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Il Fmi: sorry, abbiamo sbagliato


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Imposti a mezza Ue non funzionano e non rimettono a posto il rapporto tra debito pubblico e Pil

«Uno stupefacente mea culpa da parte del capo economista del Fondo Monetario Internazionale». Non lascia spazio a dubbi il titolo dell’articolo pubblicato la scorsa settimana dal Washington Post. Cos’è successo? In buona sostanza uno studio appena pubblicato dal Fmi riconosce che i piani di austerità proposti, o meglio imposti, a mezza Europa negli ultimi anni sono un danno per l’economia e l’occupazione. Peggio ancora, non funzionano nemmeno per rimettere a posto i conti pubblici, ovvero per diminuire il famigerato rapporto tra debito pubblico e Pil, vero e proprio faro che guida le scelte politiche di tutti i Paesi occidentali.

Cerchiamo di capire meglio. Dimentichiamoci per un momento che la crisi è stata causata da una gigantesca finanza privata fuori controllo, e non certo dalla finanza pubblica. Ammettiamo che siano adesso gli Stati a dovere rimettere a posto i conti pubblici, e non delle banche private sommerse di titoli tossici e che continuano a lavorare con leve finanziarie degne di avventurieri da casinò. Supponiamo anche che lo stato di salute di un Paese vada valutato in base al rapporto tra debito pubblico e Pil e non al benessere dei cittadini o al tasso di disoccupazione, tanto per fare un paio di esempi.
Anche partendo da queste ipotesi, in realtà ampiamente criticabili se non completamente false, fino a oggi il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha segnalato che la strada maestra per ridurre il rapporto debito/Pil era una sola: piani di austerità, tagli alla spesa pubblica, smantellamento del welfare. Analizziamo questo rapporto. Se si taglia la spesa pubblica, a parità di entrate diminuisce il deficit e quindi il debito pubblico. C’è però una difficoltà: tagliare la spesa pubblica vuole dire meno investimenti, meno denaro per i dipendenti pubblici, meno servizi e via discorrendo, ovvero una diminuzione del PIL. Da un lato quindi i piani di austerità fanno calare il numeratore, dall’altro però cala anche il denominatore.

Non c’è problema, sosteneva il Fmi. Abbiamo fatto i conti, e il debito diminuisce più rapidamente del Pil. Nel complesso, quindi, il rapporto debito/Pil migliora. Certo, la ricchezza diminuisce, tagli al welfare significano meno risorse proprio per le classi più deboli, aumenterà la disoccupazione, nel breve si rischia di acuire una recessione già in atto. È però un prezzo da pagare. Nel suo insieme, lo Stato di salute del Paese migliorerà.

E invece no. L’ultimo studio del Fmi segnala che tagliando la spesa pubblica il Pil diminuisce più rapidamente di quanto non diminuisca il debito. Il rapporto continua a peggiorare. I piani di austerità non solo sono devastanti dal punto di vista sociale, ma sono nocivi anche da quello macroeconomico.

E allora siamo sicuri che «non ci sono alternative»? Forse sarebbe il caso di ridiscutere alla base le ricette di politica economica, secondo almeno due direzioni. Da un lato porre un freno a un casinò finanziario di dimensioni decine di volte superiori a quelle dell’economia reale. Chi crea instabilità e rischia di trascinare nuovamente il mondo nel baratro, come avvenuto unicamente sei anni fa, non è l’Italia con un rapporto debito/Pil al 120% ma alcuni dei maggiori gruppi bancari del mondo – gli stessi responsabili della crisi del 2007 – con leve finanziarie di 40 a uno, ovvero con attivi finanziari pari al 4.000% del loro patrimonio. A chi dovrebbe essere imposto un controllo ferreo? Chi dovrebbe applicare severi piani di austerità?
Dall’altra parte, occorre un radicale cambiamento di rotta anche nelle politiche economiche pubbliche. Redistribuzione del reddito, un diverso sistema fiscale, un diverso utilizzo della spesa pubblica. In pratica le proposte sostenute da anni dalla campagna Sbilanciamoci! che nel suo ultimo rapporto mostra come un percorso differente sarebbe perfettamente possibile.

Oggi anche il Fmi ammette di avere completamente sbagliato le sue previsioni. In Italia abbiamo appena vissuto un anno di governo che ha fatto dei piani di austerità il proprio credo e unica bussola. All’inizio della campagna elettorale, tanto chi ha guidato l’esecutivo quanto chi lo ha sostenuto in Parlamento dovrebbero forse iniziare con un analogo mea culpa, per poi proporre ricette di politica economica radicalmente differenti. Se persino il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto scusa, forse possono farlo anche i politici di casa nostra.

Andrea Baranes
Fonte: www.ilmanifesto.it
10.01.2013


Citazione
BWV826
Estimable Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 109
 

Dimentichiamoci per un momento che la crisi è stata causata da una gigantesca finanza privata fuori controllo, e non certo dalla finanza pubblica

Mi sembra purtroppo che i sedicenti oppositori alla Grillo-Ingroia se ne dimentichino già un pò troppo.
Depistano il tutto con l'inveire continuo alle inefficienze dello stato, ai costi della politica (il primo) e alla corruzione (il secondo).
Il problema è il fascismo finanziario di cui Bruxelles è rappresentante con la contemporanea esautorazione dei parlamenti nazionali
e l'imposizione di salassi medievali camuffati da manovre economiche salvifiche.
Smontare la propaganda del "è tutta colpa dello stato" è il dovere di chi non vuole apparire collaborazionista dei poteri sovranazionali
che ci impoveriscono.

Oggi anche il Fmi ammette di avere completamente sbagliato le sue previsioni

Ma ancora con la narrativa che descrive questi crimini come "errori"?


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Tonguessy
Membro
Registrato: 3 anni fa
Post: 2779
 

Oggi anche il Fmi ammette di avere completamente sbagliato le sue previsioni

Ma ancora con la narrativa che descrive questi crimini come "errori"?

Questo dice quanto poco scientifica sia l'economia: tutti dicono tutto ed il contrario di tutto e alla verifica dei fatti tutti dicono di sbagliare. Il che significa che i modelli presi in esame erano farlocchi: la verifica di un modello valido sta proprio nella bontà delle previsioni.

Poi il Cicap se la piglia con i maghi che spillano soldi a quattro allocchi: questi depredano nazioni e popoli interi senza che nessun Cicap dica loro quanto infami e poco scientifici sono. Bah...


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mincuo
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 6059
 

SONO PALLE che sbaglino grossolanamente o che non sapessero.

Ce ne sono una sfilza di papers dell'FMI stesso da ANNI che dicono che sono politiche nefaste quelle fatte da LORO.
C'è in particolare uno studio di FMI di ANNI FA che analizza TUTTE le politiche di questo tipo fatte in DECENNI dall'FMI stesso (133 casi analizzati in 70 Paesi, ancora nel 2003) che concludeva che sono state AL MEGLIO inutili MA QUASI SEMPRE dannose. E sono sempre quelle, austerity.

Qui uno studio dell'UNCTAD (cioè l'ONU) di un anno fa (da leggere, è un consiglio, è breve) che cita a sua volta quello studio dell'FMI e anche lo commenta e mette poi dei grafici presi da quello (quello dell'IMF è del 2003) ma che è tutto incentrato sul fatto che le politiche di austerity sono NOCIVE, CONTROPRODUCENTI, DANNOSE.
Un Dipartimento economico dell'ONU, non la Sora Lella.

http://unctad.org/en/docs/presspb2011d12_en.pdf

Da questo punto inizia a commentare lo studio dell'FMI, lo cita e poi lo riassume, e mette anche dei grafici presi da quello:

Most tellingly, a detailed examination of the impact of fiscal adjustment in
133 IMF supported programmes in 70 countries, carriedout by the IMF’s own
Independent Evaluation Office (IEO) noted “a tendency to adopt fiscal
targets based on overoptimistic assumptions about the pace of economic recovery leading inevitably to fiscal underperformance” and “overoptimistic assumptions about the pace of revival of private investment.” (IMF, 2003: vii).

Qui invece lo studio dell'FMI del 2003 citato (questo è lunghetto).
http://www.ieo-imf.org/ieo/files/completedevaluations/09092003main.pdf

Il centro studi indipendente dell'FMI è UNA COSA (la faccia pulita) e chi ci spenna sono invece i POLITICI dell'FMI, UN'ALTRA COSA ma sono quelli che comandano. Ma non è che non sappiano, che non capiscano o che sbaglino tantissimo. Sanno BENISSIMO quel che fanno.


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Georgejefferson
Famed Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 4401
 

L'austerita in recessione distrugge.Questo assunto,non solo lo capisce un bambino,non solo e'una "ovvieta"per le scuole di matrice keynesiana da 100 anni e oltre(andando alle radici anche prima gia da Marx)...ma e'anche una "ovvieta"per quelle "elite"di sottofondo ora.

Questo e' la gravita dei fatti.

Pro ciclo
Seguo il ciclo
Se la bicicletta scende e le corro dietro
Si scende in due.

La paura induce al taglio delle spese,ricerca di maggior guadagno,risparmio.

Tutti lo fanno per timore,lo Stato "segue"il ciclo

L'aggregato va in recessione

Allora si puo ricattare meglio e creare nuove leggi e sospensioni di quel gia poco controllo democratico


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