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La Cia nel 1961 «Quel Mattei è un problema»


Tao
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RIVELAZIONI IN UN RAPPORTO DELL’AGENZIA POCO PRIMA DELLA SUA MORTE

«L'Ente nazionale italiano degli idrocarburi, guidato da Enrico Mattei, è diventato uno Stato nello Stato». Il «monopolio che esercita» nel settore petrolifero «probabilmente continuerà a provocare delle frizioni fra Italia e Stati Uniti», a causa degli investimenti nel mondo arabo e dei crescenti scambi con l'Unione Sovietica. Colpisce la franchezza di questo giudizio negativo dei servizi segreti americani sul capo dell'Eni, che poco tempo dopo sarebbe morto in un misterioso incidente aereo. La bocciatura si legge nella «National Intelligence Estimate» del 13 giugno 1961, redatta a Washington dagli analisti della «Company» ed autorizzata personalmente dal mitico capo della Cia dell'epoca, Allen W. Dulles. Il rapporto di 12 pagine intitolato «The Outlook for Italy» contiene un articolato esame in tre capitoli della situazione interna italiana, che fotografa il momento in cui i socialisti di Pietro Nenni iniziano a guardare alla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani, prendendo le distanze dal Pci e prospettando lo scenario del sostegno esterno in Parlamento.

Il fine del documento di intelligence è spiegare che cosa potrebbe avvenire «nei prossimi due anni». In questa cornice una parte importante del rapporto è dedicata all'esame della situazione economica, per via del fatto che «la notevole crescita del tenore di vita negli ultimi dieci anni» non è stata accompagnata da riforme «capaci di garantire uno sviluppo di lungo termine». Questa contraddizione economica è identificata come il vulnus della stabilità nazionale e per esplorarla gli analisti dell'intelligence si concentrano sull'esame dei poteri forti. «Numerose istituzioni socio-economiche e gruppi di pressione - si legge a pagina 5 - influenzano particolari fazioni politiche, e possono rivelarsi cruciali per la sopravvivenza del governo a guida democristiana o per la direzione che prenderanno le sue politiche». In particolare «questi gruppi includono la Confindustria, la Confederazione dei piccoli agricoltori, le cooperative non-comuniste e le formazioni sindacali». Ma ciò che più colpisce il redattore del testo è il fenomeno dell'Eni. «Sotto la leadership di Mattei, l'Ente nazionale italiano idrocarburi è diventato uno "Stato nello Stato"», perché il suo presidente «gioca un significativo ruolo dietro le quinte nella politica italiana, dispensando fondi e sostegni ad una varietà di partiti politici, fazioni partitiche e personalità influenti, al fine di assicurarsi che governo e Parlamento interferiscano il minimo possibile nelle sue operazioni». Affinché il potere di Mattei appaia in tutta la sua eccezionalità, l'estensore del rapporto lo confronta con quelli di altri: «La Confindustria esercita la sua influenza attraverso il Partito liberale e gli elementi di destra della Democrazia Cristiana che, assieme ai rappresentanti dell'industria e delle banche, si sono opposti all'avvicinamento fra Dc e Psi. Temevano che ciò potesse portare ad un maggiore intervento e controllo del governo sull'economia, alla luce anche della preoccupazione che il Pci aumentasse il proprio peso decisionale attraverso gli elementi sovversivi del Psi».

