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Tensioni e instabilità del mercato Usa


Tao
 Tao
Illustrious Member
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La paura sta tornando in tutte le piazze finanziarie del mondo. Gli indici scendono, le prospettive di rapidi e facili guadagni si riducono rapidamente e l’unica cosa che sale è la tensione per l’incapacità di prevedere, almeno per l’immediato futuro, una prospettiva chiara sulla direzione che prenderà il mercato. Infatti ciò che più disturba gli operatori della finanza è l’instabilità del mercato, il suo ondeggiare in su e in giù senza prendere una direzione decisa.
Questo li fa impazzire, perché non possono impostare le loro micidiali transazioni automatiche con i super-computers, capaci di far loro guadagnare milioni di dollari anche in pochi secondi.

Ho già trattato questo argomento nel recente passato, esplorando il mondo degli “High frequency trading”, ricordo quindi solo brevemente che si tratta di operazioni finanziarie in borsa eseguite con i super-computers sfruttando le apposite reti di comunicazione E.C.N. (Electronic Communication Networks).
Questi “mostri” tecnologici operano a velocità calcolate in “nano-secondi”. Un nano-secondo è pari ad un miliardesimo di secondo, quindi in un secondo essi possono fare e disfare migliaia di operazioni finanziarie. Tutto in automatico.

L’operatore deve solo indicargli l’area operativa (cioè i titoli da mettere sotto tiro) e il trend di massima da seguire (cioè se si vuole seguire un trend rialzista o ribassista), dopodiché fanno tutto i computer in automatico, comprando e vendendo in qualche caso milioni di titoli nel tempo di un batter di ciglio.
Si pensi che, in questo campo, è talmente importante la velocità delle transazioni, che alcune delle più importanti firme di questo settore hanno costituito proprie sedi operative il più vicino possibile alla sala delle trattazioni di borsa. Già, perché anche pochi metri di differenza, alla velocità di un nanosecondo, permettono di arrivare primi sulle operazioni finanziarie, e quindi comandare il gioco. Proprio come al casinò.

L’operatore finanziario detesta l’instabilità del mercato. Infatti se il trend generale del mercato è in una solida direzione rialzista, il gioco delle compravendite è facile, e consente sicuri guadagni senza troppi rischi.
Ma la stessa cosa accade anche quando il trend generale è sicuramente ribassista. In tal caso impostano operazioni short (cioè al ribasso) e il guadagno è assicurato comunque.
Quello che li fa impazzire è la situazione ibrida, dove nemmeno loro riescono a stimare con buona approssimazione la direzione del mercato. E’ più difficile e rischioso operare in questa situazione.

Attualmente ci sono nell’economia timidi segnali di ripresa, ma ci sono anche altri importanti indicatori a segnalare che la recessione è tutt’altro che finita.
Quindi in questi casi basta uno starnuto e partono vendite a raffica, subito dopo contrastate però dalla paura di rimanere intrappolati (nelle operazioni short) a fare riacquisti quando i titoli sono già in rialzo. Pertanto sono costretti a ridurre la distanza tra gli stop-loss (il limite di prezzo invalicabile) sia per gli acquisti che per le vendite. Ciò aumenta il frazionamento delle operazioni, moltiplica le commissioni, diminuisce i guadagni.

Il problema principale però è che ormai questi super-computers stanno arrivando ad occupare una quota sempre più alta delle transazioni che passano dalla borsa.
Sembra che la quota di transazioni finanziarie controllate da questi “traders” oscilli quotidianamente tra il 40% e il 70% (Times sep. 20 2010), quindi di fatto circa metà del mercato è già controllato da speculatori che non tengono per niente conto dei valori tradizionali di un titolo per decidere se comprare o vendere, ma si attengono semplicemente (si fa per dire) a calcoli e algoritmi matematici contenuti in programmi predefiniti e impostati per competere sul piano della velocità di esecuzione invece che sull’analisi finanziaria.

Ovvio che ciò, avendo effetto su una quota addirittura preponderante del mercato, produca una continua turbativa su tutto il mercato.
Non bisogna credere però che questa snervante situazione vada avanti a lungo. E’ probabile che già nei prossimi due – tre mesi questi signori decidano (tacitamente) che è meglio (per loro) far scendere decisamente il mercato (tanto loro guadagnano lo stesso operando short!) così da avere persino più spazio per lanciare un vero e proprio “rally” in primavera.

Che dire? La riforma finanziaria che sta prendendo forma in questi giorni nei vari vertici dei paesi ricchi tocca solo marginalmente questi aspetti, quindi non risolveranno questi problemi.

I maggiori limiti di capitalizzazione imposti alle banche d’affari (in Usa) renderanno forse più difficile che si ripeta il famoso “too big to fail” (troppo grande per fallire) ma sono molti a dubitarne, quello che è certo è invece che intanto, nel pieno della crisi, le banche hanno meno denaro da prestare, dato che devono aumentare considerevolmente le proprie riserve.

Sarebbe ora che gli industriali si organizzassero meglio e facessero sentire la loro voce più forte. Sono loro, insieme alla forza lavoro, quelli che creano la ricchezza e il benessere nel paese, non questi speculatori, capaci solo di arricchire se stessi e pochi altri a danno di una moltitudine che lavora e produce faticosamente.

La finanza speculativa dovrebbe essere regolata e tassata molto più incisivamente, mentre dovrebbero essere diminuite sensibilmente le tasse sul costo del lavoro. Questo è il solo modo per avviare un circolo virtuoso che impedisca il ripetersi ciclico di crisi sempre più gravi e frequenti che mortificano le economie dei paesi sviluppati con gravi effetti sulle imprese e sulla popolazione.

Roberto Marchesi - Dallas (Texas)
Fonte: www.rinascita.eu
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3960
20.09.2010
 


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