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Boris Johnson si piega al rinvio della Brexit


Giambo
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Boris Johnson prima della cura

“Preferisco la morte al rinvio della Brexit”

https://edition.cnn.com/videos/world/2019/09/06/boris-johnson-id-rather-be-dead-than-brexit-delay-sot-nr-vpx.cnn

La cura

“Se non accetti il rinvio ti mettiamo in galera”

https://www.theguardian.com/politics/2019/sep/07/boris-johnson-could-be-jailed-for-refusing-to-seek-brexit-delay

Boris Johnson dopo la cura

“Sono prontissimo ad accettare il rinvio della Brexit”

https://www.thetimes.co.uk/edition/news/boris-johnson-in-retreat-over-delay-to-brexit-h8xbc5cf2

Situazione simile a quella della Lega, un consenso popolare che viene lentamente eroso nel tempo fino a che non si è certi che al voto decisivo prevarrà l'indirizzo voluto dall'establishment.

Trump è in crisi sulla trade war con la Cina e alcuni sostengono che forse per questo all'ultimo momento abbia fatto mancare il suo appoggio al tentativo di Salvini; la Lega è fuori dal governo probabilmente nel pieno di una lotta fra due correnti interne dagli obiettivi troppo in contrasto; Johnson si vede scappare di mano i suoi stessi rappresentanti parlamentari.

Potrebbe essere lo showdown finale fra populismo e establishment.

Aggiornamento:

Infatti BJ tenta la contromossa

https://mobile.reuters.com/article/amp/idUSKCN1VT0SK?__twitter_impression=true


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Primadellesabbie
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Mi sembra di scorgere un poco di confusione.

Il link di Reuters messo alla fine é antecedente a quello di The Times che lo precede in questa presentazione, e comunque riferisce solo un'indiscrezione.

Dalle ultime sembra che Boris 'Yeltsin', come lo ha sbadatamente (?) chiamato il PM israeliano, userà ogni mezzo per insistere e cercare di indire elezioni prima del 31 ottobre.

Inoltre il populismo é una strategia dell'establishment, o di una parte di questo, che consiste nell'usare per propri fini la parte sprovveduta della popolazione, dopo averla opportunamente irretita.

Niente del genere é oggi individuabile nello scenario inglese dove é in atto, apertamente, uno scontro politico tra due visioni strategiche, e che peraltro non é assimilabile a quello di casa nostra (dove non c'é traccia di strategia), nonostante i molti tentativi in tal senso.


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Giambo
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Il link era precedente in effetti, non me ne ero accorto.

Quanto alla tua analisi, molto interessante, le cose sono più complesse della solita narrazione sul popolo bue che si fa irretire.

La spaccatura in seno all'establishment inizia materialmente dagli anni 70, ma già annunciata negli anni 50/60, e curiosamente in entrambi i casi, nonostante la divisione principale fosse nell'élite, la cartina tornasole fu nell'atteggiamento della dirigenza comunista nei confronti della base.
La Scuola di Francoforte abbandona la lotta di classe provocando la deriva della lotta comunista verso l'edonismo disordinato delle proteste del '68 ma anche il distacco degli intellettuali dalla base operaia; nel '77 Berlinguer scrive testualmente che ormai la lotta di classe è quasi vinta (sic), la borghesia è in ritirata, per cui è arrivato il momento di smettere di chiedere di più (il discorso sull'austerità).
In entrambi i casi l'establishment comunista annunciava (Francoforte) e metteva in atto (Berlinguer) una scissione nei confronti dei propri militanti che prefigurava esattamente ciò che allora a livelli meno immediatamente visibili stava succedendo fra élite e masse: dato che la democrazia a lungo termine porta a un ribaltamento dei rapporti di forza tra le classi, bisogna fare in modo da separare definitivamente le aristocrazie dal popolo.

Ma questa concentrazione e isolamento dell'establishment è un processo che si svolge nel tempo e quindi cambia configurazione nel suo compiersi.
La conseguenza immediata è che vengono lasciate indietro delle élite secondarie che hanno i mezzi culturali per comprendere la situazione, per comunicare con i cittadini e per organizzarsi.

