Il Mondo Surreale è...
 
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Il Mondo Surreale è compiuto nel Virtuale


GioCo
Noble Member
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Ho ripetuto tante volte di non essere contro niente e nessuno. Non sono contrario in generale per esempio alle nuove tecnologie e in particolare tutte. Nemmeno quelle più inquietanti. Ma non faccio nemmeno l'errore di dire che una tecnologia non è in sé cattiva perché la differenza è in come la usiamo, come se la bomba atomica possa essere usata come fermacarte. Si tratta di un pensiero inquisitorio che combatto accanitamente perché rimette alla singola persona problemi di ordine più generale che non sono alla portata di nessun individuo.

I miei "nemici" quindi (se così possiamo chiamarli) sono idee cretine. Non sto dicendo che ne sono privo, per carità, ma che questa è la direzione della mia personale battaglia da quanto ho memoria.

Nel tempo però ho imparato a non condannare niente e nessuno perché mi sono convinto che siamo tutti nella stessa barca e le mie idee possono essere sballate come quelle di chiunque altro. Quindi il problema che mi sono posto in principio era quello di trovare strumenti che mi aiutassero a ridurre il più possibile il grado di confusione: se fossi stato un soldato in un periodo in cui dominavano le armi bianche, mi sarei dotato probabilmente di una buona spada e avrei cercato qualcuno che mi insegnasse a usarla bene al fine magari di concepire spettacoli circensi di autodifesa.

Purtroppo questo genere di battaglie contro le idee le conducono in pochi (generalmente le idee tendiamo a difenderle o concepirle non a demolirle) con scarsi strumenti poco efficaci spesso dispersi in molteplici discipline molto distanti tra loro. Inziai carico solo di qualche piccola intuizione personale. Un po' come il mito di Osiride dopo la battaglia con il fratello Seth ho dovuto ricomporre un "corpus" capace di generare significati nuovi. Procedere al loro recupero e assemblaggio è stata un opera complessa che mi è costata tutta la vita e per ottenere l'equivalente di un tomahawk in pietra: la coerenza al posto della ricerca del vero. Quindi niente di "esaltate", ma pur sempre funzionale in tempi di scarsità eccezionale.

Chiarisco poi un altro punto importante. Non penso che le persone nel loro stato ottimale possano coltivare idee sballate. Penso che le idee inizino a sballare nel momento in cui le condizioni di vita diventano disorganiche. Cioè la relazione tra il corpo nel suo complesso (la vera mente - secondo me) e l'ambiente dove questo si trova, smette di essere ottimale. In quel caso potrebbe sballare tanto il sistema nervoso come quello immunitario con tutta una serie di ricadute sul comportamento, non solo del soggetto che vive il disagio, ma di tutti coloro che vivono immersi nello stesso ambiente. Non mi sembra che sia necessario spiegare i motivi adesso in piena quarantena obbligatoria imposta dal governo.

Fatte queste doverose premesse passiamo all'argomento che volevo trattare. Un argomento complesso e di non facile trattazione, ma cruciale per capire un aspetto fondamentale della inadeguatezza dell'ambiente in cui siamo immersi: la virtualità. Come sempre non mi sento all'altezza, vedo me stesso come una specie di troglodita che cerca di capire come funziona un idea sfacendola a pezzi con l'unico strumento primitivo che è riuscito a procurarsi.

Ora taglio tutto e arrivo subito al punto, il resto dell'articolo serve a evidenziare i passaggi per arrivarci, quindi abbiate pazienza: la virtualità è l'aspetto superficiale dell'infrastruttura che occorre per realizzare la possessione ideale che è una forma di parassitosi tecnica avanzata.

Lo dico in altri termini "fiabeschi" prima di procedere con i dovuti chiarimenti: Sauron nell'opera di Tolkien forgia un anello che chiunque brama perché fornisce un potere al di sopra di tutti gli altri anche se non sembra. Questo anello porta il corpo dei vivi che lo indossano a interagire con il mondo dei morti, ma i due mondi quando si incontrano parlano solo la lingua della violenza, della prepotenza e dell'ignoranza per ciò l'uso dell'anello corrompe il corpo e l'animo (emozioni) di chi lo indossa. Osserviamo la questione dalla prospettiva simbolica e procediamo.

