Spettabile Redazione di ComeDonChisciotte,
Dopo aver letto il vostro comunicato, intitolato “Al colto e all’inclita”, pubblicato sulla pagina principale in data 6 dicembre 2024, come semplice utente mi sono sentito in dovere di darvi una risposta personale, che impegna e rappresenta unicamente chi scrive, ma che vuole essere anche trasparente, sottomettendola non solo alla vostra considerazione, ma anche al giudizio di tutti coloro con i quali ci si ritrova abitualmente in questo spazio virtuale, per commentare eventi e scambiarci impressioni: perciò ho scelto la forma della “lettera aperta”, anziché scrivervi a un anonimo indirizzo di posta elettronica.
Seguo questo sito pressoché dall’inizio, anche se mi sono iscritto solo tre anni or sono. Non sono mai stato particolarmente attivo sulla rete, non frequento i social e mi servo dello strumento informatico per fini abbastanza specifici e “conservatori”; ma per quanto limitata possa essere la mia conoscenza del world wide web, ho sempre considerato ComeDonChisciotte uno dei migliori portali in assoluto, non solo per il prezioso servizio offerto gratuitamente, nel proporci una selezione di notizie, aggiornamenti ed autori che l’utente medio avrebbe difficoltà a reperire per conto proprio, ma anche e soprattutto nel garantire l’agibilità di uno spazio libero in cui, come giustamente affermate, «si incontrano persone che provengono da storie personali ed esperienze politiche ed esistenziali profondamente diverse e questo, per noi, è uno dei maggiori pregi ed una ricchezza del sito: la convivenza di punti di vista anche radicalmente diversi.»
Era pertanto inevitabile un livello di attrito superiore a quello tipico dei siti “mono-confessionali” e più o meno autoreferenziali in cui nicchie settarie si ritrovano per parlarsi addosso: insulti e polemiche non sono cosa degli “ultimi tempi”, come scrivete, ma ci sono sempre stati, peraltro in misura di gran lunga minore rispetto ad altri siti in cui la caciara di infimo livello è la norma, e surclassati da una costellazione di commentatori di prim’ordine, i cui contributi costituivano il vero patrimonio di CDC, e spesso erano degni letteralmente di essere raccolti in una antologia, come ha osservato più di qualcuno. Nonostante le polemiche occasionalmente accese, e qualche volta degenerate in attacchi personali, direi che il confronto civile tra persone intelligenti ha sempre prevalso, costituendo il vero fiore all’occhiello di Come Don Chisciotte.
Perdonerete dunque il mio scetticismo, sul fatto che gli attuali problemi del portale dipenderebbero da un presunto aumento della litigiosità e maleducazione di noi utenti. Anche perché non è obiettivamente così: per limitarci agli ultimi quattro anni, abbiamo assistito a reiterate e pesanti aggressioni verbali, da parte sempre degli stessi, verso diversi malcapitati colpevoli solo di essere in disaccordo con questa o quell’altra opinione, accolte dall’indifferenza o la benevola tolleranza dei moderatori. Ci sono stati anche casi ricorrenti – e ampiamente tollerati – di palesi provocazioni e sbeffeggiamenti rivolti ad utenti specifici, o in generale all’insieme di chi non accetta a scatola chiusa la narrativa Buoni vs Cattivi che la “controinformazione” vorrebbe proporci, e che costituisce null’altro che il mero capovolgimento della propaganda occidentale.
Non è vero, inoltre, che la diversità di opinioni e il dibattito siano sempre benvenuti e incoraggiati, «purché avvengano nel rispetto degli altri utenti, degli autori, dei collaboratori e dei redattori del sito»: ho visto sparire nel giro di pochi minuti un commento in cui, con la massima educazione, esprimevo il mio disaccordo circa le tesi proposte nell’articolo di una gentile signora, membro della Redazione: la stessa signora che, con identica tempestività, ha poi rimosso dai commenti due mie successive richieste di chiarimenti.
Detto questo, avete senz’altro ragione di ricordarci che, in quanto editori, siete legalmente responsabili dei contenuti pubblicati, compresi quelli dei commenti, ed è sicuramente vostro diritto di esigere rispetto per il lavoro volontario dei redattori, il quale rende possibile la vita di questo sito. Anche il contenuto delle sezioni dedicate al “rispetto degli altri utenti”, al “rispetto del sito e dei collaboratori”, nonché i suggerimenti sul modo di scrivere i commenti, risultano ragionevoli e in buona sostanza condivisibili.
E tuttavia, il fatto stesso che abbiate sentito la necessità di pubblicare un simile comunicato rende palese l’esistenza di un problema tra la Redazione e gli utenti iscritti: ma l’intero contenuto del comunicato stesso, e la sua credibilità, vengono irreparabilmente compromessi dal fatto che non abbiate abilitato i commenti, ovvero che – lungi dal cercare il dialogo, che è sempre il modo migliore di pervenire alla soluzione di un problema tra due parti che si presumono in buona fede – abbiate preferito la via più facile ma assai meno produttiva del proclama a senso unico.
