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Obama vuole la crescita europea per aiutare gli Usa


dana74
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Obama vuole la crescita europea per aiutare gli Usa

Il maggiordomo di Wall Street ha ottenuto al G20 soltanto un impegno per arrivare ad una maggiore integrazione nella UE

Filippo Ghira

Barack Obama e il suo degno compare Timothy Geithner, segretario al Tesoro, non perdono occasione per impartire lezioni ai Paesi europei. Nonostante tutti i guai dell’economia Usa, il debito al 100% del Pil, che sale al 130% con quello degli enti locali.
Nonostante un debito commerciale di 600 miliardi di dollari.
Nonostante l’indebitamento cronico di milioni di famiglie che hanno perso il lavoro e la casa sulla quale avevano acceso il mutuo.
Nonostante tutto ciò Obama pretende di dettare legge.
Il maggiordomo di Wall Street fa finta di ignorare che il ruolo predominante degli Usa è dovuto al ruolo di prima potenza militare globale e che esso è in grado di imporre anche il dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali. Una moneta che non riflette più il peso dell’economia Usa che appare in lento e progressivo declino non riuscendo più ad esportare se non nei settori ad alta e avanzatissima tecnologia.
Così al vertice del G20 di Los Cabos in Mexico, il presidente, che non riscuote più come prima i favori dei suoi datori di lavoro che lo avevano collocato alla Casa Bianca, ha dovuto incassare il no della Germania ad aumenti del debito dei Paesi membri della Ue per finanziare piani di intervento più incisivi in funzione della crescita. E che, guarda caso, avrebbero anche l’effetto di aumentare in Europa la domanda di beni prodotti negli Usa. Una sorta di politica keynesiana che Angela Merkel vede come il fumo negli occhi perché farebbe implodere il già difficile equilibrio che è riuscita ad imporre agli altri Paesi europei in nome del rigore dei conti pubblici, anche se questo dovesse andare a discapito appunto della crescita, Come sta succedendo, considerato che l’austerità ci ha messo poco per accentuare la recessione in atto ormai da 4 anni. Il no della Merkel, spalleggiata dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha riguardato anche l’introduzione degli eurobond che la Cancelliera ha condizionato ad una reale unificazione delle politiche e delle normative dei Paesi europei in campo economico, finanziario, monetario e fiscale.
A Los Cabos è emerso in effetti un impegno comune per arrivare ad una maggiore integrazione che è stato il massimo che la Merkel ha potuto concedere ma che è bastato per soddisfare Obama, almeno a parole, tanto da portarlo ad affermare di essere fiducioso che l'Europa possa risolvere la crisi finanziaria che sta minacciando l'intera economia globale grazie ad una maggiore integrazione. Una conferma del fatto che Obama non vuole ricordare che la crisi è scoppiata a causa delle speculazioni dei suoi amici di Wall Street. Mentre Geithner ha chiesto che l’Europa si muova velocemente per permettere agli altri Paesi, Usa in testa, di avere una crescita economica sostenuta.
Da parte sua, Mario Monti, accomunato a Barack Obama dalla vicinanza con la Goldman Sachs, ha chiesto che il Fondo europeo salva Stati compri i titoli di Stato di quei Paesi che, come l’Italia, sono sottoposti a pressioni dei mercati e soffrono di un differenziale di rendimento (spread) eccessivo e ingiustificato rispetto ai più che solidi Bund tedeschi. Dopo tutto quello che il mio governo ha fatto per tenere sotto controllo il disavanzo, ha lamentato Monti guardandosi bene dal ricordare che il debito con lui al timone ha continuato a salire. Lo spread è abnorme, ha osservato Monti non indicando però nella speculazione di marca anglofona la responsabile di quelle che con un termine ipocrita si continuano ad indicare come le “tensioni” sui mercati finanziari. Voler fare acquistare i nostri Btp dall’Efsf e poi dall’Esm non significa che sia allo studio di un piano di salvataggio per l'Italia, ha insistito Monti. Si tratta invece di stabilizzare la zona euro facendo sì che i Paesi in regola con le norme di finanza pubblica, come l'Italia, possano veder riconosciuta il proprio comportamento virtuoso.
Per il commissario Ue agli affari economici e finanziari Olli Rehn, non è una strada percorribile perché tali meccanismi possono alleviare il dolore e le tensioni, ma non rimuovono le cause che sono alla base dei problemi strutturali delle economie di Italia e Spagna. Della questione si discuterà comunque domani a Palazzo Chigi nel corso del vertice tra Monti, Merkel, Hollande e Rajoy. E già l’ex consulente di Moody’s e di Goldman Sachs ha fatto una concessione alla Cancelliera sostenendo che la crescita deve avvenire senza pregiudicare gli equilibri di bilancio. Un principio che per Monti dovrebbe valere per l'Europa ma pure per gli Usa, il Giappone (che ha un debito oltre il 200% del Pil) e altre parti del mondo.
A confermare che gli anglofoni vogliono il crollo dell’euro come principale concorrente del dollaro e della sterlina, è arrivato il solito articolo del Financial Times, l’organo ufficiale degli speculatori della City londinese che ha affermato che come sono finiti tanti matrimoni decisi in fretta, così anche per l’eurozona è giunto il momento delle ceneri. L’Italia, secondo il FT, non se la passa bene e le sue prospettive non sono rosee. Quest’anno va il rifinanziamento necessario, ossia i titoli pubblici in scadenza, ammonta al 28,7% del Pil contro, ad esempio, il 20,9% della Spagna. Come farà l’Italia, si domanda velenosamente il FT, visto che Mario Monti, il prossimo anno, lascerà il suo incarico? Come deve essere intesa questa considerazione? Come una minaccia o come invece un monito all’Italia a varare un Monti bis che completi la privatizzazione delle imprese pubbliche (Eni, Enel e Finmeccanica) come ci era stato “suggerito” nel corso della Crociera del Britannia del 2 giugno 1992?

