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Arriva la carne di cane in Italia

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reio
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Dove è possibile degustare siffatte prelibatezze?

spero nei migliori ristoranti cinesi


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reio
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Arriva la carne di cane in Italia

Col D.Lgs 813/2014, fortemente voluto dalle comunità asiatiche presenti in Italia a seguito della richiesta della “Xinshipu Ltd”, azienda leader nel settore della vendita di prodotti gastronomici tradizionali dell’Oriente, in particolar modo canidi e loppidi, è già possibile acquistare la carne di cane (razza pechinese e shiba) in alcuni centri commerciali etnici provvisti di zona macelleria in Italia ad un prezzo promozionale.

La carne di cane, è da anni in Italia al centro di dispute morali riguardo la propria commestibilità, mentre in molti altri paesi, su tutti l'Asia e l’Oceania, è un alimento normalissimo consumato abitualmente. La storia di questo prodotto alimentare è molto varia, s’instaura in una tradizione millenaria in alcuni paese. Per tutti i fautori in Europa e in Italia di questa tipologia molto particolare di carne, è arrivata una buona notizia, la carne di cane è stata dichiarata commestibile e commerciabile in tutta Europa e quindi in Italia.

ALCUNI VIDEO SULLA MACELLAZIONE E RISTORAZIONE DA CARNE DI CANE

PER GUARDARE IL VIDEO CLICCA QUI → VIDEO 1

PER GUARDARE IL VIDEO CLICCA QUI → VIDEO 2

Fonte: http://www.leggerenotizie.it/arriva-carne-di-cane-in-italia-gia-in-vendita-in-macellerie-e-supermercati-etnici-a-roma/

http://www.attivo.tv/notizie/item/1206-arriva-la-carne-di-cane-in-italia-gia-in-vendita-a-roma-nelle-macellerie-e-nei-supermercati-etnici.html#

Molti anni fa, a via Cavour, a Roma c'èra un ristorante vietnamita dove servivano in una grande tavola rotonda con rispettivi " buchi " dove venivano posizionate le teste di scimmie, vive e ne veniva segato metà cranio non toccando il cervello che veniva mangiato da solo chi aveva bei soldi.
Dopo molto tempo dopo il ristorante è stato chiuso ed ovviamente arrestato il proprietario.
Datemi tempo e vi dirò il nome del ristorante.

Il cervello di scimmia, ancora oggi ritenuto afrodisiaco ( tipo corno del rinoceronte )

Comunque chissà quali pesci invece mangiate, magari al piombo od all'uranio, tipo pangasio ecc. 🙂 🙂 🙂

Cercate di scegliere bene....

Non è meglio la verdura 😉


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E sapete quali contorni sono ritenuti idonei a codesti raffinati piatti?

Nel caso in cui si richiedesse testa di doberman con contorno di asparagi (sapete com'è...fanno afrodisiaco come le summensionate cervella di scimmia) credete che gli amici mandarini possano darmi soddisfazione?
Oppure dovrei accontentarmi della più banale ed economica, ma per questo più facilmente fruibile, carne di chow chow?


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Primadellesabbie
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http://www.bufale.net/home/bufala-arriva-carne-di-cane-italia-gia-vendita-macellerie-e-supermercati-etnici-roma-bufale-net/

Loppidi ???

E poi magari ci lamentiamo della decadenza della lingua in seguito all'adozione di vocaboli da lingue straniere?


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Rosanna
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http://www.bufale.net/home/bufala-arriva-carne-di-cane-italia-gia-vendita-macellerie-e-supermercati-etnici-roma-bufale-net/

Loppidi ???

E poi magari ci lamentiamo della decadenza della lingua in seguito all'adozione di vocaboli da lingue straniere?

LOPPIDE

maschile sing (pl: loppidi)

Termine con il quale generalmente si indicano tutti gli esemplari appartenenti alla sottospecie canis lupus familiaris e che sottolinea la discendenza dal lupo (canis lupus). Voce arcaica ed erudita, oggi entrata quasi in disuso. Derivato dal latino lupus domus, lupo di casa, lupo domestico.

http://it.wiktionary.org/wiki/loppide


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Primadellesabbie
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@ Rosanna

Cercalo nella Treccani o in un altro vocabolario credibile.

