Il Male ama giocare...
 
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Il Male ama giocare lo stupro con l'anima degli altri...


GioCo
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AAh, il @GioCo!

Il mio demone mi comanda... Come sempre ovviamente e come sempre mi inchino alla sua volontà. Anche perché non c'è modo di dirgli di no. Si può discutere e generalmente mi intrattengo in lunghe discussioni che si possono riassumere in "...come svicolo?", ma tanto è inutile. Esaurita la speranza di riuscire non mi resta che cedere.

Come il destino, mi ricorda sempre che possiamo affrontarlo e possiamo affrontarlo in molti modi differenti, con cuore pavito o impavido e in altri quasi infiniti, ma non possiamo evitarlo o dominarlo a nostro piacere e in specie se coltiviamo il desiderio di "fare altro", per esempio qualcosa di più rassicurante. Possiamo solo avere l'illusione di poterlo dominare.

In tutte le sue forme, il @GioCo è la perfetta riproduzione in scala del Grande Disegno ed infatti è l'unica attività Umana che non sembra avere uno scopo, non sembra appartenere all'Uomo in specifico ma attraversa tutta la realtà biologica (e c'è il forte sospetto che vada anche molto oltre) eppure rimane fondamentale.

Non si può crescere un bambino senza che coltivi il desiderio insopprimibile di giocare e non si può permettergli di crecere sano senza coltivare, condividere, incoraggiare e persino invidiare questo suo desiderio profondo.

Qualsiasi filosofo suda freddo anche solo a pensare al @GioCo come attività perché manda in tilt qualsiasi profonda analisi del "senso della Vita", tanto che pensatori di spessore tipo Kant ci hanno rinunciato consapevolmente. Da parte degli spicologi abbiamo Jung che nel suo massimo, forse il culmine di tutta la sua attività, ci lascia con una riflessione abbastanza inquietante, in cui ribalta il senso più profondo del giocare, l'idea che sia solo "svago" o un modo per intrattenersi e perdere tempo piacevolmente, per indicare questa come l'attività più seria che si possa immaginare. Ma non ci dice il perché...

Se volessimo definire cos'è il @GioCo in modo esasutivo e significativo quindi avremmo difficoltà oggettive tali da doverci arrendere all'evidenza che è impossibile, indipendentemente da qualunque considerazione faremo.

Quindi possiamo solo chinare la testa e provare a girarci intorno: quando la montagna ci separa dal centro e il centro è l'unica meta per tutti, possiamo salire sulla vetta (superno) o scendere verso le radici (inferno) ma non possiamo ignorare la montagna. Quindi passeremo il tempo a girarci intorno, come fa la Terra con il Sole, finché non arriverà il nostro momento. Se l'1% degli umani sceglie di salire e specularmente l'1% di scendere, il 98% rimarrà per forza vincolato all'anello attorno alla base. Per ciò carissimi, facciamocene una ragione, siamo tutti ignavi sulla stessa barca o come preferisco ricordare: "...nella stessa baracca sgangherata". Cioè questo Mondo.

Vi sono molti modi per procedere verso il centro. Ogni volta che metto al centro un "metodo", questo si riferisce sempre allo stesso fine che è raggiungere l'Armonia. Non importa se scendi gli scalini della corruzione o se sali quelli della virtù, quello è l'unico fine per tutti. Ovviamente chi scende sarà sempre più corrotto e chi sale sempre più virtuoso, ma giunte al centro le due parti non possono che fondersi in una, perché non sono due luoghi diversi e distanti, sono lo stesso luogo che si manifesta nella polarità. Due facce per la stessa identica medaglia.

Nel tempo di "metodi" ne sono stati indicati molti. Quello cristico è quello del cuore ad esempio, a noi di st'accidente di occidente il più noto. Quello karmico mette al centro la conoscenza e il cuore in secondo ordine, mentre quello antropologicamente forse più antico, che potremmo definire "shamanico", è la ricerca della forma ad esempio nell'animale e nella caccia. Chiaro, ogniuno di questi è straordinariamente ramificato nella misura della sua età, per ciò tende a comprendere e confondersi con gli altri perché il fine è sempre e solo uno. L'impostazione iniziale, ciò che ci fa protendere per un percorso di conquista dell'Armonia è sempre diversa perché segue un impulso personale del singolo ricercatore. Tuttavia se altri tracciano vie anche nuove, poi verranno seguiti e la strada diverrà sempre più battuta, ricca di "biforcazioni" e facile da seguire, cioè tracciata da cartelli. Mano a mano che la strada si farà evidente, attirerà anche l'attenzione di chi vorrà sfruttarla per fini diversi dall'Armonia. Forze che inducono cioè a deviare dal percorso. Con loro verranno anche i Maestri che sono quelli che hanno girato il territorio abbastanza e in tempo utile da conoscerlo bene e quindi poterlo ripercorrere per indicare agli altri la strada migliore da seguire e per evitare le insidie degli ingannatori. Per Dante fu Virgilio ad esempio.

