Oggi ho incotrato una cara amica che non vedevo da qualche anno. Abbiamo chiacchierato e siamo anche riusciti a trovare un Bar dove sederci per mezz'ora. Passava da Milano per andare a Novara e si è fermata per un paio d'ore.
Lei sta aspettando la terza dose e non ha timore di farsela, anzi, mi continuava a ripetere che non capiva le ragioni delle proteste e me ne chiedeva conto. Mi raccontava di come nessuna delle persone che conosce ha ricevuto danni, e come lei stessa ha sperimentato un dolore locale temporaneo che poi è passato e adesso è tutto a posto.
Mi diceva anche che questo clima di divisione netta la faceva stare male, ma non capendone le ragioni, si chiedeva come mai le mie posizioni fossero così determinate.
Sapevo perfettamente, dai troppi sorrisetti che "sapeva il fatto suo" e chiedeva, sinceramente convinta che non ci fossero ragioni serie per opporsi, credendo di poter ribattere ad ogni mia affermazione. Si sentiva sicura e per quanto mi riguardava non avevo nessun motivo per farla sentire diversamente.
Ma le domande che faceva parevano voler soddisfare curiosità che non potevano evitare di minare alla base quelle sicurezze.
Non avevo molto tempo e il campo minato da evitare a ogni costo era quello medico sanitario. Quindi subito ho chiarito che la mia era una posizione più politica che sanitaria. Allora lei è passata alla nuova retorica della discriminazione implicita, a quel "noi" e "voi" che mentre realizza la neorepressione la nega.
Certo, niente di nuovo sotto il sole, il nazifascismo in modo più rozzo praticava le stesse identiche metodiche, le stesse surrettizie separazioni pronominali del "noi" e del "voi", affiché fosse subito chiaro che c'era uno scalino e che c'era chi lo aveva salito e chi invece era rimasto in basso e chiunque avesse scelto di rimanere in basso era sciocco e deplorevole per ciò da condannare. Tanto è inutile insistere su sto punto, quello delle associazioni storiche è un altro campo minato da cui non se ne esce.
Poi c'è un altro campo ancora più scivoloso che è quello dei diritti, credo uno degli aspetti insieme a quello più generale giuridico tra i maggiormente ignorati dal pubblico. Perché il semplice concetto che il danno verso una persona non può in ogni caso essere giustificato, anche se per la tutela del bene collettivo, pare inarrivabile alle orecchie dei somari, ed è inutile obbiettare che altrimenti in Italia avremmo ad esempio la sedia elettrica per i malandrini, perché c'è poi chi la desidera o la rimpiange insieme "ai bei tempi andati". Inutile anche se questo giustificherebbe l'abuso a prescindere, ad esempio verso i minori e i più deboli che potrebbero "perdere il diritto di poter vivere" senza accennare alla dignità che ormai da tempo ci siamo gettati alle spalle come "inutile peso del passato".
Cosa ci rimane? Beh, un sacco di altri argomenti estremamente solidi. Perché sono noti, condivisi e accettati, oltre che "pericolosi", solo che non vengono "pensati", per il banale motivo che sono spacciati come "normali" e dati in pasto "disincentivando" apertamente l'uso dei neuroni (=analisi critica) in quanto potrebbero minacciare lo status concesso di "ben pensante" e appartenente al popolo elevato al rango di "responsabile per tutti".
Per ciò mi son guardato bene di dire che era ignorante, non avevo motivo di denigrarla in alcun modo, perché è una persona degna del mio massimo rispetto, oltre che tutto il mio affetto. Perché egoisticamente è conservando il rispetto per il mio prossimo, tanto più per uno che conosco bene, che lo assicuro a me stesso come in uno specchio.
Ma avevo anche poco tempo e le sue erano domande estremamente spinose. Così ho esordito dicendo: "Nel 1930 le persone non si resero conto di quello che accadeva nel nostro paese. Noi, oggi, sappiamo che fu un momento storico speciale, ma chi ha vissuto in quel periodo, faceva fatica a capire mentre lo viveva che era un evento epocale. Pur senza alcun parallelo con quanto accade oggi, però è indubbio che se fossero in atto cambiamenti storici di quella portata, la maggioranza non li vedrebbe e rimarrebbero chiari solo a una sparuta minoranza".
