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Anti-sistema o cacciatori di consensi?


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Viviamo in un epoca particolare, ce lo siamo detti allo sfinimento. Eppure non basta. I paralleli con il passato aiutano ma allo stesso tempo confondono.

Aggiungiamo che la volontà che si impone dentro e fuori da noi vuole il caos. Così senza rendercene conto, gridando più forte per superare il rombo della tempesta otteniamo inesorabilmente solo di aggiungere altro rumore, altra inquietudine.

Il rumore, fuori dalle metafore, è l'inquietudine. Quindi emozione "libera", selvaggia.

Noi vogliamo "dentro" quella emozione, come fossimo in fregola e pretendiamo di esercitare il diritto di poterla "sfogare". Ma con quella emozione arriva poi la brama. Per esempio di giustizia.

I più saggi farebbero silenzio dentro e fuori, cercando nella calma interiore altri modi per giungere dove ha senso. Non necessariamente dove desiderano, ma dove scorgono che il bene più generale prevale.

In quest'epoca un esercito (è il caso di dirlo) di nullatenenti e nullafacenti si è affacciato al vasto Mondo della notorietà e ha iniziato a raccogliere consensi. TikTok va alla grande ma non va meglio sul tubo o faccialibro. L'utonto medio, da prima non sapeva bene cosa aspettarsi, poi ha lottato per affermare la sua "immagine" aggredita dai famigerati "troll" e questo sforzo in molti casi, non in tutti ma in molti casi, è stato ripagato. Tanto che il successo ha poi richiamato un altro esercito di emuli che hanno desiderato e poi ottenuto il loro "balcone" dove esercitare la propria vocazione all'incanto.

Raramente, molto raramente, tra costoro c'è anche chi vorrebbe trasmettere dei contenuti. Magari semplicemente studiati e riportati, ma anche autoprodotti. Interessanti? Non sempre, ma al di la della valutazione, questi soggetti non rispondono al "dogma del vacuo". Il dogma del vacuo non è un dogma, ma una legge emotiva ferrea. Si chiama dogma perché è ciò in cui si trasforma sempre. Noi non adormiamo mai ciò che ha senso, adormiamo il vacuo e c'è un motivo molto preciso del perché adoriamo sempre e solo il vacuo: trasliamo emotività.

Possiamo infatti ribaltare il senso e dire che se adormiamo qualcosa esso è sempre il vacuo. Adoriamo un immagine, un feticcio, un idea. Cioè uno stato emotivo legato a qualcosa che di per sé non ha senso, ma il semplice fatto che viene sovraccaricato di emozione un senso glielo fornisce e con ciò è facile convincersi del contrario. E' per questo che esistono le chiese. Questo non vuol dire che le chiese non abbiano (ad esempio) conformazioni architettoniche spettacolari e oggettivamente emozionanti legate a geometrie esoteriche potenti. E' il significato caricato sopra quell'emozione a non avere senso, l'emozione "pura" ha sempre senso e per definizione. Ma per noi lasciarla com'è è davvero molto difficile. Diciamo quasi impossibile.

Cerchiamo di sbrogliare meglio la matassa.

Un oggetto può essere caricato emotivamente oppure no. Ad esempio la fede (=anello nuziale) o una foto che ci ritrae in momenti lieti. Che senso ha? Nessuno. E' l'emozione ha dare un senso all'oggetto, non il contrario, tant'è che per un altro lo stesso oggetto può avere tutt'altro significato. Ad esempio l'anello d'oro può essere buono per essere fuso. Ma per noi accettarlo, accettare che la materia adorata, l'oggettivo "valore" si traduce nel vacuo, è davvero molto difficile nonostante tutte le evidenze.

Il tema è molto vasto e non mi interessa trattarlo in questa sede. Però era obbligatorio accennarlo per introdurre un altro argomento: il desiderio della notorietà.

Quel desiderio è legato (in questi nostri tempi) a un altro desiderio, quello di influire sulla Mente del prossimo per convincerlo, avere la sua "fiducia", cioè essere seguiti ne più e ne meno che un prete e vedere "con soddisfazione" che possiamo "guidare" altri e quindi contiamo qualcosa più di nulla.

L'emozione è una brutta bestia se lasciata selvaggia. Immaginate di stare a cavallo e non poter scendere senza morire. Non siete il cavallo ma volete dirigerlo dove a voi occorre. Putroppo se la direzione dell'erbetta fresca sta dall'altra parte, il cavallo è più forte e si va a brucare l'erbetta fresca e poco importa se a voi non vene frega un ca%%o di st'erbetta e finite persino per maledirla, perché vi fa perdere un sacco di tempo e di occasioni infinitamente più importanti (per voi). Si va a brucare l'erbetta. Punto.

