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don Chisciotte della moneta locale


vic
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Si fa largo l'idea che la moneta locale, sotto forma di buoni, puo' contribuire al rilancio dell'economia locale

Da:
http://www.liberatv.ch/cms/articolo/13132/balmelli-allattacco-pagare-parte-i-frontalieri-buoni-acquisto-e-rompere-il-cartello

Crisi e Lavoro
Balmelli all'attacco: "Pagare in parte i frontalieri in buoni acquisto e rompere il cartello alimentare"
Il commerciante luganese lancia una campagna in favore del consumo in Ticino e indica le sue ricette: "Anche i frontalieri devono contribuire a sostenere l'economia. E sugli alimentari Migros e Coop fuori mercato"

Scritto il: 04.05.2013

di Marco Bazzi

LUGANO – “Il Ticino si può riprendere solo se i ticinesi spendono in casa”. Uno slogan chiaro. Un appello firmato Bruno Balmelli, un nome noto del commercio ticinese. Negozi di abbigliamento, di articoli sportivi, un outlet a Mendrisio…

Balmelli è uno che non ama le chiacchiere e i piagnistei. Da sempre. È uno che si dà da fare. Fatti e non parole. Ma le parole, adesso, le ha usate per passare ai fatti. Ha tappezzato il Ticino di cartelloni pubblicitari per lanciare la sua campagna in favore del consumo in Ticino. Molto simile a quella lanciata da liberatv.ch, “Fai la cosa giusta: spendi in Ticino!”.

“Mi piace la vostra idea – dice -. È quello che penso anch’io. Bisogna richiamare i ticinesi alla propria responsabilità individuale. Solo così potremo superare la crisi”.

Il primo punto su cui Bruno Balmelli insiste è questo: chi ha un salario che glielo permette deve spendere in Ticino per sostenere l’economia cantonale.

Il secondo è: anche i frontalieri devono dare il loro contributo. “Una soluzione sarebbe quella di pagare una percentuale dei salari in buoni acquisto da spendere in Ticino. Diciamo il 20 per cento”.

Il terzo punto indicato da Balmelli riguarda la grande distribuzione alimentare: “Dobbiamo far saltare i cartelli. Migros e Coop sono fuori mercato. Dicono di essere no profit, ma non è vero. E con la storia del no profit di imposte ne pagano pochissime”.

Balmelli, iniziamo dai frontalieri. Il coordinatore dei Verdi Sergio Savoia ha replicato alle riflessioni del presidente dei commercianti Paolo Poretti sulla nostra campagna dicendo che parla bene ma razzola male, perché il ramo della vendita è il primo ad assumere personale di oltre confine.

“Noi assumiamo frontalieri se non troviamo manodopera locale. Ma abbiamo contratti precisi, con un minimo di 4'000 franchi al mese. Li paghiamo come i ticinesi, e li premiamo secondo le loro capacità.
Comunque, su 35 dipendenti, nei nostri negozi lavorano 22 ticinesi”.

Ma lei ha parlato della sua idea della retribuzione parziale in buoni acquisto con i suoi collaboratori frontalieri?

“Certo, e sarebbero d’accordo, anche perché sono persone responsabili che già fanno la spesa in Ticino. Guadagnano tre o quattro volte tanto rispetto a un salario italiano nel settore e sono disponibili a un discorso del genere. Sanno perfettamente che in gioco c’è anche il loro posto di lavoro.
I sindacati insistono sui diritti. Giusto, ma dei doveri non parla nessuno.
Con tutto il rispetto che ho per ogni parte sociale. Ricordiamoci che in Ticino vengono pagati ogni anno a lavoratori frontalieri oltre due miliardi di franchi in salari (*). I conti sono presto fatti”.

Veniamo alle sue critiche alla grande distribuzione…

“Guardi, io capisco che la carne da noi costi di più. A parte la qualità del prodotto c’è anche il discorso di sostenere contadini e allevatori svizzeri. Ma sul resto… Il carrello della spesa che pesa sulle famiglie è soprattutto quello alimentare e si trascina dietro tutto il resto, perché se uno è abituato a fare la spesa in Italia non compra solo alimentari. Ed è chiaro che i prodotti alimentari in Italia costano meno. Quindi, bisogna rompere il cartello della grande distribuzione in questo settore. Dei segnali ci sono già: stanno aprendo a Lugano alcuni piccoli negozi alimentari che propongono prodotti di qualità a prezzi inferiori a quelli della grande distribuzione. Quindi significa che ci sono i margini per cambiare le cose. Noi nel settore dell’abbigliamento abbiamo fatto così: vendiamo a prezzi italiani e pratichiamo un cambio di favore sull’euro. Oltre agli sconti. I margini di guadagno si sono ridotti, ovviamente, ma almeno manteniamo il mercato”.

Perché ha deciso di lanciare da solo la campagna in favore del consumo in Ticino?

“Qualcuno doveva pur dare un segnale. E siccome non si muove nessuno ho deciso di farlo da solo. Il mio appello è rivolto a tutti i ticinesi che hanno salari di un certo livello. Capisco che se una persona guadagna tremila franchi al mese è costretta a comprare in Italia. Ma ripeto: se i prezzi degli alimentari diminuissero, le cose cambierebbero. Parlo con la gente che va in Italia a fare la spesa e so che la differenza sul ‘carello’ è grande. Ma sono sicuro che si può ridurre, cosa che andrebbe a beneficio di tutto il commercio ticinese. Tutti noi commercianti dobbiamo fare la nostra parte. Invece molti miei colleghi continuano a piangere e non fanno nulla. I commercianti devono decidere e agire, non lamentarsi”.

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(*) Soggetti all'imposta alla fonte di ca. il 30%, buona parte della quale viene restituita allo Stato Italiano (per essere precisi a Roma). Sono i famosi "ristorni". Alla romana i suddetti ristorni ritornano sul territorio dei frontalieri non prima di un anno dopo, pure decurtati!
Evidentemente, di trattamento reciproco, per quei rarissimi frontalieri al contrario, neppure l'ombra. Reciprocita', vocabolo sconosciuto nella mente di chi governa l'Italia. Sconosciuto in parecchi ambiti, troppi!

Gia' che sono sul tema ricordo che il Canton Ticino e' il piu' grande datore di lavoro dell'Italia. 56mila frontalieri non sono niente, a cui vanno aggiunti gli appalti miliardari per la costruzione del tunnel ferroviario di base del Gottardo, esempio eclatante di investimento Keynesiano. Il Ticino contribuisce dunque notevolmente a diminuire la disoccupazione nella fascia di confine, lato italiano, aumentandola invece sul lato svizzero, a causa di certi meccanismi e mentalita' perverse.


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