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In piazza l’Italia più vera, sfidando la disinformazione


Tao
 Tao
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Disinformazione a parte, quella del 19 ottobre è stata una delle più belle e più grandi manifestazioni di massa degli ultimi anni. E anche una vera manifestazione di popolo, dice Giorgio Cremaschi: un corteo con svariate decine di migliaia di giovani, di migranti, di donne e di militanti dei movimenti sociali e di quelli ambientali, di lavoratori e pensionati. Se la si collega con quella del 18 ottobre per lo sciopero dei sindacati di base, come del resto proposto dagli stessi promotori, vediamo finalmente delineato «un possibile blocco sociale antagonista, che rompe le barriere tra generazioni», gli steccati «tra lavoro, precarietà, disoccupazione e reddito, tra diritti sociali e ambiente». E così «si comincia a sentire anche una maturazione di obiettivi politici, con la rivendicazione democratica di decidere mentre si individuano come avversari diretti l’Europa dell’austerità e i suoi governi, da noi quello voluto da Giorgio Napolitano».

Chi condivide molti obiettivi sociali e politici di questi movimenti ma non ha voluto sfilare nella capitale «per settarismo o supponenza aristocratica», farà bene a dirsi che ha sbagliato, aggiunge Cremaschi in un post su “Micromega”, perché il 19 ottobre 2013 – col sommarsi di molte voci nel bagno di folla che ha attraversato il centro di Roma – può diventare una data storica, uno spartiacque: fino a ieri a subire la durezza della crisi c’era un’Italia spesso anonima, costretta a restare ai margini, priva di una vera rappresentanza democratica, delusa dai partiti e dai grandi sindacati vicini all’establishment. E’ l’Italia del lavoro che non c’è più, dei diritti confiscati, delle verità negate, dell’economicidio decretato dalla Troika europea col Fiscal Compact, espressione della dittatura dell’euro che impone di riscattare il debito pubblico senza più potere sovrano di spesa pubblica. Quell’Italia si è messa in marcia e ha parlato forte e chiaro, nonostante la pesantissima disinformazione dei media.

«C’è da ridere nel vedere la vergogna della grande informazione italiana, davvero ridicola espressione del palazzo», osserva Cremaschi. «Tutti i grandi mass media hanno annunciato la manifestazione del 19 ottobre come un mattinale della questura. Poi, nonostante ci siano stati meno incidenti che in una normale partita di calcio, han cancellato la forza, la bellezza, la freschezza di una manifestazione, ove per la prima volta le famiglie dei migranti sfilavano con i bambini, e han gonfiato all’inverosimile piccolissimi episodi». Ancora una volta, aggiunge l’ex dirigente della Fiom, «la grande informazione si conferma come parte della crisi della nostra democrazia». Eppure, la grande prova offerta dalla manifestazione del 19 ottobre dimostra che si può ripartire lo stesso: «Senza esaltarsi troppo e consapevoli di tante difficoltà, si riparte». Obiettivo: costringere la politica a mettere in agenda la verità della crisi, verso soluzioni che profumino finalmente di democrazia e sovranità popolare.

Disinformazione a parte, quella del 19 ottobre è stata una delle più belle e più grandi manifestazioni di massa degli ultimi anni. E anche una vera manifestazione di popolo, dice Giorgio Cremaschi: un corteo con svariate decine di migliaia di giovani, di migranti, di donne e di militanti dei movimenti sociali e di quelli ambientali, di lavoratori e pensionati. Se la si collega con quella del 18 ottobre per lo sciopero dei sindacati di base, come del resto proposto dagli stessi promotori, vediamo finalmente delineato «un possibile blocco sociale antagonista, che rompe le barriere tra generazioni», gli steccati «tra lavoro, precarietà, disoccupazione e reddito, tra diritti sociali e ambiente». E così «si comincia a sentire anche una maturazione di obiettivi politici, con la rivendicazione democratica di decidere mentre si individuano come avversari diretti l’Europa dell’austerità e i suoi governi, da noi quello voluto da Giorgio Napolitano».

Chi condivide molti obiettivi sociali e politici di questi movimenti ma non ha voluto sfilare nella capitale «per settarismo o supponenza aristocratica», farà Giorgio Cremaschibene a dirsi che ha sbagliato, aggiunge Cremaschi in un post su “Micromega”, perché il 19 ottobre 2013 – col sommarsi di molte voci nel bagno di folla che ha attraversato il centro di Roma – può diventare una data storica, uno spartiacque: fino a ieri a subire la durezza della crisi c’era un’Italia spesso anonima, costretta a restare ai margini, priva di una vera rappresentanza democratica, delusa dai partiti e dai grandi sindacati vicini all’establishment. E’ l’Italia del lavoro che non c’è più, dei diritti confiscati, delle verità negate, dell’economicidio decretato dalla Troika europea col Fiscal Compact, espressione della dittatura dell’euro che impone di riscattare il debito pubblico senza più potere sovrano di spesa pubblica. Quell’Italia si è messa in marcia e ha parlato forte e chiaro, nonostante la pesantissima disinformazione dei media.

