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Una telefonata fermò il blitz per liberare Moro

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helios
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Sono informazioni dalla rete...

e sono informazioni della rete anche queste:

ROMA - A ventitrè anni esatti dalla morte, una nuova ipotesi sulle ultime ore di Aldo Moro. Ed è un'ipotesi davvero terribile: che proprio davanti a quel tratto di strada dove il 9 maggio del 1978 fu trovato il cadavere del leader democristiano, ci fosse una "sede coperta" del servizio segreto civile, il Sisde. Secondo Valter Bielli, capogruppo dei Democratici di sinistra nella commissione stragi, l'esistenza di questa base del Sisde è stata dimostrata "con buona approssimazione" da accertamenti svolti da due consulenti. Una relazione che sintetizza i risultati dell'indagine è stata inviata alla procura della Repubblica di Roma dove esiste una inchiesta ancora aperta sul sequestro e l'omicidio di Aldo Moro.

La sede segreta sarebbe stata uno degli appartamenti del palazzo Antici Mattei che ha uno dei suoi due ingresso al numero civico 32 di via Caetani, esattamente dove i brigatisti ventitrè anni fa parcheggiarono la Renault rossa col cadavere dello statista. Le modalità della scoperta chiariscono da sole quanto la questione sia complessa e delicata. I primi sospetti sorsero in modo quasi casuale nel 1994 quando era in pieno svolgimento lo scandalo dei fondi neri del Sisde. Nel gennaio di quell'anno, un quotidiano scrisse che uno degli appartamenti di palazzo Antici Mattei, di proprietà del ministero del Tesoro, era abitato dalla figlia di uno dei funzionari del Sisde coinvolti nell'indagine sul saccheggio del patrimonio del Servizio. Nello stesso articolo fu avanzata per la prima volta l'ipotesi che il servizio segreto avesse, in quello stesso palazzo, una sede fin dall'epoca del sequestro Moro.

I risultati dei primi accertamenti sembrarono negativi. Si scoprì che effettivamente il ministero del Tesoro aveva assegnato al Sisde uno degli appartamenti. Ma solo il 30 marzo del 1984, cioè sei anni dopo il caso Moro.Le stranezze emersero quando i controlli furono estesi ai dati conservati all'anagrafe di Roma. Si scoprì che l'appartamento in questione era occupato, ben prima del 1978, da un architetto romano, tale Enrico Cassia, e che questi, quando nell'84 il Tesoro decise di assegnarlo al Sisde, continuò a conservare la residenza nello stesso luogo. "Non può ritenersi credibile - si legge nella relazione inviata alla procura della Repubblica di Roma - che qualcuno mantenga la medesima residenza nel medesimo appartamento, di proprietà demaniale, in cui sono stabiliti gli uffici del servizio segreto civile, a meno che non si tratti di un appartenente al Servizio medesimo".

La vicenda segnalata da Bielli è nuova. Ma non sono nuovi i sospetti su una vicinanza un po' troppo stretta tra le sedi del Sisde e i luoghi brigatisti al tempo del sequestro Moro. Meno di due anni fa l'ex senatore comunista Sergio Flamigni ha pubblicato un libro dal titolo eloquente: "Il covo di Stato" (Kaos edizioni). Attraverso una serie di documenti ufficiale, Flamigni dimostra che nello stesso palazzo di via Gradoli dove si trovava la base operativa delle Br c'erano numerosi appartamenti intestati al servizio segreto civile. (g.m.b.)

http://www.repubblica.it/online/cronaca/sisdemoro/sisdemoro/sisdemoro.html

Nota: al n.32 di via Caetani c'è il centro studi americani
http://www.centrostudiamericani.org/StdContent1.aspx?Page=53

Harry Nelson Gay, Professore di Storia, originario del Massachussetts, si stabilì in Italia nel primo decennio del XX secolo per insegnare all’Università di Roma. Di fronte alla scarsità di volumi di americanistica, Gay decise di rimediare da solo. Raccolse quindi nella sua biblioteca tutte le pubblicazioni di interesse americano che poté trovare.
Negli anni Venti la sua biblioteca contava circa 10.000 volumi. Questa raccolta fu messa a disposizione del pubblico.
Nel 1932, alla morte di Gay la biblioteca era stata consegnata dai suoi amici, con il consenso del regime fascista, al Centro di Ricerca per gli Affari Nordamericani. Nel 1936, la collezione fu trasferita da Palazzo Salviati a Palazzo Antici Mattei di Giove.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, il nuovo governo italiano ereditò la biblioteca venduta successivamente al neonato Consiglio per gli Studi Americani che riuniva accademici, diplomatici, e politici italiani e americani di particolare rilievo.
Nel 1963 il Centro fu riconosciuto giuridicamente come istituzione senza scopo di lucro e prese il nome e la struttura attuali, ricevendo il riconoscimento di istituzione non-profit anche negli Stati Uniti.
Sede del Centro Studi Americani è il piano nobile del Palazzo Antici Mattei, uno degli esempi più prestigiosi della Roma seicentesca, costruito da Carlo Maderno tra il 1598 e il 1618.
Le sue sale sono affrescate da pittori toscani e fiamminghi del primo ‘600, tra cui il Domenichino, Pietro da Cortona, il Pomarancio e Albani.

