PERICOLI DELLO SPIR...
 
Notifiche
Cancella tutti

PERICOLI DELLO SPIRITISMO


mystes
Noble Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 1513
Topic starter  

 

CdC ha pubblicato nell’edizione odierna un articolo intitolato: “SCIENZAH” E SPIRITISMO" https://comedonchisciotte.org/scienzah-e-spiritismo/

Vorrei contribuire ad una conoscenza più specifica dell’argomento pubblicando l’ultimo capitolo del libro di René Guénon sullo Spiritismo, opera che segnalo ai lettori di CdC per la competenza che il celebre scrittore francese dimostra dell’argomento.

Abbiamo già segnalato, a mano a mano che se ne presentava l’occasione, i molteplici pericoli dello spiritismo, sicché potremmo anche dispensarci dal ritornare specificamente sull’argomento, sennonché ci preme registrare alcune testimonianze e alcune ammissioni. Per cominciare, noteremo che esistono addirittura pericoli di natura fisica, i quali, per quanto non siano certamente i più gravi e i più consueti, non per questo sono sempre trascurabili. Eccone una prova in questo fatto, riferito dal dr. Gibier: «Tre gentiluomini inglesi, allo scopo di rendersi conto di persona se certe affermazioni spiritistiche erano esatte, si rinchiusero durante una notte illune in una stanza di una casa disabitata, dopo aver prestato giuramento solenne di attenersi alla massima serietà e buona fede. La camera era completamente nuda, e a bella posta essi non vi avevano portato che tre sedie e una tavola, attorno alla quale presero posto. Era stato convenuto che appena qualcosa di insolito fosse accaduto il primo avrebbe fatto luce con i cerini di cui ciascuno era fornito. Erano immobili e silenziosi da qualche tempo, attenti al minimo rumore, al più piccolo fremito della tavola sulla quale avevano posato le mani allacciate. Non si udiva alcun suono; l’oscurità era profonda e forse i tre improvvisati evocatori, annoiati, erano sul punto di spazientirsi, quando un’acuta invocazione d’aiuto lacerò il silenzio della notte. Seguì un frastuono spaventoso e una grandine di proiettili si mise a piovere sulla tavola, sul pavimento e sui tre ricercatori. Terrorizzato, uno dei partecipanti accese un cerino com’era stato convenuto, e quando la luce ebbe dissipato le tenebre soltanto due di essi si riscontrarono presenti, accorgendosi con angoscia che il terzo compagno mancava; la sua sedia giaceva rovesciata verso il fondo della stanza. Passato il primo momento di confusione, lo ritrovarono sotto la tavola, inanimato, con il capo e il volto coperti di sangue. Cos’era successo? Si constatò che la marmorea cappa del camino era stata prima divelta, poi proiettata sul capo del disgraziato e si era frantumata in mille pezzi. La vittima di questo incidente restò quasi dieci giorni senza conoscenza, tra la vita e la morte, e solo lentamente si riprese dalla terribile commozione cerebrale riportata». Papus, il quale riporta questa narrazione, riconosce che «le pratiche spiritistiche portano i medium all’esaurimento nervoso attraverso l’isterismo», che «gli esperimenti di questo tipo sono tanto più pericolosi quanto più si è incoscienti e sprovveduti», e che non si può far nulla per impedire le ossessioni, le anemie nervose e altri accidenti più gravi ancora». Egli aggiunge: «Siamo personalmente in possesso di una serie di lettere molto rivelatrici, provenienti da sfortunati medium dedicatisi con tutte le forze all’esperimentazione e ora pericolosamente ossessionati da esseri che si presentano loro sotto falsi nomi adottando la personalità di parenti deceduti». Éliphas Lévi aveva già segnalato questi pericoli e avvertito coloro che si dedicavano a tali studi, anche soltanto per curiosità, che avrebbero corso il rischio di follia o di morte. Un occultista di scuola papusiana, certo Marius Decrespe, scriveva nello stesso senso: «Il pericolo è certo; molti sono impazziti, in orribili condizioni, per aver voluto spingersi con le loro esperienze troppo lontano... Non solo si rischia il proprio buonsenso, ma l’integrità della ragione, la salute, la vita e talvolta anche l’onore... La china è sdrucciolevole: da un fenomeno si passa all’altro, e presto non si è più in condizione di fermarsi.