21 Giugno 2012 1200 - http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=15567


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pietroancona
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Obama vuole la crescita europea per aiutare gli Usa

Il maggiordomo di Wall Street ha ottenuto al G20 soltanto un impegno per arrivare ad una maggiore integrazione nella UE

Filippo Ghira

Barack Obama e il suo degno compare Timothy Geithner, segretario al Tesoro, non perdono occasione per impartire lezioni ai Paesi europei. Nonostante tutti i guai dell’economia Usa, il debito al 100% del Pil, che sale al 130% con quello degli enti locali.
Nonostante un debito commerciale di 600 miliardi di dollari.
Nonostante l’indebitamento cronico di milioni di famiglie che hanno perso il lavoro e la casa sulla quale avevano acceso il mutuo.
Nonostante tutto ciò Obama pretende di dettare legge.
Il maggiordomo di Wall Street fa finta di ignorare che il ruolo predominante degli Usa è dovuto al ruolo di prima potenza militare globale e che esso è in grado di imporre anche il dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali. Una moneta che non riflette più il peso dell’economia Usa che appare in lento e progressivo declino non riuscendo più ad esportare se non nei settori ad alta e avanzatissima tecnologia.
Così al vertice del G20 di Los Cabos in Mexico, il presidente, che non riscuote più come prima i favori dei suoi datori di lavoro che lo avevano collocato alla Casa Bianca, ha dovuto incassare il no della Germania ad aumenti del debito dei Paesi membri della Ue per finanziare piani di intervento più incisivi in funzione della crescita. E che, guarda caso, avrebbero anche l’effetto di aumentare in Europa la domanda di beni prodotti negli Usa. Una sorta di politica keynesiana che Angela Merkel vede come il fumo negli occhi perché farebbe implodere il già difficile equilibrio che è riuscita ad imporre agli altri Paesi europei in nome del rigore dei conti pubblici, anche se questo dovesse andare a discapito appunto della crescita, Come sta succedendo, considerato che l’austerità ci ha messo poco per accentuare la recessione in atto ormai da 4 anni. Il no della Merkel, spalleggiata dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha riguardato anche l’introduzione degli eurobond che la Cancelliera ha condizionato ad una reale unificazione delle politiche e delle normative dei Paesi europei in campo economico, finanziario, monetario e fiscale.
A Los Cabos è emerso in effetti un impegno comune per arrivare ad una maggiore integrazione che è stato il massimo che la Merkel ha potuto concedere ma che è bastato per soddisfare Obama, almeno a parole, tanto da portarlo ad affermare di essere fiducioso che l'Europa possa risolvere la crisi finanziaria che sta minacciando l'intera economia globale grazie ad una maggiore integrazione. Una conferma del fatto che Obama non vuole ricordare che la crisi è scoppiata a causa delle speculazioni dei suoi amici di Wall Street. Mentre Geithner ha chiesto che l’Europa si muova velocemente per permettere agli altri Paesi, Usa in testa, di avere una crescita economica sostenuta.