Dal novembre 2002 presidente del Centro Studi Americani è il Sen. Giuliano Amato

ma quante cose si scoprono anche se non si abita a Roma ❗

°°°

Questo articolo è del 10 maggio 1978 di Miriam Mafai:

"Andate in via Caetani
c'è una Renault rossa"

di MIRIAM MAFAI
Questo fagotto gettato dietro il sedile posteriore della Renault color amaranto parcheggiata in via Caetani è il corpo di Aldo Moro.

Un fagotto informe, avvolto in una coperta di lana color cammello, con un bordo di raso, una coperta come ce ne sono in tutte le nostre case. Il sedile è leggermente inclinato verso l'avanti. La macchina ha gli sportelli aperti. A pochi metri ci sono il ministro Cossiga, i sottosegretari Darida e Lettieri, il procuratore capo Giovanni De Matteo, il capo della Polizia Parlato, il generale Corsini comandante dei carabinieri. Sono le 14,15. Giancarlo Pajetta passa attraverso il cordone di carabinieri, rivolge uno sguardo interrogativo a Cossiga: "Sì, è Moro" risponde il ministro degli Interni a voce bassissima.

La Renault è parcheggiata contromano, il muso rivolto verso via dei Funari, sotto una impalcatura metallica che protegge i lavori di restauro della Chiesa di S. Caterina. Una vecchia macchina, impolverata, maltenuta, la vernice della carrozzeria in qualche punto è scrostata. (...)

C'è qualche istante d'irreale silenzio attorno a quella bara di metallo dentro la quale è rinchiuso Moro. Poi qualcuno si avvicina alla porta posteriore della macchina. Oltre a Cossiga, ci sono Bonifacio, Pecchioli. Un ufficiale di polizia alza un lembo della coperta di lana giallino: s'intravede la faccia di Moro, gli occhi semichiusi, la barba lunga, bianchissimo il collo della camicia. Da via delle Botteghe Oscure, chiusa al traffico, giunge un rumore di grida e imprecazioni. C'è gente arrampicata sulle macchine in sosta, abbarbicata alle inferriate dell'Istituto Pontificio di S. Lucia. C'è gente che arriva correndo, chiedendo notizie, premendo contro i cordoni dei reparti della Guardia di Finanza, della Polizia e dei Carabinieri. Arriva Gonella, e sembra piccolissimo, con le labbra tremanti. Arriva un vecchio sacerdote, la stola violetta gettata di traverso su una tonaca consunta, l'ampolla dell'olio santo tra le mani. Si chiama padre Damiani, è stato avvertito da due agenti di polizia, pochi minuti fa arrivati a prelevarlo nella sua chiesa di Piazza del Gesù. Sono le 14,45, padre Damiani traccia un segno di croce sulla fronte ghiaccia di Moro e gli impartisce l'assoluzione. Alle 15, a sirene spiegate arriva un'ambulanza dei Vigili del Fuoco mentre la folla ondeggia, preme pericolosamente e scoppia qualche piccolo incidente.

Bastano pochi minuti, poi l'ambulanza scortata dai mezzi della polizia, parte in direzione dell'Istituto di medicina legale dove avrà luogo l'autopsia. (...)

Una telefonata anonima pe
rvenuta poco dopo le 13,30 al centralino della Questura aveva avvertito "In Via Caetani c'è un'auto rossa con il corpo di Moro". Immediatamente scattava l'allarme, mentre nella zona, invasa da poliziotti e carabinieri, si diffondeva la voce che una bomba stesse per scoppiare. Il ritrovamento del cadavere è avvenuto poco dopo. Qualche minuto prima delle due, i segretari di tutti i partiti politici sapevano che il cadavere gettato nel portabagagli della Renault targata Roma N56786 (una vecchia targa che era appartenuta a un'Alfetta dell'Ati e che era stata restituita un anno fa all'Ufficio della Motorizzazione di Napoli) era quello di Aldo Moro.