Chiederci rispetto, e poi mancare di rispetto ai vostri interlocutori impedendoci di replicare, smentisce nei fatti le belle parole sul “vero spirito di collaborazione che anima questo sito”. Ritengo inoltre scorretto e pretestuoso mettere in uno stesso sacco la litigiosità e gli insulti tra alcuni (pochi) personaggi, il futile operato di uno o due troll che utilizzano vari nick, e le “insinuazioni veramente squallide sull’operato e sulla linea del CdR” da parte di utenti storici che godono della stima di molti di noi, pur non condividendo sempre e necessariamente i loro punti di vista.
Purtroppo, non si tratta affatto di “squallide insinuazioni”: è palese a tutti che le recenti modifiche tecniche introdotte nel sito fossero ispirate all’intento deliberato di ostacolare l’accesso ai commenti e, in ultima analisi, scoraggiare la partecipazione agli stessi, e il fatto di negarlo, o di giustificarlo adducendo difficoltà tecniche, non contribuisce certo alla possibilità di un chiarimento sincero e sereno tra le parti. In simili circostanze è inevitabile giungere alla conclusione che, per il CdR, siano proprio i commenti di noi utenti – presunta “ricchezza” del sito – a costituire un problema. Il ché, bisognerà pure ammetterlo, non è precisamente lusinghiero per noi, né costituisce la migliore premessa per un rapporto basato sulla fiducia e la comprensione reciproca.
Fra l’altro, non è affatto vero che i commenti brevi siano necessariamente preferibili a quelli “lunghi”: in alcuni casi è senz’altro così, il dono della sintesi è sempre apprezzabile, ma non siamo su Twitter e la complessità dei temi trattati negli articoli tende a richiedere dei contributi a volte articolati: se la cosa non è gradita, si chiuda la sezione commenti e amici come prima! Oltretutto, quelli fra noi che dedicano il loro tempo ed energie ad offrirci contributi ponderati e argomentati anziché limitarsi a frettolose boutade, sono spesso gli utenti più seri e preparati, mentre le facezie, le offese, o le farneticazioni più o meno sgrammaticate tendono ad essere più succinte, giacché chi non ama leggere e lascia a desiderare in quanto ad apertura mentale e buona educazione, di solito non si sente a proprio agio nemmeno con la scrittura.
Per finire: è chiaro che un problema esiste, e ritengo che faremmo meglio a riconoscerlo onestamente e discuterne in modo costruttivo, se veramente stiamo tutti dalla stessa parte. È con questo spirito che ho aperto la presente discussione.
Ringraziando per lo spazio e l’attenzione concessami, rivolgo un saluto cordiale a tutta la comunità di ComeDonChisciotte.
BrunoWald
Egregio Signor BrunoWald, non posso che condividere quello che lei dice. Non sarei certamente stato in grado di esprimerlo così bene, ha comunque dato forma ad alcuni dubbi che ultimamente mi ronzavano nella mente.
Bruno,
Sta accadendo qualcosa di incredibile, qui dentro come là fuori.
Tu mi dirai: "Guarda, esco da poco da un periodo di un paio d'anni che mi ha insegnato che la parola "incredibile" andrebbe rivalutata".
Eppure, incredibile nell'incredibile, pare proprio che per alcune persone, una buona fetta di mondo, quel periodo là non sia mai esistito.
Credo che sia questo il nocciolo della questione, ed è un problema nostro, non degli altri.
Cerco di spiegarmi.
Quel periodo ha lasciato un segno, come accade per ogni esperienza forte. Quando una certa esperienza lascia un segno così profondo in più persone, quelle persone molto probabilmente sentiranno di avere qualcosa in comune.
Ora, dovrebbe essere che, dato che l'esperienza forte l'abbiamo vissuta tutti, dovremmo sentire tutti di avere qualcosa in comune.
Ma se una parte di quei tutti rimuove l'esperienza, si atteggia come se non fosse mai accaduta, i pochi che se la tengono stretta si sentiranno in una certa misura "emarginati" (è la prima parola che mi è venuta in mente, forse ce n'è di più appropriate).
Quando ho conosciuto mia moglie le ho detto che prima o poi saremmo dovuti andare in India assieme.
Quel posto ha lasciato in me segni molto profondi, mi ha formato, ha fatto sì che cambiassi prospettiva nell'osservare il mondo.
Così ho pensato fosse utile al nostro rapporto far conoscere a lei quella parte di mondo che è entrata in me. Della serie "conosci l'India per conoscere me".
Così è stato, ed è stato molto utile.
Noi tutti abbiamo attraversato un periodo formativo, ci è stato imposto. Quel periodo ha fatto crollare, in ognuno di noi, o meglio, in chi ha voluto accettare il crollo, un sacco di vecchie credenze. Per dire, una su tutte, la parola "geopolitica" è proprio svanita dal dizionario dopo quel periodo là.
