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La lunga ombra degli RFID


Tao
 Tao
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Sempre più spesso negli ultimi anni le parole chip o R-Fid (la sigla significa Radio Frequency Identification Devices) stanno entrando prepotentemente nelle nostre vite, spesso passando dal buco della serratura, contenute nell’ambito di progetti ed iniziative apparentemente innocue e finalizzate a migliorare la qualità della nostra vita. La questione risulta comunque ancora sconosciuta ai più e viene spesso relegata nel novero degli argomenti di natura fantascientifica trattati dai “complottisti”, nonostante questi piccolissimi oggetti super tecnologici siano oramai ovunque e negli ultimi anni ci sia stata una vera e propria invasione, riguardo alla quale non siamo stati informati, costringendoci di fatto a subire l’imposizione di qualcosa che non conosciamo.

Il chip RFID è sostanzialmente una tecnologia utilizzata per l' identificazione di oggetti, animali o persone attraverso la radiofrequenza, basata sulla capacità di memorizzare e accedere a distanza a dati usando dispositivi elettronici detti TAG. Si tratta di un sistema di lettura "senza fili"che è costituito da un microchip contenente dati (tra cui un numero univoco universale scritto nel silicio), e da un lettore, una o più antenne per inviare il segnale di lettura e ricevere le risposte, e uno o più Tag RFID.
I chip RFID si dividono in attivi o passivi, i primi sono dotati di minuscole batterie che li rendono energeticamente autonomi, i secondi non possiedono fonti di energia proprie e vengono attivati attraverso un lettore di RFID che dona loro energia. Naturalmente, nonostante si tratti di una tecnologia in continua evoluzione gli RFID attivi sono più costosi ed “ingombranti” rispetto a quelli passivi, ma si prestano ad un maggior ventaglio di utilizzazioni. Un RFID passivo tradizionale è grande meno della metà di un francobollo ed ha lo stesso spessore di un foglio di carta. I modelli tecnologicamente più avanzati hanno però già raggiunto dimensioni estremamente più piccole, arrivando alla grandezza di un granello di sabbia ed è già possibile inserirli all’interno dell’inchiostro utilizzato per stampare, riducendoli in questo modo alla grandezza di un puntino di sospensione e rendendoli di fatto praticamente invisibili. Anche le dimensioni ed i costi degli RFID attivi stanno comunque riducendosi progressivamente, attraverso l’utilizzo di batterie sempre più microscopiche ed economiche.

Nessun cittadino conosce la portata dell'invasione di questi dispositivi, dal momento che la diffusione degli RFID sta avvenendo sottotraccia e proprio per questa ragione nessuno si domanda se possano essere pericolosi per l'uomo o per gli animali. L'unica cosa certa è che l'industria degli RFID sogna di installare tali lettori praticamente in qualsiasi oggetto di questo pianeta, a partire da tutti i prodotti commerciali che giornalmente acquistiamo all’interno dei supermercati, dalle lattine di coca cola ai rossetti, dai prodotti di abbigliamento a quelli per la pulizia della casa. Dopo essere già riuscita a diffonderli in una svariata serie di strumenti di uso comune, basti pensare ai bancomat, alle carte di credito ed alla tecnologia telepass.
Il tutto con l'aiuto dei media che sono deputati ad enfatizzare i presunti benefici dell’operazione, sottacendo completamente i rischi sia nell’ambito della privacy, sia per quanto riguarda la salute dei cittadini. L’applicazione della tecnologia RFID non si limita oltretutto all’ambito commerciale (spazio all’interno del quale è stata presentata come innocuo strumento di gestione dei magazzini) ma abbraccia ed abbraccerà molti altri campi come quello sanitario e quello militare. Oltre al ministero della Difesa statunitense sono molte le multinazionali che a vario titolo si sono fino ad oggi manifestate interessate all’uso della tecnologia RFID, fra esse si possono annoverare colossi quali IBM, Wal – Mart, Tesco, Gilette, Procter & Gamble, Metro, Benetton e molti altri.