«C’è da ridere nel vedere la vergogna della grande informazione italiana, davvero ridicola espressione del palazzo», osserva Cremaschi. «Tutti i grandi mass media hanno annunciato la manifestazione del 19 ottobre come un mattinale della questura. Poi, nonostante ci siano stati meno incidenti che in una normale partita di calcio, han cancellato la forza, la bellezza, la freschezza di una manifestazione, ove per la prima volta le famiglie dei migranti sfilavano con i bambini, e han gonfiato all’inverosimile piccolissimi episodi». Ancora una volta, aggiunge l’ex dirigente della Fiom, «la grande informazione si conferma come parte della crisi della nostra democrazia». Eppure, la grande prova offerta dalla manifestazione del 19 ottobre dimostra che si può ripartire lo stesso: «Senza esaltarsi troppo e consapevoli di tante difficoltà, si riparte». Obiettivo: costringere la politica a mettere in agenda la verità della crisi, verso soluzioni che profumino finalmente di democrazia e sovranità popolare.

Fonte: www.libreidee.org
21.10.2013


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clack
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dana74
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"Disinformazione a parte, quella del 19 ottobre è stata una delle più belle e più grandi manifestazioni di massa degli ultimi anni. E anche una vera manifestazione di popolo, dice Giorgio Cremaschi: un corteo con svariate decine di migliaia di giovani, di migranti, di donne e di militanti dei movimenti sociali e di quelli ambientali, di lavoratori e pensionati."

naturalmente. Gli altri, chi non c'era, sono tutti i peggiori d'Italia.
Alla scoperta dell'acqua calda e della "sorpresa".....i diritti che non ci son più...ll'europa dell'austerità.....accipicchia, chi l'avrebbe mai detto.....


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clack
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naturalmente. Gli altri, chi non c'era, sono tutti i peggiori d'Italia.
Alla scoperta dell'acqua calda e della "sorpresa".....i diritti che non ci son più...ll'europa dell'austerità.....accipicchia, chi l'avrebbe mai detto.....

Scusami Dana, ma il tuo commento mi sembra alquanto nichilista.
Chi ha partecipato ha visto una tra le più belle e folte manifestazioni della storia mai realizzate senza l'organizzazione dei tradizionali partiti di sinistra. Anche di quella "radicale".

Una manifestazione, chiassosa, colorata, piena di spunti e di idee. Una manifestazione fatta da gente viva.

Al confronto quello del sabato precedente, organizzata dai partiti inciucisti delle larghe intese sembrava un corteo di zombie. Cadaveri viventi che hanno camminato in silenzio, a testa china e senza idee che non fossero quelle preconfezionate e ritenute opportune, sotto gli striscioni dei partiti rinnegati che ne hanno tradito le necessità, che con l'ombrello protettivo del vincolo esterno pensano solo a spartirsi soldi e potere. Tra loro, e con i propri comitati di affari e clientele politiche.

Chi non ha partecipato alla manifestazione del 19 non avrà potuto, perdendo una grande occasione. Non solo di impegno e di affermazione delle propre idee, ma anche per rinfrancarsi il morale vedendo quanti siamo.
Chi invece lo fatto ha dato un segnale estremamente chiaro ai partiti tradizionali, riguardo al loro scollamento ormai totale nei confronti della realtà del paese.


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Jor-el
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Su, non è il momento delle critiche ad ogni costo. E' stata una manifestazione riuscita, vincente. Forse un inizio? Speriamo.


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helios
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Su, non è il momento delle critiche ad ogni costo. E' stata una manifestazione riuscita, vincente. Forse un inizio? Speriamo.

è un pò triste pensare che questo paese si accontenta sempre di poco....piuttosto di niente è meglio piuttosto 😕

La manifestazione è vincente sull'austerity o invece ha lasciato il tempo che trova? i giovani se ne devono andare all'estero, la laurea equivale ad un diploma e i giovani che restano devono accontentarsi di quello che passa il convento..... Se questa manifestazione è l'inizio vuol dire che non si sa ancora da che parte andare.

naturalmente. Gli altri, chi non c'era, sono tutti i peggiori d'Italia.

quale Italia? qui sembra che quello che succede a Roma sia tutta Italia
per chi non ha idea di che cosa sia l'Italia,s'intende.


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clack
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A Roma c'erano manifestanti di tutta Italia.
A parte questo, non capisco una cosa. Prima stiamo qui per anni a massacrarci la testa perché non si reagisce alla situazione.
Nel momento che lo si fa, e un inizio come questo non potrebbe essere auspicio migliore, dato che di manifestazioni tanto riuscite e capaci di non cadere in tranelli e provocazioni se ne sono viste poche nella storia del paese, si comincia coi distinguo, col dire che una manifestazione non risolve nulla, che Roma non è tutta Italia e via discorrendo.
Chiedo scusa, ma a mecse del genere mi sembra derivino da una posizione immatura.


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