Faremo una carrellata storica per renderci conto di quanto sia complesso l'argomento intorno la Virtualità. Iniziamo da lontano con un altro mito, quello di Narciso. Egli si innamorò del suo riflesso. Sapeva che era il suo riflesso e proprio per questo se ne innamorò perdutamente. Aggiungiamo un pezzetto per la nostra disamina: Narciso si innamorò dell'idea che quell'immagine suscitava in lui, non del fenomeno fisico. La differenza più ci avviciniamo all'era moderna più diventa per noi oggi significativa. Poi accenniamo a Platone e alla sua caverna. Come nel mito di Narciso abbiamo a che fare con proiezioni che rapiscono la mente delle persone, ma in questo caso sono Ombre. Proseguiamo i paralleli fertili. La cultura cristiana (non a caso) inventa a un certo punto della sua storia l'Inferno. Esisteva prima il mondo dei morti e nei miti antichi era un luogo assolutamente fisico che in genere si trovava sotto terra, non ospitale per i vivi, ma nemmeno quella fogna dove stipare anime corrotte in eterno. Il concetto dell'Inferno come luogo di pena eterna fu una conseguenza di un idea che nacque dall'incontro tra il pensiero platonico e quello di Sant'Agostino come sappiamo: l'anima. Platone parlava di un luogo dove vivevano le astrazioni e sant'Agostino ci mise una proiezione dell'umana natura e intese quella (come ogni concetto universale) eterna e perfetta oltre che l'essere da cui dipende il nostro destino. La chiesa cattolica dovette passare molte tribolazioni per riuscire a ordinare tutti questi concetti e si dovrà attendere il 1300 per vederne i risultati compiuti con il poema dantesco: l'amore nelle sue declinazioni sbagliate (non rimesse a Dio) creava di fatto l'inferno. Il problema in particolare era conciliare l'eternità con il peccato, oltre a definire il più possibile chiaramente cosa fosse "peccato" in relazione con l'Amore divino. Se Dio ci Ama e ci dimostra il suo amore era evidente che non era molto coerente che la pena inflitta potesse essere una condanna eterna: se può tutto perché non ci salva e basta dai nostri peccati? Questo creò molti dissidi interni al cristianesimo, alcune correnti dissidenti sono ancora tutt'ora attive, ad esempio in sud America patria del Papa in carica molte comunità ritengono che l'anima non rimarrà in eterno all'Inferno perché alla fine dei tempi verranno salvate tutte quante. Ma questa non è la posizione ufficiale della chiesa cattolica di Roma, almeno fino a Wojtyla.

Questa relativa confusione sfruttata da chi vuole mantenersi ignorante circa il dogma cristiano e il supposto illecito di un Dio giudicante che non pensa ai suoi ma li condanna, nasconde un concetto più effimero che una volta preso in considerazione ci permette di osservare le cose sotto una prospettiva più coerente: la virtualità come tramite (spettro) ambiguo tra la vita e la morte.

Abbiamo quindi accennato al riflesso nello specchio, alle ombre, all'astrazione, all'ignoranza (oscurità) e alla brama, poi al rapporto tra l'amore umano e divino. Abbiamo detto che in tutto ciò la proiezione determina una idea che prende corpo da dimensioni effimere, come la matematica che realizza le cattedrali. Oppure come recita la saggezza di alcuni sciamani Toltechi: "il modo in cui superiamo le nostre forme umane [alterazione dei significati che diamo alle relazioni con il mondo, n.d.r.] trascinano nella nostra vita l'inconsistenza dell'Abisso che dobbiamo rendere concreto tramite una disciplina".

Tutte le religioni e i percorsi iniziatici nuovi e antichi ribadiscono questo concetto in infiniti modi diversi, ma la disciplina serve invariabilmente non tanto a navigare l'ignoto quanto (con quella scusa) a imparare a tenere a bada l'emotività soggettiva che viene messa sotto stress dall'arricchimento del bagaglio significativo sia di idee che di esperienze non comuni capaci di mettere a rischio la lucidità nell'intendere e volere. Nel caso cristiano se l'arricchimento corrompe la carne e avvicina alla morte (come per lo Zombie) allora abbiamo un processo di possessione demoniaca, se nonostante le sofferenze e i disagi invece la carne si conserva intatta persino dopo la morte, abbiamo una relazione col divino benigna. Da qui l'identificazione dell'eroe buono e l'antieroe cattivo dei racconti fantastici di successo anche moderni come Star Wars. Tali personaggi devono tutti soffrire, ma gli uni lo fanno per il Nirvana o la Grazia, gli altri per il successo e il potere nel mondo materiale.