Lei mi interrompeva, non capiva dove volevo andare a parare, ma rimanevo inflessibile e centrato. Sapevo "esattamente" dove mirare con precisione e riprendendo ogni volta la parola le ricordavo che i tempi erano stretti, le cose da dire complesse e se volevamo arrivare in fondo doveva lasciarmi arrivare al punto. Quindi ripredendo con pazienza il filo dissi: "Oggi noi stiamo vivendo un processo di cambiamento, chiamamolo per chiarici cinesizzazione, nel senso che la Cina sta facendo scuola e apripista per questa era nuova che è un era futura, ancora di là da venire e che dipende dalle nuove tecnologie".
Lei insisteva e mostrava una certa ansia nel notare che non le lasciavo appigli per argomentare, facendo presagire che ogni campo minato favorevole alla sua difesa era evidentemente inutile. Le programmazioni di cui siamo stati oggetto e che rassicurano tanto i credenti del "tutto va bene" e del "ripartiremo" se ubbidiamo, erano diventate improvvisamente inutili e la mia fermezza rendeva chiaro che sapevo esattamente come incrinare quelle certezze.
Allora, forse per cercare di tendermi un ultimo agguato, guardandomi in modo deciso mi chiese: "Ma tu sei cosciente che noi siamo stati aggrediti da un virus molto pericoloso?". Aah, come mi sorprendono a volte i bimbi che sono in noi, quando mi consegnano così docilmente i loro timori tra le mani, come se non ne conoscessi bene il valore e il candore ingenuo! Ho risposto: "Certo, sono abituato a litigare con tutti e sto in mezzo, tra chi dice che è un agente patogeno pericoloso e chi dice che non esiste alcun agente patogeno, perché fin da principio ho sempre sostenuto l'origine militare di cui abbiamo evidenze difficili da rigettare". Lei insisteva, non era convinta della mia risposta e allora ho rincarato: "Se l'origine è militare è chiara la pericolosità del patogeno perché è un arma biologica e non potrebbe essere altro se non resa pericolosissima apposta! Detto questo però, è anche un tipo di patogeno ben conosciuto e assimilabile a un raffreddore e come tale il vaccino deve essere preso ben sapendo che i richiami fino alla fine della vita saranno obbligatori a causa della pressione selettiva provocata dagli stessi farmaci". Colta impreparata mi ha risposto qualcosa sul fatto che poteva interrompere quando voleva. Era una difesa chiaramente debole, ma di nuovo non avevo motivo di insistere, non coltivavo verso di Lei alcuna rivalsa. Era comunque sempre una mia amica a cui voglio bene e poi il tempo stringeva.
Per ciò non c'era nemmeno tempo di ribattere e approfondire, quindi ho proseguito senza lasciarmi impetosire: "Ora, c'è un problema di cui nessuno tiene conto e cioè che le nuove tecnologie hanno portato nelle nostre vite un altro territorio apolide e selvaggio da conquistare, un territorio come è l'Italia o l'Europa ma globale che in sostanza è il web e che ora come ora è il far west: nello spazio virtuale non ci sono diritti che tengano, vige la legge del più forte e chi è il più forte? Non io, non tu, ma enti come la CIA ad esempio che vi spadroneggia a piacere con apparati militari giganteschi creati ad hoc, oppure grandi corporazioni come facebook che dettano legge e decidono chi può o non può fare quello che decide facebook entro i confini sotto il loro dominio; ma ci sono enti ed enti ed è chiaro che chi è abbastanza forte vuole la sua fetta di territorio, allora attori come Cina, Russia, America si fanno la guerra per ritagliarsi questi spazi di dominio". Lei interrompeva ancora, ma ormai era chiaro ad entrambi che l'argomento era ampiamente fuori dai limiti per lei gestibili.
