Berlusconi, la giornata più nera del Pd.
In rete: "Ma quando lo molliamo?"
Dopo il voto di ieri, cresce il dibattito tra gli elettori e i dirigenti del Partito Democratico. i segnali dell'Unità, i tweet dei dirigenti e una base in fermento. Zanda e Speranza scrivono ai circoli
di CARMINE SAVIANO
DA UN LATO gli aut aut del Pdl. Dall'altro il fuoco incrociato del MoVimento Cinque Stelle, di Sinistra e Libertà e di una parte consistente del proprio elettorato. La sentenza della Cassazione prevista per la fine di luglio e l'eventuale interdizione di Silvio Berlusconi dai pubblici uffici, rischiano mettere in difficoltà non solo per il governo Letta, ma la tenuta stessa del Partito Democratico. Che dopo il voto di ieri per interrompere i lavori in aula - e consentire una riunione dei vertici del Pdl - è messo sotto pressione da militanti e dirigenti: "Ma cosa aspettiamo a mollare Berlusconi e il Pdl?". E sui forum dei democratici e sugli house organ del partito cresce la protesta.
Una scelta che rischia di creare una crepa tra i democratici. Claudio Sardo, direttore dell'Unità, lo scrive nel suo editoriale di oggi: "Un simile prezzo non si può pagare". Perché "la ritorsione di Berlusconi sul Parlamento è assolutamente intollerabile". E "va respinta senza esitazione, qualunque sia la conseguenza politica": Perché se è vero che la tenuta del governo Letta è essenziale al Paese, "un ricatto sulle Istituzioni può alterare la democrazia e l'equilibrio dei poteri", provocando una "destabilizzazione ancora più grave".
"Ogni limite è stato superato, così non si va avanti". E' lo stesso segretario del partito, Guglielmo Epifani, a sintetizzare i malumori. L'analisi dell'ex sindacalista - ospitata in un'intervista sull'Unità - mette al centro la ragione politica principale dell'esistenza del governo Letta: il senso di responsabilità verso il Paese. Epifani dice: "O il Pdl dimostra di essere interessato ai problemi dell'Italia, oppure con la stessa forza con cui abbiamo fatto nascere questo governo diciamo che così non si può andare avanti". Poi le critiche alla sciatteria verbale di Grillo e un messaggio rivolto a chi, all'interno del Pd, ha criticato il voto a favore della sospensione dei lavori: "Non c'è stata alcuna accondiscendenza".
Davanti alla perplessità e al malumore i capigruppo Zanda e Speranza scrivono ai circoli del Pd. "Molte bugie e falsità si stanno diffondendo su ciò che è stato deciso ed è accaduto ieri. Dopo il l'annuncio della Cassazione che ha fissato il giudizio sul processo Mediaset al 30 luglio, Il Pdl ha chiesto tre giorni di sospensione dei lavori parlamentari. Il Pd si è opposto, perchè questa richiesta era inaccettabile. A questo punto il Pdl ha richiesto di poter riunire i gruppi parlamentari della Camera e del Senato, nel tardo pomeriggio, dopo il question time del presidente Enrico Letta alla Camera. Analoghe richieste, fatte anche dal Pd e dagli altri gruppi parlamentari, sono sempre state accolte". Così, dopo "una discussione nelle presidenze dei gruppi parlamentari del Pd al Senato e alla Camera. E in entrambi i casi, considerati anche i precedenti e la consuetudine, si è acconsentito".
Ma le voci dei militanti sui social network si fanno sempre più critiche. Su twitter sono tanti i messaggi indirizzati al governo Letta. La coscienza della necessità delle larghe intese è presente. Ma non a tutti i costi. "Berlusconi vuole lasciare il governo? Non è una minaccia, è un'occasione...". Ancora: "Mi auguro che questo governo non si trasformi in un esecutivo barzel-Letta. Ma le alternative sono pure peggiori". Poi gli inviti a considerare non solo gli equilibri istituzionali, ma anche il sentimento di migliaia di cittadini: "Dovete starci a sentire, questa situazione è veramente intollerabile".
Ancora su Twitter, Approdo Sicuro scrive: "Oltre all'inchino a Berlusconi, la Camera ha fatto un'incostituzionale pressione sulla Cassazione e il Pd, forse, ha raggiunto il punto più basso". Caterina Soffici: "Il Pd è quella cosa che se può farsi del male, lo farà". Poi le parole dell'ex presidente del Senato, Renato Schifani, che vengono criticate anche con ironia. Angelo Carlino scrive: "Se Berlusconi sarà interdetto, il Pdl uscirà dal governo Letta. Sarà dura, durissima, ma ce ne faremo una ragione". E Luigi Chiariello chiosa: "Schifani dice che se condannano Berlusconi non restano nel governo. Quando si dice scindere il personale dal politico...".