Via Rosanna! Ho visto Wiki, e con ciò?

Vedrai che futuro luminoso il settore fai da te, reparto "invenzioni linguistiche", tutto sta a trovare dei seguaci acritici, che pare non manchino e non desiderino altro.

Così, per curiosità, cosa metteresti al primo posto nella eventuale difesa dell'identità: la proprietà della zecca o il rispetto della lingua?


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Rosanna
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@ Rosanna

Cercalo nella Treccani o in un altro vocabolario credibile.

Via Rosanna! Ho visto Wiki, e con ciò?

Vedrai che futuro luminoso il settore fai da te, reparto "invenzioni linguistiche", tutto sta a trovare dei seguaci acritici, che pare non manchino e non desiderino altro.

Così, per curiosità, cosa metteresti al primo posto nella eventuale difesa dell'identità: la proprietà della zecca o il rispetto della lingua?

Vorresti dire che il vocabolario della lingua italiana è ingessato e non può ricevere termini di nuovo conio?

Eppure la lingua è una cosa viva, cresce, si arricchisce si rinnova continuamente, per certi versi è un bene, per altri certo è anche una disgrazia, perché in questo modo siamo passati attraverso i secoli dal latino, al volgare, e ora ad una lingua che accoglie sempre di più termini stranieri e soprattutto inglesi, data l'influenza linguistica e culturale dell'impero Usa,

però è un'evoluzione inesorabile, dunque un termine usato, anche se non compare ORA nel dizionario della Treccani, un DOMANI ci entrerà, che a te piaccia o no, perché la lingua è un codice vivo che si alimenta continuamente tramite l'uso dei parlanti.

Per di più Wiki sembra dire che è una voce arcaica ed erudita, oggi entrata quasi in disuso, quindi bisognerebbe fare altre ricerche.


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Primadellesabbie
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Vorresti dire che il vocabolario della lingua italiana è ingessato e non può ricevere termini di nuovo conio?
Eppure la lingua è una cosa viva, cresce, si arricchisce si rinnova continuamente...

Me l'aspettavo cara Rosanna.

Se non ricordo male esistono la definizioni scientifiche, mi pare lupus ed aurus, "canis" naturalmente, per distinguere le ascendenze canine.

La volgarità, niente a che vedere con la lingua volgare, sta proprio nella pretesa erudizione del vocabolo, oltre che nell'arbitrio.

Sarà mica che inventare parole é un diritto di qualche minoranza maltrattata ?

"É la Parola a istituire gli oggetti fisici, non gli oggetti fisici a replicarsi nella Parola… Il capovolgimento della Parola significò che l’oggetto fisico fu interpretato quale conferma della Parola-usata."

Questo elementare concetto si trova in diversi pensatori antichi e moderni.

É interessante notare che, adottando termini così a casaccio, (inventato ed adottato da ambienti di commercianti/allevatori di questi animali, oggi così in voga?) si interrompe la possibilità di seguire l'evoluzione del termine "lupo" dal sanscrito alle lingue europee.

Metteremo loppidi, o un derivato, al posto di guelfi in nome della libertà di evoluzione linguistica ? Basta prepararsi, oramai l'elmetto l'abbiamo indossato...


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Rosanna
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Vorresti dire che il vocabolario della lingua italiana è ingessato e non può ricevere termini di nuovo conio?
Eppure la lingua è una cosa viva, cresce, si arricchisce si rinnova continuamente...

Me l'aspettavo cara Rosanna.

Se non ricordo male esistono la definizioni scientifiche, mi pare lupus ed aurus, "canis" naturalmente, per distinguere le ascendenze canine.

La volgarità, niente a che vedere con la lingua volgare, sta proprio nella pretesa erudizione del vocabolo, oltre che nell'arbitrio.

Sarà mica che inventare parole é un diritto di qualche minoranza maltrattata ?

"É la Parola a istituire gli oggetti fisici, non gli oggetti fisici a replicarsi nella Parola… Il capovolgimento della Parola significò che l’oggetto fisico fu interpretato quale conferma della Parola-usata."