Quindi ora mi bastava completare il quadro: "Bene, ma qual'è il termine di conquista, cosa si vuole ottenere, il controllo totale? Il nostro annientamento? No, qualcosa di molto più prosaico, perché chi conduce le danze non ragiona in modo complicato, considera solo cose estremamente semplici e concrete. Non gli interessa il controllo totale, dato che non ci considera nemmeno, siamo meno di insetti per costoro, ma quello economico perché sta cambiando il paradigma: noi siamo vissuti fino a ieri con i concetti del divertiti, produci e consuma, nel Mondo dell'homo economicus del contratto sociale dove si lavora, paga le tasse e in cambio il governo ci da il welfare, come le pensioni, ma tutto questo è adesso insostenibile, perché? A causa delle nuove tencologie che ci consetirebbero di sostiture qualsiasi produzione industriale a qualsiasi livello, riducendola a una mera opera artigianale e individuale senza aumento di costi rendendo inutile, cioé superando, l'attuale vincolo del processo produttivo e cioè che se vuoi qualcosa è l'industria che te lo deve fornire; pensiamo ad esempio alle stampanti 3d; questo mina alla radice la stabilità sociale vigente, ce ne vuole per ciò un altra per poter concepire una società stabile; ma il centro di tutto ciò è un altro concetto la cui importanza è sfuggita a tutti: l'identità digitale non equivale a quella del mondo reale, perché se i diritti sono difendibili nel Mondo reale, nel far west digitale sono solo preda di chi vi spadroneggia e senza alcun dubbio, noi stiamo andando verso una totale dipendenza dal Mondo dititale per tramite delle nostre identità virtuali: traine tu le conclusioni".
Lei mi ha chiesto un po' scossa cosa centrava con l'argomento iniziale. Allora l'ho aiutata a collegare i puntini: "Io resisto, consapevole che il futuro non si può evitare; non credo affatto che protestare in piazza, per quanto sia un diritto e abbia le mie simpatie, serva a qualcosa, perché la situazione attuale è storica e in quanto tale parte di processi inarrestabili; chi sta agendo per trasitarci verso il nuovo Mondo, non ha scelta e così non ne abbiamo noi; tuttavia gli spazi di libertà residua che ci resteranno attaccati, dato che prima o poi si dovrà concludere questa transizione ponendo fine al far west e noi abbiamo già una data prevista che è il 2030 circa, dipenderanno proprio dall'opposizione che riusciremo a mettere in campo nel frattempo, quindi se il futuro sarà ibrido dove non tutto sarà liberamente concesso a tutti, ma ci saranno solo alcune libertà regolamentate e per ognuno tali libertà rimarranno personalizzate, tipo che se tu vuoi comperare del cibo non è detto che nell'economia futura questo potrai farlo liberamente, ci saranno IA che determineranno ogni volta se la transazione ti verrà o meno consentita, tuttavia le libertà residue saranno il frutto di questo braccio di ferro con chi deve fare i conti con tutto al fine di realizzare questo futuro".
Allora mi guarda e mi chiede: "Ma perché farebbero tutto questo?". Come non si potesse ricavare un senso generale, ma era ovvio ormai che dal mio discorso il senso emergeva netto e limpido. Quindi ribattere a questo punto è stato facile, come se le sue domande mi aiutassero a rispondere invece che ostacolarmi: "Per questioni economiche: le economie future dovranno tenere conto di fattori globali strategici e di gestione di costi collettivi, perché non ci sarà abbondanza, non ci sarà tutto per tutti, ma ogni cosa dovrà essere contingentata, ad esempio stabilendo annualmente la quantità di voli aerei che sarà consentita per un dato fine, come andare in vacanza, e non tutti potranno prendere l'aereo quando vogliono, alcuni potranno e altri verranno esclusi e chi decide chi verrà escluso? Un applicazione, che seguirà criteri macro economici in un economia estremamente complessa e totalmente ingestibile per qualsiasi ente umano, ma non per il web".