In molti ospedali Usa, ai malati di Alzheimer è stato impiantato un microchip, perchè "così non si perdano quando vagano senza una meta". Alla TV si vedono scene commoventi di bambini che hanno trovato il proprio cagnolino smarrito, grazie all'impianto RFid, ma non si parla mai dei casi in cui gli animali sono morti a causa di questi impianti, oppure sono rimasti paralizzati.
Qualche anno fa l'agenzia Associated Press ha riportato uno studio del 1996 ( http://www.oblo.it/articoli/publish/higtech/Impianti_RFID_sottocutanei_pericolosi_per_la_salute.shtml ) effettuato sui topi dalla tossicologa Keith Johnson che imputava all'impianto di microchip l'insorgenza di tumori maligni in rapida crescita sui roditori.
Secondo alcuni esperti l'impianto sottocutaneo di un RFID, tramite la semplice iniezione, agli animali e come sta già succedendo in alcune nazioni, anche nell'uomo, provoca il cancro, non ci sono ancora dati certi, ma nel dubbio non è meglio fare una seria sperimentazione?

In Europa alcuni ricercatori hanno confermato ( http://www.next-up.org/pdf/ReuterRadioFrequencyEnergyShownToHarmDNA20122004InterviewVideoPrAdlkofer.pdf ) che la radiazione elettromagnetica (nota come energia EMF) emessa dai lettori RFID (e anche dai cellulari), causa danni al DNA umano.
Lo studio "Reflex", finanziato dall'Unione Europea, e che è durato ben 4 anni, ha scoperto che "le cellule esposte alle EMF hanno mostrato un significativo aumento delle rotture del DNA sia al singolo che al duplice filamento".
"Il danneggiamento resterebbe in eredità alla generazione successiva di cellule".
Vista l'attuale invasione di lettori RFID, è molto difficile evitarli.

E in Italia? A che punto siamo?

Anche qui è in atto una campagna propagandistica rivolta a sottolineare benefici e nascondere i rischi. Il pretesti migliori anche in questo caso sono costituiti dalla sicurezza e dalla salute, e quest'ultima visti i numerosi casi di malasanità in Italia automaticamente rientra nella questione "sicurezza". Per l'ospedale Niguarda Ca' Granda di Milano, dei braccialetti con RFID sono la soluzione agli "errori medici", così nel 2006 inia ha portato avanti una sperimentazione ( http://www.ospedaleniguarda.it/resources/Sicurezza%20e%20qualita%20al%20polso%20del%20paziente_310.pdf ) con Intel, per "la realizzazione di un progetto destinato a migliorare la qualità delle cure e del rapporto medico-paziente e a prevenire errori medici e chirurgici". Suona bene come spot, ma ricordiamoci che i casi peggiori di malasanità in Italia sono dovuti a diagnosi ed interventi sbagliati di medici non abbastanza preparati, non di certo alla somministrazione di medicinali sbagliati.
Un altro esempio di sperimentazione negli ospedali è il progetto "Quo Vadis" ( http://www.vocidallastrada.com/2009/06/quo-vadis-lecomostro-con-il-michochip.html ) nel comune di Lavagno (VR), un ecomostro (ovviamente privato) che di per se è poco salutare, vista la distruzione della collina dove sorgerà, ma sarà anche un' "ospedale virtuale", i volontari che si sottoporranno ai test indosseranno un bracciale, una maglietta, un microchip, che registreranno ovunque si spostino, pressione venosa, arteriosa, equilibrio metabolico e temperatura corporea, tutto controllabile ed accessibile 24h su 24 via satellite!

Gli RFID si stanno insinuando anche nelle scuole, nel 2006 nell 'Istituto Tecnico Industriale Statale Vittorio Emanuele Marzotto a Valdagno (VI) è stato avviato un progetto scolastico per la creazione di un sistema in grado di rendere i processi scolastici di registrazione delle presenze, dei voti. Attraverso la tecnologia RFID vengono gestiti gli accessi al sistema e le presenze degli alunni vengono automaticamente registrate dalle applicazioni all'ingresso a scuola. Sparirà il vecchio appello fatto dai professori al mattino, e forse sparirà anche il compito di educare i ragazzi alla responsabilità verso i loro compiti, ad
esempio quello di andare a scuola?
Un ragazzo che non marina la scuola lo farà per senso di responsabilità o per paura del chip che lo controlla?

Abbiamo un RFID anche per non smarrire il bagaglio (come il cane?) in aeroporto. A metà luglio Alitalia e Aeroporti di Roma hanno firmato un accordo <http> che prevede una nuova tecnologia per i terminali di Roma Fiumicino.
E anche le Ferrovie dello Stato, note per la propria scarsa credibilità e per la propensione a dissipare in progetti inutili il denaro pubblico, non sono da meno riguardo a nuovi accordi per nuove sperimentazioni <http> , che se non giovano ai cittadini, di sicuro giovano alle tasche di qualcuno.

