Sentite un Pirla: l...
 
Notifiche
Cancella tutti

Sentite un Pirla: lo specchio si combatte dando in mano al nemico il martello


GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2204
Topic starter  

Basta con i lamenti circa l'impossibilità di gestire la relazione con i cosiddetti "ultracovid" (che è sbagliatissimo come vedremo chiamare in questo modo). Se usiamo gli strumenti (comunicativi) SBAGLIATI, non possiamo poi lagnarci che le persone non capiscono o non reagiscono anche davanti all'evidenza.

Noi non abbiamo i presupposti coerenti che ci permettono di agire per contrastare il dominio propagandistico.

Quindi è certamente meglio non tentare nemmeno (anche perché è proprio sbagliato l'atteggiamento di voler "convincere" chi segue "derive messianiche") ma iniziare a capire cosa ci sta accadendo (dentro di noi) per effetto delle pressioni mediatiche che subiamo e dopo, solo dopo, concepire strumenti per reagire.

Ve lo dice uno che deve inventarsi continuamente messaggi brevi ed efficaci per comunicare con persone che hanno oggettive difficoltà nel comprendere il mondo che li circonda (=autistici) ma hanno comunque il diritto di convivere, di amare, di stare con il prossimo.

Questa mattina sono andato a trovare una persona che apprezzo molto. Lui (involontariamente) mi ha ricordato una cosa troppo importante: non si combatte una guerra mediatica frontalmente.

Non si può e basta. Questo significa che per affrontare immagini speculari, non c'è nessun modo, NESSUNO per convincere chi li prende per vere, se non infrangere lo specchio! Ma non possiamo farlo noi per nessuno, quindi?

Come si fa a infrangere lo specchio del MITO? Come si fa a infrangere il profondo senso messianico di chi vuole il bene del prossimo e con quell'atteggiamento si cala l'elmetto e scende in trincea per stare serrato tra le file dell'esercito che combatte la pandemia?

Chiaro che non posso in mutande presentarmi a filo della trincea per dire "hei, sai cosa c'è? Ti hanno raccontato un sacco di palle!", manco finisci la frase che ti hanno già fatto secco indipendentemente dal VERO. Indipiendentemente dal sensato. Indipendentemente dalle buone, anzi solari intenzioni. D'altronde se ti presenti nudo, quale pericolo correrebbe chi è chiuso in trincea? Nessuno, ma non ha importanza. Le tue migliori intenzioni, anche se sono verità conclamate, immutabili, scritte sulla pietra, diventano ca%%ate cosmiche in condizioni del genere se ti bollano come nemico!!!

Allora, allora, è necessario usare la propaganda nemica per costruire quelli che in gergo si chiamano "cortoricuiti emotivi". Bisogna però premettere alcuni concetti che NON CIRCOLANO.

Primo concetto: noi ragioniamo con TUTTO il corpo. Niente escluso. Non con il cervello o con un altro organo. Tutto il corpo, tutto il complesso. Per assurdo è necessario comprendere bene che con un organo in meno "si ragiona in modo differente".

Secondo concetto: l'emozione costruisce naturalmente celle comportamentali tanto robuste quanto l'intensità con cui viene provata dal soggetto. Serve esattamente per quello, la natura ce l'ha donata per migliorare l'adattabilità all'imprevisto. E' l'esatto motivo per cui progetti come MKUltra funzionano e sono stati realizzati con successo! Se provochi emozioni forti costruisci compartimenti mentali abbastanza stagni da chiuderci dentro strumentalmente comportamenti auto-sostenuti da ragioni di invincibile coerenza dallo stesso soggetto bersaglio che li abbandonerà solo se "i segni" esterni da cui dipendono smettono di sostenerli (leggete Pavlov). Ad esempio puoi fare di un mite impiegato un serial killer o di una brava madre una prostituta addestrata per impieghi di intelligence in territorio nemico per tutto il tempo che ti è necessario. Dopo l'impiego gli stessi possono benissimo tornare alla loro "normale" vita abitudinaria e non ricordarsi niente, rimanendo indistinguibili da persone comuni qualsiasi. Questa è "politica dello schock" e Naomi Klein (QUI) ce l'ha spiegata benissimo. Il capostipide di questi principi (ci arriva anche mia Nonna) è Freud e il suo principio del trauma.

Terzo concetto: l'emozione comanda sempre. Quindi comandano le regole che gestiscono le emozioni. Se non smettiamo di pensare che sia comunque più importante il ragionamento e che la verità vince sempre (non l'emozione) vivremo da coglioni frustratri in mezzo ai nostri fallimenti comunicativi. Senza scampo!