Ora aggiungiamo un altro pezzetto avvicinandoci al nostro tempo. Allan Kardec è un uomo che nasce nei primi del 1800 e fonda il movimento spiritista. Di nuovo troviamo gli stessi temi ma si aggiunge un termine che prima non c'era: canalizzazione. Questo termine diventa molto importante per la nostra contemporaneità in era radiotelevisiva con "i canali". Ma adesso vediamo cosa c'era alle spalle di Kardec. La sua fu quell'era industriale dove esplosero per la prima volta tecnologie straordinarie come il treno (a vapore), il telegrafo, la dinamite, il sommergibile e il dirigibile: aria, terra, acqua e fuoco sembrava non avessero più segreti e l'euforia di conquista si concretizzò in nuove forme di proiezione di potenza in ogni scala, come il fucile winchester a retrocarica o la pistola a tamburo che diedero un impulso eccezionale alla capacità di dominare l'ambiente. Tutte queste invenzioni affondano le radici nel buio dei secoli europei e nei continui conflitti che dominarono lo scenario di questa parte del mondo fisico. Ma ebbero anche molte altre risonanze e in particolare nel mondo onirico. La morte cambiò tante volte maschera, ma ciò che rimase fino a un certo punto era che "il mondo dei morti" era considerato in equilibrio con quello dei vivi solo e solamente finché i morti se ne stavano al loro posto. I vivi potevano di tanto in tanto fare incursione nel mondo dei morti, come ci suggerisce il mito e il poema dantesco, con grande rischio e pericolo non certo desiderabile. I morti invece sono quasi sempre descritti come coloro che conservano un desiderio cocente di tornare tra i vivi, ma qualcosa, una sorta di forza guardiana, è messa a protezione dell'ingresso e impedisce non già ai vivi di entrare ma ai morti di uscire. Kardec è il primo che spezza quest'ordine e permette ai morti non solo di dilagare tra i vivi ma di farlo con la l'approvazione entusiasta di questi ultimi.

Dallo spiritismo all'occultismo il passo è stato brevissimo e altri personaggi più controversi hanno fatto la loro comparsa. Come il famigerato Aleister Crowley. La canalizzazione è divenuta un procedimento utile non solo al contatto con i morti ma verso qualsiasi entità ritenuta abitante mondi extracorporei, ivi incluse le esobiologie. Infatti lo stesso Crowley ritenne di aver contattato psichicamente un essere che raffigurò in modo simile ai moderni grigi.

Ma all'epoca di Crowley la tecnologia aveva fatto già passi da gigante: dal telegrafo si passò al telefono e alla radio, i radar e la televisione. Esplose la nuova era delle moderne telecomunicazioni. Già Tesla a cavallo tra il 1800 e il 1900 insieme ad altri personaggi pose le basi per quella rivoluzione. Nomi come Marconi, Einstein, Fermi, accelerarono i processi introducendo uno tsunami di rivoluzioni cognitive che ribaltavano tutto quello che credevamo di sapere sulla realtà che ci circonda. Ma quei frutti avevano altri nomi e altre date sotto: i fratelli Lumière concepirono di fatto la cinematografia. Cioè immagini ferme che proiettate su una superficie in sequenza producono l'illusione del movimento.

Ecco, un altra parola chiave esce come il coniglio dal cappello a cilindro di un mago: l'illusionismo. Trattasi di un arte che vuole fare apparire come reali illusioni sensoriali in genere. In altre parole un inganno che nel caso migliore viene presentato come tale, ma che non garantisce in nessuna direzione l'esperienza organolettica dello spettatore. Cosa vuol dire? Banale, che si può dire che il fenomeno è reale quando invece è un illusione, come si può dire che è un illusione quando invece è reale. A questo punto abbiamo un altro salto che avviene prima con la radio (ascolto virtuale) ad esempio "la guerra dei mondi" di Orson Welles, poi visivo con il cinema e la televisione e arriviamo a Star Wars dove mondi del tutto fantastici vengono rispecchiati come reali dentro eventi simulati. Simulazione sarà un altra parola chiave che dominerà il nostro quotidiano Virtuale, un altro neologismo del nuovo mondo dell'inconsistenza.

In un balzo ci troviamo quindi dal mondo antico che divideva in modo netto il cosmo dei morti da quello dei vivi e l'onirico dal concreto con ritmi lenti e inesorabili e discipline ben definite a un minestrone caotico in cui non è più possibile dire chi appartiene a cosa e dove: i morti si mescolano ai vivi e viceversa, le ombre assumono consistenza, il male si mescola sempre di più al bene che diventa sempre più materiale e tutti i piani di realtà, da quello onirico a quello astrale (spaziale) oppure da quello spirituale a quello animale si trovano improvvisamente fortemente interconnessi tra loro. Impossibile non parlare continuamente di Apocalisse e di "fine dei tempi" in queste condizioni persistenti di stress psicofisico estremo.