Ma se quel periodo lo rimuovi allora ecco spuntare l'Asse della Resistenza, il prode Putin, il rivoluzionario Donald Trump, il mondo dei Brics e tutto il cucuzzaro.
E dovrai essere tu, che quel periodo non lo hai rimosso ma ne hai fatto tesoro, a doverti adeguare.
Qui dentro come là fuori.
Spero di essermi spiegato.
Oh Bruno, non c' è che dire, la redazione ti ha molto considerato! Manco di striscio...
Si è persa pure la buona educazione e un minimo di creanza. La vergogna è arrivata al punto massimo.
Nonostante gli apprezzamenti degli utenti alla tua lettera aperta, quella - la redazione - rimane come la Von Der Leyen e la commissione europea: "indifferente alla propria impopolarità", confermandosi la redazione più impopolare della storia.
Rileggendo l' articolo in home che parla della commissione si nota proprio un parallelo inquietante fra quella e la redazione nostra redentrice, colta, e impermeabile alle critiche di noi buzzurri, ma si sa, la lingua batte dove l' inclito ride.
Io dico che questo lo mangia per un pelo ma al prossimo panettone CDC non ci arriva, e così i suoi capetti saranno contenti e si daranno una bella pacca sulle spalle.
Oh Bruno, non c' è che dire, la redazione ti ha molto considerato! Manco di striscio...
Sì, l'avevo notato anch'io. Del resto, è per questo che siamo invitati a discutere nel forum: un pò come gli Apaches nella riserva di San Carlos... 😉
Ti sei spiegato benissimo.
Per quasi tutte le persone che conosco, infatti, è come se non fosse accaduto nulla. Eppure qui in Perú hanno fatto anche peggio che da noi, non si poteva entrare nemmeno al supermercato o in banca, in teoria eravamo con le spalle al muro. Ma siccome in questo paese tutti barano al gioco per poter sopravvivere, il problema si risolse come sempre, facendo carte false (approfittando l'arretratezza tecnologica, per cui i lettori di codici si usavano solo negli aeroporti e negli uffici importanti, altrove funzionava "ad occhio"...) e amici come prima. Il ché è stato peggio, nel senso che la prossima volta, quando avranno chiuso tutte le scappatoie, queste persone saranno fottute sul serio.
E noi con loro, ma fino a un certo punto... Una volta che hai aperto gli occhi sul mondo, non sarà mai più come prima. E quel "sul mondo" non si riferisce solo a governi e istituzioni, ma anche alle persone intorno a noi, e questa è stata forse la lezione più preziosa che abbiamo imparato, come spesso avete sottolineato tu ed altri.
La geopolitica credo sia un approccio o metodo valido a livello degli attori subalterni, quelli che possiamo vedere e che agiscono sul palcoscenico della Storia davanti a noi spettatori, che però non vediamo né gli ingranaggi del teatro, né gli sceneggiatori, il regista, e soprattutto quelli che scrivono il copione. Ed ecco le basi militari che circondano l'Eurasia, i budget degli armamenti, i conflitti di qua e di là, e tutto il resto. I danni che fanno sono molto reali - sofferenze, miseria, carneficine... - ma per chi muove i fili si tratta soltanto di una rappresentazione: hanno bisogno appunto di mettere in scena i conflitti per restare invisibili, per usare a turno i guelfi e i ghibellini, secondo le occorrenze. Stanchi del truce imbecille Bush? Eccovi il brillante Obama: Yes we can! (Fuck you in the ass...). Stufi di Biden e Kamala? Ricuccatevi Trump! E così via...
Hai detto bene: se mettiamo tutti gli eventi degli ultimi tre anni, anche quelli più tragici, sullo sfondo della "pandemia", la loro natura illusoria appare evidente. E per una buona ragione: anche le peggiori crisi sono sempre interpretate da sottoposti, mentre nella psyops globale del 2020-21 si è potuto intravvedere all'opera, per la prima volta, il Padrone. Ed è stato, bisogna riconoscerlo, uno spettacolo di prim'ordine.
A questo punto aggiungo un particolare. Ho redatto la lettera cercando di evitare in ogni modo giudizi o peggio insinuazioni, limitandomi invece ad esporre i fatti così come sono, proprio perché volevo privare eventuali interlocutori del pretesto di farla passare come un attacco alla Redazione, quando invece si trattava dell'esatto contrario: di un invito al dialogo.
Come si è potuto constatare, l'invito è stato olimpicamente ignorato. E si tratta di un silenzio assai eloquente, con il quale ci hanno notificato senza ambiguità la loro posizione, che riassumerei come segue:
1) non vi filiamo di striscio, e non abbiamo alcun interesse a dialogare con voi.
2) le cose funzionano a modo nostro, se non vi va bene conoscete l'uscita.
Il ché è un modo di ammettere che non hanno argomenti validi da opporre alle critiche, peraltro benintenzionate, che vengono loro rivolte. Te l'ho già detto: credevo che tu stessi esagerando, almeno in parte, invece risulta che hai ragione.