Non senza motivo un tempo la chiesa proibiva simili diavolerie». Analogamente parlava lo spiritista Barthe: «Non dimentichiamo che con queste comunicazioni ci poniamo sotto l’influsso diretto di esseri sconosciuti fra i quali ce ne sono di così astuti, di così perversi, che le precauzioni non sarebbero mai troppe... Abbiamo avuto numerosi esempi di malattie gravi, di disturbi mentali, di morti improvvise provocati da false rivelazioni che si sono avverate soltanto a causa della debolezza e della credulità di coloro a cui erano state fatte».

A proposito di quest’ultima citazione dobbiamo attirare l’attenzione sul particolare pericolo delle predizioni contenute in alcune «comunicazioni», le quali agiscono al modo di vere e proprie suggestioni su coloro che ne sono l’oggetto; del resto questo pericolo esiste anche per chi, al di fuori dello spiritismo, faccia ricorso alle «arti divinatorie». Queste ultime pratiche però, per quanto poco raccomandabili, non sono tali da essere esercitate in modo così costante come quelle degli spiritisti, cosicché rischiano meno di degenerare in idee fisse e ossessioni. Sappiamo di poveretti, più numerosi di quanto si creda, che non intraprenderebbero mai niente senza aver prima consultato la tavola, anche a proposito delle cose più insignificanti, per sapere quale sarà il cavallo vincente alle corse, il numero uscente alla lotteria, e via di questo passo. Se poi le predizioni non si realizzano, lo «spirito» troverà sempre qualche scusa: le cose dovevano effettivamente andare come previsto da lui, ma è intervenuta questa o quella circostanza che era impossibile conoscere in anticipo, la quale ha cambiato tutto; la fiducia di quei poveracci non per questo ne è scossa, ed essi ricominciano da capo finché non si ritrovano rovinati, ridotti in miseria, costretti a ricorrere a espedienti disonesti che lo «spirito» non si perita di suggerire.

