Democrazia diretta,...
 
Notifiche
Cancella tutti

Democrazia diretta, un’esperienza preziosa (Valerio Colombo)

Pagina 1 / 2

vincenzo_bar
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
Topic starter  

Pubblichiamo il testo integrale dell’intervento di Valerio Colombo, Segretario del Partito Umanista, al workshop “La sfida della democrazia diretta”, tenutosi a Milano il 19 marzo 2016.

"Abbiamo visto che già oggi la società è matura per uno straordinario aumento della partecipazione diretta di noi cittadini alla vita democratica.

Solo pochi secoli fa, un battito di ciglia rispetto al tempo di evoluzione della nostra specie, il concetto di democrazia era riservato ai “cittadini liberi”, dando per scontato che la maggior parte degli esseri umani fosse esclusa da tale pratica e ridotta in schiavitù.

Solo pochi secoli fa la schiavitù era normale e una monarchia illuminata era una fortuna per i sudditi di un regno.

Una costituzione come quella della Repubblica Italiana sarebbe stata considerata un’utopia – oggi magari non viene applicata e stanno cercando di stravolgerla, ma c’è e possiamo difenderla.

È certo però che la democrazia puramente rappresentativa – così come è disegnata nella nostra costituzione – è in forte crisi (non solo in Italia), tanto da far definire questa come un’epoca post-democratica!

Sicuramente, nonostante il momento di parziale tendenza involutiva che stiamo vivendo, l’evoluzione della storia umana va verso la diffusione della sovranità a tutti i membri della specie: cioè verso una vera democrazia.

Le conseguenze di questa democrazia “reale”, come piace definirla a noi umanisti, è che essendo tutti sovrani non ci saranno più sovrani: né quelli centrali delle vecchie monarchie, né quelli delegati, come l’attuale Parlamento (che dovrebbe essere sovrano, no?).

Questa – della democrazia reale senza delega di sovranità – sì che oggi appare una vera utopia, così come qualche secolo fa sarebbe apparsa la nostra Costituzione a qualunque persona ragionevole.

Quello di cui vorrei parlare oggi riguarda quali sarebbero le condizioni e le implicazioni del raggiungimento di questa utopia e quali i veri ostacoli?

Partiamo dalle condizioni, che a mio parere in sostanza esistono già. Tornando a ciò che accennavo all’inizio di questo contributo, fino a (relativamente) poco tempo fa cose come la schiavitù erano perfettamente accettate, così come lo era il fatto che ci fosse una élite privilegiata.

La giustificazione di tutto questo è sempre stata la “scarsità”: siccome non ci sono abbastanza risorse per tutti proteggiamo alcuni perché, un po’ come l’ape regina in un alveare, possano svilupparsi in un ambiente protetto, studiare e vegliare sul processo comune.

Veniva chiamata classe dirigente e selezionata in modi diversi a seconda della cultura e del periodo storico.

Negli anni ’60 del secolo scorso, tuttavia, è successa una cosa che ha prodotto un punto di discontinuità: si è concluso il ciclo che a partire da alcune centinaia di anni fa con la manipolazione del fuoco, ha prodotto le varie tappe della tecnologia fino ai giorni nostri. Nel corso degli anni ’60 del XX secolo scienza e tecnologia hanno portato a decretare la fine della scarsità.

Da quel momento in poi ci sono sempre state di fatto le risorse per garantire a ogni essere umano una vita dignitosa. Se questo non si è ottenuto è per motivi di tipo “organizzativo” e politico, non di insostenibilità materiale.

L’economista Piketty ci dice che negli ultimi anni si sta invece riallargando la forbice della disuguaglianza, tornata ad essere quella di fine ‘700; questo potrebbe sembrare in contraddizione con quanto appena affermato, ma non lo è. In effetti a pensarci bene, la fine della scarsità ha decretato anche la fine della giustificazione delle disuguaglianze come “necessità”.

A partire da ciò si stava preparando una vera e propria rivoluzione che avrebbe riguardato tutta l’umanità, già allora in fase di mondializzazione (intesa come interconnessione globale).

Vi ricordate il ’68? Una generazione che si rendeva conto che era arrivato il momento di cambiare tutto!