Questo elementare concetto si trova in diversi pensatori antichi e moderni.

É interessante notare che, adottando termini così a casaccio, (inventato ed adottato da ambienti di commercianti/allevatori di questi animali, oggi così in voga?) si interrompe la possibilità di seguire l'evoluzione del termine "lupo" dal sanscrito alle lingue europee.

Metteremo loppidi, o un derivato, al posto di guelfi in nome della libertà di evoluzione linguistica ? Basta prepararsi, oramai l'elmetto l'abbiamo indossato...

Capisco la tua posizione "colta e aristocratica", ma non la condivido, è come dire che una lingua deve restare tale attraverso i secoli, rigida, ferma, ingessata al proprio stile "classico",

allora non avremmo avuto Seneca, che rinnova la struttura letteraria dello stile classico: lo stile di Seneca fu definito, dal malevolo Caligola, "harena sine calce" (sabbia senza calce). Il filosofo deve badare alla sostanza, non alle parole ricercate ed elaborate, che sono giustificate solo se, in virtù della loro efficacia espressiva, contribuiscono a fissare nella memoria e nello spirito un precetto o una norma morale. La prosa filosofica di Seneca è elaborata e complessa ma in particolare nei dialoghi l'autore si serve di un linguaggio colloquiale, caratterizzato dalla ricerca dell'effetto e dell'espressione concisamente epigrammatica.

Seneca rifiuta la compatta architettura classica del periodo ciceroniano, che, nella sua disposizione ipotattica, organizza anche la gerarchia logica interna, e sviluppa uno stile eminentemente paratattico, che, nell'intento di riprodurre la lingua parlata, frantuma l'impianto del pensiero in un susseguirsi di frasi penetranti e sentenziose, il cui collegamento è affidato soprattutto all'antitesi e alla ripetizione.

Oppure non avremmo avuto Dante, che utilizza nella sua "Commedia Divina" un stile talvolta "basso e turpe", criticato aspramente da Petrarca, che si scandalizza per il suo plurilinguismo, divenuto a volte un vero e proprio turpiloquio, per di più Dante inventa continuamente parole nuove: appulcrare, sgannare, trasumanare ...

disacerbare di ➔ Francesco Petrarca, misogallo e odiosamato di ➔ Vittorio Alfieri, illacrimato di Ugo Foscolo, arruffapopoli di Giuseppe Giusti, superuomo e velivolo di Gabriele D’Annunzio, trinariciuto di Giovannino Guareschi.

Capisco la tua visione "aristocratica", che obietterà di certo che la provenienza "alta" della parola è fondamentale, coniata da un autore appunto "colto", ma oggi dove sono finiti gli intellettuali "colti"? In una nicchia pseudomedievale, soffocati dalla globalizzazione, travolti dal linguaggio ibrido e standardizzato dei media,

ma poi, dico la verità, preferisco la vita e l'energia di un linguaggio, anche basso e mediocre, piuttosto dell'ingessatura di una lingua morta. Lo so che tutto ciò condurrà alla morte dell'italiano, non credere che non ne soffra, ma l'evoluzione del linguaggio è inesorabile, e io sono convinta che purtroppo l'italiano è una lingua destinata a morire nel giro di qualche decennio.


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Primadellesabbie
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@ Rosanna

Traversiamo un periodo in cui la "commercializzazione" e la "riduzione a denaro sonante", di tutto ciò che ci siamo abituati a considerare elemento della nostra vita, imperversano senza incontrare resistenza.

Tra le altre cose, questa dimensione pilotata dal lucro travolge anche il nostro linguaggio: é da quella parte, e non dalla vitalità popolare (cosa buona e giusta), che a ben vedere vengono tutti o quasi, i neologismi inutili ed intollerabili che ci tocca di masticare.

Ti prego: non confondere questa ondata maleodorante con nessun tipo di vitalità, si tratta di necrosi, semmai.

Credo che, in periodi come questo, dovremmo arroccarci a difesa, e non solo della lingua, ad aspettare che passi come facevano gli antenati al profilarsi delle ondate dei barbari.

