrei come di una razza geneticamente superiore, perché il paradigma della superiorità intellettuale ebraica è già stato formulato in due importanti libri usciti nel 2004 da Princeton University Press. Sono due libri famosissimi e stimatissimi come "Jews and the American Soul" e "The Jewish Century" di due storici come Andrew R. Heinze e Yuri Slezkine. Jews and the American Soul demolisce il mito delle origini protestanti – presbiteriane e puritane – dell’America e sottolinea come già nella dichiarazione d’indipendenza di Thomas Jefferson fosse presente l’ideale del perseguimento della felicità, che anticipava la passione nazionale americana per la pace interiore, definita da Heinze un carattere psicologico tipicamente ebraico. Gli ebrei, presenti dalla fondazione degli Stati Uniti, erano studiosi della natura umana e su questo piano sfidarono i protestanti. Gli ebrei usavano molti termini ed espressioni entrate ora nel linguaggio comune degli americani per descrivere il perseguimento della felicità: espressioni come ricerca dell’identità, desiderio di realizzazione, volontà di superare il complesso di inferiorità, il bisogno di compensazione e di razionalizzare impulsi potenti e proiettarli sugli altri per avere con essi un’autentica relazione. Queste espressioni americane, entrate anche nel nostro linguaggio quotidiano, sono espressioni ebraiche. Per questo, per Heinze gli ebrei hanno plasmato l’anima americana.

Per Heinze dal 1880 al 1920 nasce la psicologia moderna – purtroppo Heinze non distingue tra psicologia e psicoanalisi – e l’America è conquistata dalle nuove idee. Gli psicologi ebrei erano pensatori di grande valore e ci fu interazione tra valori ebraici e americani a cominciare da Benjamin Franklin. Secondo Heinze, l’attitudine intellettuale e morale degli ebrei a migliorarsi costantemente condusse alla psicoanalisi di Freud e Alfred Adler, il cui approccio alla mente è tipicamente ebraico. Insomma, per Heinze tra il 1890 e il 1940, gli psicologi ebrei modellarono la psiche americana e dopo il 1945 questo processo si accentuò. Il libro più importante uscì nel 1946, fu scritto da un rabbino americano, Joshua Loth Liebman e si intitolava "Peace of Mind". Liebman era un rabbino e uno psicoanalista: il libro divenne un bestseller, fu preso sul serio dall’opinione pubblica. Liebman predicò dalla radio l’ebraismo come religione dell’amore, come una nuova idea della democrazia. Sul freudismo Liebman si scontrò con i due leader cattolici più carismatici, Fulton Sheen e Clare Booth Luce: quest’ultima per le sue critiche a Freud fu accusata di antisemitismo. Martin Buber, Eric Fromm, Abrahm Maslow, insieme a scrittori come Saul Bellow, Philip Roth e Allen Ginsberg plasmarono direttamente o indirettamente l’anima americana. Donne ebree come Betty Friedan, Ayn Rand, Ann Landers, Abigail Van Buren, Joyce Brother davano consigli al pubblico americano dalla radio e dalla televisione. L’Olocausto fu poi fatto conoscere agli americani
attraverso testimonianze come quella di Elie Weisel, che divenne il simbolo della sofferenza ebraica. Insomma, per Heinze, se gli Stati Uniti sono la grande nazione generosa piena di amore verso tutto il mondo è per l%E2

fonte
http://www.loccidentale.it/autore/daniela+coli/ecco+perch%C3%A9+%C3%A8+realistico+parlare+della+superiorit%C3%A0+del+genio+ebraico.009635

p.s
l'articolo sopra citato è di una giornalista ebrea, come anche tutti i nomi citati e il suo contenuto che probabilmente negli stati uniti non raprresenta un crimine in Italia invece non può non apparire come una evidente diffusione di idee fondate sulla superiorità genetica e quindi razziale, in questo caso degli ebrei.

Diffusione di idee fondate sulla superiorità che è punita dalla legge Mancino ma non se queste idee vengono diffuse dagli ebrei... sarebbe un riprovevole atteggiamento antisemita...


Citazione
risaia
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brava a fù licia !