E le discussioni tra gli elettori crescono con il passare delle ore. Il sito ufficiale del partito e i blog dei dirigenti ospitano numerose critiche. "Io non ci sto capendo più niente. Proprio no. Una pausa di poche ore per un gruppo ci può stare. Il problema è la motivazione assolutamente antidemocratica ovvero per protesta verso la Cassazione". E uno degli epicentri della protesta è il blog di Pippo Civati. C'è chi scrive: "Nel medioevo terrorizzavano i cittadini con la fine del mondo. Ora lo fanno con le crisi finanziarie". Non manca chi ipotizza scenari per salvare Berlusconi: "Non è che ci troviamo Silvio senatore a vita prima del 30 luglio?".
Poi chi sposta l'attenzione sul prossimo Congresso del Pd, chiedendo una discussione che impedisca comportamenti troppo poco definiti: "Il nodo è il Congresso, questa Dirigenza, scaduta: dimissionaria, non rappresenta più nessuno". Le richieste di chiarezza e gli inviti a non sottovalutare la volontà degli elettori: "Se non vi rendete conto di ciò che avete fatto mi preoccupa di più che se aveste detto: si abbiamo ceduto al ricatto di Berlusconi". Post e commenti che aumentano a dismisura. "Il Paese è bloccato dalla crisi e voi bloccate il Parlamento assecondando il Popolo della Libertà?".
Poi le critiche, infinite, al comportamento del Pdl. Ingiustificabile una decisione presa nel nome della salvaguardia personale di Berlusconi che rischia di fermare il pur difficile cammino per portare l'Italia al di là della crisi politica ed economica. "Il Pdl sta superando ogni limite". Poi chi invita a superare, una volta per tutte, l'anomalia berlusconiana: "Un centrodestra esiste in tutto il mondo. E comunque andrà a finire continuerà a esistere anche qui". Infine: "Cari vertici del Pdl, in realtà state solo bluffando: temete troppo il ritorno dell'asse Pd-Sel-M5S".
Crescono anche le voci dissidenti, rispetto alla linea di condotta scelta, all'interno del partito. Dai renziani a chi è vicino alle posizioni di Pippo Civati. Sintetizza tutto Paolo Gentiloni: "Io sostengo lealmente il Governo ma non avallo col mio voto l'Aventino parlamentare del Pdl contro la Cassazione". Ancora: "Non si usa il Parlamento contro la Magistratura, le istituzioni vanno rispettate". Una lettura della vicenda che trova numerosi consensi tra gli elettori. Ma la tensione è alta. Tra chi annuncia di voler "strappare la tessera se il Pd continua a sostenere le provocazioni del Pdl e di Berlusconi" e chi chiede di "staccare la spina al governo se le larghe intese sono solo il modo per garantire il Cavaliere".
E la sinistra del partito non sta a guardare. Richiamando tutti a una lettura obbiettiva dei fatti. Lo scrive Matteo Orfini sul suo blog: "Cosa è successo davvero? Abbiamo rinunciato a quattro ore di attività del Parlamento con l'impegno di recuperarle lunedì, iniziando prima del previsto i lavori. Tutto qui". E sulla debolezza nei confronti del ricatto del Pdl: "Non è così. Si è semplicemente preso atto dell'esigenza di quel partito di discutere, come avvenuto nella storia passata e recente in tantissime occasioni". Sulla vicenda, in un'intervista a il Manifesto,
interviene anche Fabrizio Barca: "Il Pd non doveva accettare di sospendere i lavori, ma lo ha fatto. E senza consultare i deputati. Epifani è critico. E allora mi domando: chi è il Pd? Che cos'è il Pd". E l'ex ministro per la Coesione Territoriale torna a parlare di "doroteismo" dei vertici del Pd: "C'è un'apparente condivisione dei temi ma una chiara non voglia di confrontarsi".
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bene ha fatto il m5s per voce di Morra a adescare i piddini con lo specchietto del governo dei 5 punti...
per una volta, una mossa azzeccata dal punto di vista tattico.
Devono proprio morire, questi del Pd ... non c'è altra soluzione ....un altro "rinvio" di problemi pur di cercare di salvare il "governo di larghe intese" ... ed un altro autogol rispetto al proprio elettorato ... e rispetto ai 5 Stelle .....
