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Musei: la montagna della retorica, e i suoi topolini


Tao
 Tao
Illustrious Member
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L'impressione è che la montagna della retorica degli annunci del ministro Dario Franceschini abbia, alla fine, partorito venti topolini.

Perché, senza offesa per nessuno, è evidente la sproporzione tra l'importanza dei nostri musei e i curricula dei nuovi direttori. Che in molti casi appaiono sufficienti, in alcuni anche buoni, ma in molti altri sono invece assai deludenti: e che complessivamente non rappresentano certo l'eccellenza sbandierata dal ministro.

Con un certo provincialismo, il non essere italiani o l'essere italiani che lavorano all'estero è stato considerato decisivo. Ma nessuno dei nuovi direttori aveva all'estero responsabilità paragonabili a quelle che ora si vedono attribuite in Italia: siamo di fronte a soldati semplici, sottufficiali e a qualche ufficiale tutti promossi istantaneamente generali di brigata, o addirittura di divisione.

La colpa non è della commissione, che ha lavorato sulle candidature disponibili: ma allora è forse il caso di chiedersi perché i nostri meravigliosi musei non abbiano attirato i grandi nomi del mondo internazionale dell'arte.

E la risposta è che ai nostri musei mancano un personale adeguato, una vera autonomia finanziaria (e, anzi, la stessa certezza dei finanziamenti), la prospettiva di poter portare avanti un progetto culturale indipendente. Solo pochi giorni fa si sono messe a bando, attraverso la Consip, funzioni essenziali per la vita dei musei, che saranno affidate ai soliti oligopolisti for profit. Insomma, governare i nostri musei non è un mestiere così attraente: e non si è fatto nulla perché lo diventasse. Per rimanere alla metafora militare si è scelto di partire dai generali senza costituire un esercito: ci possiamo stupire se non hanno risposto sperimentati condottieri?

D'altra parte, il rovescio della medaglia è che con queste scelte il ministro per i Beni Culturali dichiara al Paese che nei ranghi del ministero che guida non c'è ormai più nessuno degno di dirigere i nostri più importanti musei.

L'attuale assetto dei nostri musei non era certo perfetto, e non mancavano situazioni del tutto inadeguate: ma la soluzione non è paracadutare alcuni marziani in un sistema alla deriva. Questa è solo una scorciatoia mediatica, che assomiglia ad uno schiaffo (l'ennesimo) contro le odiate soprintendenze. Uno schiaffo che passa attraverso esclusioni clamorose e inspiegabili (penso a quella di Matteo Ceriana, esemplare direttore prima dell'Accademia di Venezia e ora della Palatina di Pitti a Firenze), attraverso scelte azzardate (far passare qualcuno dalla direzione di un piccolo museo locale a quella del massimo museo archeologico italiano), discutibili (come affidare il complesso di Brera a chi aveva organizzato mostre), o addirittura scandalose (dare la Reggia di Caserta ad un esperto di marketing connesso alla politica emiliana).

Naturalmente tra i direttori ci sono anche studiosi serissimi, e non mancano i giovani che potranno dimostrare il loro valore (pur nei limiti gravissimi del sistema): e tutti ci auguriamo di poter pensare e scrivere, tra cinque anni, che almeno alcune di queste scelte si siano rivelate felici.

Oggi, tuttavia, prevale un senso di amarezza e delusione, come di fronte ad una occasione perduta: l'ennesima.

Tomaso Montanari
Fonte: http://articolo9.blogautore.repubblica.it/
Link: http://articolo9.blogautore.repubblica.it/2015/08/18/musei-la-montagna-della-retorica-e-i-suoi-topolini/
18.08.2015


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