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Ricchiuti(P.P.I.): ”Studi di settore, ovvero come ti ammazzo

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imprenditore potentino

Ricchiuti(P.P.I.): ”Studi di settore, ovvero come ti ammazzo le imprese”

Pubblicato il 14 luglio 2015 di linoricchiuti

Se gli studi di settore erano uno strumento intollerabilmente vessatorio sotto Visco, Dini, Tremonti e Padoa Schioppa, Monti, continuano ad esserlo anche durante la reggenza di mago Merlino da Firenze. cond1 copiaDovrebbe essere chiaro, ma il fatto è che fa sinceramente male vedere che il governo che dovrebbe Salvare l’Italia, Liberarla e farla Crescere, si occupi di tutto tranne di chi il lavoro lo crea in Italia.

Gli studi di settore non sono solo uno dei tanti strumenti che rendono complicata la vita dei lavoratori autonomi e delle imprese, e parlarne non significa solo parlare di quanto sia pesante e insostenibile la pressione fiscale in questo disgraziato paese. Ciò che rende intollerabili gli studi di settore è che obbligano chi guadagna poco a dichiarare di più, mentre consentono a chi guadagna tanto di dichiarare di meno. In questo senso si configurano, di fatto se non di diritto, come una sorta di condono fiscale permanente, e sarebbe stato legittimo aspettarsi, dal Presidente del Consiglio che ha più volte dichiarato come tutti i falsi moralisti “mai più condoni” un comportamento più coerente con le promesse.

Perché gli studi di settore, stabilendo a priori un ricavo “congruo” per ogni tipo di attività e inducendo ogni contribuente ad adeguare le dichiarazioni dei redditi a quella cifra, pena controlli fiscali induttivi in cui l’onere della prova è rovesciato, costringono giocoforza chi ha guadagnato meno a dichiarare di più. Al tempo stesso forniscono seduta stante l’assoluzione per chi, pur avendo guadagnato di più, dichiarando un reddito “congruo” alle stime dello studio di settore, si vede d’incanto escludere dalle liste dei contribuenti a controllo. Se gli studi di settore, da quando sono stati istituiti, hanno generato un aumento del gettito fiscale, questo è dovuto quindi a un sistema ferocemente regressivo (i poveri pagano più dei ricchi, gli onesti più dei disonesti, le nuove imprese più degli insider), tanto più regressivo in un periodo di crisi economica,in cui le consuete corse tardo primaverili di artigiani e imprenditori alla ricerca di fatture fasulle da emettere per riuscire a risultare congrui hanno davvero il sapore di una beffa indigeribile.

E poi, magari, cominceremo anche a porci qualche domanda sulla strana accondiscendenza che le associazioni di categoria hanno verso gli studi di settore, laddove le critiche sono rivolte per lo più al sistema di calcolo e alle applicazioni (all’altezza dell’asticella, insomma) che allo strumento in sé. Forse, tra miracolati e tartassati dagli studi di settore, tra insider e outsider, coloro che dovrebbero tutelare gli interessi di imprenditori, commercianti ed artigiani hanno già scelto da tempo chi rappresentare.