Da parte sua, Mario Monti, accomunato a Barack Obama dalla vicinanza con la Goldman Sachs, ha chiesto che il Fondo europeo salva Stati compri i titoli di Stato di quei Paesi che, come l’Italia, sono sottoposti a pressioni dei mercati e soffrono di un differenziale di rendimento (spread) eccessivo e ingiustificato rispetto ai più che solidi Bund tedeschi. Dopo tutto quello che il mio governo ha fatto per tenere sotto controllo il disavanzo, ha lamentato Monti guardandosi bene dal ricordare che il debito con lui al timone ha continuato a salire. Lo spread è abnorme, ha osservato Monti non indicando però nella speculazione di marca anglofona la responsabile di quelle che con un termine ipocrita si continuano ad indicare come le “tensioni” sui mercati finanziari. Voler fare acquistare i nostri Btp dall’Efsf e poi dall’Esm non significa che sia allo studio di un piano di salvataggio per l'Italia, ha insistito Monti. Si tratta invece di stabilizzare la zona euro facendo sì che i Paesi in regola con le norme di finanza pubblica, come l'Italia, possano veder riconosciuta il proprio comportamento virtuoso.
Per il commissario Ue agli affari economici e finanziari Olli Rehn, non è una strada percorribile perché tali meccanismi possono alleviare il dolore e le tensioni, ma non rimuovono le cause che sono alla base dei problemi strutturali delle economie di Italia e Spagna. Della questione si discuterà comunque domani a Palazzo Chigi nel corso del vertice tra Monti, Merkel, Hollande e Rajoy. E già l’ex consulente di Moody’s e di Goldman Sachs ha fatto una concessione alla Cancelliera sostenendo che la crescita deve avvenire senza pregiudicare gli equilibri di bilancio. Un principio che per Monti dovrebbe valere per l'Europa ma pure per gli Usa, il Giappone (che ha un debito oltre il 200% del Pil) e altre parti del mondo.
A confermare che gli anglofoni vogliono il crollo dell’euro come principale concorrente del dollaro e della sterlina, è arrivato il solito articolo del Financial Times, l’organo ufficiale degli speculatori della City londinese che ha affermato che come sono finiti tanti matrimoni decisi in fretta, così anche per l’eurozona è giunto il momento delle ceneri. L’Italia, secondo il FT, non se la passa bene e le sue prospettive non sono rosee. Quest’anno va il rifinanziamento necessario, ossia i titoli pubblici in scadenza, ammonta al 28,7% del Pil contro, ad esempio, il 20,9% della Spagna. Come farà l’Italia, si domanda velenosamente il FT, visto che Mario Monti, il prossimo anno, lascerà il suo incarico? Come deve essere intesa questa considerazione? Come una minaccia o come invece un monito all’Italia a varare un Monti bis che completi la privatizzazione delle imprese pubbliche (Eni, Enel e Finmeccanica) come ci era stato “suggerito” nel corso della Crociera del Britannia del 2 giugno 1992?

21 Giugno 2012 1200 - http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=15567

Ma quale sviluppo! Ci vuole con le pezze al culo e morti di fame con grandi favelas alle porte di parigi, berlino e roma! La crescita è nel linguaggio mafioso dell'Impero la svendita dei beni degli Stati!


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pietroancona
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Il maggiordomo di Wall Street ha ottenuto al G20 soltanto un impegno per arrivare ad una maggiore integrazione nella UE