I Chips più propagandati e anche più diffusi sono di sicuro quelli delle carte di credito,
lo spot di tutte le banche è pressoché lo stesso "garantiscono una maggiore sicurezza nei pagamenti e nei prelievi di denaro contante", "assicurando ai clienti il più elevato livello di sicurezza", come tra l'altro prevede la normativa europea Sepa <http> che sarà obbligatoriamente adottata (cioè imposta) per tutte le nuove carte a partire dal 2011.
Ma le carte con microchip sono già milioni, Visa, Mastercard, American Express le hanno già lanciate sul mercato e in Italia anche Poste Italiane, ha il suo progetto in atto: Postepay Postemobile, che pubblicizza i pagamenti veloci.

Non è il caso di informarsi e stare attenti? Dai nostri vicini di casa in Francia, sono già stati presentati nel 2003, i "Chip sottopelle per pagamenti veloci", secondo la propaganda di chi vuole piazzarli sul mercato "il grande vantaggio di un RFID di questo tipo è nella sicurezza, perché se una card o un altro oggetto per pagamenti dotati di RFID può essere perduto, VeriChip si trova invece sempre e comunque con il suo legittimo proprietario". Invece secondo l' associazione per la privacy nell'era digitale,EPIC ( http://epic.org/ ) quando una carta di credito viene rubata, tutto quello che uno deve fare è chiamare l'azienda che l'ha rilasciata. In questo caso se qualcosa va storto invece che alla banca ti chiedono di rivolgerti ad un chirurgo <http> . Non ha senso passare da una carta, controllata dall'individuo, ad un chip che non può essere controllato".

Il punto è che oggi è già stato ampiamente dimostrato quanto una carta di credito con chip sia tutt'altro che sicura. Tutte le carte di credito con Rfid possono essere clonate come quelle vecchie. Tutti i dati contenuti negli Rfid di carte di credito, passaporti e carte d'identità possono essere letti anche a distanza utilizzando lettori con antenne amplificate, e a quel punto clonare non è un problema.
Il Parlamento europeo ha approvato una modifica al regolamento sul passaporto digitale: oltre alla foto digitale, già prevista dal 2006, il documento dovrà contenere due impronte digitali. Le nuove disposizioni vengono applicate a partire dal 28 giugno 2009.
Alessandro Bottoni ( http://alessandrobottoni.wordpress.com/?s=rfid ) , esperto di nuove tecnologie, nel suo blog ha illustrato alcune tecniche, in parte già messe a segno, che consentono proprio di sottrarre dati riservati ai dispositivi dotati di sistemi biometrici e di clonare passaporti e simili.
In Italia in alcune regioni è già stata avviata a sotituzione dei passaporti, con quelli nuovi dotati di Rfid.

Ed è interessante focalizzare l’attenzione sul bombardamento mediadico che stiamo subendo riguardo al digitale terrestre.L’operazione viene presentata come una nuova opportunità, ma in realtà si rivela una vera imposizione, dal momento che nessuno può rifiutarla!
L’uso crescente di RFID necessita di un maggiore e crescente uso della banda UBF-UHF, a questo scopo negli Stati Uniti, ma come ben possiamo vedere anche in Italia, si sta attuando un progetto per l'abbandono delle frequenze UHF-VHF entro il 2009, e stiamo riscontrando giorno dopo giorno come le regioni man mano stiano passando al digitale terrestre, tanto pubblicizzato da alcuni mesi.
Tutto questo perchè i chip Rfid, funzionano con la banda UHF e VHF, fino ad oggi sovraccarica di segnali televisivi che interferirebbero con un uso massiccio della tecnologia RFID. E’ interessante a questo proposito leggere ciò che ha rivelato <http> Patrick Redmond, che ha lavorato in IBM per 31 anni.

