Ma ciò non cambia quello che ho scritto, anche se passo da cretina, se ti riferivi a me
Niente affatto...
Leggendo questa polemica, risulta evidente che essa non era inevitabile né salutare, semmai è un sintomo ulteriore del momento di crisi che sembra attraversare questo spazio.
Per quanto riguarda il commento de @IlContadino, che ha dato origine a questo dibattito, direi che il momento e le circostanze in cui è apparso sono discutibili, ma il contenuto è ineccepibile. Insomma, si tratterebbe di un difetto di forma, non certo di sostanza.
Scusa capitano, ma non mi pare che qualcuno abbia messo in discussione la sincerità del dolore di Baroud di fronte all'assassinio della sorella. E aggiungo che la stragrande maggioranza di noi utenti esprime solidarietà incondizionata al popolo palestinese, insieme all'orrore e la rabbia per il martirio che gli viene inflitto dalle bestie assassine che hanno invaso la sua terra.
Ma in questo caso stiamo parlando di altro: questa polemica nasce da un'osservazione forse inopportuna in quanto alla tempistica, ma assolutamente pertinente nel merito. Ramzy Baroud è un giornalista professionista, dunque una persona che svolge un ruolo delicatissimo nella società. Non sto parlando ovviamente delle prestitute di regime, dei mercenari dalla faccia di tolla in cui ci imbattiamo nel piccolo schermo e su tutti i giornali, ma di coloro che vogliano fare informazione sul serio - come si presume sia il caso di Baroud - cosa che in questi tempi infernali diventa una vera e propria missione, che richiede un eccezionale impegno e senso della responsabilità.
L'articolo "incriminato" è del 27 luglio 2021: a un anno e mezzo dall'inizio della psyops, quando si era ormai capito tutto quello che c'era da capire (sempre che si avesse intenzione di capire...) e il golpe globale e la dittatura sanitaria si erano già manifestati in tutto il loro splendore. Ricordo i primi articoli critici sul famigerato virus che apparivano su CDC già nel febbraio-marzo 2020. In seguito, ricordo benissimo una risposta della redazione a coloro che si lagnavano del fatto che non si parlasse d'altro, in cui facevate presente ai critici, in modo lucido e ben argomentato, che si era di fronte ad una svolta epocale che ci avrebbe collocati in dirittura d'arrivo per la tecno-dittatura in via di assemblaggio.
E si era agli inizi del 2020! Persino io, che sono mezzo addormentato, avevo ormai compreso l'essenziale a fine marzo di quell'anno. Non mi dite che un giornalista professionista come Baroud, poverino, non avesse avuto il tempo e l'opportunità di capire cosa stava succedendo! E non si tratta solo dei vaccini...
Sostenere che qualsiasi progetto di quella cricca massonico-satanista che sono le Nazioni Unite sia animato da "buone intenzioni" significa fare disinformazione.
Sostenere che fosse la pandemia, e non la dittatura pandemica, a "devastare il mondo", significa fare disinformazione.
Sostenere che milioni di persone siano morte a causa della pandemia, e non della gestione criminale che ci venne imposta, significa fare disinformazione.
Trattare l'UNICEF, Associated Press, l'OMS e quant'altro come fonti attendibili, significa fare disinformazione.
Sostenere che il destino di milioni di persone dipendesse dai vaccini, significa fare disinformazione: oggi, come nel 2021 o nel 2001.
Sostenere che il problema dei problemi fosse la "insopportabile disuguaglianza" per cui ai boveri negri non arrivava il miracoloso siero salvifico, mentre invece noi ricchi bianchi razzisti e privilegiati potevamo spararcene tutte le dosi che volevamo, significa fare disinformazione (oltre che retorica terzomondista).
Per cui, caro capitano, pur con tutto il rispetto per Baroud e per il terribile lutto che ha sofferto, come centinaia di migliaia di altri palestinesi, se ci basiamo sull'articolo segnalato, dobbiamo purtroppo concluderne oggettivamente che questo signore, nell'esercizio della sua professione, si è dimostrato complice del sistema, oppure incompetente. Tertium non datur. E comunque l'incompetenza (a cui non credo affatto) può fare danni serissimi in un mondo popolato da persone che magari decidono se punzecchiarsi o meno dopo aver letto l'articolo del loro giornalista di fiducia.