Via Michelangelo Caetani è una strada molto frequentata, in cui è estremamente difficile trovare posto per parcheggiare: è possibile quindi - e lo confermano alcune testimonianze - che la macchina sia stata portata sul posto nelle prime ore del mattino, tra le 7 e le 8. E lì lasciata, con il suo tragico carico, fino a quando gli assassini hanno ritenuto opportuno avvertire. In un angolo del bagagliaio, dalla parte dov'è sistemata la ruota di scorta sulla quale poggiava la testa di Moro, c'erano anche le catene da neve, e qualche ciuffo di capelli grigi. Questo particolare può far pensare che la macchina con il cadavere abbia percorso un tragitto accidentato, durante il quale il corpo avrebbe subito dei sobbalzi. Ai piedi del cadavere c'era una busta di plastica contenente un bracciale e l'orologio. Il corpo di Moro, quando è stato estratto dagli artificieri, era ripiegato e irrigidito. Indossava lo stesso abito scuro che aveva il giorno del rapimento, un abito blu, con la camicia bianca a righine, e la cravatta ben annodata. L'abito era macchiato di sangue; sul petto di Moro erano stati premuti alcuni fazzoletti per impedire che il sangue sgorgasse dalle ferite. Nei risvolti dei pantaloni è stata trovata una notevole quantità di sabbia o terriccio.

La morte risaliva certamente a molte ore prima, forse all'alba di ieri, martedì, forse addirittura al pomeriggio del giorno precedente. Sotto il corpo e sul tappeto della Renault c'erano alcuni bossoli di proiettile 7,65 o 9 corto. La presenza dei bossoli faceva pensare, in un primo momento, che l'esecuzione fosse avvenuta all'interno stesso della macchina, ma i primi rilievi, effettuati in serata all'istituto di medicina legale, sembrano suggerire una sequenza se possibile ancora più spietata e agghiacciante. Moro sarebbe stato ucciso con una raffica di pistola mitragliatrice, calibro 7,65 o 9 corto dotata di silenziatore. (...) Almeno undici i fori che hanno squarciato il petto del prigioniero inerme.

Moro è stato ucciso in piedi, la faccia rivolta agli assassini; d'istinto ha portato al cuore la mano sinistra, un dito era lacerato da un proiettile. Indossava la canottiera e la camicia, non aveva le scarpe. Tracce di sabbia sono state trovate infatti non soltanto nel risvolto dei pantaloni ma anche sui calzini, mentre le scarpe appaiono pulite. Il cadavere presenta un'altra ferita, su una coscia, una piaga purulenta mal curata. possibile che si tratti di una lesione dovuta a un colpo che ha raggiunto di striscio Moro la mattina del 16 marzo, nell'agguato di via Fani.

I killers hanno poi trascinato il cadavere su un terreno sabbioso e con qualche ciuffo di vegetazione: piccole spighe d'erba di campo - i cosiddetti forasacchi - sono rimasti infatti impigliati nei calzini. Poi, gli assassini lo hanno rivestito, con il gilet, la cravatta la giacca; gli hanno infilato le scarpe. Hanno recuperato i bossoli gettandoli all'interno della vettura, e dal luogo della feroce esecuzione si sono avviati fino al centro di Roma, fino alla strada - non certo scelta a caso - a poche decine di m etri dalla direzione comunista e da quella democristiana, quasi un macabro avvertimento e un'ultima sfida alle forze di polizia che controllano giorno e notte la zona. l

(10 maggio 1978)

http://www.repubblica.it/online/album/settantotto/mafai/mafai.html

il giorno dopo l'assassinio si sapeva che Moro era stato ucciso in piedi,
che la morte poteva anche risalire al giorno prima o al pomeriggio del giorno precedente mentre ora si dice che il corpo era stato trovato non irrigidito ma ancora caldo.
E'evidente che chi non mentiva era chi dava la notizia nel 1978.
Le modifiche sono sorte successivamente e sono state concordate.

PS-la Renault 4 era stata rubata e il proprietario trasportava bitume e sabbia.

PP.SS- astenersi di rispondere chi non è capace di unire i pezzi del puzzle


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radisol
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"l'esistenza di questa base del Sisde è stata dimostrata "con buona approssimazione" da accertamenti svolti da due consulenti"

"con buona approssimazione" e da due anonimi "consulenti" ( consulenti di chi ?)

Una certezza assoluta quindi, veramente inoppugnabile !

Sugli inquilini dei palazzi del demanio, poi lasciamo perdere ..

Quando il 15 Ottobre 2011 qualche black Block incendiò a Roma un "acquartieramento" ( che vuol dire ? ) della Polizia di Stato in Via Merulana a Rona ... si scoprì incredibilmente che l'unico appartamento occupato di quell' "acquartieramento" era appunto occupato, a titolo gratuito, da un anziano ufficiale dell'esercito in pensione e dalla sua famiglia ... che ci stava a fare un ex militare dell'esercito ad abitare a titolo gratuito in un luogo della polizia "civile" ? A che titolo ? Boh .... vallo a sapere ...


