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Libia. Un “piano Chávez” per scongiurare la catastrofe


Tao
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Faranno finta di niente, i Paesi occidentali a vocazione “liberatrice”. La proposta di dialogo sulla crisi libica fatta dal presidente venezuelano Hugo Chávez verrà snobbata come già accaduto alla mediazione, peraltro riuscita, che mesi fa aveva trovato la soluzione alla questione del nucleare iraniano. In quel caso il successo era stato ottenuto da Brasile e Turchia, evidentemente un motivo valido per far finta che nulla fosse accaduto: la posizione degli Usa, e quindi di gran parte del mondo occidentale e dell’Aiea, verso Teheran non era cambiata. Martedì, in una telefonata con Muammar Gheddafi, Chávez ha proposto l’invio di una missione internazionale di pace, formata da esponenti latinoamericani, della Lega Araba ed europei, per risolvere il conflitto in Libia. E il “colonnello” avrebbe gradito. Il giorno prima, in un discorso “chiarificatore” fatto per spiegare il prudente silenzio che Caracas aveva voluto mantenere nelle prime fasi della rivolta libica, il presidente bolivariano aveva messo in guardia dalle oramai evidenti mire statunitensi sul petrolio maghrebino. Condannando senza alcuna incertezza ogni tipo di violenza, Chávez aveva però puntato il dito con la “drammatizzazione” delle notizie provenienti dal Paese arabo fatta dai media internazionali. Tesi sostenuta anche da Fidel Castro, che ieri ha nuovamente affermato che gli Stati Uniti e i loro alleati “hanno usato i media più sofisticati per diffondere informazioni deformate sugli avvenimenti”. Il lìder maximo si è anche retoricamente chiesto “perché il tentativo di presentare i ribelli come membri importanti della società che chiedono i bombardamenti degli Stati Uniti e la Nato per uccidere libici?”. Un’affermazione che sembra riferirsi al Consiglio nazionale formatosi a Bengasi qualche giorno fa. Una “istituzione” fumosa, sulla cui dirigenza si sono alternate voci, conferme e smentite. L’ex ministro della Giustizia libico Mustafa Abdel Jalil, passato coi ribelli della Cirenaica, si era presentato nei giorni scorsi come il primo ministro di questo “esecutivo” provvisorio annunciando che presto avrebbe nominato i ministri. Il giorno dopo era arrivata la smentita dei membri del Consiglio, avvocati e professionisti di Bengasi auto-organizzatisi all’indomani della rivolta. Ma il giorno dopo Jalil era tornato a parlare da leader dell’opposizione, dicendosi favorevole ai bombardamenti Nato (mirati, certo) sulle postazioni militari in mano al “colonnello”.

Accadono “strane cose” in Cirenaica da quando consiglieri militari statunitensi sono sbarcati da quelle parti, come rivelato dal sito israeliano Debkafile. Non stupisce, quindi che questo Consiglio, sempre per bocca del solito Jalil, abbia anticipato persino gli Usa nel dire “no” alla proposta di Caracas. “Respingiamo con forza la proposta di pace avanzata dal presidente venezuelano, Hugo Chávez”, ha affermato l’ex ministro della Giustizia libico in un’intervista ad al Jazeera. “Non accetteremo la proposta di mediazione dei venezuelani - ha detto - perché vogliamo la caduta di Muammar Gheddafi e del suo regime” e forse soprattutto, come poi specificato dalla stessa al Jazeera, perché Jalil non sa nulla del “piano Chávez”. Più possibilisti si sono rivelati alla Lega Araba: “il piano di pace per la Libia proposto dal presidente venezuelano Hugo Chávez è allo studio”, ha affermato il segretario dell’organizzazione, Amr Mussa, citato dalla tv satellitare al Arabiya. “Quella venezuelana è una proposta che potrebbe portare a una soluzione pacifica del conflitto in Libia la situazione in quel Paese è ormai drammatica”, ha affermato il diplomatico. Fuori dal mondo arabo, la Francia è stata il primo Paese a respingere la proposta di mediazione del presidente venezuelano. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé, in una conferenza stampa congiunta con l’omologo britannico William Hague ha detto che “qualsiasi mediazione che consenta al colonnello Gheddafi di succedere a se stesso non è ovviamente la benvenuta”.

Nella stessa occasione Hague è andato oltre, affermando che Francia e Gran Bretagna sono pronte a presentare delle “misure audaci e ambiziose” alla riunione straordinaria sulla Libia, convocata ieri dal Consiglio europeo per il 10 marzo prossimo. “Francia e Gran Bretagna – ha continuato Hague - sono pronte a varare delle misure per imporre la no fly zone”. Gli si è accodata la Grecia, che si e detta pronta “a qualsiasi eventualità e a ogni iniziativa per porre fine alla violenza in Libia”. Fuori dal coro dei fanatici della no fly zone, Madrid. La Spagna, difatti, vede “bene” la proposta di mediazione di Hugo Chávez. Il ministro degli Esteri spagnolo, Trinidad Jimenez, che ha precisato tuttavia di non conoscere “in dettaglio il contenuto” della proposta, ha affermato ieri che “se si tratta di aiutare a trovare una soluzione, ci sembra che sia una cosa positiva”.

Alessia Lai
Fonte: www.rinascita.eu
Link: http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=6871
3.03.2011


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