E scusami di nuovo capitano, ma parlare di "informazioni che ancora a quel tempo l'autore poteva non avere disponibili" è assolutamente insostenibile: altrimenti dovresti spiegarmi come mai io e tanti altri signor nessuno avevamo capito da un pezzo come stavano le cose, mentre un Senior Research Fellow at Center for Islam and Global Affairs (CIGA) ancora il 27 luglio 2021 potesse scrivere un articolo del genere.
Mi dispiace sinceramente di aver dovuto esprimermi in questo modo, anziché limitarmi a porgere le mie condoglianze, ma mi sono sentito in dovere di farlo.
@BrunoWald,
Esprimo la mia, personale esperienza.
Per quanto riguarda il "non sapere", ti dico che già nei primissimi giorni di quella faccenda, fine febbraio, inizio marzo del '20, ebbi una discussione con i miei soci della palestra, si palesava una possibile chiusura, io ero per tenere aperto, affanciupolo le disposizioni, mi ero da subito accorto fosse un inganno (certo non ne immaginavo la portata), i miei soci mi accusarono d'essere un insensibile e uno sprovveduto.
Questo solamente per dire che un catzo di contadino ignorante aveva comunque gli strumenti per comprendere la situazione già agli inizi, figurati cosa non poteva aver capito un giornalista navigato, dopo mesi e mesi di quelle assurdità.
Il "non sapere" non può essere contemplato.
Secondo, una delle cose che mi ha insegnato quel periodo è che il Sistema non è sbagliato, è criminale (buongiorno Contadino, direbhe @Bertozzi), prima, povero ingenuo, pensavo che il Sistema fosse da correggere, che ci fosse del buono, e una parte deviata.
Quel periodo ha fatto cadere la maschera, il Sistema è un Sistema Criminale!
A mio avviso chiunque avvalli il Sistema, soprattutto in un certo tipo di giornalismo, è complice e criminale a sua volta.
La sofferenza che abbiamo patito, noi e i nostri cari, in quel periodo là, è venuta in essere anche, e soprattutto mi vien da dire, grazie a chi ha dato man forte a quella narrativa con quel tipo di contributi.
Però, ora, se lo facciamo notare siamo noi in difetto.
Perché quel periodo è passato, va messo nel dimenticatoio, sguardo avanti e propaganda a go go.
Mica puoi dire che l'Asse della Resistenza si è comportato pari pari agli altri, che i giornalisti che oggi pontificano ieri erano criminali pari pari agli altri, che ogni fottuto politico è complice del Sistema Criminale. Sono cose che non si possono dire.
La forma, prima della sostanza: si chiama PolCor.
Questo Bruno è un mezzo sfogo, perdona, ti leggo e mi stimoli a parlare, anche in questo momento in cui non dovrei, mai picchiettare durante un aperitivo, regola sacra che non ho rispettato;-))
Esatto, caro @Contadino, come spesso accade hai colto l'essenziale: il sistema è intrinsecamente criminale, nel suo insieme e in ogni sua parte. È un sistema criminale nei fini, nei metodi e nella "filosofia" che lo ispira. E la stagione pandemica, in particolare, ha rappresentato uno spartiacque definitivo, che divide i campi in maniera netta e irreversibile: da una parte i criminali e i loro complici di ogni ordine e grado, dall'altra le vittime e coloro che sono decisi a resistere a oltranza.
Volendo si potrebbe identificare un terzo gruppo negli indottrinati, negli sprovveduti, nei tanti che erano in buona fede o che semplicemente non sono riusciti a resistere alla pressione; ma pur con tutti i distinguo del caso, all'atto pratico costoro rientrano nel primo gruppo, in quanto funzionali, volenti o nolenti, alla causa dei criminali.