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helios
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Helios, ancora non capisco perché non hai esplorato l'ipotesi aliena, come già ti ho esortato a fare.

I rapimenti ad opera di alieni sono fatto noto e scientificamente provato.

Ti faccio poi notare una cosa:
Moro è stato rapito e ucciso nel 1978. La somma dei numeri che compongono l'anno 1978 è 25. 2+5=7. Sette, come gli anni dati a Berlusconi. Sette come i peccati capitali. Sette come i nani.
Coincidenze?
Chissà.

volturno, non capisco io come mai non esplori tu l'ipotesi aliena e ce la proponi. Se poi ci spieghi anche chi è stato rapito dagli alieni sarebbe assai interessante. E ti rispondo perchè ti ritengo in buona fede (spero di non sbagliarmi)

Per quanto riguarda il 7 hai colto solo per gli anni che hanno dato a B
che (non so se inconsciamente) lo hai messo in relazione del rapimento Moro.
E una relazione con quel caso esiste e tutti quelli che sono stati al governo almeno fino ad ora una relazione con quel caso l'hanno avuta.


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Stopgun
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La R4 impolverata veniva dalla parte di Botteghe Oscure.

Palazzo Antici Mattei (era appartenuto alla famiglia Leopardi) è invece in fondo alla strada, confina con Via dei Funari.

Penso che occorra guardare non a Via Caetani 32 ma piuttosto a Via delle Botteghe Oscure 32, ( il passo carraio con due leoni, al centro di Roma) direzione da dove veniva l'auto.

La scientifica dice che l' R4 impolverata non ha fatto più di 50 metri, ed è stata parcheggiata senta tante manovre.

Forse il posto per parcheggiare era stato occupato fino a mezzogiorno del 9 maggio con l'altra R4, quella fresca di autolavaggio.


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volturno
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no no, helios

volturno, non capisco io come mai non esplori tu l'ipotesi aliena e ce la proponi.

Per questo lavoro l'uomo giusto sei tu. The man for the job.


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helios
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no no, helios

volturno, non capisco io come mai non esplori tu l'ipotesi aliena e ce la proponi.

Per questo lavoro l'uomo giusto sei tu. The man for the job.

allora ti faccio la domanda: quali sono i punti che tu credi in una ipotesi aliena?
Non ho mai considerato questa ipotesi pertanto bisogna partire da dei presupposti che non ho. Evidentemente se tu parli di ipotesi aliena qualcosa che ti fa pensare a questo la dovresti aver trovata.

Attenzione che parlare di ipotesi aliena è diversa da ipotesi esoterica.


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volturno
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Tu m'insegni, caro Helios, che non è chi fa un'ipotesi a dover fornire presupposti, ma il resto del mondo a dover spiegare perché quell'ipotesi sarebbe sbagliata.

Io non mi azzardo a rubarti il mestiere in cui sei impareggiabile maestro, ma dico sommessamente questo: su che basi si può ESCLUDERE l'ipotesi aliena?

Chi ce lo dice che Moro non è stato rapito da una razza superiore, che ad esempio voleva studiare il compromesso storico per applicarlo alla propria civiltà? Eh? Eh?

Ecco io partirei così. Poi di là chissà dove si arriva. Ma adesso mi metto qui zitto e lascio fare te che sicuramente qualcosa di spettacolare dal cilindro lo tiri fuori.


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helios
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Tu m'insegni, caro Helios, che non è chi fa un'ipotesi a dover fornire presupposti, ma il resto del mondo a dover spiegare perché quell'ipotesi sarebbe sbagliata.

guarda io non insegno nulla a nessuno e non pretendo di fare questo.

Le ipotesi che propongo le propongo chiaramente e metto anche i link.

Non ho ancora capito da dove parti per una ipotesi aliena.

Io non mi azzardo a rubarti il mestiere in cui sei impareggiabile maestro, ma dico sommessamente questo: su che basi si può ESCLUDERE l'ipotesi aliena?

maestro de che? mestiere de che?

se prima non mi dici tu su quali basi esiste una ipotesi aliena come faccio io a dirti che la escludo o meno?
ti ho già spiegato che alla ipotesi aliena non ho mai pensato ed è la prima volta che la senta per cui se mi dai delle indicazioni se ne potrebbe discutere

Chi ce lo dice che Moro non è stato rapito da una razza superiore, che ad esempio voleva studiare il compromesso storico per applicarlo alla propria civiltà? Eh? Eh?

una razza superiore che voleva studiare il compromesso storico?
ma era veramente superiore allora?
e doveva rapire Moro per studiarlo e non altri? ....allora diciamo che Berlinguer è stato fortunato

