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Un Partito per gli animali? In Olanda c'è (e va pure forte)


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Ha debuttato nell'ultima legislatura. Il 6 giugno si vota: secondo i sondaggi potrebbe raddoppiare i voti

All'inizio della legislatura olandese (ormai agli sgoccioli - si voterà infatti il prossimo 6 giugno per le elezioni anticipate della Camera dei deputati) aveva debuttato in parlamento un partito unico al mondo per programma e prospettive: il Partij voor de dieren , letteralmente Partito per gli animali. Con due deputati, un senatore e diversi rappresentanti locali eletti, il Pvdd ha trionfalmente portato le tematiche animaliste nelle stanze del potere. Eppure le premesse non erano state delle migliori. Il 2002, anno della sua fondazione, era stato un periodo funesto per l'immagine pubblica dell'attivismo animalista offuscata dall'omicido del leader xenofobo Pim Fortuyn, ad opera del fondatore dell'associazione Vereniging Milieu Offensief. Ma la disaffezione verso la politica tradizionale e le numerose simpatie che il partito si era comunque gudagnato fin dalla sua prima apparizione, grazie ad un linguaggio semplice e ad una struttura interna animata da studenti ed attivisti, si sono rivelati in seguito dei fattori determinanti per il suo successo. Marianne Thieme, avvocato dei diritti degli animali, ed Esther Ouwehand, attivista, entrambe alla prima esperienza alla Tweede Kamer, sono diventate un piccolo caso politico. I loro metodi "fuori dalle etichette", sconosciuti all'austera politica istituzionale olandese, sono stati oggetto di critiche piccate da parte di colleghi di altre formazioni, con l'accusa di aver rallentato i lavori parlamentari con proposte giudicate "irrealistiche", molto spesso bocciate o ignorate dall'aula.

Lo sa bene il ministro dell'agricoltura del dimissionario governo Balkenende, che per far fronte alla pioggia di mozioni ed interrogazioni presentate ogni anno (ben 400) dal Pvdd, è stato costretto ad assumere del personale ad hoc. Le diverse sfide lanciate al palazzo dalle due signore, se non hanno raccolto il plauso dei colleghi, non sono passate inosservate presso l'opinione pubblica: secondo un recente sondaggio, il Partito degli animali, alle elezioni del 6 giugno potrebbe raddoppiare i suoi consensi.

Marianne Thieme, la tutela dei diritti degli animali richiede un partito politico ad hoc?

Il Welfare animale era fino al nostro ingresso in Parlamento una tematica secondaria per il mondo politico olandese. Ero presidente di Bont voor Dieren , un'associazione per i diritti degli animali, con la quale abbiamo fatto lobbying per ottenere il bando degli allevamenti da pelliccia. Purtroppo i partiti si sono mostrati attenti a parole e sordi nei fatti. Allora, con altri attivisti, abbiamo deciso che era giunto il momento di metterci in gioco in prima persona, proponendo una politica radicale e non violenta che superasse gli schemi degli schieramenti tradizionali.

Su quali basi ed azioni si poggia la vostra politica?

Noi siamo i soli a preoccuparci delle condizioni degli animali. In tanti ci avevano accusato, in un periodo di crisi economica mondiale di concentrare l'attenzione su tematiche "secondarie", come i maltrattamenti di maiali oppure le dimensioni delle gabbie dei polli d'allevamento. Siamo stati i primi a portare all'attenzione degli elettori il problema delle fattorie industriali, causa principale del cambiamento climatico. In pochi prima consideravano i danni causati dal consumo di carne alla salute e all'ecosistema: la deforestazione per produrre foraggio, le fattorie che allevano in maniera crudele animali malati, solo per soddisfare un fabbisogno indotto dall'industria. Per questo un partito per gli animali è necessario. Oggi che il cambiamento climatico è una questione rilevante nell'agenda politica internazionale, si cominciano a vedere risultati anche sul fronte della consapevolezza dei danni provocati dalla carne alla salute.

Come pensate di intervenire allora per ridurre il consumo di carne? E per sostituire le fattorie industriali?

Quanto al consumo, non pensiamo ad un bando. Ci piacerebbe immaginare una società vegetariana ma rispettiamo le scelte di ognuno e siamo coscienti che una proposta simile sarebbe irrealistica ed ingiusta. Il cambiamento deve essere culturale. Per questo promuoviamo i "Lunedi senza carne", un'iniziativa partita dalla Gran Bretagna, alla quale ha di recente aderito anche la Regina Beatrice. Sul piano legislativo vorremmo introdurre una tassazione al 19%, per disincentivarne il consumo. Per la produzione invece, le fattorie biologiche sono l'alternativa a quelle industriali: minor consumo vuol dire minor fabbisogno, quindi solo fattorie di medie e piccole dimensioni dove gli animali abbiano spazio e siano trattati in maniera dignitosa.

Un bilancio della vostra azione parlamentare con le elezioni ormai alle porte?

Posso dire che rispetto a quattro anni fa il tema del walfare degli animali è oggi un dibattito a livello nazionale in Olanda. Novità che ha reso possibile l'introduzione della legge che vieta gli allevamenti industriali da pelliccia, ha imposto una regolamentazione più rigida sulle condizioni dei polli da allevamento, importante passo in avanti nella nostra grande battaglia per mettere al bando le fattorie industriali. Quest'ultimo è un punto qualificante del nostro programma, e avremmo fatto notevoli progressi in questi anni se le lobby degli allevatori non avessero avuto dei solidi alleati nella componente conservatrice del governo Balkenende. Inoltre abbiamo ottenuto lo stanziamento di milioni di euro per promuovere l'utilizzo di proteine vegetali al posto di quelle animali, puntiamo al bando delle cavie da laboratorio nell'industria farmaceutica, e se i numeri ce lo permetteranno, anche a quello della caccia.

Massimiliano Sfregola
Fonte: www.liberazione.it
27/05/2010


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