In genere questo iter culmina nella follia totale o nel suicidio. Talvolta accade che le cose si complichino in altro modo e che le vittime, invece di consultare direttamente il presunto «spirito» dal quale si lasciano ciecamente dirigere, si rivolgano a un medium, il quale sarà ardentemente tentato di sfruttarne la credulità. Lo stesso Douglas Home ne riferisce un notevole esempio accaduto a Ginevra, e racconta il colloquio da lui avuto, il 5 ottobre 1876, con una povera donna il cui marito era impazzito in seguito agli avvenimenti seguenti: «Fu nel 1853», raccontò la donna, «che una notizia alquanto singolare venne a distoglierci dalle nostre occupazioni abituali. Alcune ragazze, in casa di un nostro amico, avevano sviluppato la strana facoltà di medium scriventi. Anche il padre, si diceva, aveva il dono di entrare in contatto con gli spiriti per mezzo di una tavola... Partecipai a una seduta, e poiché tutto quello che vi succedeva mi sembrò serio, invitai mio marito a venire anche lui... Ci recammo dunque dal medium, il quale ci disse che lo spirito di Dio parlava per il tramite della sua tavola... La tavola finì con il suggerirci che dovevamo senza indugi prendere in casa nostra il medium e la sua famiglia, e dividere con lui la fortuna che Dio si era compiaciuto di assegnarci. Le comunicazioni della tavola erano considerate provenienti direttamente dal Nostro Salvatore Gesù Cristo. Dissi a mio marito: “Diamogli piuttosto una somma in denaro; i loro gusti e i nostri sono diversi, e con questa gente penso che non potrei vivere felice”. Mio marito mi rimproverò, dicendo: “La vita di Colui che adoriamo fu una vita di abnegazione, e noi dobbiamo cercare di imitarlo in ogni cosa. Vinci i tuoi pregiudizi, e questo sacrificio proverà al Maestro la buona volontà che tu metti nel servirlo”. Acconsentii, e una famiglia di sette persone venne ad aggiungersi alla nostra. Cominciò per noi una vita di spese e di prodigalità. I soldi si buttavano dalla finestra. La tavola ci comandò espressamente di comprare un’altra carrozza, altri quattro cavalli, poi un battello a vapore. Avevamo nove domestici. Vennero i decoratori e dipinsero la casa da cima a fondo. Il mobilio fu cambiato diverse volte con mobili ogni volta più dispendiosi. Questo perché occorreva ricevere, nel modo più dignitoso possibile, Colui che veniva a visitarci, e attirare la gente dal di fuori. Tutto quel che ci veniva richiesto, noi lo facevamo. Costava molto, il nostro desco era sempre a disposizione. A poco a poco gente convinta arrivava in gran numero, giovani di entrambi i sessi per la maggior parte, ai quali la tavola prescriveva il matrimonio, che veniva allora fatto a nostre spese, e se la coppia col tempo aveva figli, questi ci venivano affidati perché li allevassimo. Abbiamo avuto in casa fino a undici bambini. Si sposò pure il medium e i membri della famiglia si accrebbero, così non tardammo a trovarci in trenta a tavola. Andammo avanti così per tre o quattro anni. Le nostre ricchezze se n’erano già quasi tutte andate. Allora la tavola ci disse di recarci a Parigi, dove il Signore avrebbe avuto cura di noi. Partimmo. Arrivati nella grande capitale, mio marito ricevette l’ordine di speculare in borsa. Perse così quel poco che ci era rimasto. Questa volta era la miseria, la miseria nera, ma avevamo sempre la fede. Non so come facevamo a vivere. Per giorni e giorni mi ritrovai senza cibo, con un solo tozzo di pane raffermo e un bicchier d’acqua. Dimenticavo che a Ginevra ci era stato imposto di amministrare il santo sacramento ai fedeli. C’erano a volte anche quattrocento uomini e donne che si comunicavano. Un monaco d’Argovia abbandonò il convento, dov’era superiore, e abiurò il cattolicesimo per unirsi a noi. Non eravamo soli nella nostra cecità. Finalmente riuscimmo a lasciare Parigi e a ritornare a Ginevra. Fu allora che ci rendemmo conto delle proporzioni della nostra disgrazia. Coloro con i quali avevamo condiviso le nostre ricchezze furono i primi a voltarci le spalle». Home aggiunge a modo di commento: «Ecco un uomo che, davanti a una tavola, sciorina una serie di bestemmie al ritmo lento e difficoltoso di un codice alfabetico, ed è quanto basta per precipitare una famiglia onesta e religiosa in un delirio di stravaganze da cui non si riprende, se non quando si ritrova sul lastrico. E, una volta rovinati, non per questo i disgraziati guariscono dalla loro cecità. Quanto poi a quegli che causò il loro dissesto, non è il solo che ho incontrato. Questi strani esseri, mezzi ipocriti e mezzi convinti, di cui si trovano esempi in ogni epoca, pur ingannando gli altri finiscono col prendere sul serio la loro parte e diventano più fanatici delle persone che imbrogliano».

