Se e' vero che si avvicina il momento della rivelazione a comando (ufficializzazione che non siamo soli nell'universo con il benestare dell'entita' mediatrice nota come Tal Imbroglio), dato che il binomio militari-extraterrestri pare sempre piu' indivisibile, puo' pure essere che tu non ti stia occupando di verita' ma di qualcosa di simile ad essa e che a tempo debito si palesera'. A meno che i piani agli alti livelli non cambino repentinamente causa adeguamenti ad imprevisti vari ed eventuali.
Si sta seduti su un ramo in vigile attesa (senza tachipirina) con lenti e profondi respiri evitando di scompigliare le fronde. 😒
La vita di caserma è caratterizzata dall'esistenza di infinite e asfissianti regole e regolamenti che interessano ogni gesto ed ogni attimo della vita, rendendola letteralmente impossibile.
Ma c'è un trucco: abitualmente la maggior parte delle regole vengono ignorate o disattese, ed applicate molto raramente ed in modalità grossolana, tranne che quando si desidera punire o perseguitare qualcuno, esasperandolo.
L'Italia è stata, fin dall'inizio del secolo scorso, ma sospetto fin dalla sua fondazione, concepita come una caserma: milioni di regole fatte valere o imposte solo quando lo si ritiene opportuno, o in situazioni mirate nei confronti di chi, persona o gruppo, si voglia mettere in riga, punire o perseguitare.
E tutti si sono adeguati fino a considerarlo un modo di vivere ovvio e naturale.
Il Nostro Paese è sempre stato una caserma, la militarizzazione è un naturale sviluppo.
(È per questo che viene "scelta" così frequentemente per esperimenti sociali come quello in atto).
La militarizzazione della vita civile, In italia, e qui concordo con prima delle sabbie, non è un elemento nuovo, gli italiani sono da sempre abituati a lasciar gestire ad altri le proprie libertà e responsabilità, sia quando si tratta di aspetti concreti relativi alla propria esistenza, sia quando si tratta del proprio spirito. Quello che cambia, semmai, a seconda dei periodi e delle esigenze, è il ricorso più o meno evidente a simboli semplici ed immediati da comprendere, come una divisa o come regole impartite a mo di ordini e in questo senso la vaccinazione di massa non è altro che una cerimonia obbligatoria di rispetto e di conferma del potere, un inevitabile alzabandiera. L'italiano non abituato alla libertà, nè quindi in grado di comprenderla a fondo, al massimo ha come realizzazione personale l'imitazione dello stile militaresco (con le sue spesso insulse regole) nelle sue manifestazioni più banali, come fa il sorvegliante al supermercato quando ti richiama all'ordine della mascherina, o come fa il vicino che denuncia i trasgressori della porta accanto. Per gli italiani non c'è nemmeno il gusto, fine a se stesso, della ricerca della ricchezza, (come fanno gli americani) e d'altronde un modo di dire come "comandare è meglio che fottere" poteva nascere solo qui da noi. Potrebbe dipendere dal fatto che noi, per motivi storici, siamo più inconsciamente vicini alla consapevolezza di vivere in una prigione...
La risposta, Gioco, é una sola per tutte le tue domande:
Perché il senso di questa roba non é proteggere la salute.
@simsim, per noi è così evidente ormai che ci pare quasi strano doverlo ripetere, no?
Ma il Mondo è fatto di tante cose diverse da come le vediamo. Non sto parlando di inganno, ma della Mente che mente. Noi guardiamo il Mondo sempre per come per noi ha senso, ma il Mondo viaggia per i fatti suoi con significati di tutt'altro genere e noi che ci navighiamo dentro veniamo inevitabilmente trascinati dove ci porta, senza appello.
Allora le mie domande sono più retoriche e non cercano risposte ma reazioni. Sapessi cosa ho raccolto ogni volta! Ogni persona è una sorpresa da guardare con stupore, perché questo accade. Vengo continuamente stupito, preso di sopresa da reazioni che non mi aspetto.
Per uno come me che è abituato a vedere tutto procedere in un piatto e monotono consequenzialismo di eventi chiari e definiti, è quasi come vivere un miracolo perpetuo che si rinnova a ogni incontro. Qui, per la strada, tra coloro che frequento e conosco, tanto quanto con gli sconosciuti.
Ti faccio un esempio, uno degli ultimi di una carrellata infinita che si rinnova di continuo. Sono con uno dei miei assisiti e stiamo discutendo di faccende private, io seduto e lui in piedi, senza mascherina. Perché se vuoi discutere e hai bisogno di una relazione educativa devi tenere bene in evidenza la faccia dove passa la maggioranza della comunicazione emotiva (fondamentale per il mio lavoro) e la museruola non aiuta. Una anziana signora mascherinata si avvicina e mi aspetto che ci ammonisca entrambi. Sto sul chivalà e invece chiede educatamente di potersi sedere sull'altro lato della panchina dove mi trovavo. Non avendo nulla in contrario proseguo il mio ragionamento con il mio assistito. A un certo punto la vecchina ci interrompe e con una gentilezza ed educazione che non è di certo di questi tempi esordisce "senza volere vi ho ascoltato e mi sono chiesta se poteva darmi un consiglio per mia nipote..." e poi mi racconta delle sue vicende personali ed è stato per me bellissimo poterla confortare un poco, stringermi accanto al suo piccolo mondo e al suo specifico caso di dolore e disperazione che ha voluto condividere così, anche se non l'avevo mai vista prima e solo per quello che stavo facendo con il mio assistito.
Vedi @simsim non posso dire che le cose accadono SEMPRE in questo modo. Sarei un bugiardo e non voglio farti credere che tutto sia una meraviglia. La maggioranza delle situazioni non è così felice e fertile di "soprese straordinarie" (per chi le sa cogliere) e appaganti ma per ognuna ci possono essere interminabili trafile di delusioni e sconfitte in mezzo. Tante volte ho sfiorato il "burn out" in passato per questo. Oggi a rischio "burn out" è anche il ragazzino che dovrebbe andare a scuola e frequentare gli amici come abbiamo fatto tutti da settant'anni a questa parte e invece gli viene negato "perché c'è il virus".
Allora il nostro compito più importante è tornare a donare il dubbio che qualcuno ci ha rubato senza che ce ne siamo resi per davvero conto. Non cercare risposte ma formulare continuamente domande e poi, come fa il bambino, stare ad ascoltare le risposte accettandole per quello che sono ed è difficile, me ne rendo conto, ma è la sola strada.
Non ci rimangono altre alternative. Sempre seconco me, neh?!
Capisco cosa intendi. Beh..devo ammettere che negli ultimi anni questo mi è successo meno. Ma pago una situazione nella quale mi sono infilato, che apparentemente è agli sgoccioli per fortuna, e che però la pandemia ha insistito pesantemente. Morale: vuoi la terra straniera, vuoi le restrizioni, non ho più da un pó la fortuna di rimanere sorpreso dalla vita, che si sviluppa, o se preferisci gira in tondo allo stesso modo da troppo tempo.
Condivido, fare domande ed ascoltare spesso è una situazione di quelle in cui ti ritrovi ad empatizzare con qualcuno e a sorprenderti di come alle volte sia facile entrare in connessione, e può essere appagante. Questo è esattamente quello che questa situazione ci sta portando via, quel piacere genuino di incrociare una birra con uno sconosciuto durante uno dei randomici canti bavaresi in un biergarten per fare un esempio a caso.
Per questo non credo ad un qualcosa che nasca e si sviluppi come semplice problema sanitario, problema che non avrebbe mai spento il cervello di gran parte delle persone e non avrebbe mai ridotto al sospetto gli uni contro gli altri. Ho smesso di credere alle coincidenze (ma non di stupirmi davanti ad esse) da troppo tempo per pensare che un arretramento di questo tipo non sia completamente voluto e cercato. Ma ti assicuro: qui parli di linguaggio di guerra, ed una parte di me è I guerra in questa situazione. Ma c'è un'altra parte che invece dorme con un occhio solo, ed è estranea ai conflitti. Quella è la parte rimasta sana, che niente e nessuno potrà toccare. E non importa se per ritrovarla dovrò attendere la fine di questa storia, o magari morire in qualche modo, visto che arriveranno a toccarci sulla salute, e la mia avrà bisogno di cure tra un pó. Non importa davvero. Il mondo che abbiamo davanti o cambia e trova una sua linea diversa, o non è un mondo che mi da pena lasciare