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Romania, i sindacati furiosi contro i tagli lacrime e sangue


Tao
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Il governo colpisce salari e pensioni. Lavoratori sul piede di guerra: «O il premier se ne va o sarà sciopero»


Bogdan Hossu, leader del sindacato Cartello Alfa è stato chiarissimo: «Non molleremo finché il premier non si dimetterà». I lavoratori rumeni sono fuori di sé per le misure di risparmio decise dal governo. E stavolta non è tutta colpa del Fondo monetario internazionale. Anzi. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a Bucarest, mercoledì, per protestare contro i tagli draconiani imposte dal governo centrista del premier Emil Boc.

Dopo anni di crescita, anche consistente, Bucarest ha dovuto registrare una flessione netta del pil, sceso nel 2009 del 7,1%. Nemmeno le prospettive per il 2010 sono positive: è prevista una nuova flessione o, nella migliore delle ipotesi, una stagnazione. Per ottenere dall'Unione europea, dal Fmi e dalla Banca mondiale il prestito da 20 miliardi di euro necessario a risalire la china, la Romania si è dunque dovuta piegare alla volontà delle istituzioni internazionali.
Ma i tagli ai redditi dei lavoratori sono tutta colpa del solito Fmi? Non proprio.

Ieri il Fondo monetario internazionale, sinceramente un po' inaspettatamente, ha rivelato alcuni particolari interessanti sul piano di risparmio messo a punto dal governo rumeno. Secondo Jeffrey Franks, inviato per la Romania, il Fmi avrebbe suggerito un aumento della tassazione come misura principale per contenere il debito pubblico crescente di Bucarest. La coalizione di governo guidata dal Partito democratico-liberale del premier Boc avrebbe invece insistito per intervenire sugli stipendi dei lavoratori pubblici e sui pensionati, scatenando un'ondata di proteste in tutto il paese. Ora, non è che il Fmi fosse stato particolarmente "rivoluzionario": «Tra le misure per la riduzione del debito discusse con l'esecutivo si era parlato di un aumento dell'Iva e della tassa sul reddito (attualmente al 16%, indipendentemente dal livello reddituale, nda), per passare poi a una tassazione progressiva», ha detto Franks. Insomma il Fmi, oltre a proporre la solita tassazione indiretta sui consumi, che colpisce trasversalmente tutti i redditi, e una riduzione generalizzata delle spese improduttive, aveva avanzato l'idea di passare a una tassazione progressiva: chi guadagna di più, paghi di più.

Ma Boc, rinominato a dicembre del 2009 dopo essere stato costretto alle dimissioni a ottobre, non era d'accordo. E così all'inizio del mese il primo ministro ha reso noto il suo programma di risparmio: tagli agli stipendi dei dipendenti pubblici del 25% e riduzione delle pensioni e dei sussidi di disoccupazione del 15%. Il tutto a partire dal primo giugno. Chi ha di meno, avrà ancora di meno. Il premier rumeno ha alle spalle anche l'appoggio del presidente della repubblica in carica dal 2004, Traian Basescu, uomo che in passato ha superato momenti di grande difficoltà - tra cui l'impeachment del 2007 - grazie al favore degli elettori, ma che oggi potrebbe pagare, come Boc, l'impopolarità delle misure di risanamento.

Ora i sindacati rumeni stanno pensando a come proseguire le proteste. Si sta discutendo della possibilità di convocare uno sciopero generale per il prossimo 31 maggio. I lavoratori non vogliono mollare.

Matteo Alviti
Fonte: www.liberazione.it
23.05.2010


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