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Il Pd allunga di un anno il Cav
Cambiare la legge 361 del 30 marzo 1957 sostituendo il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità. È quanto prevede il disegno di legge del Pd depositato al Senato di cui sono primi firmatari Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda capogruppo a Palazzo Madama e che permetterebbe di sciogliere, una volta per tutte, il nodo del conflitto di interessi che riguarda Silvio Berlusconi.
In pratica, con le nuove norme, in un caso come quello del leader del Pdl, la Giunta delle elezioni invece di dover decidere sulla ineleggibilità, che porterebbe alla decadenza immediata dal seggio, dovrebbe valutare una eventuale incompatibilità che non comporta nessuna decadenza automatica ma dà la facoltà di optare: starà all'eletto rimuovere la causa senza rinunciare all'ufficio parlamentare o rinunciare al seggio conservando la causa dell'incompatibilità. La rimozione del conflitto potrà avvenire, prevede il ddl, soltanto vendendo la partecipazione di controllo di un'azienda in un tempo certo (il lasso previsto è un anno) oltre il quale il parlamentare inadempiente decade.
Detto in altre parole, se si vuole restare senatori o deputati, si dovranno vendere le aziende di cui si è azionisti. Il ddl riprende lo spirito delle parole pronunciate ieri da Anna Finocchiaro, secondo la quale con le norme del '57 non si può dichiarare l'ineleggibilità di Berlusconi. La presidente della commissione Affari costituzionali aveva aggiunto: "quello è un testo mal fatto, la legge va cambiata perché non è adeguata a fotografare in maniera compiuta le ipotesi di ineleggibilità. Non è adeguata alla modernità del paese non è una legge moderna".
"La principale novità del disegno di legge- scrive il primo firmatario Mucchetti nella relazione del ddl presentato con Zanda in Senato- è rappresentata dalla proposta di qualificare come cause di incompatibilità le situazioni finora definite come cause di ineleggibilità dall'articolo 10 del decreto del presidente della repubblica n. 361 del 1957". Allo stesso modo, "i casi di incompatibilità - continuano gli esponenti del Pd - vanno a loro volta estesi dagli esponenti e dai consulenti delle imprese che si trovino nelle condizioni di cui sopra "agli azionisti che abbiano il controllo di diritto o di fatto o che esercitino il controllo, di diritto o di fatto, in forma congiunta attraverso la partecipazione a patti di sindacato o ad altri accordi".
Il disegno di legge prevede che la situazione di conflitto d'interessi di eletti, che siano anche azionisti di controllo, non dia luogo all'immediata decadenza dal mandato parlamentare, ma determini una situazione di incompatibilità. In tal modo, "si offre ancora la scelta tra il restare parlamentare, rimuovendo in radice la causa di incompatibilità, e il rinunciare al mandato, salvaguardando la propria posizione di azionista". Per rimuovere la causa di incompatibilità, "l'azionista di controllo eletto parlamentare deve conferire entro trenta giorni ad un soggetto non controllato né collegato il mandato irrevocabile a vendere entro trecentosessantacinque giorni le partecipazioni azionarie di cui sopra a soggetti terzi, ossia a soggetti senza rapporti azionari né professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonché a soggetti diversi dagli amministratori delle società. I due termini di 30 e di 365 giorni devono intendersi come perentori".
I promotori del ddl spiegano di aver scelto "la rimozione in radice della partecipazione di controllo" e non un blind trust, giacché, "la devoluzione a un blind trust elimina sì l'influenza del parlamentare nella gestione aziendale, ma non la ben più grave possibilità che il parlamentare pieghi la sua opera a favore della società nella quale conserva il suo interesse patrimoniale. L'autorità garante della concorrenza e del mercato provvede a svolgere l'istruttoria preliminare sulla condizione di incompatibilità e ad accertare che la vendita delle partecipazioni azionarie avvenga nelle modalità previste dal disegno di legge". Decorso invano il termine per rimuovere la causa di incompatibilità si decade dal seggio con delibera della camera di appartenenza.
Il ddl Mucchetti-Zanda, depositato in Senato, sarebbe applicabile anche nella legislatura in corso. Il testo, che mira a modificare la legge n.361 del 1957, contiene una norma transitoria che prevede che, in sede di prima applicazione, per i membri del Parlamento in carica, per i quali esista o si determini qualcuna delle incompatibilità previste le disposizioni avranno effetto all'entrata in vigore della legge, previsto per il giorno successivo alla sua pubblicazione sulla gazzetta ufficiale. Il ddl è sottoscritto anche da Claudio Martini, Vannino Chiti, Miguel Gotor, Franco Mirabelli, Maurizio Migliavacca, Salvatore Tomaselli, Giorgio Tonini, Walter Tocci, Paolo Guerrieri Paleotti, Mauro del Barba, Stefano Collina, Rosa Maria di Giorgi, Paolo Corsini, Magda Angela Zanoni, Doris Lo Moro, Mario Tronti, Luciano Pizzetti, Mauro Maria Marino, Nerina Dirindin, Emma Fattorini, Giorgio Pagliari, Rita Ghedini.