Lino Ricchiuti (link pagina Facebook) – resp.naz. Movimento Popolo Partite Iva

Qualsiasi iniziativa politica ha al primo posto il diritto al lavoro. Senza alcun dubbio la persona disoccupata è una delle prime emergenze, chi non lavora non prende lo stipendio, senza stipendio non è possibile fare la spesa, se non si fa la spesa il commercio va in crisi, andando in crisi il commercio, va in crisi anche il mondo produttivo, perciò il “senza lavoro “ è il primo anello di una spirale che porta inevitabilmente al collasso. Non si può anche non tener presente che, oltre al problema economico, vi è pure un problema umano, infatti spesso le cronache riportano tragedie famigliari collegate alla disoccupazione.
Creare occupazione è la madre di tutte le emergenze, ma sorprende una cosa, TUTTI mettono in evidenza che occorre creare posti di lavoro, ma NESSUNO propone la cosa più importante, cioè, chi deve creare il lavoro?
Ho provato a chiederlo ad alcuni disoccupati in quanto, essendo questi direttamente interessati, dovrebbero conoscere le varie proposte, ebbene grande delusione, nessuno ha dato risposte. Ho fatto tale domanda a qualche persona politicamente impegnata, ennesima delusione , non ho ricevuto chiare risposte. E allora? Nella totale mancanza di proposte, qualche risposta si dovrà pur dare.
Una risposta potrebbe essere, “createvelo da soli”, come hanno fatto gli artigiani, commercianti, contadini, ecc. La proposta non sarebbe poi tanto malvagia. Se non erro, a parere di tutti gli osservatori, il lavoratore autonomo può evadere quanto vuole, perciò sarebbe il più paradisiaco dei lavori. Si tenga anche conto che il lavoro non manca, i posti pure, le strade delle città sono “tappezzate” da saracinesche definitivamente abbassate, manca solo l’imbarazzo della scelta.
Qualcuno potrà giustamente obiettare che ad una certa età ad iniziare un lavoro autonomo, si incontrano delle enormi difficoltà, obiezione accolta, ma questo non vale per i giovani. Se nessuno è disponibile ad “arrangiarsi”, dica almeno chi deve creare i posti di lavoro, chi? I politici? I sindacalisti? I comuni? Le provincie? Le regioni? Lo stato? Perché non si dice chiaramente? Non sarà per caso che i posti di lavoro dovremo crearli , ancora una volta, noi “coglioni” ? Ma che dire del fatto che molti di noi stanno con la merda oltre il collo grazie a tutte questa politica fiscale da gestapo e al battito di mani di una certa parte della popolazione che vede in noi “gli evasori” ovvero il male di tutti i mali ? Sapete questa volta vi do ragione , come detto prima “serve lavoro” venghino signori c’è posto per tutti , qua si ruba a man bassa… venite a provare e a divertirvi anche voi !>>

Lino Ricchiuti – resp. naz. Movimento Politico Popolo Partite Iva
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Io fui costretto a chiudere la mia attività nel 2013 proprio a causa degli studi di settore: quell'anno avevo un fatturato troppo basso mentre l'anno prima era stato discreto. Quindi fui costretto a chiudere altrimenti mi avrebbero rovinato anche se in pratica non avevo evaso mai nulla: troppo impegnato a fatturare per raggiungere l'odiata congruità. Gli studi di settore sono una ingiustizia ma nel mio caso mi salvarono dall'autosfruttamento. Oggi posso dire che è stato un bene aver chiuso perchè lavorare senza avere guadagni adeguati è un errore enorme: si sprecano tempo, energie e parte della propria vita. Meglio accettare la realtà dei fatti e pensare ad una attività più redditizia facendo tesoro dell'esperienza acquisita. Io ho cambiato radicalmente campo: cosa difficilissima per un 40enne ma non avevo altra scelta.

E' commovente leggere di come creare lavoro...Le province? i comuni? lo stato? A me mi vien da ridere. Il massimo che possono creare costoro sono lavori inutili e tasse. Per creare ricchezza vera si deve spostare l' obiettivo di guadagno a 3-5-10-20 anni...migliorare e prosperare...passettino dopo passettino. Ancora non ho capito perché l' Italia ha il 70% del suo territorio pieno di boscaglia selvatica incolta e inutile ma nessuna albero utilizzabile per legno pregiato...nessuno pianta alberi pregiati, nessuno investe a 20 anni!! Le generazioni future? chissenefrega!!!

siccome le ingiustizie accumulate e le mentalità nazionali sono troppo alienate a tutti i livelli a causa di un impostazione educativa, politica e culturale che ha distrutto anche le nuove generazioni , vedo solo una soluzione per risorgere . Un bel reset generale . FORZA PUTIN !!!!!!

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