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Anonymous
Illustrious Member
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bhe in effetti le idee da Murray mi sembrano prorpio di natura razzista e sono inequivocabilmente propagandate da questo giornale .
Ecco cosa ho trvato sulle idee di Murray.

http://archiviostorico.corriere.it/1995/gennaio/17/RAZZISMO_Una_questione_quoziente_co_0_950117918.shtml

Il saggista conservatore Charles Murray sostiene in un volume che i neri hanno un livello di intelligenza inferiore ai bianchi. E l' America si divide dal nostro inviato GIANNI RIOTTA TITOLO: Una questione di quoziente "Capelli biondi e occhi azzurri, il successo e' assicurato" Il presidente Reagan si ispiro' alle idee di questo pensatore che voleva eliminare lo Stato assistenziale Scienziati come Stephen Jay Gould lo attaccano ma lui replica: "Non credo ai tabu' " - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - CNEW YORK harles Murray, 51 anni, studioso. Mai sentito nominare? E' forse il piu' influente pensatore americano. O lo si ama o lo si detesta. Ronald Reagan lo apprezzava e ha basato parecchie sue politiche sul volume "Losing ground" con cui Murray proponeva una cura semplice per i mali dello Stato assistenziale: eliminarlo. Ma "Nature", la rivista che e' la Bibbia della scienza mondiale, liquida Murray: "I suoi studi sono viziati alla radice". Non cosi' la pensano centinaia di migliaia di lettori che, da settimane, tengono in classifica l' ultimo libro di Murray (scritto a quattro mani con Richard Herrnstein, da poco scomparso). Eppure "The bell curve", la curva a campana, e' un saggio mattone, 845 pressoche' illeggibili pagine, irte di tabelle, grafici, statistiche e espressioni matematiche. Non si parla d' altro in America (tranne che del caso O. J., l' asso nero del football accusato di uxoricidio, e dell' elezione del presidente della Camera di destra Gingrich, ma c' e' un nesso con la curva di Murray). Perche' , schiodato via dalla foresta di dati, numeri e citazioni, il messaggio di Murray e Herrnstein e' cristallino: nella societa' americana il successo di un cittadino nel mondo del lavoro e della produzione e' facilmente prevedibile, calcolando il suo Quoziente di Intelligenza (IQ); basso quoziente di intelligenza implica scarso successo e viceversa; il quoziente di intelligenza dei neri e' , in media, piu' basso di quello dei bianchi; l' intelligenza non e' frutto dell' ambiente, ma si eredita dai genitori, come capelli biondi e occhi azzurri; e' inutile investire nell' educazione di bambini con quoziente di intelligenza basso: non impareranno mai. In un' intervista al "Corriere della Sera", Charles Murray accetta di spiegare la teoria dell' intelligenza ereditata e delle sue caratteristiche razziali, rispondendo ai critici piu' feroci. "Non concedo mai interviste . dice lo studioso ., ne ho data solo una al "New York Times", ma per voi faccio un' eccezione e sa perche' ? Perche' ho passato l' estate in Umbria e voi italiani siete in gamba, intelligenti. Malgrado i guai vi tiene in piedi la famiglia e avete un sacco di speranza. Se solo riuscite a cancellare la spesa pubblica, e' fatta". "Quel che io e Herrnstein vogliamo provare e' che la societa' contemporanea si va dividendo in tre settori, un gruppo di leader dominanti, una fascia intermedia, e una classe inferiore, con basso quoziente di intelligenza. I leader si accoppiano tra di loro e, poiche' i dati suggeriscono che l' intelligenza e' ereditaria, producono bambini intelligenti. Gli strati bassi della popolazione fanno lo stesso e si perdono". Molti studiosi pero' , da Stephen Jay Gould alla rivista "Nature", credono che l' intelligenza non sia soltanto un fatto di eredita' . Che l' ambiente formi. Basta guardare ai test di intelligenza di ebrei, italiani e asiatici, appena arrivati in America ai primi del secolo. Allora erano al di sotto della media degli anglosassoni. Oggi l' hanno raggiunta e, spesso, superata. "Amico mio", spiega Murray, con il tono paziente di chi ha il destino, sgradevole, di dare le cattive notizie, "l' intelligenza puo' fiorire ovunque. Ma adesso i neri hanno scuole e televisione, come non capitava un secolo fa. Eppure la differenza con i bianchi nei test e' identica, o peggiore. Se non diventano medici e ingegneri non e' per il razzismo feroce della societa' . E' perche' non sono abbastanza intelligenti". "Per noi americani", dice Murray, "parlare di intelligenza ereditata e di diverse intelligenze fra le razze e' un tabu' . Ma io sono uno scienziato e non credo ai tabu' . Guardo ai miei grafici che mi indicano un quoziente di intelligenza medio tra i bianchi di 100 e uno medio tra i neri di 85". Henry Louis Gates, docente nero di Harvard, o