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Cyberguerra, cybercomando, cybermercenarismo


cubainforma
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www.cubainforma.it tratto da granma

Per gli strateghi della politica statunitense è evidente che chi oggi domina il ciberspazio avrà garantita l’egemonia in quello che hanno qualificato come il nuovo campo di battaglia del XXI secolo.

Non è un caso che l'antecedente diretto di Internet sia stato Arpanet, una rete progettata dal Pentagono per assicurare il trasferimento delle informazioni dalle sue istituzioni militari e altri centri di ricerca scientifica, ciò che evidenzia lo stretto legame che ha avuto la Casa Bianca con un fenomeno associato allo sviluppo delle nuove tecnologie nel campo delle comunicazioni.

Non si tratta più che un paese, secondo gli attuali postulati, abbia un esercito regolare con le tre forze tradizionali: mare, aria e terra, ma della conformazione di un "quarto esercito", le cui armi inferiscano nello scenario virtuale dell’informatica, dei computer, delle telecomunicazioni ...

Per marcare l'importanza che attribuisce a questo tema, il governo USA nominò, in una fase iniziale, a capo di questo "quarto esercito" Robert Elder jr., un generale che si è sempre dedicato a questioni di intelligence all'interno della Forza Aerea.

Per Elder "il cambiamento culturale è che trattiamo Internet come un campo di battaglia e ci concentreremo su di esso e daremo priorità ad azioni nel cyberspazio e accompagnare, se necessario, con azioni nello spazio aereo e terrestre. Svilupperemo, insieme con le università, guerrieri ciber-spaziali che siano in grado di reagire ad ogni minaccia le 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana".

Questo pensiero riassume l'intera strategia del governo, che è rimasta plasmata in un documento, segreto fino al 2006, ma che era stato firmato, nel 2003, dall'allora segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.

Barack Obama, il presidente di Internet, perché fece la sua campagna elettorale "montato" sui social network, ha dato particolare attenzione a questo tema. Nel 2009, ufficializza la dottrina di questa guerra irregolare.

Il 29 maggio dello stesso anno, durante una apparizione pubblica, ha annunciato la creazione di una nuova figura nella gerarchia dell’establishment: il "ciberzar", carica riservata a Howard Schmidt, che aveva occupato, tra gli altri, il posto di capo della sicurezza di Microsoft e uguale nomenclatura nel portale di vendita su Internet ebay.

Mesi dopo, in ottobre, entrò in azione il cosiddetto cibercomando del Pentagono. S’installò a Fort Meade, nel Maryland, e dal 2010 è il generale Keith Alexander, capo della National Security Agency (NSA), che Obama nomina al comando di questa speciale forza.

Il cibercomando conta circa 90000 uomini e donne sui computer ed ha dichiarato apertamente che sviluppa strumenti tecnologici per scatenare attacchi devastanti sulle "reti nemiche". A questi fini il Pentagono ha assegnato, lo scorso anno, circa 90000 milioni di $.

Molto semplicemente, il Dipartimento della Difesa, che ha invocato il pretesto della ciber sicurezza per impiegarsi a fondo nella guerra cibernetica, afferma che oltre 100 agenzie di intelligence straniere stanno "attivamente", attaccando le 15000 reti del governo degli Stati Uniti che integrano circa sette milioni di PC.

La ciberguerra è un modello di conflitto che è apparso sulla scena della società delle Nuove Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione (NTIC), offrendo un diverso contesto bellico in cui l'intangibilità del cyberspazio da luogo, proprio a questo tipo di attacco asimmetrico, silenzioso, che può muoversi nascosto in un virus per giorni, fino ad arrivare al "cervello" di un sistema informatico e colpirlo.

Per esempio, sulla base di queste tecnologie si possono attaccare i server che controllano l'aviazione di una base aerea, ciò che è stato testato in Iraq prima del lancio del primo missile nel marzo 2003, quando gli Stati Uniti e i loro alleati iniziarono l'invasione e l'occupazione del paese arabo.

Lo stesso fu provato, molto tempo prima, durante la prima Guerra del Golfo (1990-1991) con stampanti che furono vendute al governo iracheno, che erano già infette da maleware, e il giorno stabilito lanciarono un virus che impedì all’aviazione di Saddam Hussein di decollare dalla base.

Anche se i teorici insistono sul fatto che "la tecnologia non ha ideologia" c’è una realtà: coloro che la progettano e la controllano ed uno degli scopo può essere questo: la guerra cibernetica.