Da quel momento in poi però abbiamo assistito a diverse ondate controrivoluzionarie di una violenza inaudita: per esempio l’economia, nata proprio per gestire la scarsità cercando di ottimizzare le risorse, è in parte impazzita. trasformandosi in una speculazione finanziaria fuori controllo che fa sì che tutto si potrebbe fare in pratica, ma non ci sono mai i soldi per farlo…

La violenza delle forze contrarie all’evoluzione conseguente dalla fine della scarsità ha prodotto un vero e proprio blocco generazionale.

Si è arrivati a uno stallo in questo senso e gran parte della crisi che stiamo vivendo in questo momento è collegata a questo fenomeno… che non è il punto centrale di oggi e che quindi è meglio lasciare qui solo abbozzato.

Quello che è certo però è che almeno da un punto di vista delle risorse in gioco non c’è più nessuna ragione per cui la sovranità non si debba diffondere a ogni essere umano. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale perfino i lavori concettuali saranno presto delegati alla tecnologia e quindi dobbiamo trovare qualcosa di utile da fare… come per esempio decidere insieme il nostro destino?!?

Una volta definito che ci sono ampiamente le condizioni affinché cambi radicalmente la struttura di controllo del tessuto umano, sorge un’altra domanda…

Quali sono le implicazioni di tutto questo?

Innanzitutto dobbiamo superare alcune ingenuità concettuali in cui cadiamo a causa del paesaggio di pseudo democrazia rappresentativa in cui viviamo ora.

“Con la democrazia diretta finalmente decideremo noi, la gente!” ci diciamo aspirando così a poter prendere finalmente il controllo delle nostre vite attraverso il controllo del processo comune.

Cercando di mettere un po’ più a fuoco l’immagine di come tutto questo potrebbe funzionare davvero, tuttavia, ci appare quasi subito la trappola in cui cadiamo nel proiettare ciò a cui siamo abituati, cioè il fatto che deciderò “io” insieme ai miei amici… ovverosia tendiamo a proiettare una situazione di sovranità “tradizionale” in cui decideremo “noi” inteso come una collettività che estende il nostro io come proiezione, senza tenere in conto l’enorme eterogeneità del tessuto sociale umano.

Decideranno “gli altri?” o decideremo “noi?” ecco che subito ci appaiono fazioni in cui il nostro io o un noi che lo proietta si contrappone a tutti gli altri.

Questo perché siamo comunque abituati a vedere come necessario il fatto che ci sia una sorta di “punto di controllo centrale” da cui guidare il processo, siamo abituati alla necessità dell’élite e del tropismo a farne parte.

Se però ci immaginiamo davvero che tutti siano sovrani, e quindi non solo io e i miei amici (errore, lo ripeto, in cui a volte cadiamo quando pensiamo alla democrazia diretta, in cui finalmente possiamo decidere “noi”) non ci sarà più un “punto di controllo” e soprattutto non è detto che quello che voglio “io” o che vogliono i miei amici costituisca alla fine la decisione finale.

Potranno certo esserci dei nodi di coordinamento delegati alla raccolta e alla elaborazione dell’informazione… ma se tutti saranno coinvolti come pari nel processo democratico a un certo punto non potrà che esserci una perdita di controllo da parte degli individui.

Perdita di controllo peraltro del tutto illusoria, in quanto oggi le cose sono così complicate da rendere impossibile il controllo e la direzione di tipo “tradizionale” del processo… Forse la democrazia formale rappresentativa non sta fallendo solo per la casta corrotta, ma perché è un modello troppo semplice rispetto all’attuale complessità del fenomeno umano.

Questo è probabilmente l’aspetto più in
teressante, ma anche che incute più timore: chi guiderà il processo? Sarà un caos totalmente disordinato? Andremo così verso l’abisso?

Come possiamo immaginarci che sorga un nuovo modello organizzativo senza qualcuno che lo “diriga”?

La scienza del XX secolo viene in nostro aiuto con quelle che Ilya Prigogine chiama “Strutture Dissipative”.

