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Catalizzatori del dissenso e loro rinforzi


GioCo
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Con la presente vorrei mandare un sentito ringraziamento a Raffaele Varvara caporedattore di CDC per il suo coraggio. Per vari problemi personali non penso che riuscirò facilmente a seguire le inziative in piazza di cui prevedo un netto moltiplicarsi nel futuro prossimo più vicino. Credo che la battaglia politica che si è messo sulle spalle sia fatta con quel giusto grado di follia giovanile che dovrebbe essere più comune tra le persone della sua età, anche se viene sistematicamente repressa ogni volta che si manifesta. Il mio contributo però lo vedo molto più utile nel riflettere sulla situazione in generale, anche mettendo in guardia persone che come lui si espongono nel percorrere quella strada di dissenso.

Strada che (per dirla con un eufemismo) non sono però certo gli frutterà molto oltre le persecuzioni, perché il clima non è quello degli anni '50 e intorno non ha gente che è pronta a combattere e sacrificare qualsiasi cosa dal momento che la guerra l'ha vissuta. In altre parole (a prescindere dalla difficoltà mia personale che mi rende complicato manifestare in piazza) non ritengo che oggi come oggi sia un azione che paga o che ha anche solo simbolicamente modo di rompere il muro di resistenza nell'immaginario collettivo che si è creato intorno alla campagna pubblicitaria vidocq. La difesa della possessione demoniaca è infatti oggi una priorità istituzionale che ogni buon cittadino è chiamato moralmente a seguire.

Anche se iniziamo tutti adesso un poco ad annusare puzza di bruciato (dopo un anno di serrate indiscriminate per una situazione sanitaria che oggettivamente non sta facendo una strage di cadaveri ma che prommette di farla proprio in virtù delle editti senza fine emanati per gestirla) c'è un problema più grosso da affrontare. Il cosidetto "risveglio" che si sbandiera è solo un effetto prevedibile delle esagerazioni con cui sono attuate le politiche restrittive che infatti ora riceveranno una serie di allentamenti (come l'istituzione della giornata bianca o le posizioni della Azzolina sulle riaperture scolastiche in presenza) al fine di rinforzare i motivi che spingono all'attuazione di quelli pregressi e quelli più restrittivi a venire. Insomma si concede qualcosa per rendere a tutti chiaro che la moda attuale non è per nulla passeggera e al contempo per smorzare il dissenso.

Giulietto sorridendo lo sitentizzava così: "non dobbiamo farci illusioni, dal momento che la stragrande maggioranza delle persone si informa attraverso le televisioni e gli altri media che di fatto detengono ancora il monopolio dell'informazione". Certo le cose sono un pochino più complesse di così e tanto per cominciare in rete non dominano di certo i canali informativi "indipendenti". Anche perché vengono sistematicamente perseguiti e intimiditi non nella misura della loro indipendenza ma in quella dei loro contenuti, quindi è difficile sfruttare la rete per gestire un effettivo dissenso. Se non proprio impossibile. In particolare i grandi network comunque presenti in rete, con un bacino d'utenza garantito, non possono permetterselo anche volendo se non in misura sempre più ristretta. Quindi la misura della capacità di influenzare le persone, intendendo con il termine "infliuenzare" banalemente la raggiungibilità, è talmente ristretta che è semplicemente ridicola in quanto riguarda solo quelli che per disperazione cercano di capire quale tegola gli è caduta sulla testa d'improvviso (come i piccoli commercianti) e perché non trovano risposte convincenti nei media mainstream. Si intende poi, solo quelli che non rinunciano a combattere, magari togliendosi la vita.