Il ddl consta di 4 articoli. Per varare le nuove norme si propone di abrogare l'articolo 10 della legge del '57 in materia di inellegibilità. Per definire le causa di incompatibilità si aggiunge quindi un nuovo articolo (il 2-bis) all'articolo 2 della legge n.60 del 15 febbraio 1953 sulle incompatibilità parlamentari. L'articolo 10 della legge del '57, si spiega nel testo, al primo comma reca disposizioni volte ad evitare che il parlamentare venga a trovarsi in conflitto d'interessi ove intrattenga, 'in proprio' o quale esponente di imprese private a scopo di lucro, rapporti contrattuali di notevole entità economica con le pubbliche amministrazioni. È stata pertanto ritenuta causa di ineleggibilità soltanto la proprietà di imprese individuali e la rappresentanza legale di società di capitali, non altrettanto la detenzione della proprietà della maggioranza delle azioni o delle quote sociali di una società titolare di una concessione di notevole entità economica. Ciò comporta la situazione paradossale per cui attualmente può essere dichiarato ineleggibile un imprenditore individuale titolare di una concessione di notevole entità economica, ma non chi di una tale società abbia il controllo azionario ma non rivesta in essa alcuna carica formale.
"Prim'ancora dell'amministratore o dell'alto dirigente- continua il ddl Mucchetti-Zanda - , è l'azionista di controllo della società titolare della concessione o della licenza d'uso ovvero dell'impresa attiva in settori sottoposti a regolazione specifica ad avere l'interesse maggiore, per entità economica e durata temporale, a influenzare pro domo sua le decisioni del parlamento e del governo. Sotto questo profilo, le norme sull'ineleggibilità si dimostrano inadeguate a cogliere e risolvere i problemi dell'oggi. È Dunque venuta l'ora di rimediare".Si ricordano quindi i precedenti affrontati dalle giunta delle elezioni in parlamento: nel 1989 il 'caso D'angelo' e nel 1994, 1996 e 2002 il 'caso Berlusconi'. "In questi casi- si ricorda- è stata respinta la tesi di coloro che propendevano per un'interpretazione estensiva della norma che, al fine di scongiurare conflitti d'interesse, riconduce l'inciso 'in proprio', citato in precedenza, agli aspetti 'sostanziali' del nesso con l'attività di impresa".
Finora, la giunta delle elezioni e
delle immunità parlamentari, continuano i senatori Pd, "ha inteso che l'espressione 'in proprio' sia riferita alla persona fisica titolare del rapporto contrattuale. Sulla base di un'interpretazione costante, la norma di cui all'articolo 10 del testo unico viene infatti riferita alle concessioni ad personam, assegnate cioè a persone fisiche. È stata pertanto ritenuta causa di ineleggibilità soltanto la proprietà di imprese individuali e la rappresentanza legale di società di capi ali, non altrettanto la detenzione della proprietà della maggioranza delle azioni o delle quote sociali di una società titolare di una concessione di notevole entità economica. Ciò comporta la situazione paradossale per cui attualmente può essere dichiarato ineleggibile un imprenditore individuale titolare di una concessione di notevole entità economica, ma non chi di una tale società abbia il controllo azionario ma non rivesta in essa alcuna carica formale".
bene ha fatto il m5s per voce di Morra a adescare i piddini con lo specchietto del governo dei 5 punti...
per una volta, una mossa azzeccata dal punto di vista tattico.
peccato abbia già "precisato" come un berlusconi qualsiasi.
😆
Direi che ha fatto molto bene a "precisare" ...
Mica è possibile sostituire il PdL con i 5 Stelle continuando a fare la stessa precisa politica ... magari con lo stesso Letta premier ...
E comunque l'apertura vera ad una ipotesi di "change" in corsa, come ha ben notato Paolo Mieli, era già chiara nell'incontro di Grillo con Napolitano ... e nella conferenza- stampa successiva ...
Ma credo proprio che il Pd non ci pensi per niente .... e stavolta si suicidano veramente ....
Epifani,filosofo mancato ma ben riuscito personaggio della Casta sindacale e ora anche del piddì, accusa di "sciatteria verbale" Beppone. Da che pulpito!
Noi potremmo anche fare un governo con il piddì...basta che cambi nome,dirigenza,statuto e visione politica, poi se ne può, forse, anche parlare. 😉
Ciaciao 😆