Ecco che in mezzo a turbolenze caotiche in apparenza completamente disordinate appaiono degli esagoni… e questo succede proprio quando la turbolenza è molto lontana dall’equilibrio e “consuma energia”…

Quando un sistema è in equilibrio e si cristallizza è molto vicino a quella che per un essere vivente possiamo chiamare morte, mentre quando un sistema come l’umanità mondializzata è in piena turbolenza caotica, allora lì sì che è possibile (e lo dimostrano gli studi della chimica fisica del secolo scorso) che a un certo punto si producano degli straordinari effetti di “auto-organizzazione”… esagoni che appaiono in mezzo a turbolenze, senza che nessuno li disegni…

In un sistema chiuso, lontano dall’equilibrio e turbolento basta che una quantità infinitesimale di elementi inizi ad autostrutturarsi per produrre un effetto bang: un’auto-organizzazione di tutto il sistema non attraverso una diffusione lineare del fenomeno, ma attraverso una sorta di risonanza strutturale.

Se questo avviene per delle semplici molecole gassose, che tipo straordinario di auto-organizzazione possiamo immaginarci per turbolenze in cui siano coinvolte miliardi di straordinarie coscienze umane?

Certo, all’inizio potrà sembrare tutto molto disordinato… una vera anarchia! dirà qualcuno. Gli individui, soprattutto quelli appartenenti o collegati alle vecchie “classi dirigenti” – ma non solo loro -sperimenteranno una pericolosa perdita di controllo. E lo stesso accadrà per chi era abituato ad avere qualcuno che decideva per lui.

Ma molto probabilmente questo porterà a un nuovo livello qualitativo del “tessuto umano”: a una coscienza intersoggettiva strutturata, senza necessariamente perdere la soggettività degli individui.

Perdita di soggettività che rappresenta uno dei timori che ognuno di noi percepisce immaginandosi questo processo: come se i neuroni del nostro cervello, nel partecipare alla strutturazione della nostra coscienza umana si snaturassero come cellule!

Tornando all’oggi e a quello che possiamo fare per creare le condizioni di questo vero e proprio salto, penso che la priorità sia dare molta importanza all’istruzione, alla formazione di ciascuno di noi come un vero e proprio potenziale sovrano, a pensare in modo riflessivo assumendoci la responsabilità di non delegare più a nessuno la soluzione dei problemi collettivi, facendocene carico in prima persona insieme a chi ci circonda…

Penso che tutto quello che già oggi si sta sperimentando rispetto alla democrazia diretta sia veramente prezioso, perché accumula esperienze che saranno fondamentali tra non molto, quando i tempi per il salto di cui parlavo prima saranno maturi.

Lo ripeto: in un sistema chiuso, lontano dall’equilibrio e turbolento basta che una quantità infinitesimale di elementi inizi ad autostrutturarsi per produrre un effetto bang: un’auto-organizzazione di tutto il sistema non attraverso una diffusione lineare del fenomeno ma attraverso una sorta di risonanza strutturale.

Forse anche piccoli esperimenti che possono sembrare senza speranza pensando a processi massivi tradizionali, potrebbero avere grandi e interessanti conseguenze!"

Fonte: pressenza.com
Link: http://www.pressenza.com/it/2016/03/democrazia-diretta-unesperienza-preziosa-presente-futuro/


Citazione
FlavioBosio
Estimable Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 223
 

Poche idee ma ben confuse..

Meno Workshop, meno chiacchiere e più fatti..

La firma digitale (qualificata) esiste da anni...

10 righe di codice ed un sito web con un CMS si mette su in due giorni, svegliatevi!!!!

Fatti non pugnette!


RispondiCitazione
spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

@vincenzo

se, tramite la democrazia diretta, la gente si schierasse palesemente contro l'immigrazione o altri pilastri dell'imperante naziprogressismo come la prendereste?