@Bruno, @Conta
Rimango dubbioso sul fatto che Baroud, che leggo ormai da diversi anni quasi sempre su antiwar.com, "dovesse" aver capito. Ancora oggi sono tanti a non aver capito e a me resta la domanda "quo prodest?", che glie ne sarebbe venuto in tasca a Baroud?
Poi, per carità, possiamo sempre pensare che abbia scritto quell'articolo in quei termini semplicemente perché, in quanto uomo di parte, portava acqua al mulino della causa palestinese e, in casi simili, è tutto lecito...
Comunque rimango dell'opinione che non c'azzeccava un cacchio con l'articolo, e sono rimasto parecchio "spiazzato" nel leggerla da te Conta..., non me lo sarei mai aspettato...
Ve la ricordate rula jebreal? L'affascinante giornalista palestinese che ha avuto una carriera a livello internazionale anche nell'ambito dell'università? Aveva collaborato con "annozero" e altre produzioni di rai tre, in anni in cui l'attivismo e la militanza nei dibattiti televisivi erano una buona garanzia di successo e di ascolti. L'ho citata perché mi è venuta in mente leggendo il caso che avete riportato qui: la ricordo giovanissima mentre la rai la mostrava (evidentemente non a caso ma in vista del suo futuro impegno in Italia) commentare in lingua araba una delle ennesime tragedie che si consumavano nella striscia di gaza. Provai un forte senso di solidarietà e di ammirazione per il suo coraggio e le sue denunzie. Erano i primissimi anni Duemila. Ebbene, poco dopo la stessa giornalista, con un italiano ancora traballante, era ospite fissa e forse anche - non ricordo bene - conduttrice di dibattiti televisivi campioni di ascolti, forte della sua cifra distintiva, l'esperienza diretta maturata in prima persona in uno dei teatri più martoriati al mondo e il suo stesso essere palestinese. Non poteva mancare, ovviamente e comprensibilmente, l'appoggio e la simpatia di quella sinistra più o meno militante che allora era ciò che più si avvicinava all'idea attuale di "antisistema". Chiaramente però commentare la politica italiana in Italia, anche da un banco dell'opposizione, era un mestiere abbastanza complesso e la luna di miele con il pubblico terminò abbastanza presto: un conto erano le questioni internazionali, un conto quelle di "casa nostra" per le quali noi avremmo avuto "molto da dire", si pensò abbastanza banalmente allora. Terminò la luna di miele ma non la fortuna della giornalista che a quanto pare si appassionò alle tenzoni del nostro paese ottenendo anche incarichi di consulenza politica, di insegnamento e prestigiosi riconoscimenti. Dopo aver sposato nientepopodimeno che un funzionario americano di Goldman Sachs, sembra che oggi prediliga la residenza in Florida. Niente di male, per carità. Il fatto chiaro però è che una provenienza, una cittadinanza, un'esperienza per quanto dura e meritevole di tutta la solidarietà di questo mondo, non sono assoluta garanzia di integrità e coerenza e nemmeno un'assicurazione di fedeltà a una causa, per quanto sacrosanta. Con spirito di realismo e disillusione, non mi dissocio da chi ha puntualizzato gli aspetti critici di questo giornalista che non conoscevo. Anche se sembrano estemporanei e fuori tema, non si possono ignorare i legami e le opinioni a proposito di una vicenda (quella pandemica) che è ancora oggi una ferita gravissima per la nostra società, oltre che un colpo terribile inferto a ciò che restava di un "contratto sociale" tra i cittadini comuni e le loro istituzioni. Dite che non c'entra nulla con l'uccisione di un'innocente da parte di un esercito straniero prepotente? Invece secondo me c'entra eccome. Come qualcuno ha scritto bene qui, c'è un filo rosso che collega, in questi anni terribili, molte forme di prevaricazione e violenza che pretendono addirittura una patente di moralità pubblica, da ottenere con la forza, se necessario. Anche il gen.oci.dio pal.estinese ne fa parte. Senza una comprensione d'insieme, non ci sarà modo di spezzare alcunché e nemmeno di sperare di farlo. A noi può restare solo l'onda emotiva fortissima che ci spinge a riduzionismi terzomondisti o legati a vecchi schemi politici che non funzionano più.