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Festival Locarno: politici tutti esperti


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http://www.liberatv.ch/articolo/30333/pardo-alla-polemica-dai-pernottamenti-al l'esclusione-di-"noun"-fonio-"i-terroristi-si

Pardo alla polemica: dai pernottamenti all'esclusione di "Noun". Fonio: "I terroristi si', i cristiani no?" Savoia: "...ed ecco che tutti sono esperti"
A tenere banco e' soprattutto l'esclusione del corto della regista svizzera Schlaepfer che racconta la condizione dei cristiani perseguitati in Iraq. Chatrian: "Dobbiamo fare una selezione e questa si basa su un criterio artistico"

5 agosto 2015

LOCARNO - Si apre il Festival, si apre la polemica. Sembrava un'edizione tranquilla, il periodo pre-Pardo non aveva portato alla ribalta grandi bagarre, soprattutto dopo l'inizio di fuoco dell'annata 2014 segnata dal 'caso' Polanski. Ebbene, ieri, a 24 ore dall'inaugurazione qualcosa ha iniziato a sobbollire e qualche miccia si e' accesa.

La prima ha riguardato la questione delle camere d'albergo pagate ai politici da parte degli sponsor. Una polemica, ha commentato il presidente del Festival Solari, scatenata dai dirigenti delle manifestazioni culturali del "triangolo d'oro", Zurigo-Basilea-Lucerna, per ragioni di concorrenza. Mettere in cattiva luce la grande kermesse cinematografica periferica, insomma. E Solari ha voluto ricordare il ruolo fondamentale degli sponsor per l'esistenza della stessa. "Senza di loro - ha detto -, un biglietto per la Piazza costerebbe 100 franchi. Questo va tenuto a mente e il pubblico dovrebbe essere grato agli sponsor". Siano istituzionali o privati.

Sulla questione pero' non e' mancata l'ironia della rete, con molti commenti che si sono concentrati su una frase del presidente: "Non tutti i politici hanno i soldi per pagarsi la stanza d'albergo". "Se non ho i soldi, me ne sto a casa", il commento quasi unanime, oltre a una sarcastica commiserazione per l'indigenza dei parlamentari.

E sullo stesso tenore, ad esempio, e' anche Giorgio Fonio (*), che sul suo profilo Facebook scrive: "Marco Solari (**) dice che non tutti i politici invitati al festival possono permettersi di pagare la camera dell'albergo! Io credo che qualcuno stia perdendo il senso della ragione! Piccola riflessione: non hai i soldi stai a casa!" E a corollario pubblica un'immagine (vedi gallery): sullo sfondo di un fermo immagine dell'intervista a Solari e del Palazzo di Berna, la scritta recita: quest'anno, in prima universale, il Festival del Film di Locarno presenta "Il Palazzo dei poveri".

Piu' sibillinamente poetico invece Fiorenzo Dado' (***), che a delle stupende vedute montane accompagna una riflessione: "Quassu' la liberta' non e' in vendita. Non ci sono stanze d'albergo da pagare ne' cocktail e cene da servire".

Con l'altra polemica ingaggiata ieri si torna in ambito cinematografico: a causare malumori e' l'esclusione del film "Noun" della regista svizzera Aida Schlaepfer, un corto in cui si racconta la condizione dei cristiani perseguitati in Iraq (film che, per inciso, verra' proiettato venerdi' alle 19, nel corso del "contro-festival" "L'altra faccia del Pardo" organizzato dai fratelli Sciolli al Rivellino).

Ma come, commenta sempre Fonio dalla sua pagina social, "ospitare i terroristi SI', parlare della tragedia in Iraq dove vengono massacrate delle persone NO... E' questa la liberta' di espressione? A voi il giudizio..."

Sgomento, e critiche, per l'esclusione anche da parte di Lorenzo Jelmini (+): "La tragedia dei cristiani in Iraq deve interessa il Festival!", scrive sulla sua pagina Facebook.
"Perche' respingere il film "Noun", cortometraggio della regista svizzera Schlaepfer che descrive la situazione dei cristiani, centinaio di migliaia, che sono dovuti fuggire dalle loro case in Iraq perche' perseguitati? - riflette ancora - Ma non si diceva che il Festival deve essere anche l'occasione per vedere i film che fanno discutere? Non doveva essere garantito un aperto dibattito su quanto sta succedendo nel mondo e nella societa'? Sembra che queste massime valgano solo per certi argomenti ma non per chi viene perseguitato per le proprie idee, soprattutto se questo ha l'ardire di dirsi cristiano! Peccato, occasione persa per gli organizzatori per dimostrare di essere liberi e non ideologici!"

Critiche a cui il direttore artistico del Festival del Film ha gia' risposto oggi in interviste rilasciate a LaRegione e ai microfoni di Radio3i. Carlo Chatrian, che dichiara di aver ormai fatto il callo alle polemiche, sottolinea come queste, in realta', siano positive. "Significa che tutto il Cantone partecipa con anima e corpo al festival, che lo guarda da vicino".
Ma definisce quella generatasi attorno a "Noun" una polemica sterile. I motivi della sua esclusione, spiega Chatrian, non hanno a che vedere con i suoi contenuti ma con la sua artisticita'. "Ricevendo 8'300 titoli, una selezione si impone. E il criterio di selezione e' un criterio artistico, forzatamente".
Il compito di un direttore, insomma, "e' quello di fare delle scelte, a volte anche difficili, e di selezionare le pellicole che artisticamente sono valide" questo nonostante ci siano molti film che sarebbero degni di esser selezionati per le tematiche che portano.
Per quanto riguarda il film di Schlaepfer, conclude, "non metto in dubbio il valore etico della proposta, ma penso che ci siano altre piattaforme per mostrare questo lavoro che ha un linguaggio molto debitore della televisione".

E, sul fronte politico, c'e' anche chi si schiera in difesa della liberta' artistica che va garantita alla kermesse. La polemica risolleva infatti l'antica questione di fondo: a chi spetta, insomma, la scelta e con quali criteri andrebbe fatta?
"La direzione del festival deve essere autonoma, non vogliamo certo una cultura di Stato", commenta a LaRegione il deputato PLR Nicola Pini ricordando che occorre garantire alla rassegna "la piu' totale liberta' sui contenuti artistici". Cosi' anche la collega socialista Pelin Kandemir Bordoli (++): "L'ente finanziatore, come in altri contesti, crea le condizioni quadro, stabilisce le regole e il controllo per l'utilizzo dei mezzi. Poi sui contenuti non tocca alla politica decidere quale film deve essere ammesso". Salvo cio', per entrambe ben vengano il dissenso, il dibattito e il confronto sui temi sociali e culturali, ma senza giungere all'imposizione.

Piu' tagliente invece Sergio Savoia: "Comincia il Festival e tutti diventano esperti di cinema...", commenta il coordinatore dei Verdi sempre a LaRegione. "Le critiche giungono sempre dagli stessi ambienti. Ai quali evidentemente un festival libero di fare le proprie scelte e di commettere anche degli errori da' fastidio. Ma e' un loro problema, non della rassegna locarnese. D'altro canto se si facesse un programma a furor di popolo col tempo si arriverebbe ai cinepanettoni".
Il Festival, conclude, ha senso soltanto se libero. "E nessun politico ha la competenza per metterci il becco".

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(*) sindacalista PPD, consigliere comunale a Chiasso
(**) e' notoriamente del PLR
(***) capogruppo PPD in Gran Consiglio, il parlamento cantonale
(+) consigliere comunale PPD a Lugano
(++) e' di origini turche


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