Indubbiamente si può dire che disavventure di questo genere possono capitare soltanto ai deboli di spirito, e che coloro che si lasciano rovinare mentalmente dallo spiritismo dovevano già esservi predisposti; fino a un certo punto questo può essere vero, ma predisposizioni di questo genere in condizioni più normali avrebbero anche potuto non svilupparsi. Le persone che impazziscono in seguito a incidenti erano anch’esse affette da predisposizioni simili, tuttavia non avrebbero perso la ragione se tali incidenti non si fossero prodotti; è una scusa, dunque, per niente valida. Per di più, le persone così equilibrate da poter essere tranquille di non avere niente da temere in nessuna circostanza non sono forse così numerose; diremmo anzi volentieri che nessuno può sentirsi tranquillo a questo modo, a meno che non sia protetto contro determinati pericoli da una conoscenza dottrinale che renda impossibile ogni illusione e ogni vertigine mentale. E non è certo fra gli esperimentatori che questa conoscenza si ritrova abitualmente. Abbiamo detto di scienziati indotti ad accettare in modo più o meno completo le teorie spiritistiche dagli esperimenti psichici da loro compiuti, segno questo, per noi, già di uno squilibrio parziale; uno di essi, Lombroso, ebbe a dichiarare agli amici, dopo una seduta di Eusapia Paladino: «Adesso bisogna che me ne vada da qui, perché sento che se rimanessi diventerei matto; ho bisogno di riposarmi lo spirito». Il dr. Lapponi, citando questo detto significativo, fa notare giustamente che «i fenomeni prodigiosi, se osservati da intelligenze non preparate a certe sorprese, possono avere come risultato uno sconvolgimento del sistema nervoso, anche in soggetti sufficientemente sani». Lo stesso autore scrive ancora: «Lo spiritismo presenta per la società e per l’individuo tutti i pericoli e tutte le conseguenze funeste dell’ipnotismo; ne presenta inoltre mille altri ancor più deplorevoli... Negli individui che hanno finizione di medium e in coloro che assistono alle loro operazioni lo spiritismo produce l’obnubilazione o l’esaltazione morbosa delle facoltà mentali; provoca le più gravi nevrosi e le più gravi nevropatie organiche. È noto che la maggior parte dei medium famosi, e buon numero di coloro che seguirono assiduamente le pratiche spiritistiche sono morti preda della follia o affetti da profondi disturbi nervosi. Ma oltre a questi pericoli e a questi mali, comuni all’ipnotismo e allo spiritismo, quest’ultimo ne presenta altri, infinitamente più incresciosi... E non si venga a opporre che lo spiritismo può almeno presentare in cambio alcuni vantaggi, come quello di aiutare a riconoscere e a guarire certe malattie. La verità è che, se anche qualche volta le indicazioni ottenute in questo modo si sono dimostrate esatte ed efficaci, quasi sempre, all’opposto, esse sono soltanto servite ad aggravare lo stato dei malati. Gli spiritisti hanno un bel dire che ciò è dovuto all’intervento di spiriti ingannatori e istrioneschi; come potremmo premunirci contro l’intervento e l’azione di tali spiriti malevoli? Lo spiritismo non potrà perciò mai essere giustificabile in pratica, qualunque ne sia il pretesto». Del resto, un ex membro della «Società di ricerche psichiche» di Londra, J. Godfrey Raupert, dopo essersi dedicato all’esperimentazione psichica per lunghi anni, ha dichiarato che, da parte sua, «l’impressione riportata in questi studi è di disgusto» e che «l’esperienza gli ha fatto comprendere qual era il suo dovere: quello di mettere in guardia gli spiritisti, in particolare quelli che chiedono agli esseri dell’altro mondo consolazioni, consigli, o anche solo informazioni... Queste esperienze», egli dice, «si concludono con l’entrata di centinaia di persone nei sanatori o nei manicomi. E tuttavia, nonostante il terribile pericolo per la nazione, nulla si fa per arrestare la propaganda degli spiritisti. Costoro, forse, sono ispirati da motivi elevati, da ideali scientifici, ma tutto sommato mettono gli uomini e le donne in uno stato di passività che apre le porte mistiche dell’anima a spiriti malefici; da quel momento gli spiriti vivono a spese di questi uomini e di queste donne dall’animo debole, li spingono al vizio, alla pazzia, alla morte morale»11. Invece di parlare di «spiriti» come fa il Raupert (il quale però non sembra credere che si tratti di «disincarnati»), noi parleremmo semplicemente di «influssi», senza precisarne l’origine, dato che ne esistono di molto diversi, che non hanno, in ogni caso, niente di spirituale; ma questo non cambia nulla delle terribili conseguenze da lui segnalate, le quali sono anche troppo reali.

