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AI - altro passetto avanti, il computer che eccelle nel gioco del poker

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La cosiddetta intelligenza artificiale (IA in italiano, AI in inglese) e' stata in passato molto
derisa, poi esaltata, di nuovo derisa, riesaltata e cosi' via.

Diciamolo in modo semplice di cosa tratta.
Tratta di quali tecniche di software e di scienza dei computer utilizzare per programmare meglio un computer. Per far cio' si avvale di apporti provenienti da altri campi, specialmente in campo cognitivo, ma pure da scopiazzature di quel che fa la natura.

All'inizio tutto parti' su basi soprattutto logico-matematiche, insomma su come realizzare dei programmi che sapessero effettuare deduzioni logiche. Sussisteva anche il problema della rappresentazione della conoscenza su cui effettuare queste deduzioni. Ci fu una fugace apparizione di una specie di neurone artificiale, il cosiddetto perceptrone, che pero' venne subito messo in un angolino dal solito guru statunitense, piu' abile a parlare e scrivere in generale che a realizzare cose concrete. Passo' qualche anno prima che l'approccio neuronale, cioe' quello di scopiazzare come funziona il cervello d'un animaletto prendesse veramente piede nell'IA. Fu la rivincita del perceptrone. La quale dimostro' come i presunti geni, che al lato pratico veri geni non sono, possano prendere delle cantonate clamorose.

Faceva capolino dunque la ricerca su come si possa programmare un computer affinche' imparasse da solo con l'esperienza. Naturalmente l'approccio detto neuronale puo' venir realizzato in diverse modalita'. Inoltre mica e' l'unico che permetta ad una macchina di imparare dall'esperienza. Proprieta' che e' interessante in diversi ambiti. per esempio in quel che oggigiorno viene definita data mining. Che fa il minatore di dati? Prende una banca dati piuttosto consistente e vi fa lavorar sopra un programma che "impara" e sintetizza le cose, per infine sputar fuori gli stessi dati ma in forma piu' concisa, sottoforma di piccolo ragionamento su come siano strutturati, o quali associazioni li caratterizzi. Il che potrebbe portare a fare previsioni su dati simili ma leggermente diversi.

Anche la robotica ha un gran bisogno di algoritmi che permettano ad un robot di imparare con l'esperienza, sia nelle sue componenti sensoriali, per esempio la visione, il tatto/pressione, eventualmente l'udito (riconoscenza della voce); sia per quel concerne il proprio movimento: come afferarre un oggetto, cioe' muovere in modo coordinato le proprie articolazioni, che cammino intraprendere per arrivare all'oggetto, come reagire se succede un imprevisto. Cose cosi'.

Naturalmente sono tutte problematiche magari risolte in piccolo, in contesti ben delimitati, ma molto meno in generale. Poiche' simili problematiche sono risolte molto bene da esserini piuttosto derisi, come gli insetti, ecco che alcuni guru dell'IA si sono messi ad imitare gli insetti, sempre in circostanze ben delimitate. Percio' l'imitazione degli insetti e' stata subito definita intelligenza artificiale.
Nessuno mette in dubbio che il ragno si muova abilmente, che la libellula voli mica male. Pero' da li' a parlare di intelligenza, come la interpretiamo nella vita di tutti i giorni ce ne corre. Eppure certi guru sono diventati guru dell'IA perche' hanno imitato qualche insetto a fare una parte esigua di quel che sa fare l'insetto vero e proprio.

Diciamocelo fra noi: l'idea di intelligenza tendiamo piuttosto ad associarla ai giochi. Kasparov credo che tutti gli appassionati di scacchi lo ritenessero un giocatore molto dotato di intelligenza scacchistica. Ma il computer che riusci' a sconfiggerlo non ragionava per niente in modo simile a come ragiona Kasparov. No, in un certo senso era un inganno quel programma, cioe' non era fair per niente. Primo, conteneva una memoria (banca dati) scacchistica immensa. Secondo aveva a disposizione una quantita' di energia infinitamente superiore a quella che Kasparov usava per far funzionare il proprio cervello. Terzo, il computer si avvaleva di una velocita' pazzesca, rispetto alla velocita' piuttosto lenta di un cervello umano, sia pure di Kasparov. Comunque Kasparov perse.

Fu un risultato clamoroso ma non nuovo. Tempo prima un camputer aveva sconfitto il campione del mondo di backgammon, l;italiano Villa. Gioco che contiene una componente aleatoria, poiche' si tirano anche dei dadi.

I giapponesi fecero notare che loro amavano un gioco dall'apparenza semplice ma di fatto difficilissimo a livelli di campione del mondo: il go. L'IA arrancava, non riusciva a giocare a go in modo soddisfacente. Solo recentemente infine un computer e' riuscito a tener testa ad un ottimo giocatore di go, ma non ancora al campione del mondo.

Dove sta la grande sfida del computer che sa giocare? Sta nel farlo giocare ad un gioco dove il giocatore bravo bluffa ogni tanto, se non bluffa mai e' un pessimo giocatore. Cosa meglio del poker?
Di computer eccellenti nel gioco del poker non ce ne sono mai stati. Solo recentemente qualcosa d'interessante si muove in questo campo. Si tratta di un programma chiamato Libratus.
L'ha realizzato un professore finlandese che lavora alla Carnegie Mellon University. Ennesima dimostrazione che gli USA in certe cose sono avanti solo perche' hanno i soldi per pagare i migliori cervelli del mondo, troppo spesso non statunitensi.

L'articolo che parla del giocatore di poker artificiale Libratus si trova qui:

https://www.technologyreview.com/s/603385/why-poker-is-a-big-deal-for-artificial-intelligence/

Com'e' noto gli insetti non giocano a bocce, nemmeno al ping pong, ne' al tennis, ne' fanno il portiere di hockey o di calcio. Sara' per questo motivo che quegli schizzinosi dell'IA non si sono dedicati a costruire delle macchine in grado di giocare i giochi suddetti.

😉

per la cronaca, si è provato pure coi videogiochi di guerra (FPS = first person shooter) e anche li è venuto fuori che siamo prossimi alla singolarità.

poi riguardo a questa frase:
Solo recentemente infine un computer e' riuscito a tener testa ad un ottimo giocatore di go, ma non ancora al campione del mondo.

il campione del mondo è già stato ufficialmente battuto.
https://techcrunch.com/2016/03/15/google-ai-beats-go-world-champion-again-to-complete-historic-4-1-series-victory/

inoltre da un po' di tempo sta circolando in rete una notizia per cui delle AI stanno già sbaragliando chiunque a go online.

l'ultima sulle AI, le AI di google stanno comunicando tra loro in modo criptato, senza che gli sviluppatori sappiano il codice.
cioè hanno sviluppato autonomamente un metodo di criptare e un metodo per decriptare un messaggio.
l'esperimento si basava sul farle "parlare" tra loro.
https://www.newscientist.com/article/2110522-googles-neural-networks-invent-their-own-encryption/

Grazie per l'aggiornamento sul gioco del Go.

Ormai non seguo piu' assiduamente queste cose, come facevo anni fa.
Scommetto che fra una decina d'anni, gli algoritmi saranno di pubblico dominio.
Ma va aggiunta pure la banca dati, che contiene un mucchio di partite ad alto livello.

Vado un po' a memoria. Intervistato a suo tempo, Kasparov spiegava anche come fosse riuscito un pochino ad individuare la "psicologia" del programma computerizzato e di qual tipo di mosse convenisse fare giocandogli contro.

Sono proprio curioso di sapere che genere di algoritmo di valutazione della situazione hanno adottato per il gioco del go.

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