Ovviamente in questo discorso ho omesso tantissimi aspetti, come il fatto che gli enti preposti a guida della transizione, soprattutto in occidente, sono tutti eminentemente criminali e lo sono per motivi strutturali, più che per cattiva volontà. Oppure che le evoluzioni future a prescindere dal nostro intervento e dal nostro braccio di ferro sarà "sporco", "confuso", strutturalmente fragile, per il semplice fatto che a condurre le danze sono per forza enità dalla mentalità gretta, oltre che criminale, come il Gatto e la Volpe, stretti in società di convenienza che hanno la stessa solidità di base della sabbia, per ciò non ci si costruisce niente sopra di duraturo o di stabile.
Un esempio su tutti è la contraffazione dei GP che inaugura un evidenza evidente: se a gestire la sicurezza è il ladro, non ti puoi lamentare poi se i gioielli di famiglia circolino come fossero pubblici; e se questo garantisce ai furbetti di poter disporre già dei nostri dati sanitari e biometrici ad ca%%um come gli pare, proprio questo aspetto criminale che rende assenti le garanzie, alla fine rende assente anche la possibilità di imporle quando poi invece, nel bengodi dei due pesi e le due misure dei soliti furbetti del quartierino, fa comodo richiederle.
Insomma, se a gestire le danze sono furbetti, non si può pretendere che proprio tutti siano ridotti a fessi patentati o che poi non ci si profitti del bengodi e la massa non farà che adeguarsi imparando per ciò a vivacchiare di "furbizia creativa" diversificata in un mondo di crescenti ingiustizie "legalizzate", sigillate dal web e da enti freddi e calcolatori.
Queste due precisazioni però non sono per tutti. Perché rischiano di far sentire il nostro interlocutore inutilmente cretino o peggio colpevole e impotente e ciò potrebbe chiudere fatalmente ogni finestra di ascolto faticosamente aperta oltre che per noi (tutti) vitale.
Perché una volta sfondata la diga non è necessario preoccuparsi di dove trascinerà l'acqua, dato che comunque, per la leggi cosmiche che governano le cose di questo Mondo, il suo flusso sarà diretto verso il mare.
molto chiaro come sempre GioCo. L'identità digitale serve ai padroni (chiamiamoli così per comodità) per assicurarsi che l'erogazione di servizi sia totalmente controllata, perchè per la loro mentalità contorta tutti i servizi saranno, o dovranno essere, scarsi in senso economico classico (offerta inferiore alla domanda). Il loro GioCo funziona per ora però anche per demeriti nostri, siamo noi (io compreso, ovviamente) che abbiamo ridotto le nostre esistenze alla fruizione di servizi in cambio di un corrispettivo monetario e a una serie di scadenze di pagamento. Basterebbe ricordare che ci sono molte altre cose che non possono ricadere in questo schema, e su cui di fatto il controllo dei padroni è impossibile, citando le prime che mi vengono in mente l'amore, la solidarietà, l'attenzione per gli altri, l'espressione artistica, il baratto ecc.ecc, chi più ne ha più ne metta
AAh caro @ducadigrumello, la chiarezza! Se fossi chiaro come sempre, probabilmente non avrei tagliato i ponti con molta gente come ora e l'accento va proprio sulla mia miseria, cioé non essere riuscito dove avrei dovuto e potuto.
Credo che la chiarezza come tante altre faccende affacendate della Vita sia una specie di conquista, che per parafrasare un po' Gaber nel significato di alcuni suoi spettacoli, richiede un sacco di fatica per raggiungere 4 minchiate che poi nessuno ascolta. La pena non sta poi tanto nel constatare che ti è costato così tanto fare un semplice passetto, ma che non ti è dato nemmeno di condividerne la Gioia relativa, come se fosse un movimento verso un altra dimensione oltre la terza, rimane invisibile ai più.
