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Resistenza


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
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Si sente spesso parlare di "rivoluzioni" e "contro-rivoluzioni", stranamente però nel dibattito pubblico il concetto di "resistenza" che era così caro a nostri nonni e molto più vicino rispetto a quello di "rivoluzione", non pare trovare neppure un minuscolo spazio nel dibattito dell'arena politica moderna.

La vera rivoluzione oggi non passa dalla lotta armata, anche se ci si può aspettare che qualsiasi manifestazione del dissenso possa venire repressa con la forza e quindi divenga obbligatorio all'occorrenza approntare una difesa commisurata. In effetti non esiste nessuna "rivoluzione", dal momento che ho ripetuto (non a caso) infinite volte nei miei interventi che ".... la cosa più incredibile che può succedere è che non succeda niente".

Esiste però una "resistenza". Cosciente che assorbire questo concetto non è per nulla semplice, soprattutto il dissenso oggi, passo a dare qualche esempio. Ma prima una piccola premessa.

Sto dando per scontato che la persona che sta leggendo abbia già masticato e digerito questioni delicate, come quelle delle radici storiche della scienza trattate nelle interviste di byoblu con Enzo Pennetta, della storia del nostro paese trattata con Giovanni Fasanella, o le interviste di Elia Menta che trattano l'aspetto economico con Nando Ioppolo, oppure l'intervento di Gotti Tedeschi alla Camera dei Deputati sul disastro italiano, oppure ancora del compianto De Santis sulla geoingegneria.

Vi sono certamente molti altri video anche più interessanti, ma di base quello che conta è che vi siano le citazioni rigorose a documenti reperibili e verificabili, tali da poter classificare questi interventi come seri, documentati e ragionati. Questo non li classifica come "sicuri", non c'è niente di sicuro, ma almeno possiamo affermare che abbiano più valore delle chiacchiere, dei pareri o delle fonti certe che non sono reperibili.

I tempi moderni hanno visto la democrazia (se mai è esistita) virare decisamente almeno a partire dagli anni '70 se seguiamo le indicazioni di Gotti Tedeschi, verso una plutocrazia elitaria promossa dalla nuova era digitale della telecomunicazione. Ciò ha rapidamente spazzato via i contenitori ideali del dissenso (svuotandoli dall'interno) architettati alla metà dell'800 in Inghilterra da Marx, adatti per il suo tempo e per contrastare lo sfruttamento della forza lavoro di masse contadine, diventate troppo rapidamente masse operaie durante il processo di industrializzazione del regno inglese.

Negli anni '70, non c'erano identiche masse contadine da convertire, il mondo aveva lasciato alle spalle la seconda guerra mondiale da venticinque anni e la maggior parte dei paesi occidentali aveva ripreso il normale corso civile. Eppure non sono anni pacifici. L'assassinio di Kennedy, la corsa allo spazio e lo sbarco sulla luna, i movimenti del sessantotto, sono solo alcuni dei segni più vistosi di una politica in preda a turbolenze sociali profonde di quel decennio appena trascorso. Fu in quel periodo che vennero sperimentate altre forme di lotta rispetto a quelle paventate in epoca ottocentesca e di respiro meno rivoluzionario, lotte che poi oggi vengono riproposte, come occupazioni, manifestazioni di piazza e quant'altro. Tutte queste sono fatte all'insegna della resistenza politica per l'applicazione di una certa giustizia sociale. Ma in quel periodo erano guidate anche e sopratutto da una profonda convinzione che collaborazione e fiducia dessero al termine "tradimento" una collocazione strategica sociale primaria, nella coscienza civile. In altre parole un aderente a un partito come un leader, molto difficilmente sarebbe passato ad un altro partito o avrebbe potuto fare qualcosa "in favore" di un partito avversario senza fosse subito sospetto di tradimento. Quando vediamo Renzi segretario del primo partito di sinistra amoreggiare con Berlusconi avversario ideologico di destra, possiamo capire che questo sistema governativo ha avere scavato abbondantemente oltre il fondo del barile.