lo stesso Gould, osservano che i test sono spesso parziali. Chiedono di riconoscere la parola "yacht" al 45 per cento dei bambini neri che vive in poverta' e non ha mai visto una barca, prima ancora che un panfilo. "Non e' cosi' ", argomenta Murray, "perche' nei test non culturali, quelli che si somministrano agli analfabeti, quiz, deduzioni logiche, i bianchi guadagnano addirittura piu' vantaggio sui neri". Si puo' parlare con Murray di tabelle e statistiche, deviazioni standard (metodi statistici per verificare l' esattezza di una media), per ore e il tono non cambia. Una piana, serena, impermeabile accettazione che i bianchi sono piu' intelligenti dei neri e che quindi tutto lascia presumere che la differenza sia razziale. Murray sta bene attento a non derivare assunti politici dalla sua teoria, ma "The bell curve" e' la Lotteria di Capodanno per molti americani. I razzistelli di strada usano il tomo come fermacarte dei loro pregiudizi: "Non e' che io sono razzista, e' che i negri sono stupidi". Ma soprattutto . e qui sta l' importanza vera del lavoro di Murray . l' idea che l' intelligenza sia ereditaria entra come un siluro nel dibattito in corso negli Stati Uniti sulla riforma dello Stato assistenziale, della scuola e del mercato del lavoro. Da quando e' stato eletto presidente della Camera, il repubblicano di destra Newt Gingrich insiste sulla riduzione dei programmi per le minoranze, soprattutto per i poveri delle citta' , a grande maggioranza neri o ispanici. Secondo Gingrich, il Welfare, piu' che risolvere problemi, ne crea: le ragazze nere fanno bambini per avere il sussidio di poverta' , i bambini, senza famiglia, diventano criminali. Create degli orfanotrofi, tagliate il sussidio, e si riducono spesa pubblica e crimine. La tesi deriva dal vecchio libro di Murray "Losing ground". Ma se educare le minoranze non e' soltanto antieconomico per lo Stato, ma addirittura sciocco, perche' "quelli" proprio non possono imparare, a che pro mantenere scuole nei ghetti? Charles Murray ha aperto il clima ideologico adatto per una partita dura negli Stati Uniti: educare l' e' lite dominante, rassegnarsi sulle minoranze. "Se un bambino ha un' intelligenza bassa, diciamo 85 punti, quasi certamente e' illegittimo", spiega Murray, "se ne ha una sopra la media, 115 per esempio, tre volte su quattro ha papa' e mamma. E le donne con scarsa intelligenza si riproducono piu' di quelle molto intelligenti. Risultato, bambini poco intelligenti. La media di chi riceve il sussidio di poverta' e' di 85 punti: i poveri fanno pochi punti nei testi di intelligenza". Le riviste scientifiche lapidano le statistiche di Murray, ma lui parla con serenita' . Non guarda piu' alla recensione di questo o quell' intellettuale "progressista, senza credenziali, che rifiuta di accettare l' evidente". Parla come chi ha il polso della politica nel Paese. Quando il presidente della Camera Gingrich preparera' i suoi tagli alla spesa pubblica, l' opinione americana sara' gia' stata sottoposta per mesi all' idea che i poveri non ce la fanno perche' sono stupidi. Un buon aiuto. "Dobbiamo smettere di considerare l' intelligenza come la sola virtu' " dice serafico Murray. "Io non so se l' intelligenza e' ereditaria o no. So
che i neri vanno peggio dei bianchi nei test. E allora? La tecnologia puo' fare miracoli, crea parrucchini per i calvi e occhiali per i miopi". C' e' speranza anche per gli stupidi. Inutile ricordare a Murray gli studi sul Dna dell' italiano Luigi Cavalli Sforza, che provano come, geneticamente, ci sia meno differenza tra un tedesco e
uno zulu' , che tra lo stesso zulu' e un aborigeno australiano. Cambia il colore della pelle, ma il Dna unisce. Se l' intelligenza fosse davvero ereditaria, i test di chi nasce a Lubecca e di nasce a Nairobi dovrebbero essere simili. Charles Murray ha condotto un' operazione ideologica raffinata, le cui conseguenze saranno formidabili nel dibattito americano. Gia' nel 1971 Richard Herrnstein aveva scritto, in un articolo sulla rivista "The Atlantic", che l' intelligenza e' ereditaria e che quindi "l' e' lite del sapere" deve organizzarsi per dominare la societa' . Ma allora le sue lezioni ad Harvard furono interrotte dalle proteste degli studenti. Oggi Murray e Herrnstein scrivono in un libro che il mondo del Duemila vedra' l' aristocrazia degli intelligenti controllare, con filo spinato e orfanotrofi, il sottoproletariato degli stupidi, "gente cui e' inutile dare classi differenziali e lezioni private, perche' niente che possano imparare ripagherebbe il costo dell' insegnamento". Sono pronto ad accettare scommesse: quanto ci vorra' perche' queste idee siano discusse anche da noi?

Riotta Gianni


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