"Stiamo parlando di uso di Internet, non solo come uno strumento 'di' ma come arma 'per'", sottolinea Carlos del Porto, specialista presso l'Ufficio Informatizzazione del Ministero dell'Informatica e delle Comunicazioni di Cuba.

CIBERMERCENARI, UN PIATTO FORTE

Contro Cuba e altri paesi considerati nemici degli Stati Uniti si testa una variante della guerra cibernetica: la promozione di una blogosfera che, sebbene si pretende etichettare come "indipendente" è totalmente subordinata al mandato e agli interessi di Washington.

Proprio questo fu il tema che motivò, nell’aprile 2010 una conferenza dell’Istituto George W. Bush, celebrata in Texas. Lì si ‘cucinaro’ idee per l'uso degli strumenti di Internet e la NTIC per sostenere il lavoro di questi cibermercenari.

Attraverso blogger e reti sociali come Twitter e Facebook si sono incoraggiate, nel mondo, sollevazioni e grandi manifestazioni. E' stata la Jugoslavia, nel 1999, la prima nazione che ha sofferto una guerra cibernetica "quando si produsse un intervento diretto nelle reti e-mail di quel paese da parte dell’esercito USA" dice Rosa Miriam Elizalde, giornalista e editrice del sito Cubadebate.

Ma quanto è successo oggi in Egitto, la manipolazione degli eventi in Libia per preparare e giustificare un attacco contro il Paese africano ed il fallito tentativo di promuovere dall’esterno una sollevazione popolare a Cuba utilizzando la rete sociale Facebook sono solo gli esempi più prossimi.

Vale la pena ricordare che pochi giorni prima dell'insediamento di George W. Bush, nel 2001, rappresentanti dello spionaggio USA, tra cui George Tenet, direttore della CIA durante il periodo 1997-2004, dichiararono, con alti funzionari dell'Agenzia d’Intelligence della Difesa, che il nostro paese era una "minaccia asimmetrica" alla sicurezza nazionale di quel paese perché aveva la capacità di condurre attacchi informatici.

Indubbiamente, l'ala ultraconservatrice statunitense cominciava a promuovere nuovi pretesti e scenari di scontro per calunniare la Rivoluzione Cubana e promuovere ciò che non è stato scartato nella politica di Washington verso L'Avana: una eventuale aggressione militare.

Tuttavia, ciò che hanno omesso questi alti funzionari è che, nel giugno 1995, la National Defense University degli Stati Uniti ha laureato i suoi primi 16 specialisti di 'guerra informatica' incaricati di utilizzare i benefici delle tecnologie della comunicazione come un campo di battaglia.

CUBA: SOVVERSIONE WIKILEAKS E LA RETE

Il 14 febbraio 2006, il predecessore di Hillary Clinton, Condoleezza Rice, formò una task force per monitorare l'utilizzo di Internet in Cina, Iran e Cuba.
L'attuale amministrazione degli Stati Uniti, senza nulla togliere all’essenze che animano questa strategia storica ha ora pubblicizzato la dottrina chiamata di "smart power" (potere intelligente).
La Clinton, sostenitrice di ciò, l'ha ratificata al momento del suo insediamento come Segretaria di Stato.
"E 'necessario - ha detto - usare la forza di Internet con i paesi che combattono i media statunitensi, in particolare utilizzando Facebook, YouTube, Flicker e Twitter, per far arrivare lì le voci degli
USA ".
Ciò di cui si "tratta quindi con questa dottrina, è di lavorare prima a sovvertire l'ordine, la società, i valori, e solo nel caso non funzioni vanno i marines” ha detto Carlos del Porto.
Non vi è dubbio che nella sovversione contro Cuba con l'uso delle nuove tecnologie si sta scommettendo tutto: cyber guerra, cibermercenarismo che pretendono sostenere, inoltre, creando una infrastruttura tecnologica senza la supervisione legale.
In questo schema sovversivo tentano di potenziare i cosiddetti "blogger indipendenti' in funzione di demonizzare il paese di fronte all'opinione pubblica internazionale, e fornire l’immagine che il cyberspazio è il mondo unico e reale, da cui si può decidere e agire.
Nel caso cubano c'è un disegno associato a un particolare contesto storico: gli Stati Uniti hanno impedito fin dall'inizio a Cuba di accedere alla rete internazionale a causa del blocco.