Ecco io partirei così. Poi di là chissà dove si arriva. Ma adesso mi metto qui zitto e lascio fare te che sicuramente qualcosa di spettacolare dal cilindro lo tiri fuori.

impossibile....metto sempre i link e un link sulla ipotesi aliena non l'ho mai trovato.
Oltretutto non sono prestigiatore ❗


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helios
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La R4 impolverata veniva dalla parte di Botteghe Oscure.

dal link postato sopra: La Renault è parcheggiata contromano, il muso rivolto verso via dei Funari, sotto una impalcatura metallica che protegge i lavori di restauro della Chiesa di S. Caterina. Una vecchia macchina, impolverata, maltenuta, la vernice della carrozzeria in qualche punto è scrostata. (...)

in quel periodo stavano facendo dei lavori nella chiesa di S.Caterina ai Funari,possibile che nessuno degli operai (considerato che era un giorno lavorativo) non abbia visto nè alla mattina e tantomeno verso mezzogiorno o più tardi arrivare quella macchina proprio sotto l'impalcatura?
davvero strano che nessuno abbia notato nulla ma potrebbe essere che nessuno ha mai chiesto agli operai che cosa avevano visto quel giorno.

Penso che occorra guardare non a Via Caetani 32 ma piuttosto a Via delle Botteghe Oscure 32, ( il passo carraio con due leoni, al centro di Roma) direzione da dove veniva l'auto.

la direzione in cui arrivava l'auto era contromano. Possibile che nessuno l'abbia notata proprio perchè arrivava contromano? la via è stretta e 50 mt non sono pochi per notarla....

Via Michelangelo Caetani è una strada molto frequentata, in cui è estremamente difficile trovare posto per parcheggiare: è possibile quindi - e lo confermano alcune testimonianze - che la macchina sia stata portata sul posto nelle prime ore del mattino, tra le 7 e le 8.

per questo occorre andare al topic: la ragazza col mazzo di fiori in via caetani in cui due testimoni hanno rilasciato delle dichiarazioni di quello che c'era in quel giorno in quella via.
E quanto è messo a verbale non parla di Renault 4 in quella via ma parla di una via assolutamente deserta.

La scientifica dice che l' R4 impolverata non ha fatto più di 50 metri, ed è stata parcheggiata senta tante manovre.

Forse il posto per parcheggiare era stato occupato fino a mezzogiorno del 9 maggio con l'altra R4, quella fresca di autolavaggio.

sarà stata parcheggiata senza tante manovre ma il fatto eclatante è che era contromano e forse qui sta il problema da risolvere.
Che una macchina vada contromano a anche di 50 mt è una cosa che non passa inosservata in un giorno lavorativo e in un luogo dove ci sono operai, ma è anche evidente che la macchina arrivava da un punto in cui non era possibile fare una strada normale e quindi non restava altro che andare contromano. Quale strada era chiusa in quel momento per cui era difficile transitare tanto da dover andare contromano?

Le testimonianze messe a verbale di chi era in via Caetani quel giorno escludono (topic la ragazza con il mazzo di fiori in via Caetani)che ci fosse una Renault 4. Non l'hanno vista.

http://www.cadoinpiedi.it/2012/03/15/caso_moro_quel_mistero_taciuto_di_via_caetani.html#anchor

Ci trovammo in una strada quasi deserta. C'era soltanto un uomo, il custode del Palazzo Antici-Mattei, al civico 32, appoggiato allo stipite destro del portone, a godersi il sole. Poco più avanti, guardando verso via delle Botteghe Oscure, sul lato sinistro della strada, c'erano quattro operai, vestiti con una tuta azzurrina elettrica, sembrava stirata da poco. Non stavano mangiando, erano in silenzio".
"Li notai bene - dice la signora Caetani - perché, mentre mio marito si girò per leggere un manifesto su un evento d'arte, io mi sentii osservata dai quattro che erano lì immobili, silenziosi. Uno dei tre aveva i capelli bianchi. Un altro era più alto. Tutto sembravano, tranne che operai in pausa. Sentivo l'imbarazzo per l'attenzione nei miei confronti. La strada era vuota. Solo in fondo c'era un altro signore: credo davanti ad un negozio di stoffe. Camminammo ancora e poi venimmo sorpassati da una ragazza molto bella, formosa, con belle gambe, vestita con uno chemisier bianco fiorato, cintura in vita e tacchi alti, capelli lunghi neri, mossi sulle spalle. Ci supera e notiamo che porta un grande mazzo di fiori, tanto grande che lo tiene appoggiato sulle due braccia. Non corre ma è decisa nel passo. Noi camminiamo dietro di lei e ci troviamo a seguire i suoi movimenti: lasciamo via Caetani, prendiamo via delle Botteghe Oscure e la attraversiamo subito, la ragazza con i fiori sempre davanti a noi. Continuiamo a camminare e giriamo per la piccola via Celsa, dove all'epoca c'era un piccolo marciapiede pedonale, la guardiamo mentre sbuca in piazza del Gesù. All'epoca la piazza era ben diversa, non c'erano marciapiedi rialzati: davanti alla Chiesa del Gesù c'era un uomo di circa 40-45 anni, viso allungato, dentatura irregolare, praticamente un viso da cavallo, vestiva con una camicia a quadri di madras, capelli lisci e anche un po' unti, sporchi. I due si scambiano una battuta di pochi secondi, poi la ragazza gli dà i fiori e si separano. Uno prende verso piazza Venezia, l'altra verso largo Argentina. Colpiti dalla scena e del tutto disorientati, ci dirigemmo a quel punto verso casa".