In effetti c'è poi un altro problema che riguarda la soglia di ascolto, cioè proprio il cosiddetto "risveglio" che potremmo forse più correttamente sintetizzare in "rabbia" dato dalla disperazione generata dalle esagerazioni nella campagna di restrizioni pilotate dal governo, che non so se per fortuna o per sfiga è forse l'armata brancaloene più bizzarra e patetica della storia politica italica. La sintetizzo in questo modo. Mettiamo che in TV metto uno come Sgarbi a difendere la democrazia e il diritto. Uno che risponde aggrendendo insomma. Che immagine mi rimane impressa del dissenso che vorrebbe difendere quel diritto, quella democrazia e con esse la costituzione? Quella di Sgarbi ovviamente e per estensione quindi quella di una persona che non ha da opporre argomenti sostenuti dal rigore logico e dal buon senso ma più che altro dalla rabbia. Quindi quando ascolto qualcuno dire qualsiasi cosa che sia difforme da discorsi che reputo di buon senso, quelli veicolati in modo pacato ed esclusivo da tutto il resto del contradditorio opposto a Sgarbi, reagisco smettendo di ascoltare per non essere aggredito o associato a chi aggredisce come fa Sgarbi. Che quindi paradossalmente va bene quando vince e zittisce il suo contradditorio.

Se viceversa invece di Sgarbi ci fosse uno come Travaglio a sostenere le stesse tesi, uno che per anni ha aggredito il Cavaliere (spesso a ragione) informandoci su tutti gli iter processuali che lo riguardavano con puntiglio, tranquilla chiarezza e precisione certosina, ecco che avrei un immagine ribaltata e a questo punto sostenere il Cavaliere avrebbe lo stesso effetto rovesciato che sostenere oggi le tesi di Sgarbi. Cioé corrisponderebbe di nuovo a rifiutare il buon senso governato dal mainstream.

Questo banale esempio ci suggerisce qual'è la forza inarrestabile con cui ci stiamo confrontando. Non esattamente uno scherzo ne qualcosa che va sottovalutato o affrontato in modo rozzo e maldestro.

Siamo davanti a una forza smisuratamente più vasta e quindi se tenteremo in qualsisi frangente un confronto a viso aperto, sarà come affrontare un Drago Antico armati di uno spadino di legno e nel corpo di un bambino di otto anni. Il massimo che possiamo pretendere è di offrirgli uno spuntino da abbrustolire a piacere quando preferisce.

Oltre a mettersi in testa che non esiste alcuna possibilità di vittoria, è necassario aggiungere che questo Moloch in questo momento storico sta cercando apposta il confronto diretto con la dissidenza e sta provocando apposta un certo dissenso, che dovremmo riconoscere in disordine sociale (si voglia prendere ad esempio in questo senso i Black Lives Matter). Perché è perfettamente consapevole della sua forza, viceversa invece noi non lo siamo. Cioé non siamo consapevoli ne della sua forza ne della nostra. Siamo tenuti nella più totale incertezza. Per ciò si continua a sperare e credere che esista una cosa fumosa chiamata "democrazia" (totalmente in mano nemica) che agisca in qualche modo da scudo almeno morale e insieme a un fantomatico "diritto" (che ci è stato garantito in altri tempi sempre da quella mano nemica e adesso non più) e a un altro ancora più fantomatico "senso civico" (di cittadinanza) che soprattutto nel nostro paese non è mai stato un gran che nemmeno nel periodo fascista e con ragione. Basta avere un minimo di cognizione di cos'è stato fatto al Sud dopo l'Unità di Italia.

Diverso sarebbe invece smettere di lanciare proclami per la difesa di queste entità più o meno astratte e iniziare a dire che è in pericolo estremamente grave e concreto la relazione umana così come è concepita da quando esiste l'Uomo e il diritto naturale.

Quindi avviso che per me non esite ad oggi un vero dissenso. Esistono collettori del dissenso o come preferisco chiamarli CATALIZZATORI.

Essi (nolenti o volenti) nel momento in cui si espongono saranno usati, ne più e ne meno di tutti gli altri. Prendetene uno a caso (Trump, Grillo, Salvini, Meloni, Johnson, per citarne solo alcuni a caso) Nella misura in cui non cedono per stanchezza o per ignavia, sono già destinati a fare la fine di Assange. Comunque l'obbiettivo rimarrà la continua riconferma dei mezzi (=recinti ideali) che vengono usati per la repressione come la "democrazia", sempre più definita dal contrasto prefissato ideologico tra populisti sovranisti (=barbari) "aspiranti all'orda" e tecnocratici oligarchici fabiani (=nobili) "iossoio e voi nun siete un ca%%o", gli uni utili a incensare gli altri.