Negli Stati Uniti sono circa 800 gli ospedali che mettono chip ai loro pazienti, 4 ospedali di Puerto Rico hanno impiantato chip al braccio di malati di Alzaimer, per la modica cifra di 200 $.
E se qualcuno pensa che la cosa non ci riguardi, si sbaglia.
Dal 4 novenbre infatti all'Ospedale Bambin Gesù di Roma è stato dato il via ad un insolito esperimento, avente per oggetto 200 pesone, tra infermieri, pazienti e visitatori che indosseranno per una decina di giorni circa, dei Chip, deputati a registrare la loro posizione e i loro contatti. L' esperimento in anteprima mondiale ha lo scopo di "misurare" come la vicinanza tra le persone influisca sulla diffusione delle malattie, in particolare quelle a trasmissione aerea e le infezioni ospedaliere.
I ricercatori dell'Institute of Scientific Interchange (ISI) di Torino, e l'Istituto Superiore di Sanità (ISS), assicurano che tutto è stato pianificato nel rispetto delle norme sulla privacy e che la scarsa potenza dei chip non provocherebbe nessun inquinamento elettromagnetico, ma al contrario tutto lascia supporre che un rischio per la salute umana esista.
Cosa succederà quando saremo invasi da milioni di microchip, per i quali ci stanno obbligando a comprare un decoder? E quali strumenti avrà il cittadino per riuscire a reagire ad una tecnologia dalle potenzialità sconosciute, diffusa mistificando la realtà, magari utilizzando come veicolo ideale per il suo sdoganamento proprio la campagna di terrore creata ad arte attraverso la pandemia dell’influenza suina?

Alba Kan ( www.vocidallastrada.com/ ) e Marco Cedolin
Fonte: http://ilcorrosivo.blogspot.com
Link: http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/11/la-lunga-ombra-degli-rfid.html
12.11.2009


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Loris
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Secondo me in futuro diranno che un bisturi dotato di chip non potrà essere dimenticato nello stomaco di qualcuno!
Scommettiamo che lo diranno? Si accettano scommesse!


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apocalyx
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Per chi volesse approfondire, leggere questa:
"Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all’uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale /* COM/2007/0700 def. */ "

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEXNOT

Si espone chiaramente i motivi del passaggio dall'analogico al digitale, con un riferimento esplicito alla tecnologia RFID:

"Inoltre, altre categorie di applicazioni utilizzano già o potrebbero utilizzare le frequenze del dividendo digitale, come l’uso non soggetto a licenza dello spettro[14] (ad esempio per apparecchiature a corto raggio e di bassa potenza che utilizzano una larghezza di banda molto limitata, quali la telemetria medica, le protesi uditive e soprattutto le apparecchiature di identificazione a radiofrequenza (RFID), la cui crescita e le cui nuove applicazioni potrebbero essere ostacolate nei prossimi anni dall’attuale allocazione dello spettro nelle bande UHF in Europa)."


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Xeno
 Xeno
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Ed è interessante focalizzare l’attenzione sul bombardamento mediadico che stiamo subendo riguardo al digitale terrestre.L’operazione viene presentata come una nuova opportunità, ma in realtà si rivela una vera imposizione, dal momento che nessuno può rifiutarla!
L’uso crescente di RFID necessita di un maggiore e crescente uso della banda UBF-UHF, a questo scopo negli Stati Uniti, ma come ben possiamo vedere anche in Italia, si sta attuando un progetto per l'abbandono delle frequenze UHF-VHF entro il 2009, e stiamo riscontrando giorno dopo giorno come le regioni man mano stiano passando al digitale terrestre, tanto pubblicizzato da alcuni mesi.
Tutto questo perchè i chip Rfid, funzionano con la banda UHF e VHF, fino ad oggi sovraccarica di segnali televisivi che interferirebbero con un uso massiccio della tecnologia RFID.

Credo che nel pezzo di cui sopra ci siano degli errori o non è stato spiegato bene,dato che il digitale terrestre non cambia la banda di frequenza in questione,ma agisce solo sulla de-modulazione del segnale,appunto da analogico a digitale e viceversa.
(non a caso NON dobbiamo cambiare le antenne uhf vhf del nostro tetto).
Se invece si voleva dire che in futuro si cambierà banda di frequenza tv per lasciare spazio all'rfid beh,allora possiamo buttare i decoder che stiamo comprando perchè non andranno più bene allo scopo.
E se fosse così,questo sì sarebbe un scoop:milioni di decoder da buttare nel cesso.

😕


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apocalyx
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Xeno, forse non hai letto quanto ho linkato...

Con il digitale terrestre si "libererà una quantità di spettro senza precedenti in Europa, grazie alla maggiore efficienza di trasmissione offerta dal digitale. Questa porzione di spettro è comunemente nota come “ dividendo digitale"

2. COS’È IL DIVIDENDO DIGITALE?

Il dividendo digitale può essere definito come la parte di spettro in più rispetto alle frequenze[5] necessarie per assicurare gli attuali servizi di radiodiffusione in un ambiente interamente digitale, ivi compresi gli obblighi di servizio pubblico[6].