Sempre dalla chiesa del Gesù arriva il sacerdote ad impartire la benedizione al cadavere:

Arriva un vecchio sacerdote, la stola violetta gettata di traverso su una tonaca consunta, l'ampolla dell'olio santo tra le mani. Si chiama padre Damiani, è stato avvertito da due agenti di polizia, pochi minuti fa arrivati a prelevarlo nella sua chiesa di Piazza del Gesù. Sono le 14,45, padre Damiani traccia un segno di croce sulla fronte ghiaccia di Moro e gli impartisce l'assoluzione.


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Stopgun
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In via Caetani c'era un cantiere stradale che bloccava parzialmente il traffico sul lato destro verso le Botteghe Oscure


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helios
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In via Caetani c'era un cantiere stradale che bloccava parzialmente il traffico sul lato destro verso le Botteghe Oscure

la descrizione dei sigg.Caetani di quegli operai è alquanto inquetante....

..... Poco più avanti, guardando verso via delle Botteghe Oscure, sul lato sinistro della strada, c'erano quattro operai, vestiti con una tuta azzurrina elettrica, sembrava stirata da poco. Non stavano mangiando, erano in silenzio".

dunque ci sono in quel momento degli operai che non stavano mangiando,quindi non erano in pausa pranzo e nemmeno conversavano come degli operai.

Tutto sembravano, tranne che operai in pausa. Sentivo l'imbarazzo per l'attenzione nei miei confronti. La strada era vuota.

quel cantiere da quanto tempo sarà stato in quel punto?
e quegli operai non hanno visto nulla quella mattina?

Ci sono due cantieri in quel momento, uno a S.Caterina e un altro in via delle botteghi oscure e nessuno ha visto nulla quella mattina del traffico insolito e di una macchina che era davanti al centro studi americani (nemmeno il custode che se ne stava a godersi il sole?)

****

La Renault 4 rossa, bara dimenticata
E' finita in un cortile della periferia di Roma la Renault 4 rossa che conteneva il corpo di Aldo Moro, trovato il 9 maggio 1978, in via Caetani. Era stata rubata qualche mese prima al suo proprietario, un imprenditore di origine marchigiana, Filippo Bartoli che aveva immediatamente denunciato il furto. E a lui fu restituita, dopo che era stato interrogato più volte e alla fine risultato estraneo al rapimento e all'uccisione del presidente della Dc.

Bartoli l'ha lasciata, coperta da un telone, tra altri rottami, in un'area di sua proprietà,a Roma, in via Casette Mistici, dove è stata "riscoperta" all'inizio del 2007. Giorgio Guidelli, un giornalista del "Resto del Carlino", ha poi scritto un libro sulla ricerca dell'automobile, che fu la prima bara di Moro. La R4 rossa è ormai inservibile, dopo i minuziosi accertamenti a cui fu sottoposta da parte della polizia scientifica e degli artificieri, che l'avevano anche aperta con la fiamma ossidrica. Ma, nonostante i terribili ricordi ad essa legati - spiega Bartoli - "non riesco a separarmene". La vettura fu riconosciuta subito nelle immagini Tv anche dalla moglie e dalle figlie dell'imprenditore, a causa di una caratteristica macchia di bitume.

Bitume e sabbia erano i materiali trattati dall'azienda di Bartoli e tracce di sabbia furono rinvenute sul corpo dello statista ucciso. Inizialmente si pensò ad un depistaggio da parte dei brigatisti, ma lo stesso Bartoli spiegò che probabilmente si trattava dei resti di qualche carico da lui trasportato con la Renault.L'imprenditore e i suoi familiari hanno resistito a tutti i progetti di esporre l'automobile, compreso quello tentato da Venanzo Ronchetti, ex sindaco di Serravalle di Chienti, il paese del maceratese di cui la famiglia è originaria e dove ancora torna tutte le estati. Respinte anche altre proposte venute dalla Renault e dai registi che si sono occupati del caso Moro, per film o fiction televisive.

