Il Vero problema de...
 
Notifiche
Cancella tutti

Il Vero problema del Nuovi Padroni


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2203
Topic starter  


Titolo sibillino, perché mette in chiaro che i padroni attuali non sono quelli antichi e "sottolineo" antichi, non perché facciano parte di un era preistorica, ma perché per noi oggi di fatto rappresentano la preistoria, anche se cronologicamente parlando si tratta dell'altro ieri.

Ma come sempre a me non interessa la verità (lo ripeto alla noia, pensando a chi non è abituato a leggermi) quanto piuttosto l'evidenza evidente. L'evidenza non ha in sé una verità, ma è qualcosa di minuto e vicino. Ad esempio, perché andiamo al supermercato a fare la spesa? Perché tendiamo a preferire un SUV se abbiamo la possibilità di acquistare un automobile? Perché quando andiamo a comperare un cellulare tendiamo a preferire l'ultimo modello? Certamente una buona parte di queste domande oggi si smarca con l'intensa propaganda che guida le nostre scelte, ma io non sono il tipo che si accontenta delle risposte facili. La verità è paradossalmente un modo facile di indagare la realtà, perché terminante, come il tesoro dei pirati: magari non la trovi, magari è difficilissima, magari ... ma se la trovi hai risolto il tuo problema. Allora tendo a preferire il SUV perché la pubblicità mi martella come un fabbro e alla fine mi convinco che il SUV è meglio. L'evidenza evidente invece non promette niente e ti costringe a ritornare ancora e ancora sulla stessa identica straevidentissima "merda" e ogni volta per ricavare un infinilione di significati nuovi e diversi che non avevi considerato prima. Costringe non perché "promette" verità, ma esattamete perché non promette niente e questo ci fa sentire sempre a disagio, molto a disagio. Per ciò l'indagine dell'evidenza evidente, paradossalmente, richiede una robusta pacatezza (e anche così ti fa perdere comunque la pazienza).

Tuttavia se resisisti il "premio" (se così vogliamo chiamarlo) è che la realtà che credevi lontana e complicata, si trasforma in vicina e complessa. Cioè inizia ad avere un ordine, non perché glielo dai tu, ma "da sola", senza sforzo. Oggi quindi voglio parlarvi di un aspetto di questa realtà complessa ma ordinata che ci ricollega al titolo: la Compassione.

Vedete, la Compassione è l'atto emotivo che ci restituisce successo. Sempre per ragionare con i paradossi, cosa che con l'evidenza evidente diventa presto un abitudine (per non perdere troppo spesso la pazienza) non c'è davvero niente nel Cosmo di così radicalmente egosita della Compassione. Nel senso che il motivo radicato nella Compassione è esclusivamente egoico: io non posso in nessun caso provare per un altro individuo la sua sofferenza desiderando di alleviarla se non l'ho patita io a mia volta. Il che non vuol dire assolutamente che se ho patito quella sofferenza poi automaticamente proverò compassione, ne conservo solo in potenza la qualità che posso o non posso esprimere.

Questo mi rende obbligatorio far parte di quel piccolo partito di personaggi pittoreschi che ritiene che le scelte, se ce le abbiamo, non riguardano il libero arbitrio, cioè il potere sugli scopi e del nostro agire e pensare. L'evidenza evidente mi spinge a credere che l'unica scelta che abbiamo riguarda esattamente la cosa su cui non riteniamo avere padronanza: l'emozione. In altre parole vivo in un mondo di signiticati rovesciato, in cui la massa crede pedissequamente che può avere solo un risibile controllo sull'emozione con tanta fatica e "in cambio" del libero arbitrio, mentre io osservo che non c'è nessun libero arbitrio e che la condizione più naturale e serena sperimentabile che ci rimane è il controllo emotivo stesso. Nel senso che se mi arrabbio, non ritengo di "avere sbagliato", semplicemente osservo che non sono consapevole di quello che sta accadendo, in quanto la rabbia è un emozione che si riproduce esclusivamente in assenza di consapevolezza.

Parliamo allora della Compassione. La Compassione è l'emozione del successo. Se volete avere successo, ne avrete esattamente nella misura in cui in Voi ci sarà compassione. Questo non riguarda però il successo "dello spettacolo" e dell'immagine, cioè ad esempio di un film famoso e di un certo attore protagonista. Riguarda la differenza tra un successo "ricco", dove ricaviamo soddisfazione e uno "vuoto" dove ricaviamo depressione, in quanto "ricco" riguarda l'energia vitale e non il successo materiale. Sarebbe carino a questo punto capire perché esiste un successo "ricco" di soddisfazione e uno invece dove subiamo aggressione vampirica delle nostre energie vitali. Ma non è il tema di questo contributo e non mi interessa nemmeno troppo scadere discorsi esotici. Non ci occorre il fantasy per capire l'evidenza evidente più evidente.