Non si tratta di posizione aristocratica o di linguaggio ingessato in casi come questo, i paralleli che proponi (grazie) mi sembrano fuori misura per questo caso. Dante poi, che scriveva su una lavagna vuota ed aveva precisi e complessi obiettivi...

...Lo so che tutto ciò condurrà alla morte dell'italiano...

Non credo, a meno che non ce la mettiamo tutta, ad esempio insegnando (anche all'estero) il linguaggio televisivo o infestandolo di modi dialettali "scoperti di recente", perché la lingua é (sic) viva.

L'italiano é "bello", non hai idea quanto, le persone colte dei popoli che noi usiamo detestare, siano interessate alla nostra lingua per questa ragione!


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Rosanna
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@ Rosanna

Traversiamo un periodo in cui la "commercializzazione" e la "riduzione a denaro sonante", di tutto ciò che ci siamo abituati a considerare elemento della nostra vita, imperversano senza incontrare resistenza.

Tra le altre cose, questa dimensione pilotata dal lucro travolge anche il nostro linguaggio: é da quella parte, e non dalla vitalità popolare (cosa buona e giusta), che a ben vedere vengono tutti o quasi, i neologismi inutili ed intollerabili che ci tocca di masticare.

Ti prego: non confondere questa ondata maleodorante con nessun tipo di vitalità, si tratta di necrosi, semmai.

Credo che, in periodi come questo, dovremmo arroccarci a difesa, e non solo della lingua, ad aspettare che passi come facevano gli antenati al profilarsi delle ondate dei barbari.

Non si tratta di posizione aristocratica o di linguaggio ingessato in casi come questo, i paralleli che proponi (grazie) mi sembrano fuori misura per questo caso. Dante poi, che scriveva su una lavagna vuota ed aveva precisi e complessi obiettivi...

...Lo so che tutto ciò condurrà alla morte dell'italiano...

Non credo, a meno che non ce la mettiamo tutta, ad esempio insegnando (anche all'estero) il linguaggio televisivo o infestandolo di modi dialettali "scoperti di recente", perché la lingua é (sic) viva.

L'italiano é "bello", non hai idea quanto, le persone colte dei popoli che noi usiamo detestare, siano interessate alla nostra lingua per questa ragione!

Credo che tu faccia lo stesso errore che ha fatto il Manzoni, il quale investito dal nascente Regno d'Italia del compito di divulgare l'italiano su tutto il territorio, pensò bene di diffonderlo con la distribuzione nelle varie scuole della penisola di maestri fiorentini, dotati di linguaggio raffinato e puro, e con la somministrazione di vocabolari della lingua italiana alle scolaresche. Dato che bisognava fare gli italiani, come aveva detto Cesare D'Azeglio "Abbiamo fatto l'Italia, ora dobbiamo fare gli italiani".

Beh ... fu un totale fallimento, a dimostrazione che la lingua non la si difonde con l'insegnamento, ma attraverso l'uso, infatti furono vari eventi storici che produssero la diffusione della lingua su tutto il territorio della penisola: le due guerre mondiali (purtroppo), la scolarizzazione di massa (non di nicchia come intendi tu), la televisione a partire dagli anni '50.

Quindi arroccarsi su posizioni puriste, credo che equivalga a combattere contro i mulini a vento ... dovremmo cercare certo di fare come don chisciotte ... ma in un altro senso ...

E la lingua italiana, così giovane, perché la vera diffusione popolare ha soltanto 65 anni, è destinata a morire presto nella comunicazione massmediatica, e a sopravvivere solo tra i ceti popolari italiani (sempre più asfittici) o come lingua di "culto".


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Primadellesabbie
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...la vera diffusione popolare ha soltanto 65 anni...

Permetti che corregga per come la vedo io: "...la vera diffusione popolare forzata ha soltanto 65 anni...". E qui si aprirebbe un'altro discorso, a proposito di identità che si sono volute frantumare per imporne una, concepita sulla carta, che avrebbe avuto senso, credo lo abbiano oramai capito tutti, solo se sostenuta e nutrita da quelle sacrificate e ridotte a miniera di battutine spiritose.

Il tempo che deve trascorrere perché le cose maturino reclama i suoi diritti.