Nel libro di Guidelli, "L'auto insabbiata, la bara di Moro ritrovata 30 anni dopo" (edizioni Quattroventi), lo stesso Valerio Morucci, intervistato dal giornalista, si dice favorevole all'idea di esporre la macchina in via Caetani a ricordo "del nostro errore". In occasione del trentennale del rapimento e dell'uccisione dello statista, dell'automobile si occuperanno servizi giornalistici di Tv italiane straniere. Ma, al momento, la Renault rossa sembra destinata ancora a rimanere in quel cortile, a differenza, ad esempio, delle vetture utilizzate da Moro e dalla sua scorta al momento dell'agguato in via Fani, che ora sono finite in depositi giudiziari, o dell'A 112 bianca crivellata di colpi dove furono uccisi a Palermo il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e la moglie Emanuela Setti Carraro, ora custodita a Saluzzo.

http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/inlavorazione/visualizza_new.html_71697636.html

quindi il racconto dei brigatisti non solo è falso ma probabilmente non sapevano nemmeno in quale macchina era stato caricato Moro.

Cosa accadde in quei minuti in cui via Caetani fu trasformata in una zona franca? Si è parlato di un passaggio di consegne del prigioniero.

Una volta ne parlai con un uomo dell'Anello, il servizio segreto che ebbe un ruolo almeno nelle trattative intraprese dal Vaticano e personalmente da Paolo VI. Mi confermava quello già intuito da alcuni (il presidente Giovanni Pellegrino ne parlò molto), cioè che l'operazione Moro ebbe una duplice paternità: quella delle Brigate rosse, che ne firmarono l'avvio, e un'altra, ancora da scoprire, che ne decretò l'esito mortale.
"Ma non può essere! - obiettai. Alla fine fu Valerio Morucci a chiamare!". E lui rispose: "e tu che ne sai quanto costò quella telefonata?".

a CHI costò quella telefonata?


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Stopgun
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Un testimone dice di averla vista (una (R4 ndr) in Via Caetani la sera prima.


Ma il pentito Antonio Savasta dichiarera' ai giudici che nel 'gestirla' l'aveva spostata per non piu' di un chilometro nella zona intorno al Verano e di averla consegnata ai compagni dopo averla fatta lavare.

La consegna la farà Emilia Libera a Piazza Albania, dove Bruno Seghetti la ritira.

http://www.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/03/09/Politica/MORO-DUE-RENAULT-ROSSE-UGUALI-DURANTE-I-55-GIORNI_182200.php [/i]


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helios
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Mentre la memoria collettiva è la memoria selezionata, ricostruita e tramandata da un gruppo, la memoria comune si riferisce alla possibilità che individui singoli, anche lontani tra loro e non appartenenti a un medesimo gruppo, abbiano ricordi simili. Sarebbe proprio l'azione dei mezzi di comunicazione di massa ad accomunare individui lontani tra loro e a favorire la diffusione di immagini del passato "preconfezionate". Semplificando, si può considerare memoria comune quella di coloro che, pur essendo distanti tra loro, sono stati sottoposti agli stessi messaggi da parte dei media.

Affidarsi a un'immagine vista tante volte in televisione, sui giornali, sui libri o al cinema può portare però a delle distorsioni. Molto spesso, nel corso delle ricostruzioni mediatiche del sequestro, la televisione - così come recentemente il film di Marco Bellocchio Buongiorno, notte [31] - ha proposto l'immagine dell'entrata di Paolo VI nella basilica di San Giovanni in Laterano di fronte ai volti impietriti dei politici democristiani schierati in prima fila, senza specificare che non si trattava dei funerali religiosi di Moro, ma di una messa in suffragio. La famiglia di Moro rifiutò i funerali di Stato, così come espressamente chiesto in una delle ultime lettere del proprio caro, offeso dal comportamento del suo partito. I funerali religiosi vennero celebrati in forma strettamente privata qualche giorno prima della solenne cerimonia officiata dal papa. Nella basilica di San Giovanni non c'erano né la salma del presidente della Dc né la sua famiglia. Nonostante questo, molti intervistati ricostruiscono l'episodio dei funerali "appoggiandosi" alla celebre immagine di Paolo VI, consegnando all'oblio la spaccatura che vi fu tra Stato e famiglia e che sfociò in una doppia cerimonia (cfr. testimonianze).