😆

sono infinitamente curioso di conoscere la tua risposta

8)


RispondiCitazione
Affus
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3261
 

qui ci hanno rotto i maroni per decenni dicendoci che le risorse del pianeta erano poche e gli abitanti del pianeta sono molti facendo la gioia delle multinazionali americane e della sinistra ecologista . Senonchè la terra ha troppe risorse , né è stracolma sotto tutti gli aspetti e noi siamo rimasti quattro gatti incapaci di gestirle e svilupparci dignitosamente .
Ci hanno ingannato prima col discorso democratico, poi con l ideologia ugualitaria , socialista ,capitalista , fascista , nazionalista etc.....
Ognuno si è attribuito i meriti dello sviluppo organico delle scienze che è alla base solo e soltanto dellì idea giudaico-cristiana di progresso in quanto solo in questa religione troviamo il concetto di inizio e fine , di sviluppo e di perfezione all infinito nel tempo della storia .
A mio parere per ricostruire la politica , bisogna che prima crollino e si autodistruggano a totalmente questi sistema iniqui che ci siamo creati su false ideologie , sistemi che hanno alla base le false ideologie contemporanee . Bisogna ripartire dal capo famiglia .........come ai tempi della genesi .


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

Si sentiva la mancanza di un sognatore.


RispondiCitazione
vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6373
 

Da' un po' fastidio sentir parlare di democrazia diretta facendo finta che non esista la Svizzera, confinante con l'Italia, per di piu' con lingua nazionale (minoritaria) l'italiano.

In Svizzera viene praticata la democrazia diretta accanto a quella rappresentativa. In verita' la democrazia diretta pura viene messa in atto solo in pochissimi cantoni della "Svizzera primitiva". E' una questione pratica: solo chi ha pochi abitanti puo' organizzare un'assemblea cantonale in piazza, con voto per alzata di mano: sono le famose Landsgemeinden.

C'e' stato un popolarissimo landamano di Appenzello, molto ascoltato anche sotto la cupola del parlamento federale. Si chiama Carlo Schmid. Quel Carlo indica che sua madre e' italiana, per cui Carlo Schmid, politico tutto d'un pezzo, avrebbe molto da dire, addirittura in buon italiano, a chi lo interpellasse sulla democrazia diretta. Come l'ha vissuta lui, come la vede con pregi e difetti.

Per essere precisi il sistema svizzero vien detto di democrazia semidiretta. A renderlo tale sono essenzialmente i meccanismi dell'iniziativa popolare (possibilita' di chiedere in votazione popolare una modifica costituzionale) e del referendum. Ogni gruppo d'interesse, previa raccolta d'un numero sufficiente di firme legittime, puo' lanciare una votazione popolare. Su tre livelli: nazionale, cantonale e perfino comunale.

La prassi cosa indica? Indica che le votazioni popolari diventano sempre piu' numerose. Anche perche' sono un modo per i partiti di dimostrare che sono attivi, e contemporaneamente di sentire se stanno cogliendo il polso della popolzione.

Spesso iniziative e referendum sono accompagnate da un controprogetto governativo. Di solito viene preferito questo, che giocoforza e' frutto di un compromesso. Capita pero' pure che il governo venga clamorosamente smentito dal popolo. Per esempio la Svizzera sta fuori dall'UE non per volonta' governativa, ma per volonta' popolare.

Non sono tutte rose e fiori le manifestazioni pratiche della democrazia semidiretta. Come meccanismo tende a rallentare l'attivita' politica. Induce spesso alla ricerca del compromesso, in quanto si vuole evitare un referendum. Processo quello del compromesso, tipico della politica svizzera, ma per sua natura piuttosto lento e laborioso. Senza guizzi di grande creativita'.

Inoltre c'e' l'effetto 5a colonna, come si osserva bene nei casi di temi sull'UE e sulla libera circolazione. L'iniziativa popolare passa, ma governo e parlamento fanno di tutto per annacquarla. Prendendo tempo, naturalmente.

Infine non bisogna farsi troppe illusioni. In Svizzera l'istituto della democrazia semidiretta funziona perche' gli abitanti sono relativamente pochi. Pensiamo a iniziative e referendum a carattere cantonale o comunale. Per esempio la citta' di Bellinzona, voleva privatizzare la propria azienda elettrica. Voto popolare e tutto rimane come prima, ossia il comune continua a gestire la sua elettricita'. Cosi' hanno deciso i cittadini. Di privatizzare l'acqua non se ne parla neanche. Una proposta simile finirebbe sotto lo tsunami del voto popolare contrario.

In Svizzera quando si dice "il sovrano" si intende il popolo, anche perche' il paese di re, e regine non ne ha mai avuti. Nemmeno duci e dogi.