Più canali televisivi con meno spettro

I sistemi di compressione digitale disponibili sul mercato consentono già di trasmettere da 6 a 8 canali televisivi digitali standard nello spettro finora utilizzato da un solo canale televisivo analogico[7], e questi guadagni di efficienza dovrebbero continuare ad aumentare in futuro. Il Regno Unito, ad esempio, prevede di mettere a disposizione 45 canali televisivi su uno spettro molto più ridotto di quello utilizzato finora per 7 canali radiotelevisivi nazionali analogici[8], e sta considerando di introdurre altri 20 nuovi canali televisivi nelle frequenze in eccesso. In altri termini, nella maggior parte degli Stati membri il dividendo digitale dovrebbe superare lo spettro attualmente disponibile per i sistemi GSM.

Spettro di “prima qualità”…

Non tutte le bande di frequenza presentano le stesse caratteristiche fisiche. Le frequenze più alte non portano il segnale molto lontano e non penetrano facilmente negli edifici; le frequenze più basse hanno limitazioni di capacità e creano più interferenze. Lo spettro del dividendo digitale è particolarmente interessante perché è una parte dello spettro “migliore”, compresa tra 200 MHz e 1 GHz, che offre il migliore equilibrio tra capacità di trasmissione e copertura. Le sue buone caratteristiche di propagazione del segnale consentono una più grande copertura con un’infrastruttura minore, il che permette di ridurre i costi e di migliorare i servizi, in particolare per le comunicazioni all’interno di edifici e la copertura di aree periferiche e rurali.

…ma al momento notevolmente frammentato

La spettro che costituisce il dividendo digitale si presenta attualmente notevolmente frammentato in bande relativamente strette, sparse su numerose frequenze e inframmezzate da canali di radiodiffusione digitale. Questa situazione è la conseguenza delle scelte di pianificazione dello spettro adottate alla Conferenza regionale delle radiocomunicazioni dell’UIT, che ha prodotto un piano internazionale, l’accordo di Ginevra del 2006, basato sulla radiodiffusione tradizionale[9]. L’accordo di Ginevra prevede la possibilità di aprire lo spettro ad altri usi. Tuttavia, allo stato attuale della tecnica le possibilità sono limitate e, in pratica, la situazione attuale non incita ad assegnare lo spettro a usi alternativi più efficienti.

3. UNA RISORSA DI ECCEZIONALE VALORE SOCIALE, CULTURALE ED ECONOMICO

Il dividendo digitale deve anche essere visto nel contesto dell’equilibrio generale tra l’offerta e la domanda di spettro radio. Si tratta di una risorsa pubblica per sua natura scarsa, con una domanda costantemente in crescita nella società moderna. Essa è alla base di ogni tipo di servizio senza filo, sia per uso professionale, come la radionavigazione, i sistemi satellitari o i radar, che per le applicazioni destinate al grande pubblico come la radiodiffusione o le comunicazioni fisse o mobili. Si stima che il valore complessivo dei servizi di comunicazione elettronica basati sull’uso dello spettro ammonti nell’UE a più di 250 miliardi di euro, equivalenti al 2,2% del PIL europeo annuo. Questo ruolo essenziale dello spettro radio come motore della crescita è stato anche riconosciuto nel quadro dell’iniziativa i2010, nel cui contesto è stato sottolineato che una gestione più efficiente dello spettro stimolerebbe l’innovazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e contribuirebbe a ridurre il costo dei servizi per i cittadini europei.

È pertanto nell’interesse pubblico che il dividendo digitale venga gestito il più possibile in maniera efficace ed efficiente per soddisfare al massimo la domanda ed eliminare gli ostacoli che si frappongono al suo uso efficiente. Questo obiettivo costituisce una delle basi della politica UE in materia di spettro e fa parte delle principali proposte della Commissione nel contesto del riesame attuale del quadro normativo in materia di servizi di comunicazione elettronica.

Un dividendo digitale correttamente organizzato potrà permettere una gamma molto vasta di usi, dato che in pratica tutte le applicazioni senza filo potrebbero utilizzare questa parte dello spettro. Tuttavia, i più promettenti di questi potenziali usi appartengono alla categoria dei servizi di comunicazione elettronica [10]. Esistono almeno tre categorie generali di servizi per le quali lo spettro del dividendo digitale è particolarmente adeguato. Alcune sono già all’esame in diversi Stati membri.