Quarto concetto: l'emozione è solo una ed è Amore. Quindi tutto il resto è un derivato, un sottoprodotto, che può essere organico con il Mondo che ci circonda o meno. Cioé può o meno produrre risposte efficienti (NO efficaci) dove si spende poca energia per ottenere il massimo. Per questo la persona tranquilla anche davanti alle situazioni più estreme è per noi SEMPRE un leader carismatico! Ma chiediamoci: cos'è l'Amore? Semplice è un sistema organico corporeo (una risposta del corpo) che ci lega al mondo. Cioé costruisce selettivamente quello che per noi è importante e (di contro) quello che va ignorato. Quindi costruisce la cella.

Allora, per affrontare una persona che vive nella sua cella e affronta con la medesima una condizione emergenziale dove nulla è certo, tranne la possibilità di infettarsi con un patogeno fuori controllo e mettere a rischio se stesso e tutti i suoi affetti, non si può discutere.

Punto e capo.

Ma questo non significa che non possiamo affontare con lui tutti gli argomenti più scontatti e dargli modo di uscire dalla sua cella. Cioé nascondere la lima nella torta al cioccolato. Ma ce un ma. La cella è un luogo di conforto. Fuori c'è c'è la possibilità di cadere nelle maglie dello sconforto e della disperazione. Non importa se anche la cella ti fa disperato, tanto le ragioni dello specchio ti diranno sempre che fuori è peggio! Quindi per le ragioni (emotive) del conforto (che è frutto di una differenza immaginata tra fuori e dentro la cella) se siamo in cella non vogliamo evadere.

Inoltre, nell'infrangere lo specchio illusorio della nostra cella bisogna stare MOLTO attenti. Perché a nessuno piace essere catapultato in mezzo al peggio per subire emotivamente il terrore puro a partire dalla zona di conforto dove si trova. NESSUNO. A meno che non riusciate a dirmi che adesso, ADESSO, siete disposti a farvi un tuffetto in una piscina di serpi velenose o di coccodrilli affamati o di squali o quello che preferite e vi terrorizza davvero TANTO.

Fate attenzione che l'oggettività è INESISTENTE. Se partite dall'oggettività del Mondo, come sopra, preparatevi alla costante frustrazione di ogni vostro tentativo di convincere chiccessia di qualsiasi cosa. Anche la più graniticamente scontata.

Ergo, diamo tempo al tempo. A volte basta un cenno, un seme che va gettato quasi per caso e poi pazienza. Il tempo farà il miracolo che a noi non è dato gestire. Persino dopo di noi.

Noi però abbiamo uno strumento POTENTISSIMO per infrangere anche subito lo specchio. Da usare con estrema parsimonia, perché è esplosivo e può tranquillamente esploderci in faccia. Si chiama "adeguamento costruttivo" (*). Cioé l'uso strumentale della propaganda in senso cortocircuitato.

Passo a fare alcuni esempi. SBAGLIATO: chiamare "ultracovid" chi non elabora un suo dissenso circa la propaganda. Sarebbe come cercare di convincere chi adora il McDonald che è meglio non andare a mangiare al McDonal perché è cibo spazzatura. No eh? No, non funziona. GIUSTO: chiamare "negazionisti del dissenso" coloro che manifestano PAURA davanti al dissenso. Questa è un etichetta generica che non affronta direttamente il problema del dissenso, ma quello della negazione, non affronta intuitivamente la negazione, ma contro-intuitivamente la risposta emotiva. Quindi non agirà subito ma darà a chi la riceve un martello per devastare gli specchi che costruiscono la SUA cella emotiva. Quando vorrà usarlo si accorgerà da solo che viveva nell'illusione.

Guai a spiegargli niente. Basta l'etichetta e il significato. Abbiate "fede" che funziona e se non l'avete provate. Funziona comunque! Ma con i tempi di ognuno.