Ma in Italia evidentemente tutto cio' fa comodo ignorarlo, anche e soprattutto quando si organizzano congressi sulla democrazia diretta. Guai sentire chi la pratica da secoli. E magari parla pure in italiano. Anche questo atteggiamento e' un lascito dell'era fascista. Purtroppo permane nella mentalita' italica. Sono i lasciti subdoli della storia.

La sfida vera e' trovare un modo per rendere la democrazia semidiretta praticabile su larga scala. Verrebbe da dire: basta praticarla a diversi livelli. Certo. Ma che si fa a livelli di popolazione numerosissima? Qualcosa bisogna inventarsi, se non si vuole perpetuare in eterno la facile via dei Diktat in stile UE. Soprattutto e' bene inventarsi un modo per non essere turlupinati, alla greca per intenderci.

Ah, la democrazia semidiretta e' un esercizio impegnativo per il cittadino votante: deve tenersi aggiornato, se vuol avere un minimo di idea se votare si' o no. E queste votazioni popolari occorrono a ritmo serrato, in continuazione e sovrapposizione.

Questo e' il primo passo. Il secondo e' sorvegliare attentamente che la volonta' popolare venga recepita e applicata. Passi praticamente in antitesi al modo di governare dell'UE.

Per questo sorgono ovunque in Europa i cosiddetti movimenti populisti.
Che poi alla prova dei fatti siano anche movimenti popolari, cioe' che rispettino la volonta' popolare, e' tutta un'altra storia, da verificare col senno di poi.

D'altronde la famosa rivoluzione francese fece rapidamente capire in Lombardia come stavano le cose: liberte', egalite', fraternite': lur van in carrozza e nuem a pe'!

Eppure senza Napoleone, imperatore post-rivoluzione francese, la Svizzera moderna non sarebbe quello che e'. Merci bien, malgre' tout.


RispondiCitazione
vincenzo_bar
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
Topic starter  

Da' un po' fastidio sentir parlare di democrazia diretta facendo finta che non esista la Svizzera, confinante con l'Italia, per di piu' con lingua nazionale (minoritaria) l'italiano.

Giusto!

Per dire la verità, la Svizzera è stata portata più volte come esempio. Ovviamente insieme ad altri paesi. Solamente che questo è avvenuto in altri interventi che entravano più nel merito specifico.
Andrebbero letti gli altri interventi, in particolare quello di Dario Rinco. Per adesso non è disponibile, sorry!

Comunque, ho postato il testo del discorso di Giovanna Ubaldeschi, sempre stesso workshop, in questo forum. Piuttosto che risponderti personalmente, conviene leggere questo intervento.

Del resto (ricordo a tutti che) il titolo del workshop era: "la sfida della democrazia diretta".

Ed è molto diverso da averlo intitolato "che figata la democrazia diretta"; non so se mi spiego....

Link: http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=94216


RispondiCitazione
vincenzo_bar
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
Topic starter  

@vincenzo

se, tramite la democrazia diretta, la gente si schierasse palesemente contro l'immigrazione o altri pilastri dell'imperante naziprogressismo come la prendereste? 8)

Ti dico subito che lo dovrei amaramente accettare e che la tua osservazione è tutt'altro che banale.

Questo è possibile ed è uno dei rischi (calcolati, ma così per dire) nonché effetto collaterale della democrazia diretta. Il discorso è mooolto complesso e la partita (come sempre in politica) si giocherebbe sulla potenza di fuoco mediatica e con il livello culturale ed umano dei cittadini.
Va da sé, che se il popolo fosse sovrano (che è lo scopo di una democrazia diretta) ci si aspetterebbe che il sovrano, che sono i cittadini sovrani, abbiamo la cultura almeno adeguata a gestire uno stato.

Con un giro di parole, ti sto dicendo che i cittadini dovrebbero essere educati per essere sovrani fin dalle scuole; con i rischi e le responsabilità del caso.

Comunque una precisazione (ripetere adiuvat), il titolo del worshop era:
"la sfida della democrazia diretta"

sottotitoli:

- Quali sono le sfide culturali da affrontare per procedere verso la democrazia diretta?
- Quali i timori da sfatare?
- E, soprattutto, quali implicazioni avrà, per ciascuno di noi, il fatto di assumere in prima persona la responsabilità' della gestione democratica?