A Cuba è negata la possibilità di ottenere servizi, software, hardware tecnologico e l'uso di cavi sottomarini che ci attorniano, ma di ciò non parlano i critici dell'isola, che la presentano come un nemico dell’uso di Internet.

Senza menzionare le vere cause del problema, questi volti nuovi della controrivoluzione si prestano al gioco della strategia di sovversione su Internet utilizzando deliberatamente l’omissione, le false dichiarazioni e la menzogna.

Questi blogger hanno modellato spazi nei cosiddetti blog contestatari all'interno delle diverse piattaforme internet e con il sostegno estero, si presentano come combattenti per la libertà di espressione nel cyberspazio. Inoltre, hanno una solida relazione con la Sezione di Interessi USA ed altre sedi diplomatiche accreditate a L'Avana, in particolare alcune europee, da dove si vedono in assidui ingressi ed uscite, così come in contatti personali.

I testi che pubblicano la maggior parte di questi blogger controrivoluzionari sono portatori dell’immagine caotica che vogliono pubblicizzare di Cuba ed in alcuni casi sono simultaneamente tradotti in 20 lingue, molto più che il sito web della Casa Bianca.

Nessuna meraviglia che la SINA abbia mostrato una costante preoccupazione per loro, ciò che è stato evidenziato dopo le rivelazioni di comunicazioni segrete tra l’Ufficio SINA e il Dipartimento di Stato, che sono state pubblicate dal sito Wikileaks.

Secondo i cabli, una valutazione realizzata da Jonathan Farrar, l'attuale capo della SINA, riconosce che la Casa Bianca sta giocando le sue carte da parte dei cosiddetti "blogger indipendenti".

Altri cabli pubblicati, datati settembre 2009, informano il carattere dipendente di questi cibermercenari quando Yoani Sanchez chiese, all’allora sotto segretaria di Stato aggiunta, Bisa Williams, durante una visita a L'Avana, l'accesso a diversi servizi, offerti tramite Internet, come carte di credito per acquisti e la possibilità di donazioni finanziarie, per questa via, con l'uso dello strumento elettronico PayPal."Sai quanto più potremmo fare se potessimo utilizzare PayPal o comprare cose on-line con una carta di credito" ha detto la controrivoluzionaria ai suoi padroni.

Alcuni esperti considerano che più di 1300 editori di media internazionali hanno ordine di stare attenti ai messaggi in Twitter e gli aggiornamenti del blog della mercenaria, fabbricato all'estero con un disegno in linea con la politica di aggressione, contro Cuba e per i cui obiettivi si destinano migliaia di euro e dollari.

Ma questi cibermercenari appaiono legati ad oscuri personaggi i cui legami con la CIA sono evidenti, tra loro Marc Wachtenheim, direttore del Programma Cuba della Pan American Development Foundation (PADF), fino al 2010, che, per quanto si conosce, fece vari viaggi a Cuba, dove si interessò di contattare elementi controrivoluzionari, in particolare quelli che costituiscono questa "blogosfera indipendente". Wachtenheim ha pubblicato, in aprile, un articolo dal titolo ‘La vera rivoluzione in America Latina’, dove istruiva su come Internet può servire a "rovesciare i governi" ed in tali espliciti piani ha preso in considerazione la cibermercenaria, segnalandola come un membro di queste "nuove generazioni latinoamericane" che si trovano nel mirino di Washington.

Roberto Guerra, un altro individuo collegato con la CIA, già citato nel lavoro Operazione Surf, pubblicato in questa serie di denuncia per il suo coinvolgimento nel tentativo di introdurre antenne satellitari a Cuba per creare reti illegali di accesso a Internet è identificato, nel giugno 2008, come "amico" della blogger controrivoluzionaria sul sito della giornalista spagnola Rosa Jiménez Cano.

Nell’ottobre 2010, Guerra chiese aiuto - mediante un messaggio a @KatieS, identità in Twitter di Katie Jacobs Stanton, un membro del team di Internet di Obama - perché la cibermercenaria, apparentemente, ebbe problemi con il suo account su quella rete sociale. Stanton é capo della strategia internazionale USA su Twitter ed è anche, dallo scorso anno, consulente speciale dell'Ufficio Innovazione del Dipartimento di Stato. Curiosamente s’impegnò anche nello sviluppo di strumenti per la ricerca e il posizionamento dei blog da Google.