Ne parlava Samuel Huntington nel 2004, mettendo l'accento sul fatto che il problema si sarebbe presentato sotto forma di rivendicazione dell'appartenenza nazionale

https://archive.wphna.org/wp-content/uploads/2013/12/04-03_The_National_Interest._Samuel_Huntington_Davos_Man.pdf

Oggi si è arrivati al punto in cui le élite che rischiano l'esclusione sono dei gruppi dotati non solo di competenze ma di effettivo potere la cui tattica è stata quella di rivolgersi al popolo con messaggi di tipo prevalentemente emotivo ma, necessariamente, non solo.
È un modo un po' datato di vedere le cose sostenere che si tratti di “irretire” le masse inconsapevoli perché la mancanza di strategia è molto più evidente nelle élite e negli strati colti della popolazione.
Non è una novità, Hitler aveva solo il 33,09% quando von Hindenburg lo nominò cancelliere (quindi non fu mandato al potere da regolari elezioni come si vuole far credere) e bisognerebbe chiedersi perché si tolse il bando alle Sturmabteilung, Mussolini alla Marcia su Roma poteva essere facilmente sbaragliato.
Le classi medio alte intellettuali e imprenditoriali hanno approvato lo SME e la successiva entrata nell'euro senza un referendum democratico credendo così di disciplinare lavoro e sindacati ma oggi si trovano a pagare di persona le conseguenze di quella scelta.
Le politiche dell'FMI nei confronti della Grecia hanno minato le fondamenta stesse dell'UE e oggi in Argentina, pur con un governo liberista estremamente elitario, si è tornati al controllo della valuta ossia Macri si è trovato stretto fra le direttive del tutto irrazionali del FMI e l'esigenza di applicare politiche keynesiane per salvare il paese: era nell'impossibilità di fare sia l'una che l'altra ed è rimasto in mezzo al guado finendo paradossalmente, lui liberista, nello stesso identico vicolo cieco del populismo. Per decisioni delle élite, non del popolo bue, spero che su questo si sia d'accordo.

Oggi non è messa in discussione una singola élite ma il sistema stesso delle élite intese come gruppo che si tramanda il potere per diritto di nascita, limitandosi a sporadiche cooptazioni che non mutano la sostanza dei rapporti sociali.
Credo che serva a poco analizzare questo passaggio storico con le vecchie categorie, pur molto interessanti, di “élite che dirige” e “popolo che segue inconsapevole”.

Quanto all'UK il discorso è lo stesso: con il primo post volevo far notare come anche in un paese istituzionalmente più stabile del nostro si sia arrivati a una situazione di totale confusione e proprio a livello delle istituzioni.
La decisione finale viene continuamente rimandata rinnegando una scelta referendaria (con un referendum promosso proprio dalla lungimirante élite che voleva il remain...) che sulla carta non era vincolante ma il cui ribaltamento sarebbe un vulnus non solo democratico ma istituzionale forse irrimediabile.


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Primadellesabbie
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Quanta roba, mi limito e comincio dall'ultima osservazione.

L'UK é il Paese che ha promosso la democrazia, il che non vuol dire che sia democratico (non si può ovviamente dire che non lo sia), bisogna considerare che dovunque il potere predispone e si riserva degli spazi d'azione mascherati che, in caso di emergenza, può attivare (pensiamo al criticato ma legalmente ineccepibile intervento di Napolitano), in UK questi spazi sono enormi, e forse lo si vedrà ancora una volta nei prossimi giorni.

Il groviglio attuale, dopo tre anni di tira e molla su problematiche sconosciute (la May non ha mai fatto una relazione in merito al parlamento come le ha rinfacciato con successo Corbin, e si é presentata con 3 paginette il giorno prima di essere sostituita), é dovuto principalmente al frazionamento interno dei Conservative che hanno, con Cameron, indetto il referendum proprio per cercare di risolvere, grazie ad un esito favorevole al remain, propri problemi interni, contando imprudentemente sul fatto che la nota (a chi conosca il Paese e non solo la sua capitale) e consistente maggioranza favorevole al brexit si fosse finalmente e definitivamente stemperata grazie a degli evidenti e diffusi fenomeni sociali di questi ultimi tempi nella direzione di una 'europeizzazione' del Paese ( https://www.telegraph.co.uk/news/2019/02/24/pubs-closing-rate-one-every-12-hours-new-figures-show/) che ometto, per brevità, di descrivere.

La temerarietà di Cameron lo ha bruciato, i problemi del partito sono rimasti e si sono acuiti (l'altra sera sono stati espulsi dal partito i venti e più parlamentari, tra cui alcuni big e veri punti di riferimento, che hanno votato contro Johnson) e con essi il rischio concreto di implosione di tutta la baracca, cosa questa che tiene artificialmente insieme i superstiti (un'esperienza simile é stata vissuta dal Labour a causa della gestione Blair, e non é ancora del tutto risolta).

Mi fermo qui.


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Giambo
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Scusa se mi sono dilungato ma a volte di fronte a delle semplificazioni un po' sbrigative occorre argomentare per rimettere le cose in ordine.

Prendo nota che secondo te l'élite britannica è stata “imprudente”, “temeraria”, credeva di risolvere i problemi e invece li ha “acuiti”, ha porta la “baracca” sull'orlo dell' “implosione”, che gli stessi problemi “non del tutto risolti” sono nel campo avverso dei labour, che gli spazi democratici concessi dal potere sono “mascherati” e nonostante questo il potere si è fatto mettere in scacco proprio dall'uso di quegli ingannevoli spazi da parte del popolo.

Ho postato proprio per dire questo quindi constato con piacere che siamo d'accordo.

Saluti.


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Primadellesabbie
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Non ho scritto questo:

"...che gli spazi democratici concessi dal potere sono “mascherati...”, ma che

"bisogna considerare che dovunque il potere predispone e si riserva degli spazi d'azione mascherati", e ho prodotto un esempio che ci riguarda.

E nemmeno:

"...e nonostante questo il potere si è fatto mettere in scacco proprio dall'uso di quegli ingannevoli spazi da parte del popolo."

É stata un'esigenza negli equilibri interni del suo partito a spingere Cameron a quella mossa, che avrebbe potuto benissimo rinviare alle calende greche o non indirlo.


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oriundo2006
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Mi pare sia stata trascurata una opzione adombrata nel primo intervento: il ricatto, ovvero lo strapotere di alcune elites, quelle in cima alla piramide, non quelle a cascata, di decidere COME VOGLIONO gli accadimenti e se questi non collimano con i desiderata, rimuovere gli elementi di disturbo.
La mia riflessione è successiva ad un intervento già citato qui su CDC sullo strapotere immenso di queste elites apicali in merito all' indirizzo di Paesi che, a rigore, non fanno parte della loro 'nazionalità': ah, già, questo è un concetto desueto PROPRIO PERCIO'. Questa è in sintesi la constatazione desumibile in Uk come in Italy che le cause 'interne' non hanno valore assoluto nella direzione degli avvenimenti ma sono 'guidate' da strategie effettuali esterne: se queste ultime non trovano immediata applicazione, ebbene si procede comunque con la road map prefissata. Come ? Con OGNI MEZZO.


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Primadellesabbie
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Questa notte, prima della insolita chiusura per 5 settimane, Johnson ha perso per la seconda volta (gran parte dell'opposizione si é astenuta) una votazione che ha richiesto nell'intento di indire elezioni generali in un clima che la maggioranza giudica inadatto, ed ha confermato la sua intenzione di non rispettare la volontà del parlamento (a proposito di spazi di potere mascherato) che si era espresso per un'ulteriore proroga per consentire un accordo, non negozierà ulteriormente con la UE e farà uscire la GB dall'unione il 31 ottobre comunque.
La situazione é, a dir poco, delicata.


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