Secondo esempio "la mascherina". SBAGLIATO: dire che "la mascherina è inutile" o simili. Chi deve tenerla per ore sarà già angosciato dal fatto che è obbligato per lavoro o per altre ragioni a tenerla. Non si può combattere così l'angoscia distruggendo le ragioni che la sorreggono! Di nuovo è OBBLIGATORIO affrontare la cella emotiva di ognuno rispettando il codice ferreo con cui funziona l'emozione. Quindi indirezione e contro-intuitività. GIUSTO: si comincia avvisando "non so come la pensi tu ..." perché questo ci permette di capire la robustezza delle pareti nel caso ambiguo in cui non sia evidente. Si sonda il terreno in modo "mite" e poi ci si adegua alla risposta (emotiva) del nostro interlocutore. SEMPRE. Nel caso ravvisiamo aperture si può fare una semplice domanda, sempre per cortocircuitare: "Dato che è un presidio medico chirurgico, mi sai dire quali sono le contro-indicazioni?". Noi ce le abbiamo per l'aspirina, ma non per la mascherina. Perché? Ovvio perché è un DOGMA, non dev'essere indossata consapevolmente! Ma io non posso aggredire un DOGMA direttamente dicendo che è un DOGMA, devo aggirare l'ostacolo senza dirlo! Deve arrivarci chi viene cortocircuitato DA SOLO. Questo un principio ferreo dell'emozione, se non lo rispetti ne pagherai le conseguenze! Se il nostro interlocutore spalanca gli occhi e fa cenno di non sapere quali sono queste controindicazioni, di nuovo "azione contro-intuitiva". Non dobbiamo DIRE niente di intuitivo. Allora argomentiamo: "Il problema è che noi non lo sappiamo, non ci viene detto! Però sappiamo che dopo poco tempo che l'indossiamo -circa 3 minuti- indipendentemente dal tipo di mascherina, la stessa per causa del fiato diventa una cultura batterica per gli agenti patogeni  presenti del nostro fiato, quindi più la teniamo addosso più aumenta la carica batterica favorendo le malattie alle vie aeree che dovrebbe combattere". In questo modo non diciamo MAI che la mascherina è inutile ne contraddiciamo nessuna delle narrative propagandistiche, facciamo solo presente che non sappiamo come andrebbe usata per essere efficace. Cioé corticircuitiamo l'uso abustante, non il presidio medico.

Spero d'essere stato chiaro. Fate i vostri commenti in proposito, vorrei anche raccogliere info circa la vostra esperienza con i negazionisti del dissenso con cui avete avuto modo di confrontarvi.

Tk! 😉 

(*) si veda a questo proposito (con i dovuti "CRISMI" mi raccomando, cioé senza dare alcun valore dogmatico!) il modello circonflesso di Russel (2003) e di Russel e Posner (2005)


esca e Hospiton hanno apprezzato
Citazione
Hospiton
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 146
 

Personalmente ho notato che utilizzando sistemi simili a quelli che proponi, che ritengo gli unici praticabili per evitare che la discussione diventi un inutile muro contro muro (quindi una sorta di approccio soft, senza affermazioni nette e destabilizzanti) il "negazionista del dissenso" diventa meno aggressivo, più disposto al dialogo (se vogliamo chiamare dialogo quello che sembra più che altro un esperimento comunicativo) ma infine rimane comunque più o meno saldo sulle sue posizioni preconfezionate. Per il momento non mi è ancora riuscito di far riflettere qualcuno plagiato dalla propaganda su quanto sta accadendo, forse non ci ho provato a sufficienza o non ho ancora trovato le giuste formule per far vacillare i suoi dogmi ma la sensazione è che abbiano eretto un'ennesima barriera di pseudoconvinzioni davvero ardua da demolire (anche perché noi singoli ci stanchiamo, la nostra opera è necessariamente incostante, il moloch mediatico invece agisce 24 ore su 24, inarrestabile). Non mi stupisco più di tanto perché in passato abbiamo già vissuto situazioni analoghe, questa è solo applicata su scala più vasta e forse mira ad andare ancor più in profondità ma ha trovato un terreno fertile, milioni di menti già predisposte da tempo all'accettazione passiva di misure irrazionali. 


RispondiCitazione
GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2204
Topic starter  
Postato da: @hospiton

Personalmente ho notato che utilizzando sistemi simili a quelli che proponi, che ritengo gli unici praticabili per evitare che la discussione diventi un inutile muro contro muro (quindi una sorta di approccio soft, senza affermazioni nette e destabilizzanti) il "negazionista del dissenso" diventa meno aggressivo, più disposto al dialogo ...

Come ho scritto è obbligatorio in questo approccio "dare tempo al tempo". D'altronde infinite volte ho detto che non è per tutti e che senza pazienza non ottieni niente. Non hai idea di quanti siano tornati a dirmi "Sai quella cosa che mi dicevi tempo fa? Avevi proprio ragione!". Qui però vanno fatti due appunti. Il primo: questo sistema ti si ritorce subito contro se non metti avanti la modestia (vera, sentita, non finta) nel rispondere, unica virtù che può arginare la nostra tenace tendenza alla Superbia. Del tipo che quando qualcuno torna a dirti una cosa del genere, è molto difficile non gonfiare il petto come Galletti e sentirci "più fichi degli altri". Ecco, se vogliamo rovinare tutto, quello è il modo migliore. Quindi giova un pensiero: "Non ho fatto niente, perché sono vittima quanto chiunque e se mi sono accorto di ste 2 ca%%ate non vuol dire che non sia il mio prossimo ad accorgersi delle altre ...".