Un'altra parentesi riguardante l'effetto dei media sulla memoria comune può essere aperta in riferimento al luogo, dalla connotazione fortemente simbolica, in cui la Renault 4 rossa con all'interno il cadavere di Moro venne abbandonata. Via Caetani è una traversa di via delle Botteghe Oscure, dove si trovava allora la sede del Pci, ed è poco lontana da piazza del Gesù, dove invece si trovava la sede della Dc. Il toponimo "via Caetani" è forse leggermente meno famoso dell'altro "confine spazio-temporale" (via Fani, il luogo del rapimento e dell'uccisione della scorta) della vicenda, ma la sua localizzazione è ben nota e ricordata (cfr. testimonianze). Il gesto di abbandonare l'auto in quella zona aveva naturalmente una forte valenza simbolica. Dc e Pci erano rimasti saldamente contrari a ogni ipotesi di trattativa ed erano anche i due partiti "uniti" da Moro nel governo di solidarietà nazionale.

Basandosi sul valore simbolico di quel gesto, molte ricostruzioni giornalistiche del sequestro Moro hanno provocato una leggera distorsione dei fatti: via Caetani non si trova, come erroneamente viene ripetuto, "a metà strada tra via delle Botteghe oscure e piazza del Gesù". Via Caetani è una traversa di via delle Botteghe Oscure che si trova in senso opposto rispetto alla direzione che porta a piazza del Gesù. Pur rimanendo chiaro l'intento delle Brigate rosse, il potere di quel gesto fortemente simbolico, irriverente e provocatorio è stato così tanto enfatizzato dai media, radicandosi nell'immaginario collettivo e nel senso comune, al punto di "ridisegnare" la mappa di quella parte del centro di Roma.Lo "spostamento" di via Caetani da parte dei media ha probabilmente lo scopo di sottolineare la "perfezione" della simbologia brigatista. I brigatisti rischiarono probabilmente molto per inferire un'ulteriore offesa allo Stato lasciando il cadavere di Moro in pieno centro, ma - se davvero volevano creare una simmetria simbolica fra Dc e Pci - non furono così "perfetti" nella scelta della via dove abbandonare la Renault.

http://www.storicamente.org/05_studi_ricerche/cavallaro.htm

PS-L'articolo inziale del topic era già noto nel 2011
A marzo del 2011, la giornalista Stefania Limiti, autrice di "L'Anello della Repubblica" (Chiarelettere), scrive del racconto fattole da un ex carabiniere, dopo aver letto il suo libro sui retroscena della struttura di Intelligence tanto occulta quanto determinante nel destino del nostro Paese. L'uomo, che è voluto rimanere anonimo, afferma di aver sorvegliato via Montalcini 8, dove i movimenti delle Br sembrano essere seguiti costantemente, ma senza alcun intervento.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/caso-moro-gli-archivi-di-londra-rivelano-il-coinvolgimento-del-governo-britannico/

Ricordo di aver visto la Renault 4 rossa parcheggiata nel cortile che dava ai garage e un'altra auto, una Rover con targa straniera e con una o forse più multe poste sul parabrezza


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Stopgun
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Hanno costruito un teatrino finto in Via Montalcini: una stanzetta, una R4 fresca di autolavaggio, un gruppo di carcerieri e pure dei veri testimoni (di parte avversa) a conferma della possibile azione di sequestro e detenzione.

Poca fantasia, nel Northwoods si dice come creare dei veri testimoni di un evento falso.

Il teatrino si completa con il racconto della esecuzione effettuata alle 6,30 nell' R4 con Aldo Moro vestito; l'autopsia dice che è stato ucciso in piedi con la sola maglietta della salute alle ore 10.30.


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Anonymous
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Ho letto il libro di Imposimato. L'ultimo.
Non credo a una parola sulla questione di tutto il can can che girava attorno all'appartamento di via Montalcini.
Non penso che Imposimato sia in mala fede. Racconta quello che gli hanno raccontato. Ma personalmente non ci credo, perché il quadro che emerge è quello di BR infiltrate, influenzate, in pratica eterodirette.

So che agli amanti dei complotti fa tanto piacere immaginare una cosa del genere, ma non era così.
E comunque, sticazzi... (nel senso alla romana di "chissenefrega"), per decenni ci sarà gente che continuerà a millantare, ad adombrare, a ipotizzare e più tempo passa più i contorni di tutto saranno vaghi e quindi le cose più assurde credibili.

La realtà è che lo stato non aveva la minima idea di dove fosse tenuto Moro. Sicuramente nei mesi successivi arrivarono ad anna laura braghetti e quindi al suo appartamento di via montalcini, tenendolo discretamente sotto controllo, tanto discretamente che lei se ne accorse e dopo un periodo di "congelamento" andò clandestina.
Ma fino a che qualcuno non glielo disse (Savasta, credo) non avevano nemmeno la più lontana idea che in via Montalcini ci fosse stata la prigione di Moro.

Il resto, tutto il resto, è una gran montagna di merda e c'è sempre qualcuno che per infastidire qualcun altro, per spremere un po' di soldi, per semplice attrazione irrinunciabile, la rimesta.


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