Queste sono le domande che la società italiana nel complesso dovrebbe sviluppare se ci interessa riconquistare la democrazia (e magari anche la sovranità, ma questo è un altro argomento se pur correlato).
Più domande che risposte, come si vede.
Quando sarà disponibile il materiale completo, lo comunicherò/pubblicherò anche qua.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

Mi piacerebbe leggere il parere di nonna Abelarda.


RispondiCitazione
vincenzo_bar
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
Topic starter  

Mi piacerebbe leggere il parere di nonna Abelarda.

Ora te la chiamo.

Perchè non te ne vai a trollare da qualche altra parte?


RispondiCitazione
spadaccinonero
Illustrious Member Guest
Registrato: 2 anni fa
Post: 10314
 

@vb

nonostante non sia un fa di locke, egli sosteneva che le masse non sono in grado di decidere in quanto facilmente corruttibili e su questo la vedo (quasi) comelui

arrivando al sodo (odio perdermi in chiacchiere filosofiche) se la settimana prox ci fosse un referendum per riprenderci la Lira, basterebbero dei servizi al tg per cambiare l'opinione in modo da trasformare tutti in perfetti euristi

per l'esercizio della democrazia diretta occorrerebbero sovranità a 360 gradi, cosa praticamente impossibile considerando quanto il modello giudaico - angloamericano (che possiamo prendere benissimo come una religione e non uno stile di vita) possa influenzare (in negativo ovviamente) l'opinione dei più

considerando, inoltre, che il gioco democratico è stato concesso alle masse per dar loro un intrattenimento simil calcistico, l'idea della democrazia diretta non mi attira

estremizzando al massimo il mio modello andrebbe bene un potere centralizzato che può rimanere in carica in maniera indefinita ma che possa essere raggiunto in qualsiasi momento e che tali responsabili rispondano in prima persona dei loro provvedimenti

un consiglio :

con gaia è IMPOSSIBILE discutere


RispondiCitazione
vic
 vic
Illustrious Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 6373
 

@vincenzo_bar

la sfida per la democrazia semidiretta e' anche e soprattutto una sfida di scala. Cioe' di come applicarla a scala continentale, per esempio per chi volesse correggere questa UE partendo dal basso.

Per le iniziative popolari, ad esempio, qui in Svizzera vige il principio che per essere accolte devono godere della maggiorannza sia del voto nazionale, sia della maggioranza dei cantoni (voto popolare suddiviso per cantoni). Questa seconda clausola pone allo stesso livello Zurigo e Glarona, per fare un esempio.

A livello UE una clausola simile porrebbe allo stesso livello il voto popolare in Francia e quello in Lettonia. Poi c'e' il problema che una minoranza potrebbe ugualmente sentirsi molto forte e non sarebbe d'accordo di venir accantonata in quattro e quattr'otto.

Fatto e' che, comunque la si metta, oggi l'UE e' carentissima di diritti popolari. Cio' che ha conseguenze perniciose anche come effetto collaterale. Infatti si puo' tranquillamente dire che il cittadino medio dell'UE non abbia la piu' pallida idea dei contenuti del Trattato di Lisbona, che sarebbe cio' di cui l'UE dispone di piu' simile ad una carta costituzionale. In realta' e' un grande mucchio di carta, che solo pochissimi addetti conoscono e sono in grado di leggere, anche per via del linguaggio complicato usatovi.

La democrazia diretta richiede una base di mentalita' che non e' data ovunque. Per tornare all'esempio della Lettonia, visto come vengono discriminati i lettoni russofoni, direi che vi mancano i presupposti per l'uso della democrazia (semi) diretta.

In Italia i presupposti sono pure scarsini per via della storia. E' stato tutto un andirevieni di re, papi, dogi e imperatori. E quando v'erano i Comuni e le Signorie il popolo contava piuttosto poco. Era il volere dei Gonzaga, dei Medici, ecc. che contava. Insomma c'e' scarsa tradizione di democrazia diretta. Da qui lo scetticismo sul tema nel cittadino medio italiano.