La tecnologia è stata sovraccaricata emotivamente e livello globale, perché ha sbloccato l'accesso a una vastità infinita di campi molto verdi. Questo ha dato alla stessa tecnologia dei significati che non avrebbe mai dovuto avere. Non solo, ma abbiamo persino iniziato a condividere il piacere emotivo che la trasmissione di quel significato procura. Un po' come quando facciamo vedere a un affetto le nostre foto e condividiamo emozione con lui. Allora comperiamo felici un nuovo ninnolo e subito vogliamo condividere la gioia che procura con "la rete". Tant'è che "la rete" ha iniziato a diventare un soggetto "vivo" a cui affidarsi in caso di pericolo. Ma anche di cui diffidare perché gravido di altrettanto pericolo.

La tecnologia ci fa accedere a una "rete di contatti" potenzialmente oceanica, indipendentemente da chi siamo. Un po' come poter diventare famosi senza coltivare e offrire alcun merito, il nostro ego può così espandersi ben oltre i confini a cui eravamo limitati prima e senza sforzo. Se questo ci può intimidire inizialmente, poi tolta la verginità, come con le case chiuse, ci si scatena sui social per dire la nostra opinione e per "combattere" quella di altri.

Si traffica in pareri come con la droga "liberamente" e si agisce come se sia obbligatorio reagire tra malviventi se i traffici non ci soddisfano, per esempio per le offese. Tutti ne siamo coivolti.

Come dico sempre, puoi decidere se continuare a dire cose sensate oppure avere un seguito. Le due cose non si sovrapporranno mai. Perché chi ti segue, lo fa per il vacuo nella proporzione esatta del seguito. Più cresce più il vacuo domina. In altri termini, più la platea si allarga più se vuoi conservarla sei costretto a dire stronzate anche se non vuoi e non ti piace.

La notorietà infatti per essere conservata va nutrita ed essa si nutre di ciò che gli altri vogliono sentirsi dire, non di quello che noi abbiamo da dire. In altre parole ancora, chi ci ascolta lo fa sempre per seguire ciò che per lui ha senso e ciò che per lui ha senso è emotivamente determinato, non razionalmente costruito. Se ad esempio ci occupiamo di far ridere la gente, non importa cosa diremo, se non ride non ci seguirà più. Lo stesso se vogliamo spaventarla o se vogliamo che pianga. Più il pubblico si allarga più i legami di senso emotivi per essere condivisi scendono d'età e dobbiamo abituarci a "comunicare" come se stessimo parlando a dei deficienti. Banalmente perché i significati si avvicinano a quelli innati che sono espressi fin da principio in via più comune. Faccio un esempio: chi non si spaventa da piccolo a causa del temporale? Pochi. Quindi metti nel tuo film di paura un bel ca%%o di temporale et voilà, hai un vacuo perfetto, caricato di senso in via condivisibile con un pubblico molto allargato.

Se vuoi invece insistere nel dire qualcosa che non sia semplicemente orientato a fare consenso ma invita a ragionare, perderai consenso. Punto.

Questo "vizio di forma" ha un risultato molto semplice. Separa la guida umana da ciò che ha da dire di saggio. Per ciò o seguiamo in massa un cretino qualsiasi a cui non fotte una sega di noi o di cosa sia lecito e giusto per tutti oppure ci ritroveremo in 4 gatti. Detto in altro modo: o andiamo a brucare l'erbetta o abbiamo imparato a far fare al cavallo quello che non farebbe altrimenti e ci impegnamo a dirigerlo dove ha più senso. Per esempio verso qualcosa che ci arricchisce e ci fa riflettere.

Non è un caso che i concerti dei cantanti siano strapieni come accade negli stadi dove si disputano partite di calcio e invece le biblioteche quando presentano un saggio bene che vada hanno una ventina di presenze, magari giusto perché l'autore è noto e/o ci incuriosisce il tema perché è attuale.

Gli antichi sapevano molto bene che le emozioni selvagge sono un disastro e mettevano al centro del sistema educativo esattamente quello: la gestione emotiva. Tutta la dimesione mitologica era una specie di ABC per la gestione emotiva. Noi invece che abbiamo? Lo smartphone e la fede nella scienza.
Un po' pochino, ammettiamolo.
 
Bene. Cosa ci dice tutto ciò? Semplice, che chiunque abbia un seguito numeroso ha un motivo per conservarlo contrario alla saggezza (=buon agire). Per ciò se vediamo qualcuno dire qualcosa, qualsiasi cosa, con un seguito numeroso, ad esempio in TV o nei social, non possiamo che concludere che non ci è amico.
 
Non lo sarà mai se vuole portare il gregge dove i pascoli verdi abbondano, cioè entro recinti ben difesi da interessi a noi alieni come minimo.

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