Abbiamo citato in un’altra circostanza la testimonianza della Blavatsky e degli altri capi del teosofismo, che denunciano in particolare i pericoli delle pratiche medianiche; riporteremo tuttavia nuovamente un brano della Blavatsky da noi allora soltanto riassunto: «I migliori e più potenti medium hanno sofferto di tutto, nel corpo e nell’anima. Ricordiamoci della pietosa fine di Charles Foster, morto di pazzia furiosa in un manicomio; ricordiamoci di Slade, epilettico, di Eglinton, attualmente il primo medium d’Inghilterra, sofferente dello stesso male. Guardiamo ancora che vita ha fatto Douglas Home, un uomo dal cuore pieno d’amarezza, che non ha mai pronunciato una parola a favore di coloro che pensava dotati di poteri psichici e che fino alla fine continuò a calunniare tutti gli altri medium. Questo Calvino dello spiritismo soffrì per anni di una terribile malattia della spina dorsale, contratta nei suoi rapporti con gli “spiriti”, e quando morì era ridotto a un rudere. Pensiamo poi alla triste sorte del povero Washington Irvin Bishop. Io lo conobbi a New York, quando aveva soltanto quattordici anni; non c’è dubbio che fosse un medium. È vero che il poveretto ai suoi “spiriti” giocò un brutto tiro, battezzandoli un’“azione muscolare inconscia”, con gran gioia di tutte le corporazioni di scienziati e di eruditi, e con gran beneficio della sua borsa che in tal modo riuscì a riempire. Sennonché... de mortuis nìl nìsi bonum. La sua fine fu ben disgraziata. Egli era riuscito a nascondere con cura gli attacchi epilettici da cui era affetto (il primo e più sicuro sintomo della vera medianità), e chissà se era proprio morto o semplicemente in “trance” quando fu eseguita l’autopsia del suo corpo? I suoi parenti dicono che viveva ancora, se si deve credere ai dispacci telegrafici di Reuter. Ecco inoltre le sorelle Fox, le prime medium, le fondatrici dello spiritismo moderno; dopo più di quarant’anni di rapporti con gli “Angeli”, sono diventate, grazie a questi ultimi, pazze incurabili, e dichiarano adesso nelle loro conferenze che l’opera e la filosofia di tutta la loro vita non furono che menzogna! Vi chiedo quale genere di spiriti può aver ispirato loro una condotta simile... Se i migliori allievi di una scuola di canto finissero tutti col perdere la voce, in seguito a esercizi forzati, non sareste obbligati a concludere che il metodo seguito è sbagliato? Mi pare che così si possa concludere anche, dalle informazioni che ne abbiamo, nei riguardi dello spiritismo, dal momento che i suoi medium migliori sono tutti vittime di una stessa sorte.