Dall'incontro tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi non nasce mai niente di buono. La tecnologia attuale non è inutile e non è "cattiva", tanto meno quella delle telecomunicazioni, ma ci condiziona ed espone ad esperienze che alterano in modo disordinato i significati e la coscienza. Questo sconvolge il mondo delle idee e produce continuamente situazioni di forte squilibrio psicofisico che si riproducono senza sosta per effetto virale e senza che possiamo evitarlo perché è il mondo che ci circonda che non vuole fermare i processi di trasformazione, non vuole lasciare tempo al ragionamento pacato. I morti non sono forti per definizione, ma la loro capacità di moltiplicarsi senza sosta li rende pericolosi perché isolano le resistenze dei vivi e le fiaccano tenendole sotto stress a tempo indeterminato. Allo stesso modo le tecnologie ci proiettano in nuove dimensioni incorporee, effimere, senza darci il tempo di avere elaborato quelle vecchie e di averne capito tutti i risvolti anche i peggiori per elaborare le necessarie difese. Ancora non abbiamo capito bene per esempio tutto l'arco di effetti tossici che produce la continua esposizione ai programmi televisivi più o meno intelligenti e già abbiamo la realtà virtuale, la rete e il digitale. Siamo ancora ancorati all'idea (come le telline agli scogli del mare) che "ragioniamo con la nostra testa" quando è evidente che lo stato psicofisico di un telespettatore qualsiasi è prossimo a quello ipnotico e le difese critiche sono ridotte al minimo.

Ecco, con l'ipnosi abbiamo superato l'ultimo stadio che reggeva la realtà tendola timidamente separata dall'effimero e un altra figura si staglia nell'orizzonte di questa ennesima dimensione ambigua: Milton Erickson. Egli è una sorta di stregone che pratica la medicina della suggestione. Con lui di fatto l'ipnosi acquista la dignità di una pratica medica mantenendo però tutta la disciplina propria di un mistero iniziatico. Strani movimenti che paiono più vicini a rituali magici che credevamo confinati nelle fiabe straordinariamente funzionano e possiedono un logica autonoma. Sono replicabili e hanno effetti fisici concreti sorprendenti. Quindi la magia, il mito, l'ombra, l'illusione, si condensano così prodigiamente nel Virtuale ed irrompono nel reale con Matrix, dove la separazione tra illusione e materialità è ulteriormente ridotta. La gente di fatto impazzisce e il disordine dilaga nel corpo e nella mente. Tutto appare possibile come in un sogno, ma si palesa sempre di più un sogno distopico e surralista, disfuzionale e disordinato. Fuori controllo.

Oggi siamo tra posseduti, canalizzati e assunti (una forma di possessione minore) e troviamo tutto questo normale, anche se ci terrorizza vivere in questo modo e per ciò siamo alla caccia disperata di sempre più rari attimi di conforto e relativa sicurezza. Parliamo di modernità e ci riempiamo la bocca di neologismi ma li viviamo con lo stesso ordine mentale ed emotivo immutato da secoli che ci appare inadeguato davanti ai plotoni virtuali di mostruosità crescenti. Coltiviamo idee confuse, distorte e le facciamo nostre nonostante siano brandelli di qualcosa che non si può definire vita ne morte. Come il virus. Desideriamo intensamente il benessere e ci gettiamo a corpo morto verso qualsiasi esperienza stabile autodistruttiva. Cantiamo le laudi all'Umanità mentre la facciamo a brandelli sotto le spinte crescenti sadomasochiste e se a volte riusciamo per miracolo a correggere il tiro, il giro successivo ci riproviamo per riuscire a godere nel peggio. Nei cartoni animati ad esempio siamo passati da Betty Boop e Topolino a Scooby Doo e i Flintstones fino a South Park e i Simpson, cioé dalla tenerezza e l'ingenuità del bianco e nero al cinismo senza freni, al trogloditismo e l'ignoranza ingorda e felice fino alla depravazione e l'ingiuria diretta a raffigurare lo spettatore medio che ci si identifica. Come si fa a non vedere il passaggio?

Ci stiamo allontanando da tutto questo? No. Oltre ogni ragionevole evidenza, il massimo che stiamo facendo è infilare la testa sotto la sabbia. Personalmente combatto tutta la tecnologia e mi oppongo a tutte le novità, non perchè sia contro, ma perché non ci stanno dando il tempo di considerare l'impatto devastante ne il senso che possiamo dargli oltre l'unica evidenza evidente d'avere spalancato le porte dell'inferno sul piano dei vivi. Per ciò chiunque non combatta strenuamente l'accelerazione (e per rallentare l'andazzo) con cui questo tsunami di novità ci ha invaso la mente e la coscienza, è contro l'Umanità, non contro la tecnologia o la scienza (che è un altra cosa ancora). Chiunque stia promuovendo novità oggi è il Male assoluto perché rimane incompatibile con la volontà di realizzare un mondo di Uomini capaci di ragionare o contestare. Non c'è dubbio, costoro sono posseduti dalle legioni che si muovono oltre i confini dell'effimero e dietro al virtuale e non vogliono che amore infernale.

Punto e basta.


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