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Gheddafi jr a Rapallo: condannato a pagare per i lussi in...

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la storia -Champagne, aragoste e un seguito di camerieri e guardie

Gheddafi jr a Rapallo: condannato
a pagare per i lussi in albergo

Al Saadi dovrà versare 400 mila euro


Al-Saadi, terzogenito di Gheddafi

GENOVA — Tutto quello che rimane— a ricordo di quei giorni—è un enorme Suv nero, con il motore Porsche e una cilindrata impossibile («Beve come una spugna, chi lo comprerebbe mai un mostro simile? », è la domanda che tutti si pongono guardandolo). Il Suv è nel piazzale del Grand Hotel Excelsior di Rapallo dove uno dei figli di Gheddafi, Al Saadi, detto l’Ingegnere (vuol essere chiamato sempre così), ha soggiornato fra il 2007 e il 2008 prima di andarsene in Costa Azzurra, lasciando il suv e il conto da pagare. E ieri il giudice Del Nevo del tribunale civile di Chiavari ha condannato il terzogenito del colonnello libico a risarcire il Grand Hotel: dovrà corrispondere l’intero importo del conto, 392 mila euro più 5.000 euro di spese legali. Al Saadi era arrivato a Rapallo nell’estate del 2007 quando si parlava di una sua possibile carriera come calciatore nella Sampdoria di Riccardo Garrone, dopo una passata esperienza nel Perugia di Gaucci e nell’Udinese.

Gheddafi junior, tesserato con i blucerchiati, tirò qualche calcio in allenamento e tutto finì lì. Ma Al Saadi si fermò in Riviera. Sarà per dispetto, sarà per non toccare un bene che rimane del proprietario libico, il macchinone nero è rimasto all’aperto per quasi due anni, ma sembra non soffrire il tempo: è sempre lucente. E fa da memento del «buco» lasciato dall’ingegner Gheddafi per il soggiorno di una quarantina di giorni fra gennaio e febbraio del 2008. Giorni in cui Al Saadi e il suo seguito (segretario personale, camerieri, guardie del corpo, preparatore atletico, autista, addestratore di due ferocissimi cani da combattimento) hanno occupato una lussuosa suite (Gheddafi junior) e diverse camere dell’hotel. A questo drappello si sono aggiunti gli amici invitati alle feste nel Grand Hotel a spese dell’anfitrione. Aragoste e champagne, ovviamente. Quando il conto è stato presentato, Gheddafi junior ha firmato per accettazione, è partito per Cannes (dove ha iniziato a coltivare la passione per il cinema, una predilezione per i film western), ma il saldo non è mai arrivato. Precedentemente i conti erano sempre stati pagati dall’ambasciata. C’è da immaginare che il Grand Hotel abbia tentato tutte le strade della diplomazia prima di rivolgersi al tribunale.

E ieri si è arrivati al dunque. Giovedì l’ultima udienza, in un semi-deserto palazzo di giustizia di Chiavari. Solitario testimone il direttore del Grand Hotel. L’ambasciata libica — interpellata dal giudice— non si è presentata e non ha fornito alcuna spiegazione. Il giudice ha deciso ieri pomeriggio depositando la condanna al pagamento nei confronti di Al Saadi Gheddafi, al quale tuttavia, non sono stati richiesti gli interessi in quanto «non imprenditore ». Tutta la vicenda è stata trattata con grande cautela dal Grand Hotel—perfino con segretezza — per non irritare l’importante ospite che, dopo aver rinviato all’ambasciata per la soluzione dei «dettagli» della sua permanenza a Rapallo, si è lavato le mani della questione. L’ambasciata ha — a sua volta —fatto sapere che se non parte ordine da Tripoli dalle sue casse non esce un euro.

Erika Dellacasa
10 luglio 2010
http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_10/Gheddafi-jr-a-Rapallo-Condannato-a-pagare-per-i-lussi-in-albergo_19ef9760-8bec-11df-9aa1-00144f02aabe.shtml

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