Tanto per cominciare l'ascolto non è mai con le orecchie, così come ciò che vorresti comunicare (è un "vorresti" generico) non riesci a farlo se usi solo la bocca, e in particolare non riesci se il cuore è chiuso. Perché è da lì che passa forzosamente qualsiasi comunicazione, è quello il centro nevralgico che fa passare oppure no i messaggi e non qualcuno, TUTTI.
Ora, prima eravamo in una condizione di relativa serenità, con l'opulenza e almeno in occidente. Ma il cuore non era aperto e in particolare non lo era per gli argomenti che non ci piacevano. Così è nata (tra le altre) la retorica del buonismo, una roba così mefistofelica che si fatica davvero a guardarla quando la vedi con chiarezza perché è la retorica di Moloch applicata a chi ha paura di perdere e ostenta la SUA conquista, dove l'accento non va su "conquista" ma sul possessivo, che arriva sempre lì, cioè a divorare bambini, sia in concreto, cioé materialmente oggi con una certa legittimazione della pedofilia ad esempio, che in senso metaforico, cioé a generare e poi divorare ingenui.
Nel pezzo che ho scritto qui ho riportato una esperienza che per me è tragica e allo stesso tempo comica, grottesca, e non mi dice niente altro oltre la constatazione della mia miserabile persona. In particolare ho constatato che il dialogo con "loro" è possibile, a patto che non si accetti la retorica dei pronomi. "Non si accetti" nel cuore, non con il cervello! Allora se non riesco, devo anche accettare che non sono "loro" che non vogliono ascoltare ma è comunque "io" che non vuole aprire il cuore, perché fa troppo Male e perché "io" ha coinvolto il cuore nella retorica dei pronomi. E' difficile non mostrare quel dolore se lo provi, mettendolo da parte, ed è ancora più difficile che nel portarlo a galla "loro" non lo intepretino nel modo sbagliato, per il semplice fatto che quel dolore non lo provano e non lo vogliono provare. Hanno il cuore chiuso e allora, devi prima bussare con delicatezza e con amore addirittura. Cosa che non riesci a fare se l'intenzione è di voler sfondare quella porta perché trovi profondamente ingiusto che ti sia stata chiusa.
Questo a prescindere da qualsiasi "ragione ragionevole" poi si abbia per provare a sfondare quella porta. Anche perché dall'altra parte, ci si corazza proprio per evitare che venga sfondata e se accadesse, tutti gli altri avrebbero poi ragione di constatare che "la ragione non è dalla parte della brutalità di chi non capisce". Che tradotto in soldoni poi è la violenza che serve a Moloch per dimostrare che la retorica dei pronomi c'è e va rinforzata se ci si vuole salvare dal peggio.
Bene, il problema è che la retorica del "noi" e del "voi" è talmente facile da acquisire che lo facciamo senza rendercene conto. Il cuore è pieno di porte e noi tutti siamo sempre tentati di chiuderle anche perché per difenderci è l'atto più semplice.
Per fortuna però non è mai possibile chiudere tutte le porte del cuore, perché semplicemente sono troppe. Sono infinite. Quindi il problema è sempre andare per abitudine e pretendere che siano le porte a cui siamo abituati a bussare quelle che ci verranno aperte. Quando non succede diciamo che il problema è dell'avventore che non ci ha aperto. Quindi se moriremo per strada al freddo, diremo che è colpa dell'avventore.
No, putroppo non è così. E' "colpa" (se una colpa la vogliamo a tutti costi cercare) di chi ha voluto insistere nel bussare alle porte che conosceva e non si è avventurato in quelle che gli erano ignote, per conoscere. Oppure semplicemente la nostra miseria è tale che ci mancano spesso le forze per riuscire a fare qualcosa di banale.