Ma c’è di meglio: spiritisti eminenti ammettono anch’essi questi pericoli, pur se cercano di attenuarli e li spiegano ovviamente a modo loro. Ecco in particolare quanto dice Léon Denis: «Gli spiriti inferiori, incapaci di aspirazioni elevate, si trovano bene nella nostra atmosfera. Essi si inframmettono nella nostra vita e, soltanto preoccupati di quello che occupava i loro pensieri nel corso dell’esistenza corporea, partecipano ai piaceri o ai travagli degli uomini ai quali si sentono uniti da analogie di carattere o da abitudini. Accade talvolta che dominino e soggioghino i deboli che non sono in grado di resistere al loro influsso. In qualche caso il loro imperio assume un carattere tale che essi possono spingere le loro vittime al crimine e alla pazzia. I casi di ossessione e di possessione di questo genere sono più diffusi di quanto si pensi»14. In un altro libro dello stesso autore si può leggere quanto segue: «Il medium è un essere nervoso, sensibile, impressionabile...; l’azione fluidica prolungata degli spiriti inferiori può risultargli fimesta, rovinargli la salute provocandogli fenomeni di ossessione e di possessione... Casi del genere sono numerosi; alcuni di essi sfociano nella pazzia. Il medium Filippo Randone, secondo la rivista “Medianità” di Roma, è l’oggetto degli attacchi di uno spirito, che si fa chiamare col nome di uomo fili, il quale ha più volte tentato di soffocarlo nottetempo sotto una montagna di mobili che si diverte a trasportare sul suo letto. In piena seduta si impadronisce violentemente di Randone e lo butta per terra, a rischio di ammazzarlo. Non si è potuto finora sbarazzare il medium del suo ospite pericoloso. Per contro, la rivista “Luz y Union” di Barcellona (dicembre 1902) riferisce che una povera madre di famiglia, spinta al delitto nei confronti del marito e dei figli da un influsso occulto e in preda ad accessi di furore contro i quali i mezzi ordinari erano risultati impotenti, fu guarita in due mesi grazie all’evocazione e alla conversione dello spirito che la ossessionava, convinto dalla persuasione e dalla preghiera»16. Questa interpretazione della guarigione è alquanto divertente; sappiamo che agli spiritisti piace tenere discorsi «moralizzanti» ai cosiddetti «spiriti inferiori», ma in questo caso si tratta proprio di «prediche nel deserto», senza la minima efficacia; di fatto le ossessioni possono talvolta cessare da sole, ma accade anche che impulsi criminali come quello descritto siano portati a compimento. Succede talvolta che si prenda per ossessione reale quanto è soltanto autosuggestione; in tal caso è possibile combatterla per mezzo di una suggestione opposta, e tale funzione può essere adempiuta dalle esortazioni rivolte allo «spirito», il quale fa allora tutt’uno con il «subconscio» della vittima. È questo che probabilmente accadde in occasione dell’ultimo fatto riferito, quantunque si sarebbe anche potuto trattare di semplice coincidenza, e non di rapporto causale fra «cura» e guarigione. Comunque, è incredibile che gente che riconosce la realtà e la gravità di simili pericoli abbia ancora il coraggio di propagandare le pratiche spiritistiche, e occorre veramente essere incoscienti per sostenere che la «moralità» costituisce un’arma sufficiente per proteggersi contro ogni incidente di questo tipo, il che sarebbe tanto sensato quanto sostenere che la «moralità» può proteggere dal fulmine o assicurare l’immunità contro le epidemie: la realtà è che gli spiritisti non hanno assolutamente alcun mezzo di difesa a loro disposizione, né diversamente potrebbe essere, perché ignorano tutto sulla natura delle forze con cui hanno a che fare.