La differenza dunque sta nel fatto che mentre Mattei finanzia, sostiene ed ha rapporti con «tutti i partiti politici», la Confindustria è invece schierata nel sostegno fornito solo a coloro che si propongono di ostacolare una maggiore influenza delle sinistre. Ma c'è dell'altro. I paragrafi 41 e 42, a pagina 10 del documento Cia, entrano nel dettaglio delle attività del capo dell'Eni. «Le operazioni di commercio estero, ed in particolare quelle di Mattei e del suo monopolio petrolifero di proprietà statale, continueranno probabilmente a causare delle frizioni fra l'Italia e gli Stati Uniti». La previsione si giustifica in forza del fatto che «Mattei ha condotto un'aggressiva campagna per ottenere concessioni petrolifere, in competizione con le più importanti società energetiche americane ed occidentali. E' riuscito ad avere significativi successi in Iran, Libia e Ghana». I contratti e i territori conquistati dall'Eni su questi scenari destano preoccupazione a Washington, a causa delle ripercussioni che potrebbero avere. «L'enorme influenza di Mattei nella politica interna, la necessità di petrolio a basso costo per l'industria italiana, ed il prestigio conseguente alla presenza del logo dell'Eni in alcune zone sottosviluppate», portano a prevedere che «il governo farà ben poco per ridurre in maniera significativa le attività di Mattei». Come dire, nessuno può davvero ostacolare il suo potere in crescita. Trattandosi di un documento i cui destinatari - come riportato a pagina 2 - sono la Casa Bianca, il Consiglio per la sicurezza nazionale, il Dipartimento di Stato, l'Fbi, il Pentagono e la Commissione per l'energia atomica, ciò implica che la Cia vuole segnalare all'intera amministrazione Kennedy l'emergere in Italia di un potente dell'economia, capace di condizionare il mondo politico ed industriale fino al punto di sfuggire ad ogni controllo. Da qui l'accento posto sul paragrafo 42, l'ultimo dell'intero rapporto: «Mattei ha inoltre promosso l'espansione dell'accordo commerciale fra Italia ed Unione Sovietica, in forza del quale i sovietici forniranno circa il 17 per cento del greggio che sarà raffinato annualmente nella Penisola, in cambio di petroliere, materiale per la costruzione di oleodotti ed altri importanti beni materiali pesanti». Si tratta di una svolta economica che desta la preoccupazione di chi scrive, per una ragione ben precisa: «In considerazione del crescente interesse italiano nell'assicurarsi mercati stranieri, gli scambi con il Blocco comunista - che includono anche alcuni abboccamenti con i cinesi - sono verosimilmente destinati ad aumentare, rispetto al livello totale pari al 6 per cento dell'attuale commercio estero italiano». Sebbene «i crescenti contatti con le nazioni del Mercato Comune Europeo» fanno ritenere all'intelligence americana «difficile che il commercio con il Blocco comunista abbia delle significative ripercussioni sulle politiche estera e di sicurezza dell'Italia», resta il fatto che il «monopolio» di Mattei costituisce una variabile preoccupante, trattandosi di un potere che nella Penisola è in ascesa mentre sui mercati energetici entra in conflitto con gli interessi degli Stati Uniti.

Ciò che colpisce è come questo rapporto - ottenuto da «La Stampa» in base alle norme sulla declassificazione dei documenti secretati - fu redatto poco più di un anno prima della misteriosa morte di Mattei, avvenuta sabato 27 ottobre 1962, allorché la torre di controllo dell'aeroporto di Linate perse i contatti con il piccolo bireattore «Morane Saulnier» di proprietà dell'Eni. A bordo del velivolo si trovavano il presidente dell'Ente Nazionale Idrocarburi, il giornalista inglese William McHale ed il pilota Imerio Bertuzzi.

L'aereo era decollato da Catania alle 16.57, dopo una breve visita di Mattei destinata ad essere seguita da un viaggio in Algeria, durante il quale era in programma la firma di un accordo per la produzione di petrolio che sfidava gli interessi delle maggiori compagnie petrolifere occidentali. Alle 18.57 il «Morane Sauthier» non rispose più via radio ed i resti vennero trovati in un campo della località di Bascapè, in provincia di Pavia, a pochi minuti di volo in linea d'aria dallo scalo di Linate. Nessuno dei tre passeggeri a bordo sopravvisse e tra i pochi testimoni del disastro fu sentito il contadino Mario Ronchi, che cambiò a più riprese la propria versione dei fatti: prima aveva parlato di un'esplosione in volo, poi di un tragico incidente aereo.

Paolo Mastrolilli
Fonte: www.lastampa.it
7.11.05


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