Come evitare di usare argomenti che sono stati preparati apposta da Moloch perché ci si possa NON ascoltare reciprocamente.
caro GioCo, scrivo appesantito da parecchio vino (di mia produzione peraltro), dunque non sono certo di riuscire ad esprimere alcunchè di comprensibile. Io ho sempre rigettato l'equazione "chiaro=semplice", sono proprio 2 concetti diversi, almeno così li ho catalogati io nel mio esiguo magazzino cerebrale. Continuo a pensare che la sua (o tua) chiarezza sia ammirevole, nel senso che quando si pongono le premesse in modo indiscutibile quel che segue è come se scivolasse lungo un percorso ben lubrificato e agevole, ma non per questo semplice appunto. La logica mette basi difficilemente attaccabili, ma non ci esime da sforzi di astrazione che poi, in moltissimi casi, scoraggiano la maggior parte di noi.
Anche se non condivido le cose che scrive GioCo mi piacciono o meglio mi piacerebbero.. ma la voglia pazza di sfondare porte e bruciare tutto e più forte della buona volontà
In tutto questo tempo ho imparato che nei rapporti con "loro", gli altri diversi da noi, l'aggressività nel sostenere le proprie convinzioni non porta da nessuna parte certo, ma questo era quasi scontato, poichè è un criterio che vale per qualunque tipo di rapporto tra persone. Inoltre non sono mai stato del tutto propenso, e me ne convinco sempre di più, che sia utile stabilire una qualche forma di dialogo con persone che non sono minimamente disposte a mettersi in discussione, sia che lo facciano coscientemente, sia che non siano proprio in grado e in condizione di farlo, per mancanza di strumenti intellettuali. Ma mi sono reso conto che anche con gli indecisi, ovvero coloro che potrebbero anche cambiare idea dopo una discussione più o meno argomentata con altri che potremmo essere noi, non è molto utile mostrarsi eccessivamente rispettosi delle loro convinzioni. Ovviamente c'è modo e modo, ma ci sono una serie di filtri da abbattere, dei diaframmi protettivi che costoro comunque mantengono inconsciamente, filtri che possono essere superati solo con argomenti e elementi concretamente e risolutamente demolitori. Personalmente, poichè gli italiani, anche da ignoranti credono di essere mediamente più furbi e intelligenti degli altri, ritengo che l'ironia sia un'arma molto potente per far capire loro che sono stati presi per il culo da uno Stato che si presenta con le vesti di Wanna Marchi, e ho avuto spesso riprova che effettivamente si tratta di uno strumento che funziona, anche se non facile da maneggiare. Per alcuni magari servirà qualche argomentazione un pò più complessa, ma la situazione attuale, pur tragica, offre moltissime occasioni di immediata, sottile e devastante ironia sulle ridicole e continue contraddizioni che il potere mette in campo, smentendo quotidianamente persino se stesso. Quando la gente capirà che dovrà chiedere il permesso (tramite identità verde o quello che sia) per qualsiasi cosa, permesso soggetto a verifica e scadenza, allora qualcosa capiterà, ne sono convinto, come al povero fantozzi che alla fine riuscì a farsi venire un piccolo sospetto sul panettiere come amante della moglie.
Caro @gix, si legge senza troppa difficoltà, dalla tua, la fatica nel tentare di dialogare con l'altro, di convincerlo, di andare verso di lui e la frustrazione conseguente nel non riuscire se non per tentativi ironici che probabilmente saranno intesi come fugaci battute di spirito immagino.
La differenza per quanto mi riguarda è che per me non c'è mai stato per un solo istante in questa vicenda il desiderio di convincere. A me, non interessava convincere la mia amica, stavo solo rispondendo alle sue domande, dopo averla abbracciata felice, perché erano tanti anni che non la vedevo. Tutto qui.
Se avessi avuto anche solo il sospetto di volerla convincere, avrei smesso e parlato d'altro. Se tu "sai", se in te non c'è tententammento perché vedi, sei lucido e ben centrato su te stesso, non porti dentro un desiderio di "convincere". Non te ne frega niente.
Tuttavia una delle massime che mi accompagna è che l'aiuto per riceverlo devi chiederlo e quando ricevi una richiesta che riconosci come tale, sarà sempre tuo dovere rispondere. Ma il modo in cui arriverà quella rischiesta non sarà mai quello atteso, prevedibile o desiderabile, sarà sempre una sorpresa, una specie di "prova" fatta su misura per te, ma la prova non riguarderà mai un fare, quanto un percepire (col cuore).