Chi propone una nuova via, ha difficoltà differenti da chi ne segue una già tracciata. Non ha davanti una indicazione o un Maestro. Non sa dove lo porterà il passo successivo e non può predeterminarlo: è autodidatta dal principio e questo lo costringe a pensare in modo semplice, a cercare la semplicità nel determinare la strada. Però però, tutti nel percorso a un certo punto saranno OBBLIGATI a divenire autodidatti e semplici nel pensidero o saranno fermati e ricondotti al moto circolare del pensiero che è quello contorto. Cioè all'ignavia e poco importa se nel frattempo si saranno guadagnati l'onore di portare il vessillo o di stare comodi nel carro portato da altri al riparo dagli insetti. Comunque non potranno che muoversi in modo contorto per tornare sempre al punto di partenza. Il moto circolare del pensiero o contortume vario lo possiamo anche chiamare "ruota del criceto". Consiste in sostanza nel lavorare anche duro ma sempre "a vuoto e per il vuoto". Questa è una condizione interiore di stabilità che avvertiamo rassicurante quando ci abita, tipica dello stato di benessere e famigerata per quest'era improntata sul consumismo, comunque il miglior modo, il più stabile, per non affrontare la montagna e le sue insidie.

Con il @GioCo calano le brache (o le gonne a seconda) e rimaniamo in mutande. Cioè spogli davanti allo specchio e all'imagine delle nostre evidenti miserie, senza ragioni che tengano.

L'azzardo è un @GioCo tipico ed esclusivo dell'età adulta. Ci avete fatto caso che un bambino non gioca mai d'azzardo? In effetti è un problema di corruzione. L'azzardo nel @GioCo misura la componente manifesta della corruzione nell'animo umano. Potremmo dire l'antitesi della scintilla divina che è in noi. Noi giochiamo continuamente d'azzardo con il destino perché ci lasciamo corrompere. Cioè facciamo la nostra puntata e lanciamo i dadi per ottenere qualcosa che desideriamo, in genere con la componente della brama che ci spinge all'azzardo per ottenere ciò che vogliamo. Saremo quindi contenti se il destino ci premia e delusi se invece ci castiga. Ma non mettiamo mai in discussione l'azzardo e le sue regole.

Questa la chiamiamo "scelta" ed è un tipico modo di procedere del destino che adora giocare con noi ponendosi sempre come antagonista per le nostre migliori ragioni ragionevoli. Smontandole. Questa "scelta" è la catena o vincolo più pesante che portiamo, secondo me. Una forma di schiavitù che viene intesa "libertà".

So che appare complesso quindi lo semplifico, ma vi confesso che è un compito titanico. Il gioco d'azzardo è sempre il modo con cui viene nascosta l'opera del Male che è in buona sostanza lo sfruttamento di ogni migliore intenzione per fare del Male. Paradossamente è facile non ci sia da nessuna parte un pensiero palesemente malvagio nel compiere l'azzardo ed è questo che lo rende particolarmente infido. La mavagità si produce con l'azzardo che è in sé sufficiente senza che nessuno intenda il Male direttamente, ad esempio come accade al contrario con gli antagonisti di un fumetto. Nell'azzardo anche se tutti vogliono e cercano il meglio per se e per gli altri, alla fine si produce il massimo dell'iniquità per tutti a prescindere: l'azzardo sfrutta la componente sacra in noi spremendone il succo e ciò che si ottiene è sempre veleno d'iniquità. Cioè potere per contrastare l'armonia e generare squilibrio. Da ciò, da quest'opera, sempre si esagera ed è l'eccesso a costruire lo squilibrio e quindi l'iniquità in pratica. Se per paradosso quest'opera fosse in perfetto equilibrio, non importa la sua negatività, diventerebbe benefica. Come l'ambiguità nel @GioCo infantile.

La manifestazione di questo squilibrio interiore diventa emozione fuori controllo. Sempre.

Se si gioca d'azzardo si gioca sempre col culo degli altri a catena. Per forza. Ad esempio chi si indebita con le scommesse poi si gioca tutto, amici e parenti inclusi, pur di continuare a scommettere. Chi si pone a comando del gioco d'azzardo, offre i mezzi e le regole pensando se stesso come "IL" governo del destino e colui che architetta il potenziale positivo per gli altri, mentre chi subisce pensa a se stesso come "libero" di giocare e in prospettiva per questo di saper vincere al @GioCo. Infatti giochiamo per piacere, non per dovere e la perdita è sempre una dimostrazione di incapacità individuale. Tutto questo modo estremamente confuso di intendere e significare il @GioCo nell'azzardo è un plastico esercizio di corruzione dell'animo che solo un adulto riesce a fare, perché si nutre di contortume e la mente infantile non è abbastanza matura per contorcersi in quel modo.