ALLEATI ALLA LETTERA

Questi blogger sono persone che nelle interviste hanno esortato l'insurrezione a Cuba, hanno incoraggiato la violenza, il sostegno della Legge di Aggiustamento Cubano, giustificano il blocco, negano che il settore più reazionario dell'esilio di Miami sia nemico del popolo cubano, dicono che il caso del terrorista Luis Posada Carriles è una cortina di fumo e persino arrivano ad esprimere apertamente il cambiamento del sistema politico, ciò che è stato dimostrato in un'intervista, concessa al ricercatore francese Salim Lamrani, della cibermercenaria.

Coloro che promuovono questi blogger controrivoluzionari non lesinano nell’agevolare e promuovere la consegna di premi, non precisamente per i meriti letterari delle note che si pubblicano, ma dalla postura servile che domandano, come è successo per il mezzo milione di dollari ricevuti dalla mercenaria prediletta da Washington negli ultimi tre anni.

Questa è una modalità trovata dal governo degli Stati Uniti per pagare i servizi dei blogger gonfiati, che cercano di presentare come i nuovi volti della cosiddetta opposizione di fronte al discredito e usura della tradizionale controrivoluzione, senza riconoscimento alcuno ella società cubana.

L'8 marzo scorso la stessa segretaria di Stato Hillary Clinton esaltò la controrivoluzionaria durante l'annuncio del premio Award Women of Courage (Donne di Coraggio), dove ha giustificato l'uso della 'tecnologia per promuovere un cambiamento positivo'.

Il popolo di Cuba, che ha una fresca memoria storica, conosce che il significato del termine a cui allude la Clinton si traduce nell’abbattere la Rivoluzione e tentare di annetterci come una stella in più nella bandiera a strisce.

Giovedì 10 marzo, due giorni dopo i fatti di Washington, sono continuati i tributi nella residenza del capo della SINA.

Ma il sostegno non è solo della SINA e della Segretaria di Stato. Obama stesso ha risposto al questionario di domande della cibermercenaria, che è stato ampiamente divulgato dai media della stampa internazionale. Il fatto mette in evidenza il collegamento innegabile e la strumentazione che l'impero ed i suoi alleati fanno d’individui come questi, in linea con gli attuali piani di aggressione contro Cuba.

UN BATTITO DI CUORE

Cuba è immersa nel sistema delle nuove tecnologie. Mai le negherà. Si tratta di una politica trasparente che ha antecedenti fin dai primi anni del trionfo rivoluzionario.

Appena s’avviò il processo di trasformazione che ha accompagnato il progetto sociale emergente, si annunciò, nel
1961, una campagna di alfabetizzazione, il cui principale elemento d’impulso fu il Comandante in Capo Fidel Castro. Da quel momento si chiuse la porta all'ignoranza e si apriva quella dello sviluppo dell'intelligenza dei cubani.

Con il suo pensiero precursore Fidel avvertì che il nostro futuro doveva essere quello di uomini di scienza e che questa scienza non poteva mai essere separata dalla conquista di nuove tecnologie.

Oggi, nonostante le condizioni di paese bloccato da più di cinque decenni dalla principale potenza imperialista, si sono date lezioni al mondo in termini che i detrattori non potranno mai confutare: indicatori di salute paragonabile solo con le nazioni industrializzate, oltre un milione di laureati universitari e progressi nella biotecnologia, sono solo tre esempi che si sommano ad altri concreti risultati.

Cuba ha attualmente più di 600 Joven Club (simili a Internet caffè ma con docenti), più di 724000 computer, 1,7 milioni di utenti del servizio Internet, 454000 dei quali con navigazione completa, ci sono 136 siti web di media cubani e più di 200 blog fatti dall'isola, gestiti da professionisti di diversi settori, che affrontano le calunnie, distorsioni, manipolazioni e menzogne degli cibermercenari.

Cuba forma, inoltre, una importante forza presso l'Università di Scienze Informatiche, in cui attualmente studiano 8900 alunni; di questa cifra 900 lo fanno nelle tre facoltà regionali nelle province di Granma, Ciego de Avila, Artemisa.

Solo nel centro di istruzione superiore - anch’esso un sogno che Fidel ha fatto realtà – si sono iscritti 6492 giovani. Tutto un capitale umano specializzato, che ricerca e produce software e servizi informatici per soddisfare le esigenze del paese e di altre parti del mondo come apporto e contributo a quel mondo migliore cui aspiriamo, a cui non rinunciamo e dovrebbe erigersi sulla base di una società dell'informazione inclusiva e solidaria.


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