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EMBRACO/ L'inganno di euro e Ue svelato da Calenda


Davide
Membro
Registrato: 3 anni fa
Post: 2583
Topic starter  

La chiusura dello stabilimento Embraco, gruppo Whirlpool, a Riva di Chieri con 500 licenziamenti ha fatto scendere in campo la politica nella persona del ministro dello Sviluppo economico Calenda. Il quale di fronte alla chiusura di una fabbrica italiana e allo spostamento della produzione all’estero ha parlato di “competizione non leale” da parte della Slovacchia e ha detto: “Io non potrei fare una norma che dice che per Embraco il costo del lavoro è un po’ più basso, perché sarebbe un aiuto di Stato. Ma penso si possano interpretare i trattati nel senso di dire che in questo specifico caso, cioè di un’azienda che si muove verso la Slovacchia, verso la Polonia, questa normativa può essere derogata. Vedremo quale sarà la risposta della Vestager”. Non siamo particolarmente ottimisti sulla risposta perché la vicenda non è un incidente di percorso dell’Unione europea.

Perché Calenda “tira in ballo” l’Unione europea? Noi italiani da anni siamo convinti che sia il mercato che debba decidere, che le imprese fanno quello che vogliono per massimizzare il loro profitto e che questi principi vengono applicati ovunque. Questa idea cala paurosamente di popolarità appena fuori dai nostri confini. In realtà uno Stato qualsiasi, un sistema Paese, ha molti mezzi per difendersi da delocalizzazioni che si traducono in centinaia o migliaia di posti di lavoro in meno. Se un Paese assiste a un’emorragia di posti di lavoro verso Paesi che hanno costi del lavoro molto più bassi e con cui non si potrà mai competere, l’arma usata è quella di impedire alle imprese di certi stati di esportare dentro i propri confini.

CONTINUA QUI http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2018/2/21/EMBRACO-L-inganno-di-euro-e-Ue-svelato-da-Calenda/807855/


Citazione
AlbertoConti
Membro
Registrato: 3 anni fa
Post: 1539
 

La questione è di una semplicità disarmante, eppure siamo disarmati davanti all'ultimo di una serie interminabile di episodi analoghi, che ci hanno rovinato da quando esiste l'euro con i suoi trattati demenziali.

La questione è: un Paese è in grado di produrre ciò che consuma? In caso affermativo tale produzione ha la priorità sul commercio estero. (punto!!!!)

Il dogma imperante dice invece l'opposto: chi produce a minor prezzo ha diritto ad esportare ovunque nel mondo, e in modo ancor più radicale nella UE, se è un Paese UE. Questo è l'euro, sul quale si è fondata la UE.

Ci sono due modi per produrre a costi inferiori agli altri Paesi: maggiore efficienza sistemica (produttività) oppure essere dei pezzenti (sottosviluppo economico relativo). Entrambi questi modi non giustificano affatto il furto dei mercati interni agli altri Paesi più equilibrati. Quindi la libera circolazione di merci e capitali è una cagata pazzesca !!!!

Le multinazionali, e peggio ancora le transnazionali, sono lo strumento principe di applicazione di tale principio sbagliato, che tanti lutti addusse agli achei, che siamo noi per l'occasione. A questo punto il problema si può risolvere solo in due modi: ristabilire principi più umani a livello mondiale, tramite istituzioni superiori a tale livello (che di fatto non esistono allo stato dell'arte), oppure ristabilirli unilateralmente Paese per Paese, esclusi ovviamente quelli che a livello sistemico interno si avvantaggiano di queste storture. Non ci vorrà molto tempo a metterli in minoranza!


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