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Quel sapore antico della finanza creativa di Tremonti


Tao
 Tao
Illustrious Member
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Anche i magistrati della Corte dei conti scendono in campo contro il governo Berlusconi. Dubitano, infatti, delle coperture di spesa derivanti dalla lotta all’evasione. Niente di nuovo sotto il sole: è la solita “operazione fantasiosa” tanto cara al ministro dell’Economia

In principio furono le cartolarizzazioni, ovvero l’espediente contabile che permette di cedere i propri crediti pecuniari, presenti e futuri ad una società appositamente costituita, che si occuperà della loro trasformazione in titoli negoziabili sul mercato finanziario. Fu uno “strumento” largamente usato dal precedente governo Berlusconi (2001-2006) per aggirare i vincoli di bilancio e determinare vere e proprie partite di giro al fine di ottenere coperture, spesso “fittizie”, sui più disparati provvedimenti di spesa. Il risultato fu un aumento del disavanzo e, di conseguenza, del nostro esorbitante debito pubblico. Oggi, grazie alle Corte dei conti siamo venuti a conoscenza che lo stesso meccanismo è stato sostanzialmente replicato con le coperture – anche in questo caso fittizie poiché difficilmente ponderabili a priori – preventivate come ricavato dalla lotta all’evasione fiscale.

DARE SOLDI, VEDERE CAMMELLO – La Corte questa volta è stata chiara: “La lotta all’evasione fiscale non può essere utilizzata per coprire nuove voci di spesa perché è una misura dagli esiti incerti”. Il monito è giunto sui provvedimenti fiscali introdotti nella cosiddetta “manovra estiva”, varati dall’esecutivo Berlusconi e, diciamolo subito, largamente ripetuti nella legge Finanziaria 2010, recentemente licenziata dal Parlamento. “Le norme sul contrasto ai paradisi fiscali, – si legge nel documento - gli arbitraggi fiscali internazionale e sullo scudo fiscale, sul quale il governo ha puntato per un maggior gettito nel 2009, appaiono insistere sulla stessa base imponibile sono legate tra loro da un rapporto di alternatività”. In poche parole, gli uni escludono gli altri. Ma non è tutto. Accantonato per il momento lo scontrino fiscale “gratta e vinci” il governo ha puntato molto (è proprio il caso di dirlo…) sui proventi fiscali da giochi e lotterie varie. Anche in questo caso la Corte dei conti ha espresso “forti dubbi sulle misure che vengono coperte con gli attesi incassi da gioco, come per esempio quelle riguardanti gli interventi post-terremoto in Abruzzo”. Le osservazioni della Corte contabile sono tutte contenute nella consueta “Relazione sulle tipologie delle coperture adottate e sulle tecniche di quantificazione degli oneri relativi alle leggi pubblicate nel quadrimestre maggio-agosto 2009”. Il documento della Corte dei conti, inoltre, lancia un ulteriore allarme sull’utilizzo degli incassi della lotta all’evasione per la copertura di maggiori spese o minori entrate. “Sussiste il problema – scrivono i magistrati contabili – dell’incertezza sugli effetti di gettito ascrivibili alla lotta all’evasione a causa dell’assenza di affidabili meccanismi e metodologie di verifica a posteriori che consentano di distinguere con certezza l’effettivo recupero di evasione dagli effetti imputabili al ciclo economico o a fattori normativi o, anche, a meri errori di stima”.

IPSE DIXIT - Abbiamo più volte ricordato come i controlli fiscali sono indispensabili ed è necessario che siano accurati e intensi, ma credere di ottenere così un abbattimento significativo dell’evasione dilagante in Italia sarebbe illusorio: la loro efficacia arriva a procurare circa il 5% del gettito tributario complessivo. Il rimanente 95% deriva dai versamenti spontanei dei contribuenti: è lì, quindi, che occorre intervenire perché un recupero sostanzioso è ottenibile soltanto se, con strumenti efficaci (per esempio, la tracciabilità dei corrispettivi) , si inducono i contribuenti a pagare il dovuto. In un fisco di massa, con oltre 40 milioni di contribuenti, i controlli forniscono, a questo scopo, un utile deterrente, ma poi occorrono norme adeguate e un clima generale che scoraggi i comportamenti illeciti. Va, fra l’altro, osservato, che la più intensa azione di controllo di cui giornali e Tv ci hanno informato, ha riguardato soprattutto i capitali portati all’estero, con l’evidente scopo di premere sui contribuenti per indurli ad utilizzare massicciamente lo “scudo fiscale”, guarda caso esteso fino ad 30 Aprile portando, peraltro, l’irrisorio balzello del 5% sul capitale sottratto al Fisco al 6% se “sanato” entro marzo e al 7% se dichiarato entro il 30 aprile, come detto. Purtroppo più controlli non significa affatto meno evasione, e finché l’evasione sarà incoraggiata da condoni, amnistie scudi e cancellazione delle norme di contrasto, le azioni dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza, per quanto encomiabili, rimarranno mortificate ad un ruolo di pura facciata. Uno spot.

CASSANDRE? – Il prossimo anno sarà “ancora intenso per le finanze pubbliche” dei Paesi europei alle prese con crisi e sostegno all’economia, i quali dovranno reperire sui mercati 1.098 miliardi di euro. Parole contenute in uno studio sui conti pubblici dell’area ricerche del gruppo bancario Unicredit, che evidenzia come l’Italia dovrà raccogliere nel 2010 ben 256 miliardi di euro per rifinanziare il suo debito pubblico. Nel 2009 è stata necessaria una cifra praticamente analoga: 257 miliardi. Ricordiamo che secondo l’ultimo Outlook dell’Ocse il nostro debito pubblico salirà al 120% del Pil nel 2011 e il deficit supererà largamente il 5% e che, quindi, “sforzi significativi di consolidamento fiscale saranno dunque necessari dal 2011 in poi, quando la crescita riprenderà”.

Pietro Salvato
Fonte: www.giornalettismo.com
Link: http://www.giornalettismo.com/archives/45468/quel-sapore-antico-della-finanza/
29.112.2009


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