Senza mettere i significati al posto giusto, senza la corretta semplificazione, il pensiero contorto ci costringe a procedere a tentoni nella casa del ragno che diventa il nostro Mondo e finisce sempre per condurci nella sua bocca. Per questo le religioni poi alla fine disattendono ciò che promettono. Alla fine vince la Mente che mente o se preferite il contortume, un cumulo di pensieri spazzatura che ci riducono in marcescenza. Il pensiero velenoso del dotto ad esempio, usato per corroborare tutte le migliori ragioni ragionevoli possibili al fine di permanere nell'iniquità anche senza che ce ne rendiamo conto. Cioè per combattere le nostre battaglie giuste, sotto vessilli che si elevano alle migliori intenzioni, ma che servono solo per farci marcire e marciare verso l'inquità. Serviremo per ciò il Bene (in genere inteso come superiore) per fare il Male ma con culo degli altri e lasciando comunque sempre travisare la possibilità della vittoria che aggiusterebbe tutto il Male compiuto per quel "Bene" superiore.

Quindi se perdiamo, non è colpa nostra ma di colui che non riconosce come noi il bene superiore.

Mano a mano che compio il Male per il "Bene" superiore, cioè @GioCo d'azzardo producendo il miglior contortume della Mente che mente, sprofondo nell'iniquità e mi indebito. Maggiore è il debito prodotto, maggiore è la necessità di ripagarlo e quindi il bisogno di tentare un nuovo azzardo puntando più in alto per riparare il debito e ricavarne comunque profitto. Poco importa se poi il debito che produciamo è tale da volerci numerose vite per poterlo ripagare. La spinta all'azzardo non viene meno, cresce e basta. Cresce all'infinito e da qui il Male inteso come eterno. Un Male tipicamente cristiano quello che produce una pena eterna. Ma falso come tutto il resto.

Il Male è eterno se esce da noi. Per ciò solo finché viviamo la possessione è eterno. Nel momento in cui lo facciamo rientrare in noi, diventa subito finito, cioè si trasforma in purgatorio, una pena da scontare lunga quanto vuoi ma con una sua scadenza e un suo percorso di risalita verso la dignità. Tuttavia accettare che il Male stia in noi è un @GioCo d'ambiguità. Il @GioCo quindi è sempre abiguo ed è per questo che se è la Mente infantile a giocare quell'ambiguità si trasforma da potenziale Male in ricchezza e Gioia. Non semplicemente in piacere. Tant'è che il bambino gioca volentieri, vorrebbe giocare sempre e noi vorremmo per lui quel destino perché la sua gioia diviene facilmente anche la nostra, è contagiosa.

Lui riesce perché non ha i mezzi per produrre quel contortume necessario a fruttare l'ambiguità per fini diversi da quelli del @GioCo in sé e con ciò ci mostra una Via. Gioca per giocare e divertirsi e con ciò l'ambiguità non produce che Gioia. Se esco dal mio cerchio magico, quello del pensiero semplice e chiaro, divento subito preda delle forze che bramano di possedere il @GioCo e che intenderemo come "il nostro destino". Saremo prede del contortume e della brama.

Nel mio piccolo sto proponendo un altra Via rispetto quelle del cuore o della conoscenza ed è la Via della coerenza. Ogni Via ha la sua ombra, il suo contraltare e la Via della coerenza trasforma l'ignoranza o la perdizione in "mutua esclusione". Essa ci dice che non esiste l'ignoranza, ogni cosa è nota ma noi la escludiamo a priori e con ciò ci diviene ignota. Per ciò il processo dell'indagine coerente non fa che cercare di vedere ciò che è stato escluso da noi, ciò che appartiene al regno dell'incosciente perché ce lo abbiamo messo noi senza rendercene conto. Questa indagine sfrutta l'emozione e la sua azione meccanica. L'emozione diventa allora come un cartello stradale, ci segna la Via Maestra. Tuttavia dovrò avere pazienza ripercorrendo ciò che mi è noto infinite volte per cogliere quel dettaglio che ne stravolge il senso "normale" che gli ho dato. Consapevole che quel significato serve solo a nasconderne un altro più interessante. Ma quando troverò quel significato avrò subito a che fare con la Mente che mente che negerà con forza e lo farà tramite l'emozione opponendo la minaccia (concreta) dello squilibrio. Se coltiverò il coraggio e l'abilità di provare a sostenere non la verità, ma solo un altro significato più ricco e per il principio di coerenza @GioCo con leggerezza e semplicità con lo stesso significato, alla fine la Mente che mente dovrà cedere terreno stremata.
 
La Via della coerenza si oppone direttamente allo schema dell'azzardo e punta a smontarne il principio contorto non con la forza ma con la resistenza.

Teopratico hanno apprezzato
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