Senza la fede da rimettere in un gruppo coeso da un ideale a cui riferirsi, in cui ritrovarsi, dove cercare aiuto ma anche fornire sostegno in nome e per contro "di una causa", entro cui formulare un pensiero e un azione ragionata mettendo in condivisione le forze, il concetto di tradimento non ha senso e quindi di sicuro non si fanno i gulag e le purghe staliniane, ma nemmeno più banalmente gli interessi dei cittadini. Si perde quindi il significato di "lotta" e di conseguenza quello di "resistenza". Può rimanere il concetto di "rivoluzione" che però acquisisce lo stesso valore delle scoregge compromettenti: al meglio della performance è esilarante. In altre parole ma come strumento di difesa del cittadino è inutile.

Oggi potremmo avere forme di lotta più aderenti al nostro tempo. Una potrebbe essere il pieno boicottaggio della rappresentanza del potere legislativo ed esecutivo. Che tradotto in termini semplici è il rifiuto attivo civile di applicare la legge decisa da governi e parlamenti: la legge non ha valore assoluto, ha il valore che gli si attribuisce in quanto come cittadini restituiamo fiducia al sistema. Se per una legge importante ci può stare una repressione con la forza, non è però la forza che rende la legge applicabile, ma la fiducia del cittadino: è evidente che questa fiducia non c'è già più. Quindi si può inserire un cuneo su questa crepa del sistema, ma bisogna tenere conto della disabilità cognitiva sociale in essere. Per ciò questo tipo di lotta dovrebbe almeno in un primo momento essere fortemente ed esclusivamente simbolica. Ad esempio prendere di mira leggi del tutto marginali ma fortemente odiose e rappresentative della vessazione sociale, di carattere economico e adattate per privilegi di traditori, definendo il termine "traditori" esattamente come il rovescio di "popolari", in modo da rovesciare implicitamente da onta in orgoglio -sotterraneo- il termine "populismo". Questo renderebbe ogni reazione del sistema comunque inadeguata, per ciò la reazione più facile potrebbe essere un martellamento mediatico moralistico oppure di distrazione, tanto più inefficace quanto più insistente (nel senso che si ripete in momenti e ambiti differenti). Per esempio partendo da cose come questa QUI e cavalcando la rabbia dei cittadini, informandoli sui nomi, sulle collusioni, sulle reticenze e fornendoli di sacchetti biologici gratuiti all'ingresso con scritto "resistenza civile italiana: per frutta e verdura" invitando a riempire il sacchetto con precisa intenzione di protesta. Non è necessario nemmeno ci si riesca ... sarà l'insistenza nell'azione a ricreare un diverso rapporto con la legge, meno servile, più responsabile.

Sfortunatamente questo tipo di protesta si presta solo se inizia da un gruppo compatto che funzioni da traino ed esempio, in modo simile a come avvenuto per la modellazione delle idee sociali nella redazione del MALE. Cioè il gruppo dovrebbe essere simile a livello creativo e di padronanza della critica, dovrebbe potersi "divertire", anche se poi le azioni sul campo avrebbero ricadute molto serie da valutare con attenzione; in questo modo le finalità rimarrebbero replicabili in modo che possano essere allargate a macchia d'olio. In altre parole dovrebbero apparire delle "bravate", quasi dilettantesche, capaci di richiamare simpatia ma con un obbiettivo preciso, quello di mettere in ridicolo il rapporto tra una specifica legge e il senso del dovere del cittadino nell'applicarla. La finalità secondaria e ridare al cittadino la consapevolezza di essere padrone di quella scelta e di avere facoltà di esercizio di una lotta socialmente accettabile. Un recupero dell'identità sociale notevole allo stadio attuale dell'appiattimento delle coscienze.

Le forme di lotta potrebbero essere molte altre ma mi fermo qui perché non sono un rivoluzionario e non ho l'obbiettivo di cambiare proprio niente. Ho la convinzione personale che possiamo cambiare solo noi stessi e la vita è una parentesi fin troppo breve per sperare di avere successo, anche con il massimo impegno. Tuttavia la mia intenzione come al solito era diretta a proporre argomenti anche scontati ma non per questo banali.


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