In utltimo vorrei ricordare un commento illuminante che mia nonna fece nei lontani anni '80 in occasione dell'arresto (venerdì 17 giugno 1983) di Enzo Tortora e che ci aiuta a comprendere i processi di rinforzo dei catalizzatori del dissenso. Lei disse: "se se ne parla tanto, qualcosa di vero ci sarà!", alla mia domanda di cosa ne pensasse del caso Tortora. Ecco questa è la logica esatta della massa che non guarda i fatti o la logica, ma la risonanza sociale degli stessi e come sono veicolati (se in modalità Travaglio o Sgarbi). Questo infatti è il peso esatto della credibilità di una fonte che non è una fonte ma un chiacchiericcio a cui la massa è legata indissolubilmente non tanto per farsi un idea precisa ma per capire "dove tira il vento" e quindi qual'è la rotta migliore da seguire. E' lo stesso principio per cui scoppiano le mode.

Un altro esempio è quello di amici e persone che sono sempre stati in prima fila nel gestire questioni dirimenti in ambito sociale. Per esempio l'isolamento di persone con autismo. Essi sono sinceramente terrorizzati dai numeri e proprio oggi in videoconferenza ripetevano come i valori dei contagi fossero in aumento e quindi non c'era da stare allegri. Di fatto sono ora più preuccupati della socialità di chiunque che della asocialità dei soggetti che vorrebbero aiutare.

Siamo cioé nelle condizioni psicologiche ed emotive minime sufficienti per ignorare totalmente il bilancio oggettivo tra benefici e conseguenze indesiderabili su tutto, persino una azione preventiva così invasiva come una iniezione di un prodotto vaccinale che è tanto sicuro da dover essere conservato a -40°C se no non si capisce bene cosa succede e per farlo è consigliato dalla stessa casa produttrice che vi sia presente un anestesista e un rianimatore come se fosse un intervento chirurgico importante.

Siamo cioé all'apoteosi del grottesco e dell'ingobile ma a spaventarci non dovrebbe essere altro se non l'infinita ingenuità che ci governa. Quella di credere che il chiacchiericcio, il "volume e l'intensità" del discorso generale, sia la base per decidere del proprio futuro con lucida consapevolezza. Come ciliegina sulla torta, chiamiamo tutto questo "risveglio" perché prevedibilmente l'ingranaggio della follia poi di tanto in tanto si inceppa.

P.S.

Qui lo accenno, ma penso che riprenderò il discorso in un altra occasione. Ci tengo a sottolineare che non mi considero un accanito difensore della costituzione e in questo senso non mi considero nemmeno "sovranista", nel senso che non appoggio una lettura economica della situazione, perché mi preoccupa infinitamente di più quella militare. Per me c'è una sola soluzione ed è l'unica per cui nessuno sta lottando seriamente oggi ed è una costituzione globale dove un posto di primaria importanza dovrebbe essere riservato ai diritti digitali (che oggi non esistono) e alla tutela della identità personale distinta da quella digitale, l'unica cosa che potrebbe concepire il seme di un mondo davvero globale desiderabile per tutti e un futuro fruibile a prescindere dai problemi che dovremo affrontare. Ma siamo lontanissimi da una prospettiva del genere. Siamo tanto lontani che nemmemo riiusciamo a concepirla anche se è l'unica possibile e comunque ci arriveremo. In alternavia c'è solo l'estinzione e non sono nemmeno sicuro che questa sia la prospettiva peggiore (attualmente). Secondo me in questo frangente è la chiarezza con cui certi termini vanno posti che manca. Ad esempio: perché devo continuamente fornire il mio consenso a richieste che di fatto non mi danno alternative? La situazione attuale è di assoluta mancanza di chiarezza su quali siano i termini con cui mi devo porre nei confronti di tutta la società a partire dai cari e dai miei vicini. Non prevale un atmosfera di confronto ma di conflitto a tutti i livelli, primo tra tutti nostro interiore. Di questo dovremmo parlare e non lo stiamo facendo. Peggio che peggio, non stiamo cercando di costringere ognuno a tornare al tavolo del confronto rimanendo sordi alle provocazioni. In compenso ci impegnamo ad alimentare le divergenze che (ripeto) prima di tutto stanno dentro di noi.


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