C'e' anche il deludente esperimento greco che scoraggia non pochi: il famoso referednum indetto da Syriza, poi disatteso nella pratica in primis da Tsipras ed in secundis dall'UE. Che della voce dei popoli se ne fa un grande baffo, lo sanno tutti.

Insomma la demcrazia (semi) diretta per funzionare richiede un suo humus.
Se esso non e' presente, l'esercizio si rivela inutile, anzi completamente scoraggiante. Anche perche' e' un esercizio episodico e non ricorrente nel tempo.

Quindi la sfida della democrazia diretta si puo' dire che sia:
- di scala
- di humus
- di applicazione continua nel tempo.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

un consiglio :

con gaia è IMPOSSIBILE discutere

Certamente! Per tutti quelli che non custodiscono argomenti, come lei ad esempio, o sono sforniti di parole per presentarli.


RispondiCitazione
[Utente Cancellato]
Famed Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 3719
 

Mi piacerebbe leggere il parere di nonna Abelarda.

Ora te la chiamo.

Perchè non te ne vai a trollare da qualche altra parte?

E' arrivato lei a disibernarci? Non si capacita che il suo intervento è una mancanza di rispetto e di tatto nei confronti degli ospiti di questo stallo che diuturnamente ne seguono le vicende?
Evidentemente è sfornito di buon senso che le avrebbe suggerito di compulsare la biblioteca di tutti i post ed articoli pubblicati in questo forum, e senz'altro avrebbe potuto realizzare che la sua proposta è quanto meno codina. Perché non succeda in futuro le tengo a precisare che l'acqua calda è già stata scoperta, non ne posso più di simili novità. Non è che si debba ripartire ab ovo ogni volta che qualcuno crede di essere l'autore del big-ben, anche perché quest'ultimo ha una vita di qualche miliardo d'anni.
Qualche passettino in avanti sono convinta di averlo deambulato.
La ringrazio per il troll, ma detti apprezzamenti li pronunci guardandosi allo specchio.


RispondiCitazione
vincenzo_bar
Eminent Member
Registrato: 2 anni fa
Post: 31
Topic starter  

@vincenzo_bar
Insomma la demcrazia (semi) diretta per funzionare richiede un suo humus.
Se esso non e' presente, l'esercizio si rivela inutile, anzi completamente scoraggiante. Anche perche' e' un esercizio episodico e non ricorrente nel tempo.

Quindi la sfida della democrazia diretta si puo' dire che sia:
- di scala
- di humus
- di applicazione continua nel tempo.

Ti ringrazio per le tue risposte molto precise ed articolate. In effetti hai espresso una bell'opinione contraddittoria, molto analitica.
Ed hai centrato i punti:

- di scala
- di humus
- di applicazione continua nel tempo

Per la scala idealmente si dovrebbe arrivare alle città. Come dire, che questa Europa andrebbe decostruita per ritornare a degli stati nazionali.... ma organizzati come federali. Ed inoltre che i cittadini si riempiono di immensa voglia di vivere la comunità e di partecipare alla vita politica. Un sogno?
Certamente questi punti sarebbero essenziali: comunità ristrette e una nuova umanità. Difficile da immaginare oggi; ne devono succedere di cose.

Forse i sentimenti tendono a condizionare il pensiero. Nel senso che se guardo le cose come sono oggi in Italia, c'è poco da essere ottimisti. Nonostante questo, lo voglio essere.

In Trentino, Val d'Aosta ed altre piccole macchie di leopardo, qualcosa si muove. Ci sono già adesso pratiche di quella che tu chiami (correttamente) democrazia semi-diretta. Forse segnali di qualcosa di più grande che verrà in futuro.
Un giorno comprenderebbe altre zone, anche in tutta Italia; stiamo facendo solo delle ipotesi con una generosa dose di ottimismo.

Io sfere di cristallo, onestamente, non ne ho. Si parla di un futuro, ma quanto lontano? Personalmente, io propendo per un arco temporale ampio, direi tra i 10 e i 30 anni.

Che vuol dire, con la velocità di cambiamento attuale, praticamente un'eternità.

Staremo a vedere.


RispondiCitazione
Pagina 1 / 2
Condividi: