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CH: libera circolazione, la proposta TI


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http://www.gdp.ch/editoriali/commenti/clausola-ticinese-salvare-capra-e-cavoli-id113288.html

"Clausola ticinese" per salvare capra e cavoli
Secondo il senatore ticinese Filippo Lombardi, il modello presentato ieri a Berna potrebbe rappresentare un "salvagente" per la proposta piu' generica data venerdi' dal Consiglio federale.

di Filippo Lombardi (*) - 8 marzo 2016

Accolto a Berna nelle scorse settimane con la consueta sufficienza di chi si chiede "cosa potra' mai venire di buono dal Ticino?", il modello ticinese per una clausola di salvaguardia che applichi l'articolo 121a della Costituzione senza scontrarsi frontalmente con l'Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone ha guadagnato ieri parecchi punti nella conferenza di presentazione del Governo ticinese e del professor Ambuehl (vedi correlati), gia' Segretario di Stato e negoziatore svizzero di riconosciuta abilita'.

Tagliato su misura per il Ticino - perche' parte dal basso, permette di intervenire selettivamente sui rami professionali e sulle regioni particolarmente toccati, e soprattutto comprende i frontalieri - questo modello matematico sofisticato potrebbe rappresentare un vero salvagente per la proposta molto piu' generica buttata sul tavolo venerdi' da un Consiglio federale (**) che aveva soprattutto fretta di sottoporre qualcosa al Parlamento giusto per aprire il dibattito. Proposta che rischia il naufragio prima ancora di venir discussa dalle Camere, stando alle critiche - in buona parte ingenerose - subito fioccate da destra e da manca.

Certo, per apprezzare il "metodo Ambuehl" - ma anche la semplice idea di una clausola di salvaguardia - bisognerebbe sottrarsi alla fregola dei partiti vogliosi di profilarsi su posizioni massimaliste senz'alcuna considerazione per i rischi che la Svizzera sta correndo mentre danza sull'orlo del precipizio nelle sue relazioni con l'UE. Ma se appena ci si pensa, ci si rende conto che una clausola di salvaguardia concordata con l'Europa - che rimane l'obiettivo principale, visto che quella unilaterale proposta al Parlamento e' solo il piano B, quantunque i tempi siano invertiti - ha delle chances solo se segue la pista suggerita da Ambuehl.

Per quali motivi? Intanto perche' si riallaccia direttamente all'articolo 14.2 dell'Accordo sulla libera circolazione, che prevede misure d'eccezione, limitate nel tempo, per situazione di particolare distorsione del mercato del lavoro. Poi perche' non fissa un contingente generale rigido, ma introduce un meccanismo flessibile che si puo' far scattare e revocare solo nei rami o nelle regioni toccati da un problema piu' grave del normale. Infine perche' non esclude lo strumento della preferenza nazionale quale ultima ratio, dovessero fallire altre misure interne di accompagnamento.

Certo, questa strada diverge dalla lettera dell'articolo 121a. Ma, diciamolo con franchezza, lo sapevano tutti fin dall'inizio: come e' formulato, l'articolo costituzionale e' incompatibile con la libera circolazione. Se quindi si vogliono salvare capra e cavoli, ovvero limitare l'immigrazione senza denunciare la libera circolazione - come quasi tutti in Svizzera auspicano, anche se in Ticino c'e' chi pensa di poter facilmente buttare a mare i Bilaterali - non resta altro che cercare una via mediana, che permetta un controllo degli eccessi degli ultimi anni senza rovesciare il tavolo. E' questo il senso della ripetuta affermazione dello stesso Christoph Blocher (***), secondo cui il testo del 121a si potra' anche adeguare, a condizione di limitare davvero l'immigrazione.

Al di la' delle gesticolazioni partitiche di circostanza, la strada piu' praticabile e' infatti quella scelta dal Consiglio federale: aprire la discussione in Parlamento per non perdere tempo, ma nel frattempo continuare a negoziare con l'UE, pur sapendo che l'avanzata potra' semmai esserci solo dopo il 23 giugno, dopo il referendum britannico. E in caso di accordo, adeguare di conseguenza il nostro quadro normativo.

E' proprio qui che la proposta ticinese potrebbe esplicare i suoi effetti: se i nostri negoziatori - anziche' far le spallucce al loro ex-collega Ambuehl - le riprendessero quale base di negoziato con l'Unione per un accordo accettabile da ambo le parti, si potrebbe disinnescare la bomba del 9 febbraio, integrare questa soluzione durante i dibattiti parlamentari e ottenere cosi' un miglioramento concreto sul fronte dell'immigrazione nelle regioni piu' toccate, Ticino in primis. Se poi chiamare il popolo a convalidare questo testo tramite referendum, oppure modificare l'art. 121a, sarebbe decisione da prendere solo al termine del processo.

Per oggi limitiamoci ad apprezzare un Ticino propositivo, che ha smesso di mugugnare ed ha saputo presentare a Berna la bozza di una vera soluzione per un vero problema.

--
(*) Consigliere agli Stati PPD, cioe' senatore
(**) governo
(***) ex Consigliere federale UDC, gia' padre padrone dello stesso partito che lancio' l'iniziativa sul controllo della libera circolazione, approvata da popolo e cantoni quel famoso 9 febbraio 2014; cosi', per volonta' popolare, e' nato l'art. 121a della costituzione, contro il parere del governo (filo-UE). Che ora non sa piu' quali pesci pigliare, dovendo quadrare il cerchio, notoriamente inquadrabile. In dialetto si dice: l'e' cume' punta' na vaca a cue indre'.


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