Filippo Ghira

Barack Obama e il suo degno compare Timothy Geithner, segretario al Tesoro, non perdono occasione per impartire lezioni ai Paesi europei. Nonostante tutti i guai dell’economia Usa, il debito al 100% del Pil, che sale al 130% con quello degli enti locali.
Nonostante un debito commerciale di 600 miliardi di dollari.
Nonostante l’indebitamento cronico di milioni di famiglie che hanno perso il lavoro e la casa sulla quale avevano acceso il mutuo.
Nonostante tutto ciò Obama pretende di dettare legge.
Il maggiordomo di Wall Street fa finta di ignorare che il ruolo predominante degli Usa è dovuto al ruolo di prima potenza militare globale e che esso è in grado di imporre anche il dollaro come moneta di riferimento nelle transazioni internazionali. Una moneta che non riflette più il peso dell’economia Usa che appare in lento e progressivo declino non riuscendo più ad esportare se non nei settori ad alta e avanzatissima tecnologia.
Così al vertice del G20 di Los Cabos in Mexico, il presidente, che non riscuote più come prima i favori dei suoi datori di lavoro che lo avevano collocato alla Casa Bianca, ha dovuto incassare il no della Germania ad aumenti del debito dei Paesi membri della Ue per finanziare piani di intervento più incisivi in funzione della crescita. E che, guarda caso, avrebbero anche l’effetto di aumentare in Europa la domanda di beni prodotti negli Usa. Una sorta di politica keynesiana che Angela Merkel vede come il fumo negli occhi perché farebbe implodere il già difficile equilibrio che è riuscita ad imporre agli altri Paesi europei in nome del rigore dei conti pubblici, anche se questo dovesse andare a discapito appunto della crescita, Come sta succedendo, considerato che l’austerità ci ha messo poco per accentuare la recessione in atto ormai da 4 anni. Il no della Merkel, spalleggiata dal presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha riguardato anche l’introduzione degli eurobond che la Cancelliera ha condizionato ad una reale unificazione delle politiche e delle normative dei Paesi europei in campo economico, finanziario, monetario e fiscale.
A Los Cabos è emerso in effetti un impegno comune per arrivare ad una maggiore integrazione che è stato il massimo che la Merkel ha potuto concedere ma che è bastato per soddisfare Obama, almeno a parole, tanto da portarlo ad affermare di essere fiducioso che l'Europa possa risolvere la crisi finanziaria che sta minacciando l'intera economia globale grazie ad una maggiore integrazione. Una conferma del fatto che Obama non vuole ricordare che la crisi è scoppiata a causa delle speculazioni dei suoi amici di Wall Street. Mentre Geithner ha chiesto che l’Europa si muova velocemente per permettere agli altri Paesi, Usa in testa, di avere una crescita economica sostenuta.
Da parte sua, Mario Monti, accomunato a Barack Obama dalla vicinanza con la Goldman Sachs, ha chiesto che il Fondo europeo salva Stati compri i titoli di Stato di quei Paesi che, come l’Italia, sono sottoposti a pressioni dei mercati e soffrono di un differenziale di rendimento (spread) eccessivo e ingiustificato rispetto ai più che solidi Bund tedeschi. Dopo tutto quello che il mio governo ha fatto per tenere sotto controllo il disavanzo, ha lamentato Monti guardandosi bene dal ricordare che il debito con lui al timone ha continuato a salire. Lo spread è abnorme, ha osservato Monti non indicando però nella speculazione di marca anglofona la responsabile di quelle che con un termine ipocrita si continuano ad indicare come le “tensioni” sui mercati finanziari. Voler fare acquistare i nostri Btp dall’Efsf e poi dall’Esm non significa che sia allo studio di un piano di salvataggio per l'Italia, ha insistito Monti. Si tratta invece di stabilizzare la zona euro facendo sì che i Paesi in regola con le norme di finanza pubblica, come l'Italia, possano veder riconosciuta il proprio comportamento virtuoso.
Per il commissario Ue agli affari economici e finanziari Olli Rehn, non è una strada percorribile perché tali meccanismi possono alleviare il dolore e le tensioni, ma non rimuovono le cause che sono alla base dei problemi strutturali delle economie di Italia e Spagna. Della questione si discuterà comunque domani a Palazzo Chigi nel corso del vertice tra Monti, Merkel, Hollande e Rajoy. E già l’ex consulente di Moody’s e di Goldman Sachs ha fatto una concessione alla Cancelliera sostenendo che la crescita deve avvenire senza pregiudicare gli equilibri di bilancio. Un principio che per Monti dovrebbe valere per l'Europa ma pure per gli Usa, il Giappone (che ha un debito oltre il 200% del Pil) e altre parti del mondo.
A confermare che gli anglofoni vogliono il crollo dell’euro come principale concorrente del dollaro e della sterlina, è arrivato il solito articolo del Financial Times, l’organo ufficiale degli speculatori della City londinese che ha affermato che come sono finiti tanti matrimoni decisi in fretta, così anche per l’eurozona è giunto il momento delle ceneri. L’Italia, secondo il FT, non se la passa bene e le sue prospettive non sono rosee. Quest’anno va il rifinanziamento necessario, ossia i titoli pubblici in scadenza, ammonta al 28,7% del Pil contro, ad esempio, il 20,9% della Spagna. Come farà l’Italia, si domanda velenosamente il FT, visto che Mario Monti, il prossimo anno, lascerà il suo incarico? Come deve essere intesa questa considerazione? Come una minaccia o come invece un monito all’Italia a varare un Monti bis che completi la privatizzazione delle imprese pubbliche (Eni, Enel e Finmeccanica) come ci era stato “suggerito” nel corso della Crociera del Britannia del 2 giugno 1992?

21 Giugno 2012 1200 - http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=15567


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