Gli altri (qualsiasi cosa voglia dire "altri") sono fonte continua di sorpresa. Basta lasciare aperta la possibilità che possano sorprenderci e lo faranno.

Secondo: il lavoro non va mai rivolto verso l'esterno. Il nostro prossimo è solo il nostro prossimo. Che sia o meno convinto di qualcosa che ai nostri occhi non è giusto, non è vero, non è coerente, non ce ne deve fregare niente. NIENTE. L'altro e solo l'altro e ha importanza per l'inquietudine che possiamo suscitare in lui. Punto. Per ciò ci adegueremo alle sue esigenze emotive e BASTA. Ma adeguarsi non significa non fare niente e rimanerne vittime. Se siamo svegli e ci siamo accorti delle 2 ca%%ate di cui sopra, allora è nostro dovere farlo notare, con le modalità che ho detto.

Se la pianta (il germe del dubbio) è quella giusta per il terreno giusto e l'avremo seminata bene, germoglierà nel tempo che gli ci vuole.


Hospiton hanno apprezzato
RispondiCitazione
Hospiton
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 146
 

@gioco certamente, tempo e pazienza sono essenziali, infatti non dispero del tutto di aver acceso qualche lampadina senza magari essermi ancora accorto di tale cambiamento. Importante è anche la frequenza con cui si butta lì un qualche suggerimento, un'impressione...alle difficoltà di cui abbiamo parlato si aggiunge inoltre un problema di natura diversa, forse collegabile all'ego: l'incapacità, piuttosto diffusa, di ascoltare l'interlocutore, un altro ostacolo duro da sormontare quando tentiamo il suddetto approccio. Di Montaigne se ne incontrano pochi! Si torna al discorso di prima, tempo e pazienza, una pazienza da far impallidire il vecchio Giobbe...


RispondiCitazione
Truman
Membro Moderator
Registrato: 2 anni fa
Post: 4113
 

GioCo, hai detto molte cose sensate.

Però qui combattiamo una battaglia mediatica, Comedonchisciotte fa informazione. Non è un gran problema stare con una minoranza. Se si resiste e non si fanno fesserie alla lunga si vince. Mi pare lo dicesse un cinese tempo fa.

Ecco, appunto, non facciamo la fesseria di credere che chi è terrorizzato dal Covid sia il nemico.

A parte ciò, il mio tentativo ultimamente è di aggirare i condizionamenti con l'umorismo.


RispondiCitazione
GioCo
Noble Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 2204
Topic starter  
Postato da: @truman

GioCo, hai detto molte cose sensate.

Però qui combattiamo una battaglia mediatica, Comedonchisciotte fa informazione. Non è un gran problema stare con una minoranza. Se si resiste e non si fanno fesserie alla lunga si vince. Mi pare lo dicesse un cinese tempo fa.

Ecco, appunto, non facciamo la fesseria di credere che chi è terrorizzato dal Covid sia il nemico.

A parte ciò, il mio tentativo ultimamente è di aggirare i condizionamenti con l'umorismo.

Mah, guardando a come adesso sta la Cina, non mi conforta sapere che l'ha detto un cinese. Preferisco pensare sia un vecchio contadino senza nazionalità che non sia la nuda terra che coltiva.
 
"QUI" non era esattamente il luogo che avevo in mente in questo caso specifico. Avevo in mente il problema che affrontano le persone che vorrebbero convincere un loro caro, un amico, un parente ad esempio tramite la verità. Nessuno ha in tasca la verità, allora tramite l'informazione. Peccato che l'informazione sia esattamente il campo di battaglia e ogni partigianeria è sempre più sentita come un obbligo.
 
Il "nemico" poi non è necessariamente quello che noi pensiamo sia "nemico". E' solo ciò che ci vede così. Ho ripetuto infinite volte che non c'è l'ho con nessuno, al limite ce l'ho con qualcosa, come un idea ad esempio.
 
Sul fatto di non fare ca%%ate anche questo è relativo. La battaglia non si combatte sui numeri ma sulla credibilità dei contenuti. In questo senso soprattutto le nicchie di informazione sono sotto tiro e non potranno che esserlo sempre di più in futuro.
 
Ho detto tante volte che non possiamo farci niente. Non possiamo cambiare le cose anche quando crediamo di poterlo fare, non possiamo. Le cose vanno come devono andare, ciò che possiamo cambiare (sempre secondo me) è come decidiamo di viverle.
 
In questo senso, permettere alle persone che combattono (fuori da CDC e nel loro quotidiano) di vivere più serenamente il loro ruolo nella vita, anche fossero soltanto 1 o 2, non mi sembra così fuori luogo ... o no?

RispondiCitazione
Condividi: