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La politica di una donna declinata al maschile


Tao
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L’8 settembre 1943, alle 19.42, l’allora Capo del Governo, maresciallo d’Italia Pietro Badoglio, dai microfoni dell’EIAR, annunciava l’entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile firmato con gli anglo-americani il giorno 3 dello stesso mese. Così proclamava alla radio:
«Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.»

L’8 settembre 2009, Mariastella Gelmini si è arresa alle Indicazioni nazionali per il curriculum emanate dal precedente ministro Giuseppe Fioroni, in attesa di armonizzare tutte le norme regolamenti decreti e decretini, fiorite e fioriti negli ultimi cinque anni per arricchire la scuola di ostacoli e allenarla a superarli. Per rendere finalmente ragione di quel dettato costituzionale per cui la scuola deve sollevarli tutti (gli ostacoli) per chi è chiamato o chiamata a imparare e migliorarsi in essa.

Nel documento1 ( http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#footnote_0_22813 ) , la ministra dà prova di grande sagacia ed esperienza delle strategie didattiche e pedagogiche più avanzate: traguardi di apprendimento progressivi, didattica laboratoriale, educazione tra pari. Unico neo: l’uso della valutazione ideologicamente posta in rilievo come strumento pedagogico di prim’ordine. Lo si capisce bene, dal momento che lei appartiene a un movimento politico chiaramente di destra: in quell’ottica, la logica del bastone e della carota deve regnare.

Fin qui ce lo aspettavamo.

Quello che colpisce come una staffilata in pieno petto è però un fatto di altro ordine.

In tutte e sedici le pagine del documento, mai una volta è fatto cenno ad alunne e allieve. Ebbene sì. La ministra discrimina tutto, a partire dal suo stesso genere.

La meravigliosa scuola del primo ciclo del fu obbligo scolastico (quella che va dalla prima elementare alla terza media) che le classi dirigenti di questo Bel Paese stanno ritagliando, con tanta pazienza, sulle teste e sul futuro delle nostre figlie e dei nostri figli, è tutta e solo per questi ultimi: le prime tornino al focolare domestico e, dimentiche di sé e dimenticate, ne diventino nuovamente angeli senza sesso!

Nel 1986 Alma Sabatini lavorò a uno studio sul sessismo nel linguaggio per conto della, all’epoca, Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna della Presidenza del Consiglio dei Ministri.2 ( http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#footnote_1_22813 )
In quell’occasione stilò le sue Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua, ossia un uso profondamente rispettoso delle differenze di genere fino nelle parole che sono specchi del nostro pensare.3 ( http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#footnote_2_22813 )

Così scriveva Alma Sabatini (pp.11-13):

«La Commissione nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna pubblicò nel 1986 un breve testo, destinato agli insegnanti e agli operatori dell’editoria scolastica, in cui si riflette sul fatto che se il linguaggio da un lato rispecchia la società che lo usa, dall’altro la condiziona anche fortemente. Pertanto, se la lingua italiana presenta il genere maschile con grande frequenza e in forma positiva, mentre usa il genere femminile solo raramente e in forma subordinata o negativa, questo finisce per deprimere sensibilmente tutte le donne che percepiscono la realtà attraverso la lingua italiana. Il linguaggio, infatti, riveste un ruolo di primaria importanza nell’elaborazione della realtà e del pensiero.

La premessa teorica alla base di questo lavoro è che la lingua non solo riflette la società che la parla, ma ne condiziona e ne limita il pensiero, l’immaginazione e lo sviluppo sociale e culturale. La lingua infatti non è un semplice strumento di comunicazione e di trasmissione di informazioni e di idee, ma è soprattutto strumento di percezione di classificazione della realtà, cioè noi percepiamo e valutiamo il mondo interno ed esterno attraverso la lingua: tendiamo infatti a “vedere” soltanto ciò che ha già “nome” e lo vediamo come quel “nome” stesso ci suggerisce. Ad esempio la prevalenza del maschile inerente alla lingua italiana come la usiamo, si riflette inevitabilmente sulla nostra interpretazione del mondo e della società, molto spesso indipendentemente o malgrado le nostre convinzioni dichiarate.
Si tratta evidentemente di un fenomeno circolare perché è anche vero che la prevalenza del maschile nella società determina l’influenza del maschile nella lingua. Di fatto è un fenomeno cui finora si è data poca o nessuna attenzione, ed anche quando è stato segnalato, è stato generalmente messo da parte come cosa non rilevante se non derisibile.
[…] La più grossa discriminazione linguistica che la donna subisce è portata da un aspetto grammaticale che percorre tutta la lingua italiana, come molte altre lingue, e consiste nell’uso del genere maschile con valore non marcato (per entrambi i sessi). Da questa regola grammaticale, peraltro generalmente trattata dalle grammatiche e dai testi scolastici in modo sommario se non addirittura data per scontata, discende una serie di tratti linguistici che rinforzano la predominanza del genere/sesso maschile sul femminile.
Non si mette in dubbio che l’uso del maschile con doppia valenza faccia parte integrante della lingua italiana. Ciò che meraviglia è quanto le conseguenze sulla mente di chi scrive e di chi legge, di chi parla e di chi ascolta, siano state completamente ignorate: che non ci si sia accorti di come tale caratteristica linguistica riesca a cancellare completamente la presenza delle donne in un testo, che si tratti di storia, di cronaca, di attualità politica od altro, rendendo, per converso, massiccia la già ponderante presenza maschile.
[…] Il maschile neutro che maggiormente indica la centralità del maschio nella lingua è “uomo” o “uomini” con valore universale.
I libri di testo abbondano di letture su: “il corpo dell’uomo”, “l’ingegno dell’uomo”, “il lavoro dell’uomo” e così via, in cui ci si chiede se questo “uomo” comprenda veramente la donna, quando nel testo esempi, illustrazioni, riferimenti sono poi quasi unicamente rivolti a maschi. Ad esempio in un testo per la scuola elementare nel brano intitolato “Il nostro corpo” corrisponde un inizio “Il corpo dell’uomo…”, che continua in una descrizione asessuata, ma corredata dall’immagine di un calciatore, per cui anche l’aggettivo possessivo “nostro” si riferisce inequivocabilmente ad un enunciatore maschio.
[…] Nel campo del lavoro poi la donna continua ad avere un diritto condizionato di accedere a certe professioni, mestieri e cariche. O accetta il titolo maschile “sindaco, ministro, prefetto, ecc.”, o lo può femminilizzare con il suffisso -essa, che ha oggi acquistato connotazioni decisamente dispregiative (nel Dizionario della Lingua Italiana di Devoto-Oli -essa è definito “ostile”). Ma quel che spesso succede è che il prestigio connesso al titolo al maschile fa dimenticare che esiste un femminile grammaticalmente corretto, che viene rifiutato perché designa professioni di scarso prestigio e spesso ruolizzate al femminile (vedi, ad es. il titolo “segretaria”, stereotipo del lavoro femminile negli uffici, che diventa “sottosegretario” riferito ad alte cariche prima solo appannaggio dei maschi).
I libri di testo finora raramente registrano l’esistenza stessa delle donne nei lavori tradizionalmente maschili; è importante che quando lo fanno usino termini grammaticalmente corretti e di pari dignità linguistica
a quelli maschili. Un’altra ricerca condotta negli Stati Uniti da Sandra Bem e Daryl Bem ha stabilito l’influenza che hanno i nomi di professione al maschile nello scoraggiare le donne a presentarsi per quei posti, inferendone la demotivazione delle bambine e ragazze circa la scelta della futura carriera.
Ad ogni modo questi titoli al maschile sono fonte di continue sconcordanze cacofoniche ed equivoche. Sono di ogni giorno frasi quali: «Il primo ministro inglese Margaret Thatcher, è arrivato… scortata da..». o del protagonista di un recente film che ha sposato «il medico del paese», che solo nella frase seguente si rivela di sesso femminile.»

Se la ministra Gelmini volesse ricordare appena queste parole, troverebbe, per sé e per tutte le nostre figlie, i documenti del progetto Polite (Pari Opportunità e Libri di Testo), il Codice di autoregolamentazione utile a garantire che nei libri di testo e nei materiali dedicati alla scuola vi sia attenzione all’identità di genere e i due vademecum Saperi e Libertà4 ( http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#footnote_3_22813 ) . Per far questo, però, dovrebbe dimenticare – prendo a prestito la stupenda espressione di José Saramago5 ( http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#footnote_4_22813 ) – la “«cosa» Berlusconi”. Ce la farà? Io tifo per lei.

Tina Nastasi
Fonte:/www.nazioneindiana.com/
Link: http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#more-22813
27.09.2009

1. Atto di indirizzo per le scuole del primo ciclo, scaricabile < http://www.istruzioneer.it/allegato.asp?ID=632475 dal sito del Ministero [↩ http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#identifier_0_22813 ]
2. Alma Sabatini, Il sessismo nella lingua italiana, (Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra uomo e donna), Roma, Presidenza del Consiglio dei Ministri,1987. [↩ http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#identifier_1_22813 ]
3. Alma Sabatini, Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana. Per la scuola e l’editoria scolastica, (Commissione Nazionale per la realizzazione della parità
4. tra uomo e donna), Roma, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1986. [↩ http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#identifier_2_22813 ]
5. Ethel Porzio Serravalle (cur.), Saperi e libertà, Progetto Polite, Milano, Associazione Italiana Editori, vol. 1 2000, vol. 2 2001 [↩ http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#identifier_3_22813 ]
6. da: Bisogna guardare con occhi meravigliati, intervista di Francesca Borrelli, il manifesto, 25 settembre 2009, p. 3 [↩ http://www.nazioneindiana.com/2009/09/27/la-politica-di-una-donna-declinata-al-maschile/#identifier_4_22813 ]


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