Lascio stare Manzoni del quale non sono un ammiratore, ho già litigato abbastanza con tutti per questo, e non accusarmi di purismo, per giunta. Inutile sparacchiare tutte le cartucce.

É l'equilibrio che bisogna perseguire se si vuole uscire dai problemi, in questo caso la vitalità popolare, se vogliamo metterla in questo modo, temperata e amministrata dalla cultura, altrimenti é il caos. Smettiamola con gli schemi antitetici.

Immaginati un documento redatto con linguaggio dettato dalla vitalità popolare !

Ad ogni modo in questo momento mancano entrambe, la vitalità e la cultura.

E io non intendo farmi dettare la lingua che devo usare da sensali di cani che, visto che la loro mercanzia tira, dopo migliaia di anni, sentono improvvisamente l'esigenza di insegnare, ai loro potenziali clienti, a distinguere (ovviamente con una sola parola, siamo commercianti dei nostri tempi, diamine!) la taglia e la forma del muso degli animali che trafficano, e la inventano (la lingua) a questo scopo, senza avere nemmeno il pudore di informarsi se i vocaboli adatti alle loro esigenze esistano già, cosa che comporterebbe, per loro, la fatica di impararli e impararne l'uso.

Imparare la lingua che é loro estranea, e che non esitano però ad inventare!

Rosanna non scarrocciare!


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Rosanna
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...la vera diffusione popolare ha soltanto 65 anni...

Permetti che corregga per come la vedo io: "...la vera diffusione popolare forzata ha soltanto 65 anni...". E qui si aprirebbe un'altro discorso, a proposito di identità che si sono volute frantumare per imporne una, concepita sulla carta, che avrebbe avuto senso, credo lo abbiano oramai capito tutti, solo se sostenuta e nutrita da quelle sacrificate e ridotte a miniera di battutine spiritose.

Il tempo che deve trascorrere perché le cose maturino reclama i suoi diritti.

Lascio stare Manzoni del quale non sono un ammiratore, ho già litigato abbastanza con tutti per questo, e non accusarmi di purismo, per giunta. Inutile sparacchiare tutte le cartucce.

É l'equilibrio che bisogna perseguire se si vuole uscire dai problemi, in questo caso la vitalità popolare, se vogliamo metterla in questo modo, temperata e amministrata dalla cultura, altrimenti é il caos. Smettiamola con gli schemi antitetici.

Immaginati un documento redatto con linguaggio dettato dalla vitalità popolare !

Ad ogni modo in questo momento mancano entrambe, la vitalità e la cultura.

E io non intendo farmi dettare la lingua che devo usare da sensali di cani che, visto che la loro mercanzia tira, dopo migliaia di anni, sentono improvvisamente l'esigenza di insegnare, ai loro potenziali clienti, a distinguere (ovviamente con una sola parola, siamo commercianti dei nostri tempi, diamine!) la taglia e la forma del muso degli animali che trafficano, e la inventano (la lingua) a questo scopo, senza avere nemmeno il pudore di informarsi se i vocaboli adatti alle loro esigenze esistano già, cosa che comporterebbe, per loro, la fatica di impararli e impararne l'uso.

Imparare la lingua che é loro estranea, e che non esitano però ad inventare!

Rosanna non scarrocciare!

Scusa ma scarrocciare, o deviare dalla rotta, è proprio la condizione indispensabile per dialogare, controbattere e comunicare, diversamente avremmo entrambi un'unica rotta, e non mi sembra il modo giusto per interagire tra personalità diverse e opinioni diverse.

Ma forse sbaglio nel credere nel relativismo gnoseologico, dimenticando che la nostra conversazione si sta svolgendo in un tempo dominato dalla postmodernità, la cui unica cifra consiste proprio nel camouflage delle interpretazioni, opinioni, punti di vista focali.


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Primadellesabbie
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@ Rosanna

Credo tu sappia bene che si tratta di un invito a obbiettare o contraddire quello che dico, se vuoi farlo, prima di conferirgli degli aspetti che non sono nelle mie intenzioni (camouflage degli intenti dell'interlocutore, per avere a disposizione un comodo relativismo gnoseologico sul quale...scarrocciare?).


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