Se la Compassione è l'emozione del successo cos'è il suo contrario? La Superbia, ovviamente. Certo, ovvio se si ragiona per paradossi, se non la vedo duretta. Quindi la Superbia ci porta sempre via il successo, ce lo ruba e siccome osservo che lo Spirito (le energie emotive) controlla il materico (non viceversa) alla fine finisce sempre che se il successo non è energetico, non è nemmeno materico. In altre parole puoi avere montagne di soldi e potere, ma te li puoi infilare tutti nel c.. va bé avete capito.
Infatti l'insuccesso Spirituale, rende quello materico sempre più difficile, sempre più "resistente", finché per ottenere un merdino qualsiasi ti sembra che sia necessaria tutta l'energia cosmica, solo per vedere che un cretino qualsiasi con un niente di possibilità rispetto le tue arriva e con una semplicità imbarazzante ottiene quel "merdino". Per ciò inizi a credere che esistano persone davvero tanto tanto eccezionali che non sanno neppure loro come ottengono successo e persone che fanno una fatica titanica a ottenere una merdina di successo, quindi studi come un matto, fai analisi complicatissime sociopolitiche cercando di capire il perché e il percome certi hanno così tanto successo "ricco" e altri invece no. Saranno "sfigati"? Sono perseguitati da "Dio"? Oppure non sono stati abbastanza bravi e non hanno studiato abbastanza? Tutto solo per non dire che sono individui che hanno perduto la loro occasione di esercitare Compassione.

Questo poi non vale solo nel minuto e vicino, vale comunque ed è una evidenza evidente. Ovviamente per chi vuole vedere.


Citazione
ignorans
Reputable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 305
 

osservo che lo Spirito (le energie emotive) controlla il materico (non viceversa)

Come spieghi l'essere ubriachi? In quel caso è la materia che trasforma lo spirito.
Non dividere materia e spirito, sono un tutt'uno


RispondiCitazione
GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2203
Topic starter  

ottavino;240990 wrote: osservo che lo Spirito (le energie emotive) controlla il materico (non viceversa)

Come spieghi l'essere ubriachi?

Come sempre @ottavino per "spiegare" qualcosa bisogna scegliere cosa dire e questa operazione (che è linguistica, propria della comunicazione orale ma anche scritta) finisce per falsare il messaggio. Come diceva qualcuno saggiamente, dire il falso non è solo negare il vero ma anche dire solo mezza verità. Il che purtroppo (lo capiscono "veramente" in pochi) corrisponde esattamente a tentare di comunicare il vero, constatando l'impossibilità pratica. Come origliare un discorso e sentire "ti uccideremo" per credere che si stia complottando per la nostra morte, quando invece il discorso "scorporato" dal contesto intendeva tutt'altro.

Con un altro esempio, "l'essere ubriaco" che citi non saprei esattamente a cosa si riferisce, "devo intuirlo" e intuisco così che si tratta di uno stato della coscienza non proprio del tutto presente. Ad esempio, siccome sono astemio, io spesso quando sono troppo stanco di fatto mi sento "ubriaco" e mi comporto come uno che fa abuso di alcool. 😉
In altre parole dobbiamo "completare" i messaggi che riceviamo con qualcosa che sta solo nella nostra immaginazione, cumulata con la nostra privata esperienza, "sperando" d'averci preso e putroppo questa cosa non funziona spesso. Anzi, non funziona proprio. Tant'è che avremmo bisogno di continui feedback che anche per ragioni pratiche non possiamo ottenere, con tutta una serie infinta di ricadute abbastanza grottesche, sul genere:
" un muto che dice a un sordo 'hai visto quel cieco che ci spia?' ".

Questo preambolo era per dire due cose: primo, che non separo prorpio nulla, la separazione se c'è è un effetto di ricaduta (nei significati dominanti, cioè che ci dominano) di un certo tipo di esperienza che facciamo "qui ed ora". Secondo, per me non conta il merito ma la cornice. Nel caso dell'ubriacatura, non conta l'essere ubriachi, ma come ci si arriva. Nessuno "si ubricaca" perché capita a caso 'l'ubriacamento" ma tutti si ubriacano per una precisa spinta emotiva che li conduce verso quell'essere ubriachi.


RispondiCitazione
Condividi: