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Orario di lavoro: uno studio


oriundo2006
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Qui:

https://www.altrogiornale.org/giunto-il-momento-di-ridurre-la-settimana-lavorativa-da-40-ore/

uno studio sulla fattibilità, nel settore pubblico ma estensibile al settore privato 'burocratico', di una riduzione importante dell' orario di lavoro.

Dopo tutto ridurre l' orario di lavoro significa diminuire lo stress ed aumentare il benessere generale, utile tra l'altro a far 'respirare' e non ammalare quel 'topo in gabbia' chiamato 'uomo moderno'.

Probabilmente è troppo chiedere ai rappresentanti ufficiali dei lavoratori un simile pensiero 'rivoluzionario', già ai suoi tempi fatto proprio dal 'male assoluto' incarnatosi in Benito Mussolini con la settimana lavorativa a 40 ore. Del resto sono lì non per pensare ma per obbedire e ridurre l'orario di lavoro non è stato finora proposto dalla Confindustria. Quando lo sarà, arriverà il sindacato a magnificarcelo. Dopo.


arbaman e LuxIgnis hanno apprezzato
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PietroGE
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La cosa è molto controversa. In Francia le 35 ore ci sono già da molti anni e i risultati sono per qualcuno positivi, per qualche altro negativi. Nel settore privato, il costo superiore per prodotto viene compensato diminuendo o lasciando invariati i salari, e con i mercati aperti come lo sono in Europa si rischia di perdere quote di mercato a favore degli asiatici, con conseguenze sull'occupazione. Per il settore pubblico sarebbe possibile ma comporterebbe anche una riduzione temporale dei servizi al cittadino se poi non si compensa impiegando più gente. Bisogna poi vedere il costo totale perché un Paese come l'Italia, sull'orlo della bancarotta, non si può permettere un aggravio della spesa pubblica. In Germania nel settore automobilistico c'è già da tempo un orario di 35 ore ma il salario ne ha risentito. Dipende poi se per il lavoratore è più importante avere più tempo libero o più soldi, difficilmente si possono avere entrambi.


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cedric
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Pubblicato da: @pietroge

Nel settore privato, il costo superiore per prodotto viene compensato diminuendo o lasciando invariati i salari

E' esattamente questo il punto centrale: si vuole ridurre il costo  dell'ora di lavoro non il costo del lavoro.  E' assolutamente certo che qualunque riduzione dell'orario sarà accompagnata da un parallela riduzione dello stipendio.

A peggiorare le cose  i padroni stanno valutando un'altra piacevolezza: trasformare tutto lo stipendio in premio di produzione passando da una paga ad orario ad una paga a produzione, detto in altre parole si torna tutti al cottimo.

Per ultimo gran parte della sinistra governativa vuole ridurre il costo del lavoro a parità di stipendio: significa che il padrone non verserà più i contributi previdenziali per il lavoratore che si troverà una pensione accantonata (che sono soldi suoi e non soldi elargiti dallo stato) drasticamente ridotta, sempre che arrivi vivo a settanta anni.

Ma qualcuno si sta chiedendo chi comprerà beni e servizi quando gli stipendi serviranno solo a pagare l'affitto ed a mangiare pasta al pomodoro? Dimenticavo, basta usare le carte di debito revolving pagando a piccole rate con interesse usuraio (si arriva al 30%) ed impegnando lo stipendio dei prossimi due anni come fanno nei paesi del nord europa. Che cattivi questi italiani  che si ostinano a risparmiare ed a fare meno debiti possibili. Bisogna certo fargli cambiare idea.

 

 


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oriundo2006
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E' chiaro che la semplice riduzione dell' orario puo' non sortire l'effetto sperato. Occorre de-legificare nel pubblico, rendere competitivo per l' imprenditore privato avvalersi di piu' lavoratori a parita' del monte-ore, entrare tutti in un'altra mentalita' perche' un'altra gestione del tempo di lavoro possa essere efficace, a partire dalla individuazione di aree specifiche e di settori specifici in cui iniziare: no ad un contratto 'unico' perche' quello che puo' andar bene in una regione od in un settore e' limitativo in un'altra situazione. 

Detto questo, io sono a favore in modo incondizionato ad una riduzione del tempo di lavoro, assistito da una evidente riduzione del prelievo fiscale e da un contemporaneo incremento del numero degli addetti. Non e' la panacea di tutti i mali ma servirebbe eccome ... anche e sopratutto a garantire che la mobilita' in uscita non sia definitiva in caso di crisi aziendali.


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cedric
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Pubblicato da: @oriundo2006

Detto questo, io sono a favore in modo incondizionato ad una riduzione del tempo di lavoro, assistito da una evidente riduzione del prelievo fiscale e da un contemporaneo incremento del numero degli addetti.

... e quindi sei  inconsapevolmente  favorevole in modo incondizionato anche alla riduzione dello stipendio e della futura pensione:

meno ore lavorate dal lavoratore = meno quattrini in busta paga
meno contributi versati dal padrone = meno pensione futura
meno tasse dirette sul lavoro= più tasse indirette sui consumi o meno servizi pubblici

L'aumento degli addetti e la diminuzione della retribuzione fa felice il padrone perchè per lui la spesa del lavoro diminuisce e potrà essere più competitivo(!). Inoltre una diminuzione delle tasse dirette sul lavoro ingannerà il lavoratore ingenuo (quello che applaudiva a piazza venezia) che vedrà entrare più soldi ma che si accorgerà solo troppo tardi che ne saranno usciti  molti di più per imposte indirette (IVA, accise,  TARI, IMU, ecc). Chi ha redditi da lavoro sopra i 100.000 euro l'anno incrementerà la capacità di spesa mentre chi ha redditi da lavoro sotto i 30.000 euro l'anno  diminuirà la capacità di spesa.

Geniale davvero!


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oriundo2006
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Tu vuoi conservare l’esistente, fondandoti sul passato, io lo giudico improponibile e cerco strade vecchie e nuove per uscire dalla schiavitu’ del lavoro salariato, il vero nemico primo della democrazia. Una ripartizione differente del monte ore può benissimo essere rifinanziata dal governo: più addetti con un prelievo fiscale ridotto significa più contribuenti e meno cassa integrazione. Già oggi avviene in certe realtà. Circa le pensioni, è impensabile discuterne senza chiedere dati depurati dalle prestazioni accessorie che nulla hanno a che vedere con i contributi dei lavoratori. Una revisione globale del sistema del lavoro dipendente è indispensabile ed ogni idea è benemerita.


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