Per ciò in ogni sede in cui ho tentato di convincere, ho solo incontrato muri che si alzavano e diventavano più robusti ad ogni mio tentativo di superarli completato con successo. In altre parole, se riuscivo a portare argomenti che facevano breccia, la volta successiva mi trovavo semplicemente la persona ancora più determinata a smentirmi e quindi solo più convinta di prima nel volermi "sbufalare", come fosse una gara. Allora ho semplicemente smesso e me ne sono sbattuto i coglioni. Così, dall'oggi al domani.
Ma non perché ho smesso di desiderare di "cambiare" la testa di ca%%o di chi mi stava davanti, banalmente perché non è un mio compito. Ho scelto un altro significato. Non sono il polizziotto del Mondo, non ho lo pretesa di cambiare proprio niente, men che meno mentalità che considero sbagliate. La mia preoccupazione è di sopravvivere in questo luogo di Ombre e di farlo conservando un minimo di dignità umana; devo vivere in un Mondo che si è scordato del valore della saggezza, dell'affetto e del rispetto reciproco e che mi costringe a ricordarlo di continuo prima di tutto a me stesso. Tant'è che il mio prossimo non sa più distinguere un offesa da un opera buona quando viene al mio capezzale. Allora ho un solo modo per agire, non agire: aspettare tranquillamente che siano le persone a venire da me per "convincermi", perché non resiteranno alla tentazione (questo è sicuro) e poi con infinita dolcezza e Amore, deprivato di tutte le mie rivalse, fargli capire se necessario che sono capitati male. Nel senso che se non ho da convincere nessuno e quindi ognuno può tenersi le sue convinzioni per quanto mi riguarda, questo non da il permesso a cacarmi in testa o denigrarmi per dire che siccome ho le mie convinzioni sono un coglione. Dato che non ho cercato nessuno, proprio evitando di coglilere la provocazione, senza combattere, arrivo al punto.
Discuteremo e se discutiamo e i tuoi argomeni sono di sabbia mentre i miei d'oro non lo stabiliremo ne tu ne io, ma ci laveremo il capo e le mani insieme e tutto ciò che ci rimarrà tra le dita saranno le pagliuzze di saggezza che avevamo già in noi: se poi sono tra le mie, te le dono volentieri.
Perché? Perché non me ne faccio niente. Perché la ricchezza che porto dentro mi basta e non voglio niente da te.
Se vieni da me per donarmi qualcosa te ne sarò infinitamente grato, ma ad ogni modo non ho nulla da chiederti o da pretendere. A parte (se riesci) un po' di affetto, rispetto e dignità reciproco ma questo vale a prescindere da me. Vale in sé.
Tuttavia se vieni da me è proprio questo che sarà negato con forza. Non per colpa nostra o dell'essere umano, ma perché questa è la volontà di Moloch che senza rendercene conto abbiamo fatto tutti quanti nostra. Quindi il primo passo è renderlo così solare, illuminarlo così chiaramente, da non lasciare spazio al dubbio.
Quindi combattere non ha niente a che fare con un "convincere" ma con il rigettare totalmente la volontà di Moloch che non ci appartiene, ne a me ne a te, ne a nessuno che sia umano. Il resto non è compito nostro, avviene e basta.
Pensaci.
Mi spiego meglio. Nemmeno io ho alcuna intenzione di convincere qualcuno, semplicemente non intendo rinunciare alla mia identità e dignità, quand'anche fossi l'unico non allineato rimasto. Perciò è fatale che prima o poi, in contesti lavorativi e non solo, ovunque sia infine inevitabile il confronto, si arrivi ad una sorta di difesa armata delle proprie convinzioni, che non esclude l attacco, se necessario. Ma non faccio di certo proselitismo, semmai si prova a sopravvivere con un minimo di dignità, che a volte merita qualche modesta battaglia personale.