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Finanza. La speculazione contro l'Islam


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Il seminario sulla finanza islamica che si è tenuto nella sede della Banca d’Italia ha evidenziato la volontà dei partecipanti di coinvolgere sempre di più quei Paesi nel grande gioco dell’Alta finanza americana, europea ed asiatica. Il capitalismo ha infatti sempre bisogno di trovare nuovi mercati di sbocco per le proprie speculazioni. Utilizzare le immense risorse finanziarie derivanti dalle transazioni petrolifere, perché è di questo che si tratta, potrebbe servire egregiamente ad attutire i contraccolpi di una prossima ed inevitabile crisi. Resta da vedere se i Paesi in questione, che già sono parte integrante di tale realtà, avranno voglia di farsi ulteriormente coinvolgere. Tra i gentili partecipanti c’erano il Governatore Mario Draghi e i Vice direttori Generali Ignazio Visco e Anna Maria Tarantola. Ma anche numerosi rappresentanti di Banche centrali, Autorità di controllo, Ministeri degli Esteri e delle Finanze, organismi internazionali, comunità finanziaria ed esperti, più o meno competenti, della materia.

Il succo delle conclusioni del seminario, che è partito dall’analisi dello scenario globale e delle tendenze attuali nel settore della finanza islamica, è stato che vi dovrà essere “una maggiore cooperazione internazionale con la finanza islamica, alla luce anche delle ampie popolazioni che vi fanno riferimento”. Affermazione che in soldoni significa che qualche miliardo di persone non può e non deve essere più escluso da tutte le gioie e da tutti i benefici, veri o presunti, che la globalizzazione comporta, soprattutto perché potrebbero prendersi carico di tutti i disastri che i Paesi occidentali e dell’Asia orientale hanno provocato. E pazienza che in alcune di quelle realtà il potere e la ricchezza sono concentrate nelle mani di piccole oligarchie che fanno il bello e il cattivo tempo a danno delle popolazioni. Il capitalismo non si pone questo tipo di problemi, il denaro non ha odore, non importa chi ti dà i soldi basta che arrivino. E poi in Occidente, la realtà di fatto è poco diversa…

Un comunicato finale ci informa che il seminario si è concentrato su “questioni relative alle possibili implicazioni per la politica monetaria, la gestione della liquidità, la regolamentazione e la vigilanza bancaria e finanziaria”. Si è voluto in tal modo stimolare una discussione sulle sfide poste dall’industria finanziaria islamica in Europa, anche alla luce dell’esperienza maturata in campo internazionale. La finanza islamica, ricorda la nota, ha conosciuto negli ultimi dieci anni una rapida espansione, con tassi di crescita annui del 10-15% e soprattutto caratterizzandosi per un’ampia diffusione geografica dal Medio Oriente al Sud-est asiatico. Particolare attenzione è stata rivolta alla diffusione dei cosiddetti “sukuk”, le obbligazioni islamiche, una novità che ha contribuito ad rendere più dinamico il segmento islamico dei mercati internazionali dei capitali. I “sukuk” sono certificati di investimento conformi alla Sharia, la legge islamica tradizionale, che proibisce il prestito a interesse, cioè l’usura. Ma a differenza delle obbligazioni i “sukuk”devono corrispondere ad un progetto determinato, in genere si tratta di un progetto immobiliare o infrastrutturale. Il “sukuk” non è quindi una promessa di ripagare un debito ma rappresenta la proprietà di una quota parte di un debito, di una attività patrimoniale, di un progetto, di un affare o di un investimento e i profitti, non gli interessi, corrispondono ai guadagni che tale progetto genera. Negli ultimi anni questo tipo di finanza, agganciata all’economia reale, si è molto sviluppato in Europa, tanto che sono state aperte alcune banche islamiche nel Regno Unito, un Land tedesco ha emesso dei “sukuk” ed è aumentata l’attività dei fondi di investimento islamici. Il problema che si pongono i tecnocrati occidentali è così quello di fare convivere un sistema usuraio e speculatore con un altro rivolto all’economia reale che, si teme, è questo è incredibile, possa intaccare la stabilità del sistema finanziario internazionale.

Andrea Angelini
Fonte: www.rinascita.info
Link: http://www.rinascita.info/cc/RQ_Economia/EkVlpFpylpxegxaYHP.shtml
12.11.2009


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