Potrebbe essere, se non interessantissima almeno utile, una statistica dei casi di pazzia, ossessione e incidenti d’ogni specie provocati dalle pratiche dello spiritismo; senza dubbio non sarebbe molto difficile ottenere un buon numero di testimonianze controllate con serietà, e, come abbiamo appena visto, le pubblicazioni spiritistiche potrebbero fornire anch’esse il loro contributo; una raccolta di questo genere sarebbe tale da produrre su molti un’impressione salutare. Non è però questo lo scopo che ci siamo proposti: abbiamo citato qualcuno di questi fatti semplicemente a modo di esempio, e si noterà che li abbiamo scelti di preferenza, almeno nella maggioranza, in autori spiritistici o che abbiano perlomeno qualche affinità con lo spiritismo, autori che sarà perciò impossibile accusare di parzialità o di esagerazione in senso sfavorevole. Certo avremmo potuto aggiungere a queste ben altre citazioni dello stesso genere, ma così facendo saremmo incorsi in una certa monotonia, perché esse si rassomigliano tutte, cosicché quelle che abbiamo presentato ci sembrano sufficienti. Per riassumere, diremo che i pericoli dello spiritismo sono di diversa natura e potrebbero essere classificati in fisici, psichici e intellettuali. I pericoli fisici sono gli incidenti del tipo di quello riferito dal dr. Gibier e, più frequentemente e abitualmente, le malattie provocate o indotte soprattutto nei medium, ma qualche volta anche in alcuni partecipanti alle loro sedute. Sono malattie che colpiscono principalmente il sistema nervoso, spesso accompagnate da disturbi psichici; le donne sembrano esservi più particolarmente soggette, ma sarebbe errato credere che gli uomini non ne siano colpiti; del resto, per stabilire una proporzione esatta occorrerebbe tener conto del fatto che negli ambienti spiritistici l’elemento femminile è molto più numeroso. I pericoli psichici non possono essere completamente disgiunti dai pericoli fisici, ma assumono un aspetto di maggiore costanza e gravità; ancora una volta ricorderemo le ossessioni di vario genere, le idee fisse, gli impulsi criminali, le dissociazioni e le alterazioni della coscienza o della memoria, le manie, la pazzia in ogni suo grado. Se si volesse compilarne una lista esauriente, essa conterrebbe quasi tutte le varietà conosciute dagli alienisti, senza tener conto delle molte altre che costoro non conoscono e costituiscono i casi detti di ossessione e di possessione, cioè i casi che corrispondono a quanto di più orribile c’è nelle manifestazioni spiritistiche. In altre parole, si tratta sempre di cose che tendono alla pura e semplice disgregazione dell’individualità umana, e che talvolta raggiungono anche lo scopo. Le stesse forme di squilibrio mentale sono soltanto, in tutto ciò, tappe o fasi preliminari, e per quanto già siano deplorevoli, non si può mai essere sicuri che le cose non peggioreranno; inoltre, tutte queste manifestazioni morbose sfuggono, in gran parte se non totalmente, alle investigazioni dei medici e degli psicologi. Per finire, i pericoli intellettuali sono una conseguenza del fatto che le teorie spiritistiche costituiscono, per ognuno dei punti ai quali si riferiscono, un errore totale, né sono, come i precedenti, limitati al soli esperimentatori; abbiamo già segnalato il diffondersi di questi errori, tramite una propaganda diretta e indiretta, fra persone che, non esercitando assolutamente la pratica dello spiritismo, potrebbero anche credersi lontanissime da esso; i pericoli intellettuali sono perciò quelli con influsso e importanza più generalizzati. È questo infatti l’aspetto della questione sul quale più abbiamo insistito nel corso di tutto il nostro studio; abbiamo soprattutto voluto mettere in risalto la falsità della dottrina spiritistica, e la ragione per cui essa dev’essere combattuta, a nostro modo di vedere, è prima di tutto questa sua falsità. Possono esistere infatti verità la cui diffusione è pericolosa, ma non è questo pericolo che, eventualmente, ci potrebbe impedire di riconoscerle come verità; del resto, ciò non è troppo da temere, giacché le cose che appartengono a tale sfera non sono fra quelle che si prestano molto alla volgarizzazione. In questo caso si tratta però di verità che hanno conseguenze pratiche e non di verità di carattere puramente dottrinale, nell’esporre le quali non si rischia mai, tutto sommato, di incorrere in altri inconvenienti se non quelli risultanti dall’incomprensione a cui inevitabilmente ci si espone qualora si esprimano idee che eccedono il livello della mentalità comune, inconvenienti dei quali non varrebbe la pena di preoccuparsi troppo. Sennonché, per tornare allo spiritismo, possiamo dire che i pericoli particolari a esso connessi, addizionandosi al suo carattere di errore, non fanno che rendere più pressante la necessità di combatterlo; si tratta, è vero, di una considerazione secondaria e contingente in sé, tuttavia è una ragione di opportunità che nelle attuali circostanze non si può dare per trascurabile.

 

Fonte: Ultimo capitolo del libro "L'errore dello spiritismo" di René Guénon

 

 

 

 


Citazione
Condividi: