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Internet e gli stupidi


Anonymous
Illustrious Member
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http://www.futurolibero.it/1/internet_e_gli_stupidi_5720706.html

Di Nadine Federici

Nell’era della Rete, sembra che bisogna fare ancora i conti con la contrapposizione coniata da Umberto Eco che vede gli apocalittici (attualizzati come “web-scettici”) contro gli integrati (coloro che sono completamente immersi nelle tecnologie) nell’interpretazione dell’informatica e delle new technologies. Tutto cominciò nel 2008, con un articolo di Nicholas Carr, scrittore e membro dell’editorial board dell’Enciclopedia Britannica. Il titolo la diceva lunga su dove si volesse arrivare a parare visto che Carr si domandava “Is Google making us stupid?” (Google ci rende idioti?). Dopo aver additato la Rete come la “madre”di tutti i mali a causa di pornografia, virus informatici, false notizie (ultimamente anche a causa di Wikileaks), è stata così la volta del sillogismo “internet uguale idiota”. E si è gridato all’allarme perché i ragazzi non sarebbero più in grado di scrivere correttamente fra sms, uso di “k”, di abbreviazioni e tastiere. Ecco farsi strada il mito dei “bimbiminkia”: giovani stupidi, presi solo dai loro iPhone e la cui massima preoccupazione è se il loro compagno di banco li abbia “unfriendati” da Facebook o meno.
Il sociologo Derrick de Kerckhove non ci sta proprio e decide di mettere i puntini sulle “i”. Lo fa con un libro, ovviamente in formato elettronico. In 40k di eBook, lo studioso belga naturalizzato canadese, dà un ceffone bene assestato agli “apocalittici” che accusano i “sempre connessi” di essere degli sciocchi fuori del mondo. “La generazione always on o sempre connessa è caratterizzata dall’essere costantemente raggiungibile grazie al proprio dispositivo mobile”, spiega l’autore de ‘La mente accresciuta’. L’attuale cyber-popolo, “vive in una condizione di fiducia e disponibilità, in una sorta di dialogo incessante con il mondo”. Il fenomeno ha ovviamente anche un suo lato negativo in quanto stiamo parlando di una generazione “ iperstimolata, composta da drogati di informazione e connessione che hanno bisogno di far circolare e ricircolare informazioni dalla mente biologica a quella delle reti”. Si tratterebbero di persone che costruiscono “la propria identità online attraverso i social media vivendo dell’eccellente reputazione che riescono a procurarsi curando il proprio profilo e i propri contatti. È quasi letteralmente inserita nella mente accresciuta”. In una intervista rilasciata al blogger Patrick Hester, il guru della comunicazione in Rete spiega che la “mente accresciuta” che dà il titolo al suo saggio elettronico non è altro che “l’ambiente cognitivo che le tecnologie intessono attorno a noi e dentro di noi, attraverso Internet e l’elettricità”. L’idea è che questa “mente accresciuta” funzioni sia come memoria estesa, sia come intelligenza di elaborazione per ogni individuo che usa tecnologie elettroniche, unendo le persone e tenendo conto di “qualsiasi quantità di voci singole all’interno di uno spazio di informazione fluido, definibile in base agli individui e alla comunità che lo abitano e seguendo i bisogni collettivi”. Ovviamente la generazione always on vede il mondo in modo diverso dalle altre precedenti, poiché per loro “il mondo è sia globale sia geo-localizzato”. Ovunque si trovino, infatti sono comunque “in contatto con il mondo intero”.
Ma è vero o no che le nuove tecnologie della comunicazione rendono i giovani stupidi e li isolano? “Almeno per quanto riguarda i miei studenti, è vero – ammette de Kerckhove - Loro non leggono molto, ma di certo sanno come visionare ed esplorare Internet, trovare contenuti pertinenti e focalizzarsi sul materiale da loro selezionato”. Infatti, oramai “stupido è chi non usa Google”. Per quanto riguarda l’isolamento, possiamo dire “che Twitter, le e-mail, i social media, piuttosto che isolarci in camera nostra, ci mettono continuamente in contatto gli uni con gli altri”. E cita le geremiadi di Sherry Turkle a proposito del fatto che le tecnologie della comunicazione stanno isolando le persone, limitando le reali interazioni umane, in una realtà virtuale che non è altro che una brutta imitazione del mondo vero. “Ho già sentito tutto ciò a proposito della televisione – conclude - e non si è rivelato vero, quindi ho la tendenza a dubitare”.
E forse il sociologo ha ragione, vedendo quanto sta accadendo in Medio Oriente. In quei frangenti la rete si è inizialmente configurata come luogo virtuale di denuncia della corruzione e della rabbia popolare e infine come canale per organizzazione la protesta. Le proteste in Tunisia sono sì scoppiate dopo che un venditore ambulante si è dato fuoco per protestare contro le continue angherie della polizia. Ma successivamente è partita la mobilitazione in cui quello che accadeva nelle strade veniva comunicato al mondo via Internet su Twitter, Facebook, Youtube ed altri social media producendo un effetto di emulazione nei paesi vicini. Forse Internet non ci rende poi così stupidi.


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Truman
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Registrato: 3 anni fa
Post: 4113
 

Molta aria fritta e pochi contenuti.
Marshall Mc Luhan capiva qualcosa dei media, Derrick de Kerckhove, suo successore, è solo un imbonitore che vende tecnologia. In un periodo in cui l'economia è in crisi di saturazione, il web è uno dei pochi settori in cui ci possono essere sviluppi commerciali. Ecco perchè molti venditori parlano tanto di "digital divide" e fesserie analoghe.
Nel merito: internet è una tecnologia che nasce per scopi militari ed adesso viene portata ad esempio di democrazia. Questo paradosso dovrebbe ispirare come minimo prudenza.
In pratica l'infinita sequenza di leggi contro la diffusione di notizie sul web, di cui abbiamo molti esempi in Italia, fanno capire che qualche disturbo al potere il web lo dà. Ma pensare che la rivolta egiziana o libica sia dovuta al web è quanto meno ingenuo. Again: si parla tanto dell'influsso del web sulle rivolte o rivoluzioni per vendere tecnologia ai polli, associando la tecnologia alla notizia del giorno.

La connessione continua dei giovani comunque esiste e provoca dinamiche in buona parte inesplorate. Un effetto è la stupidità artificiale delle masse. Volevo scrivere un pezzo su come internet coagula ed aggrega la stupidità delle masse, poi ho visto che c'era già la voce "artificial stupidity" sulla wikipedia inglese ed ho lasciato perdere.
Altre volte la connessione provoca effetti positivi: Linux e Wikipedia sono due effetti della capacità connettiva della rete. Ambedue i progetti però coagulano competenze di base preesistenti negli utenti (e le potenziano). Però sono le competenze singole che poi formano intelligenza collettiva, non è sufficiente il mezzo.

Altro aspetto della rete che bisogna ricordare è l'effetto grancassa, cassa di risonanza per i temi spinti dagli old media (e.g. TV, cinema, giornali). Lo spiegavano bene Lovink e Rossiter (L'alba dei network organizzati). Qui chiaramente c'è il rischio che la rete produca solo chiacchiere che amplificano i discorsi del potere.

C'è un altro aspetto, appena accennato da Lovink e Rossiter, che è la quasi totale assenza di conflitto in rete. Molto spesso se si entra in conflitto con un altro utente, la soluzione più semplice è evitarlo. E' giusto nella pratica web, ma non corrisponde alla vita reale. Chi sta troppo sul web potrebbe essere incapace di gestire i conflitti quotidiani nella vita reale.

Sempre da ricordare poi lo schiavo docile: il modo migliore per avere uno schiavo docile è dargli la sensazione di avere molto potere. Noi oggi voliamo nel mondo grazie alla nostra tastiera e proviamo l'inebriante sensazione di poter comunicare con chiunque, di poter diffondere le nostre idee. Siamo poi capaci di trovare rapidamente sul web informazioni relative agli argomenti che ci interessano. Grazie al computer ci sentiamo potenti.
Grazie al computer diventiamo schiavi docili.


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dana74
Illustrious Member
Registrato: 3 anni fa
Post: 14469
 

condivido l'analisi di Truman.
Inoltre cosa significa che internet rispetto ai libri rincitrullisce di più?

DIpende da cosa uno ci legge, su Internet c'è il pregio di trovare facilmente contenuti molto scomodi, talmente scomodi da non trovarli nei libri di biblioteche e librerie.

Internet invoglierà a leggere meno libri, può darsi ma anche sulla carta stampata di boiate ce ne son tante, vedi romanzi Harmony o che.
Internet, come un libro, fungono da supporto per contenuti, il contenuto è il succo indipendentemente da dove sia "custodito" ed è quello che fa la differenza.


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