1. Comunicazione a banda larga senza filo . “L’accesso ibiquitario a banda larga per tutti” è la nuova sfida della società dell’informazione. L’accesso senza filo è forse il mezzo più promettente per colmare il “divario nella banda larga” e ridurre la “ frattura digitale ”, in particolare nelle zone periferiche e rurali[11]. L’accesso alle comunicazioni a banda larga può avere un impatto significativo sulla competitività dell’economia europea[12] in termini di guadagni di produttività e di effetti sociali. Le comunicazioni senza filo rappresentano anche una piattaforma alternativa per accrescere la concorrenza e accelerare la diffusione della banda larga. Le comunicazioni a banda larga senza filo offrono inoltre la possibilità dell’interoperabilità in tutta l’UE delle applicazioni essenziali di sicurezza pubblica , ad esempio per i servizi di protezione civile e di intervento in caso di catastrofi. Lo stesso spettro potrebbe essere condiviso per migliorare la copertura delle comunicazioni mobili e per soddisfare, nel lungo periodo, la crescente domanda di servizi di trasmissione dati mobile ad alta velocità . Le comunicazioni a banda larga potrebbero infine essere usate in futuro per servizi di radiodiffusione innovativi.

2. Servizi supplementari di radiodiffusione terrestre . La radiodiffusione sta entrando in una fase di intense trasformazioni e di innovazioni importanti grazie al passaggio ai servizi digitali ad alta definizione. L’aumento del numero di canali di radiodiffusione dovrebbe aprire prospettive di più grande pluralismo dei media , di crescita della produzione di contenuti per i media e di servizi per gli spettatori più interattivi e di migliore qualità . È pertanto opportuno che le emittenti possano pretendere una parte equa del dividendo digitale in cambio degli sforzi e degli investimenti realizzati per il passaggio al digitale.

3. Multimedia mobile . Tra le aree con le applicazioni più innovative del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono da annoverare la televisione mobile e i servizi di radiodiffusione via satellite, due aree che presentano prospettive notevoli[13].

Inoltre, altre categorie di applicazioni utilizzano già o potrebbero utilizzare le frequenze del dividendo digitale, come l’uso non soggetto a licenza dello spettro[14] (ad esempio per apparecchiature a corto raggio e di bassa potenza che utilizzano una larghezza di banda molto limitata, quali la telemetria medica, le protesi uditive e soprattutto le apparecchiature di identificazione a radiofrequenza (RFID), la cui crescita e le cui nuove applicazioni potrebbero essere ostacolate nei prossimi anni dall’attuale allocazione dello spettro nelle bande UHF in Europa).

Occorre considerare il dividendo digital
e per quello che è: una risorsa pubblica che offre eccezionali potenzialità dal punto di vista sociale, culturale ed economico. Ad esempio, secondo una stima recente, i guadagni per la sola economia britannica nei prossimi venti anni ammonterebbero a 7,5-15 miliardi di euro[15].

Molto interessante anche il resto...

In pratica si ha la compressione del segnale (da analogico a digitale) cosicchè si libera gran parte dello spettro in vhf e uhf (il dividendo digitale) da utilizzare nei modi su esposti, con direttive europee precise per rendere uniformi le applicazioni...tra cui l'RFID...

Mi sembra chiaro, no?
Altro che moltiplicazione dei canali tv e legge Gasparri e similia...
c'era bisogno di quelle frequenze facenti parte dello "Spettro di “prima qualità”…("Non tutte le bande di frequenza presentano le stesse caratteristiche fisiche. Le frequenze più alte non portano il segnale molto lontano e non penetrano facilmente negli edifici; le frequenze più basse hanno limitazioni di capacità e creano più interferenze. Lo spettro del dividendo digitale è particolarmente interessante perché è una parte dello spettro “migliore”, compresa tra 200 MHz e 1 GHz, che offre il migliore equilibrio tra capacità di trasmissione e copertura. Le sue buone caratteristiche di propagazione del segnale consentono una più grande copertura con un’infrastruttura minore, il che permette di ridurre i costi e di migliorare i servizi, in particolare per le comunicazioni all’interno di edifici e la copertura di aree periferiche e rurali")

e quindi via al digitale terrestre...


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Xeno
 Xeno
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Xeno, forse non hai letto quanto ho linkato...

Scusa apocalyx, vero non ho messo l'attenzione sul link del tuo post;
Adesso lo letto e ti ringrazio per averlo messo.
Quando si dice informazioni utili (almeno per me)
ciauz


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